Pacchetto sicurezza: abbiamo solo da vergognarci
Alex Zanottelli - 03-07-2009
Riceviamo e volentieri contribuiamo a diffondere. Red

Sabato 4 luglio h 11, SIT-IR davanti alla prefettura di Napoli. Tutti sono
invitati ad indossare la maglietta con la scritta "clandestino".

Napoli, 2 luglio 2009

PACCHETTO SICUREZZA:
ABBIAMO SOLO DA VERGOGNARCI


Il Senato ha approvato oggi il cosiddetto Pacchetto Sicurezza del ministro degli interni Maroni.
Mi vergogno di essere italiano e di essere cristiano. Non avrei mai pensato che un paese come l'Italia avrebbe potuto varare una legge così razzista e xenofoba. Noi che siamo vissuti per secoli emigrando per cercare un tozzo di pane (sono 60 milioni gli italiani che vivono all'estero!), ora ripetiamo sugli immigrati lo stesso trattamento, anzi peggiorandolo, che noi italiani abbiamo subito un po' ovunque nel mondo.
Questa legge è stata votata sull'onda lunga di un razzismo e una xenofobia crescente di cui la Lega è la migliore espressione. Il cuore della legge è che il clandestino è ora un criminale. Vorrei ricordare che criminali non sono gli immigrati clandestini ma quelle strutture economico-finanziarie che obbligano le persone a emigrare. Papa Giovanni 23° nella Pacem in Terris ci ricorda che emigrare è un diritto.
Fra le altre cose la legge prevede la tassa sul permesso di soggiorno (i nostri immigrati non sono già tartassati abbastanza?), le ronde, il permesso di soggiorno a punti, norme restrittive sui ricongiungimenti familiari e matrimoni misti, il carcere fino a 4 anni per gli irregolari che non rispettano l'ordine di espulsione ed infine la proibizione per una donna clandestina che partorisce in ospedale di riconoscere il proprio figlio o di iscriverlo all'anagrafe.
Questa è una legislazione da apartheid, che viene da lontano: passando per la legge Turco-Napolitano fino alla non costituzionale Bossi - Fini.
Tutto questo è il risultato di un mondo politico di destra e di sinistra che ha messo alla gogna lavavetri, ambulanti, rom e mendicanti. Questa è una cultura razzista che ci sta portando nel baratro dell'esclusione e dell'emarginazione.
"Questo rischia di svuotare dall'interno le garanzie costituzionali erette 60 anni fa - così hanno scritto nel loro appello gli antropologi italiani - contro il ritorno di un fascismo che rivelò se stesso nelle leggi razziali".
Vorrei far notare che la nostra Costituzione è stata scritta in buona parte da esuli politici, rientrati in patria dopo l'esilio a causa del fascismo.
Per ben due volte la costituzione italiana parla di diritto d'asilo, che il parlamento non ha mai trasformato in legge.
E non solo mi vergogno di essere italiano, ma mi vergogno anche di essere cristiano: questa legge è la negazione di verità fondamentali della Buona Novella di Gesù di Nazareth. Chiedo alla Chiesa Italiana il coraggio di denunciare senza mezzi termini una legge che fa a pugni con i fondamenti della fede cristiana.
Penso che come cristiani dobbiamo avere il coraggio della
disobbedienza civile
. È l'invito che aveva fatto il cardinale R. Mahoney di Los Angeles (California), quando nel 2006 si dibatteva negli USA una legge analoga dove si affermava che il clandestino è un criminale. Nell'omelia del Mercoledì delle ceneri nella sua cattedrale, il cardinale di Los Angeles ha detto che, se quella legge fosse stata approvata, avrebbe chiesto ai suoi preti e a tutto il personale diocesano la disobbedienza civile. Penso che i vescovi italiani dovrebbero fare oggi altrettanto.
Davanti a questa legge mi vergogno anche come missionario: sono stato ospite dei popoli d'Africa per oltre 20 anni, popoli che oggi noi respingiamo, indifferenti alle loro situazioni d'ingiustizia e d'impoverimento
.
Noi italiani tutti dovremmo ricordare quella Parola che Dio rivolse a Israele: "Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto" (Esodo 22,20).

Alex Zanotelli


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Doriana Goracci    - 04-07-2009
E' fantastico come si abbiano informazioni e parole precise su fatti accaduti centinaia, migliaia di anni fà: "Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto"
E non si abbiano informazioni esatte su quanto succede a Cosa Nostra, CasaNostra, Chiesa Nostra...figurarsi in Israele che poi sarebbe anche Palestina...ma ci si vergogna e indigna.

