breve di cronaca
Mozione contro la riforma ...
... approvata dall'assemblea sindacale dell'Allegretti di Vignola
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ASSEMBLEA SINDACALE DOCENTI - RSU
ITC PARADISI - LICEO ALLEGRETTI DI VIGNOLA - MODENA

Quale Riforma può nascere dalle macerie della Scuola Pubblica ?

L'Assemblea sindacale dei docenti dell'Istituto Paradisi - Allegretti di Vignola giudica negativamente, sia nel merito che nel metodo, gli Schemi di Regolamento dei Licei, degli Istituti Tecnici e Professionali e i documenti allegati, varati dal Consiglio dei ministri del 4 febbraio 2010.

Per quanto riguarda il Merito

Non esiste alcun progetto autentico di riforma, ma solo provvedimenti esecutivi dell'unica, vera fonte di ispirazione, citata nell'intestazione dei Regolamenti: l'articolo 64 della legge 6 agosto 2008, n. 133.

E' opportuno ricordare che tale articolo è inserito nel Capo II, intitolato Contenimento della spesa per il pubblico impiego, e prevede: il taglio dei finanziamenti alla scuola pubblica per un totale di 7 miliardi e 832 milioni di euro nel quadriennio 2009/12; l'aumento del numero di alunni per classe; pesanti tagli agli organici dei docenti e del personale ATA; il ridimensionamento, la chiusura e l'accorpamento degli istituti scolastici; tagli e accorpamenti delle classi di concorso; la riduzione dei piani di studio e dei quadri orari.
Inoltre l'articolo 64 contiene velate intimidazioni nei confronti dei Dirigenti che non collaborano attivamente ai tagli delle risorse.

Ecco perché la riforma epocale varata con ampio consenso, propagandata dal governo tramite TV e conferenze stampa, in realtà altro non è che una drastica riduzione delle ore, delle discipline e delle attività di laboratorio.
Non è previsto alcun investimento, ma solo risparmi: infatti nel testo dei Regolamenti sono continui i riferimenti ad attività subordinate ai limiti delle risorse finanziarie, ai limiti del bilancio, ai limiti dell'organico, come ad esempio le materie facoltative aggiuntive e la disciplina in lingua straniera del quinto anno, che possono essere anche affidate a esperti esterni retribuiti con contratti d'opera.
Una delle rare novità, il liceo musicale, condizionato dalle economie di spesa, rischia di essere solo una velleità, se è vero, come si legge nel testo, che in tutto il territorio nazionale sono istituite non più di quaranta sezioni.

Si prospettano pesanti interferenze esterne: piuttosto ambiguo è il ruolo del comitato scientifico, composto da docenti ed esperti del mondo del lavoro, delle professioni, della ricerca e dell'università, con funzioni consultive e di proposta per l'organizzazione e l'utilizzazione degli spazi di autonomia.
Altrettanto dicasi per l'esame di stato degli Istituti Tecnici, le cui commissioni possono avvalersi di esperti del mondo economico e produttivo.

Necessitano di ulteriori delucidazioni i criteri in base ai quali l'orario può essere articolato in quote nazionali, regionali e autonome e l'attività didattica può essere ripartita tra insegnamenti obbligatori, approfondimenti e materie facoltative. Diversamente, qualsiasi applicazione prematura causerà inevitabilmente disparità e conflitti tra gli stessi docenti.

Nessuna chiarezza riguardo agli utilizzi del diploma degli Istituti Tecnici, definito in modo diverso da quello dei licei: necessario non significa che è anche requisito sufficiente per poter accedere indistintamente a tutte le facoltà universitarie.

E' previsto che, già dal 2010/11, le seconde, terze e quarte classi degli Istituti Tecnici subiscano comunque una riduzione a 32 ore e quindi un taglio delle discipline, con la conseguente violazione della scelta del POF e dell'orario che studenti e genitori hanno adottato al momento dell'iscrizione in prima.
Quali dirigenti e docenti avranno il coraggio di difendere questo cambiamento in corsa delle regole del gioco? Chi si assumerà la responsabilità di questo raggiro vero e proprio?
Dubbi e perplessità circa la competenza di chi ha scritto i documenti non possono essere certo dissipati quando si legge che i semplici quadri orario sono stati pomposamente definiti piani di studio e conseguentemente riportano l'ingenuità di inserire la Religione, l'unica materia facoltativa, tra le attività e gli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti.

Per quanto concerne il Metodo

Si tratta di un'operazione burocratico finanziaria centralizzata, mascherata dal pressappochismo pedagogico, senza alcun coinvolgimento dei docenti. La cosiddetta riforma è stata decisa a tappe forzate, senza consultazioni con organi realmente rappresentativi del mondo della scuola. Non si conoscono, o sono poco trasparenti, le competenze didattico scientifiche degli estensori dei principali documenti.

La cabina di regia, che, stando al sito del ministero, sarebbe formata esclusivamente da gente di scuola, è invece presieduta da un funzionario di partito ed è composta prevalentemente da persone che non si distinguono per le significative esperienze didattiche, ma soprattutto per le onorate carriere tra burocrazia ministeriale, Invalsi, politica, editoria e giornalismo.

