Grazie Luisa!
Maurizio Tirittico - 29-07-2009
Finalmente una voce più autorevole della mia, quella di Luisa Ribolzi, sociologa dell'educazione - chissà, però, quanto infetta anche lei dal didatticismo e dal pedagogismo, categorie che angustiano tanti rappresentanti dell'attuale maggioranza - in Dal dire al fare nella scuola italiana, alcune considerazioni ispirate dalle "competenze per il 21° secolo" (www.educationduepuntozero.it) denuncia il ritardo con cui la nostra amministrazione scolastica provvede ad adeguare il nostro sistema di istruzione agli standard che l'Unione europea ci propone da anni.
Luisa Ribolzi si esprime con estrema chiarezza: "Ho ricevuto la scorsa settimana dall'OCSE CERI la richiesta di compilare un questionario che si propone di capire in che misura i diversi sistemi scolastici hanno previsto di introdurre nella scuola di base quelle che vengono chiamate "21st Century skills", cioè le competenze di base necessarie a vivere in modo consapevole e critico nel secolo in corso (creatività, pensiero critico, problem solving, capacità decisionale, comunicazione, alfabetizzazione informatica e così via). Nell'accingermi a soddisfare questa richiesta apparentemente semplice, mi sono imbattuta in un ennesimo esempio dell'immobilismo decisionale della scuola italiana".
La Ribolzi ricorda poi una serie di circostanze da cui emerge chiaramente quanto siano gravi le carenze della nostra amministrazione nel procedere ad allineare la nostra istruzione obbligatoria ottonnale a quanto l'Unione europea chiede a noi come a tutti i Paesi membri. Dalla abrogazione della legge 9/99 (la prima istitutiva dell'obbligo decennale) al dm 309/07 (la seconda istitutiva dell'obbligo decennale dopo l'arresto operato dalla "riforma Moratti") fino ad oggi nulla di concreto è accaduto e la nostra scuola di base è ancora "fuori" dal consesso educativo europeo. E, se qualcosa c'è, è sempre all'insegna della provvisorietà e della incertezza normativa. E Luisa Ribolzi avanza un sospetto: "che i tempi dell'innovazione educativa stentano a conciliarsi con le esigenze della decisione politica, e che le priorità dell'una collidono con quelle dell'altra".
Che sia così non lo so! Comunque, continuiamo a governare - si fa per dire - la nostra scuola come se fosse un unicum territorial-nazionale e ancora non abbiamo capito che ci sono standard formativi, in termini di competenze, culturali e di cittadinanza, che vanno oltre il nostro gentiliano provincialismo e con cui dobbiamo fare i conti... ormai da decenni! Ma quando? Però, ci gingilliamo tutti felici perché la nostra scuola finalmente boccia! Come nel bel tempo antico! E ci facciamo male da soli! Quando ce ne renderemo conto? I nostri ragazzi già stanno pagando e tanto! Ed anche i nostri insegnanti a cui nessuno dice quali finalità perseguire e quali concreti obiettivi proporre ai loro alunni! Che l'articolo della Ribolzi divenga un appello, sempreché l'amministrazione sia capace di comprenderlo! O lo voglia!

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