 Maria Grazia    - 06-07-2009
A differenza di altre volte, non riesco a concordare nel merito del commento di Doriana Goracci.
La citazione biblica è - ovviamente - rivolta al credente: chi non lo è non ha certo l'obbligo di indignarsi per il decreto ammazza-diritti-civili solo in base al fatto che un tempo gli israeliti "sono stati forestieri in terra d'Egitto". La metafora mi sembra ovvia ed è stata ripresa nel Vangelo con il fatidico "Non fare agli altri...
Ce la si può avere con l'apparato temporale della Chiesa quanto si vuole e per quintalate di motivi (in primo luogo, quello di parlare o di tacere "ufficialmente", secondo convenienza) ma ignorare che - tranne qualche prelato che come al solito si distingue - è la base, quella che è veramente il corpo della Chiesa che si sta ribellando, no. Non è corretto.
C'è una grossa sofferenza tra i cristiani che non si vendono per un piatto di lenticchie e che distinguono ciò che attiene alla sfera privata dell'individuo e ciò che attiene a quella del cittadino. Voler credere quello che alle televisioni berlusconiane fa comodo farci credere sui "cattolici" è fare il loro gioco.
Ribadisco: la sofferenza è tanta e la crisi è palpabile. Invito a dare uno sguardo qui: www.letterachiesafiorentina.blogspot.com
E poi ne riparliamo.

 Dal Foglio per la nonviolenza    - 11-07-2009
Una sola umanità

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Alla Presidenza della Repubblica e per conoscenza alle associazioni della societa' civile Non si puo' regolamentare la convivenza e l'ingresso di persone non italiane attraverso un decreto repressivo ed intimidatorio. Il flusso di non italiani non e' un problema di ordine pubblico ma di politiche generali decise con le parti ed attraverso la consultazione di quei soggetti che quotidianamente vivono tali problematiche: organizzazioni umanitarie, centri d'ascolto e d'accoglienza gestiti dalle chiese e dalle associazioni di volontariato cosi' numerose e competenti in materia. La convivenza non puo' essere materia di contrattazione fra schieramenti, ne' liquidata a colpi di fiducia ricattando un parlamento sempre piu' delegittimato dal suo interno.
Non possiamo dunque che essere preoccupati di fronte all'accettazione del cosiddetto "pacchetto sicurezza", in particolare della parte riguardante la relazione con persone non italiane.
Gli ultimi tragici avvenimenti del nostro Paese (terremoto in Abruzzo e disastro di Viareggio) dimostrano che queste lavoratrici e lavoratori spesso con famiglie e bambini, vivono nelle periferie piu' esposte ai pericoli o nei centri storici abbandonati: laddove prima risiedeva la storia dei nostri paesi ora si parlano lingue a noi ignote; sono scudo umano in quelle zone piu' degradate o meno tutelate delle nostre grandi citta'. L'invisibilita' che si vuole sancire tramite alcuni inaccettabili articoli del decreto 733 e' gia' dunque, nei fatti, sotto i nostri occhi.
Quello che si sta innescando e' l'insicurezza del nostro futuro e della pace della nostra societa'. I conflitti non gestiti oggi sono destinati a diventare esplosioni di violenza domani; un diritto negato e' l'innesco di desiderio di cieca rivalsa.
Chiediamo dunque
- al Presidente della Repubblica di non firmare questa legge pericolosa, immorale ed inefficace alla gestione della buona convivenza;
- alle persone consapevoli della gravita' legata a tali decisioni di rivolgere lo stesso appello scrivendo a: presidenza.repubblica@quirinale.it.
Invitiamo tutti a sostenere le persone non italiane, in un momento di misconoscimento del diritto alla dignita'.

