I de-cretini targati Gelmini
Gianfranco Pignatelli - 22-09-2009
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Il governo ne ha annunciato un altro. L'ha chiamato "Pacchetto salva-precari" ma per gli interessati è solo un "pacco", l'ennesimo raggiro. Di buono ha che non è stato approvato né pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, non l'ha controfirmato il Presidente della Repubblica, non è stato discusso in Parlamento e neanche calendarizzato. Per certo, il provvedimento scontenta tutti e non risolve nulla. Ecco perché.

A pochi beneficiari, verrebbe corrisposta una miserevole indennità di disoccupazione invece dell'attesa immissione in ruolo. Si "favorisce", infatti, solo il 4% circa dei precari e lo si fa mediante un'elemosina una tantum (limitata a soli 8 mesi), subordinata a inaccettabili condizioni vessatorie. Nel contempo si nega a tutti gli altri docenti precari il diritto, e finanche la residua prospettiva, al posto di lavoro nella scuola. Diritto loro spettante a seguito del possesso di una o più lauree, degli innumerevoli pubblici concorsi a cattedra superati, dei titoli culturali, professionali ed accademici posseduti, di ogni tipo di percorso abilitante espletato, degli stage frequentati, dei tirocini svolti, degli aggiornamenti d'ogni specie seguiti, dei concorsi magistrali vinti, dei master effettuati, delle specializzazioni acquisite e degli svariati decenni di esperienza didattica accumulata insegnando nella scuola pubblica sempre in regime di precarietà.

Questo provvedimento è uno specchietto per le allodole, un bluff mediatico ad uso e consumo di chi non ne capisce o non deve capire. È un palliativo a favore di soli 13.000 precari che, per lo stesso fatto di essere stati in servizio per l'intero anno scolastico scorso, avrebbero per certo lavorato anche quest'anno. Gli altri 120.000, invece, che hanno lavorato meno non insegneranno più e non godranno di alcun sussidio. In pratica è come fornire l'ombrello solo a chi sta riparato sotto una pensilina d'ingresso ed è in procinto di entrare nell'edificio. Quindi, invece di essere un ammortizzatore sociale, questa "furbata", è destinata ad essere un detonatore per ulteriori conflittualità derivanti da nuove penalizzazioni e iniquità. Dal "beneficio" ad esempio verrebbero esclusi, non solo coloro che, pur avendo lavorato per l'intero anno scolastico, non sono stati reclutati dagli ex provveditorati con contratti fino al 30 giugno o 31 agosto ma sono stati incaricati dai presidi fino al termine delle lezione (fine giugno o metà luglio se commissari agli esami di stato). Inoltre, sarebbero esclusi anche tutti quelli che hanno maturato l'anno di servizio cumulando più periodi in diverse scuole o per vari insegnamenti.

Per di più, il decreto salva-precari non risolve l'emergenza istruzione del Paese. Non interviene sulla questione nodale dei tagli indiscriminati nella scuola pubblica. Tagli non solo occupazionali di docenti e personale tecnico ed amministrativo ma anche di tempo scuola, di interi istituti, di classi con l'aumento abnorme del numero degli alunni in quelle restanti, del supporto agli studenti diversamente abili, delle risorse per la didattica ordinaria, della sicurezza degli edifici, della dotazione strumentale, dei generi di prima necessità e di tutto quanto contribuisce a procurare efficacia e qualità alla funzione educativa e formativa. Per questo sarebbe auspicabile il suo ritiro ad horas, oltre alla revoca di tutti quei provvedimenti finalizzati alla penalizzazione della scuola statale e al blocco delle immissioni in ruolo degli insegnanti precari su tutti i posti vacanti e disponibili.

Altro che norma salva-precari. Questa è una mistificazione che millanta soluzioni inesistenti con un decreto-truffa del tutto insensato, oneroso e inutile. Un provvedimento a costo zero per il governo dagli enormi benefici mediatici e dagli inesistenti effetti pratici. Una misura di sostegno al reddito a carico dell'INPS - già in parte disponibile e più nota come "disoccupazione ordinaria" - di norma erogata, nei mesi estivi, ai docenti disoccupati, per un ammontare di circa 860 euro lordi mensili. In sostanza, si propone un sussidio temporaneo e, a compensazione o come merce di scambio finale, il punteggio necessario per non retrocedere in graduatoria. Il tutto mutuando il malcostume imperante nei diplomifici, dove si compensano sottoccupazione e sottoretribuzione con l'elargizione di punti per le graduatorie. In pratica, un caporalato di stato, malcelato dietro misure tardive, insensate e inadeguate. Un palese raggiro che solo l'informazione subalterna al potere governativo e poco abituata a rispettare e testimoniare i fatti, a capire prima di riferire, a valutare e nel caso denunciare, può permettersi di definire come "risolutiva/i>" della vertenza aperta dagli insegnanti precari di tutt'Italia.



Tags: precari, disoccupazione, Inps


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 Vincenzo    - 23-09-2009
Condivido nel complesso l'articolo di Gianfranco, però cerchiamo di non creare altre confusioni. Mi risulta che, benchè ancora non inserito, i precari chiamati dai presidi e che ect...... quest'anno potranno insegnare a condizione che ect... E' così oppure questa piccola speranza è andata a monte?