Non è chiaro perché il governo si sia ridotto proprio all'ultimo momento, il 4 febbraio 2010, una fase già molto impegnativa per l'attività didattica, per emanare provvedimenti incompleti e non ancora definitivi,
costringendo i docenti a dare la caccia alla bozza del Regolamento, ancora irreperibile sui siti istituzionali alla data del 18 febbraio 2010, a soli otto giorni dall'avvio delle iscrizioni, previsto per il 26 febbraio.

Quindi per i Collegi Docenti, per la stesura dei nuovi POF e dei nuovi quadri orari, per i Consigli di Istituto, per la circolare sulle iscrizioni, per le informazioni e per l'orientamento nei confronti delle famiglie, per la predisposizione dei nuovi moduli, ci saranno pochissimi giorni a disposizione, cosa che evidenzia l'assoluta mancanza di rispetto del governo nei confronti del lavoro e dei tempi delle scuole.

Ad aggravare la situazione contribuisce il fatto che i provvedimenti non sono ancora ufficialmente in vigore, come si evince dagli stessi testi delle bozze: il regolamento entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale

Pertanto qualsiasi decisione adottata prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è prematura e illegittima.

Non occorre altro per capire che l'attuazione della riforma è già caotica e ingestibile.

Quale Riforma?

Difficile dimostrare che si tratti di autentica riforma quando il quadro normativo di riferimento, la Legge n. 133 del 2008, prevede l'eliminazione di migliaia di posti di lavoro, soprattutto precari, tra docenti e personale ATA, senza alcun riguardo per la continuità e la qualità della didattica e addirittura per le stesse norme di sicurezza, come dimostrano le classi di 30 studenti e oltre, che non sono più un'eccezione.
Se è vero che riforma significa innovazione, è forse innovazione la riproposizione della vecchia e rigida gerarchia tra licei, tecnici e professionali?
Quali novità possiamo attenderci da un ministro dell'istruzione che, invece di ridurre il numero di alunni per classe e dedicare agli studenti stranieri maggiori risorse e attenzione, propone soluzioni demagogiche e semplicistiche come il tetto del 30% di immigrati?
E' scuola moderna ed europea quella che abolisce l'ultimo anno dell'obbligo di istruzione, permettendo agli studenti di sostituirlo con l'apprendistato?
La scuola riformata sarà quella dove i ministri si improvvisano docenti, insegnando che in dieci mani ci sono "cento" dita? Oppure un bel diplomificio per i figli pluriripetenti della nuova casta dei partiti di governo?
Continuiamo a fare il nostro dovere in condizioni di disagio e dequalificazione, ma non possiamo certo sentirci sollevati se pensiamo che, con il pretesto della crisi, da una parte si risparmia sulla scuola pubblica e dall'altra si incrementano i fondi per gli armamenti, si elargiscono cospicui finanziamenti statali alle scuole private, alle aziende automobilistiche e perfino ai cinepanettoni, per non parlare dei diversi condoni e regali fiscali e dei recenti sprechi di denaro pubblico per le false emergenze della protezione civile.

Le nostre scuole, in credito di milioni di euro dallo Stato, a volte si vedono costrette a chiedere ai genitori contributi in denaro e in qualche caso anche in manodopera volontaria.
Nel frattempo il governo non lesina fondi per mettere in piedi un costoso carrozzone burocratico, finalizzato a controllare e punire la presunta scarsa produttività e l'assenteismo dei dipendenti pubblici, come si evince dal Decreto 150 / 27 ottobre 2009

Di tale provvedimento, così come della Legge 133 del 2008, è responsabile il ministro della Funzione Pubblica, campione di presenzialismo televisivo, ma anche di assenteismo quando era consigliere comunale e deputato europeo, attuale candidato sindaco a Venezia, autore della recente proposta di eliminare la parola lavoro dal primo articolo della Costituzione, strenuo difensore dell'impunità per suoi colleghi, dei condoni fiscali e, implicitamente, dei premi agli evasori, proprio coloro che i servizi pubblici contribuiscono a distruggerli.

Come docenti e cittadini, vogliamo evitare il progressivo impoverimento della Scuola Pubblica, aggettivo che, non a caso, è stato nuovamente eliminato dalla denominazione Ministero dell'Istruzione.
Riteniamo sia essenziale difendere, valorizzare e potenziare tutte le risorse che garantiscono la qualità della formazione, un investimento prioritario e indispensabile per il futuro del paese, nel pieno rispetto degli articoli 33 e 34 della nostra Costituzione.
Siamo convinti che qualsiasi riforma, per essere autentica, debba fondarsi sull'autorevolezza e la competenza di chi la propone, su un'informazione completa e corretta, sulla partecipazione attiva, sul confronto costante e sull'effettivo coinvolgimento di tutto il personale della scuola e degli organi collegiali.

Pertanto, in attesa che questo avvenga,

non riconosciamo alcun valore didattico alla cosiddetta riforma, che consideriamo solo come un espediente
per tagliare risorse essenziali

non siamo disponibili a collaborare all'esecuzione del progetto di smantellamento della Scuola Pubblica

e chiediamo il ritiro immediato di tutti i provvedimenti relativi al riordino delle scuole superiori


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