Fuori registro
Laura Alberico - 17-03-2010
Non siamo nati con la penna in mano eppure sembra che il nostro lavoro sia sempre stato quello di uno scrivano fiorentino. Ma quelli erano altri tempi, luoghi e incontri di ideali e sentimenti, parole adesso vuote che nonostante tutto ci portiamo dietro come un bagaglio di ricordi su cui con fatica ricucire il presente.

Le storie personali degli insegnanti non sono tutte uguali eppure raccontano la quotidianità nella sua spesso impossibile ricerca del significato e del valore intrinseco della comunicazione, quel ponte instabile sul quale idee e convinzioni si intrecciano e si consumano, voci sempre più flebili e inascoltate perchè avulse dalla realtà concreta in cui il verbo avere ha cancellato e screditato il verbo essere.

Quante situazioni di vita, disagi, rabbia e insofferenza non possono essere scritte sui registri che negli anni abbiamo toccato, sfogliato e stretto tra le mani come un'ancora alla quale affidare sapere e sentimenti, solitudine e a volte impotenza.

E non ci sarà nessuno che potrà sottolineare gli errori di un compito lungo quanto un'intera vita, nemmeno un voto di sufficienza a testimoniare almeno la buona volontà o il tentativo impossibile della quadratura del cerchio, un territorio dentro il quale abbiamo coltivato testardamente negli anni interessi e desiderio di conoscenza.


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