Ilaria Ciriaci, presidente del Movimento Internazionale per la Riconciliazione

 Centro di ricerca per la pace    - 11-07-2009
ANCHE DAGLI ENTI LOCALI E DA TUTTE LE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE LA RICHIESTA PERSUASA E CORALE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI NON PROMULGARE IL "PACCHETTO RAZZISMO"

Mentre da tutta Italia pervengono al Quirinale numerosissime lettere di cittadine e cittadini che chiedono al Capo dello Stato di non promulgare le infami misure razziste deliberate dal Senato il 2 luglio, le esperienze nonviolente e le persone di volonta' buona promotrici dell'impegno contro i provvedimenti razzisti incostituzionali e disumani contenuti nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" chiedono anche agli enti locali di esprimere la loro fedelta' alla Costituzione ed il loro ripudio del razzismo, associandosi alla richiesta al Presidente della Repubblica di non ratificare quei provvedimenti che violano la Costituzione della Repubblica Italiana.
Si chiede a tutti gli enti locali, Comuni, Provincie e Regioni in primo luogo, di approvare l'ordine del giorno di seguto riportato.
Le associazioni e le persone promotrici dell'iniziativa chiedono a tutti i pubblici amministratori delle assemblee elettive di far proprio questo ordine del giorno, di presentarlo nel proprio ente locale e di proporlo per l'approvazione.
Le associazioni e le persone promotrici dell'iniziativa chiedono altresi' a tutte le cittadine e tutti i cittadini di diffondere questo appello, di proporlo alle amministrazioni locali, di inviarlo ai mezzi d'informazione con preghiera di pubblicazione.
Difendere la Costituzione della Repubblica Italiana e' diritto e dovere di tutti.
Difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani e' diritto e dovere di tutti.

ORDINE DEL GIORNO DA PROPORRE ALL'APPROVAZIONE DELLE ASSEMBLEE ELETTIVE (COMUNI, PROVINCE, REGIONI, ETC.)

Il Consiglio ... di ..., fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana, impegnato per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani cosi' come sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1948; chiede al Presidente della Repubblica, in virtu' del potere attribuitogli dall'art. 74, comma 1, della Costituzione ("Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, puo' con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione"): - di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal Senato il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani; - di rinviarlo alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia modificato conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro ordinamento e ai principi della civilta' giuridica.
Da' mandato al proprio presidente di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente della Repubblica e di renderlo noto alla popolazione attraverso i mezzi d'informazione e nelle altre forme abitualmente usate per comunicare ai cittadini le deliberazioni del Consiglio.

BRUNO SEGRE: LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Milano, 7 luglio 2009
Caro Presidente Napolitano, sono un vecchio italiano ebreo, figlio di antifascisti, nato 79 anni fa nell'Italia fascista, bandito nel 1938 in quanto ebreo da tutte le scuole del Regno d'Italia. Sull'atto integrale di nascita a me intestato, che si conserva negli archivi dell'anagrafe di Milano, sta ancora oggi scritto a chiare lettere "di razza ebraica": una dicitura che mi portero' appresso sino alla morte.
Memore del fascismo e delle sue aberrazioni razziste, mi permetto di rivolgermi a Lei per chiederLe di non ratificare il cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato in via definitiva dal Senato il 2 luglio scorso, dopo ben tre voti di fiducia imposti dal governo.
Si tratta di un provvedimento che, in palese violazione dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, introduce nei confronti dei gruppi sociali piu' deboli misure persecutorie e discriminatorie che, per la loro gravita', superano persino le mostruosita' previste dalle leggi razziali del 1938. Si pensi, per citare un unico esempio, al divieto imposto alle madri immigrate irregolari di fare dichiarazioni di stato civile: un divieto che, inibendo alle genitrici il riconoscimento della prole, fara' si' che i figli, sottratti alle madri che li hanno generati, vengano confiscati dallo Stato che li dara' successivamente in adozione.
Per buona sorte, le garanzie previste dai Costituenti Le consentono, caro Presidente, di correggere questo e altri simili abusi.
Anche in omaggio alla memoria delle migliaia di vittime italiane del razzismo nazifascista Le chiedo di non promulgare un provvedimento che, ispirato nel suo insieme a una percezione dello straniero, del "diverso", come nemico, mina alla radice la convivenza civile, pacifica e reciprocamente proficua tra italiani e stranieri, rischiando di alterare in modo irreversibile la natura stessa della nostra Repubblica.
Bruno Segre

APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA

Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 2 luglio 2009

APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita' umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione.

Roma, 29 giugno 2009

Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata, nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale, ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio' alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu' avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di "mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995) offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009 Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky

OGNI PERSONA DI RETTO SENTIRE, OGNI ASSOCIAZIONE DEMOCRATICA, OGNI ISTITUZIONE FEDELE ALLA COSTITUZIONE SCRIVA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PER CONFORTARLO E SOSTENERLO NELLA DIFESA NITIDA E INTRANSIGENTE DELLA LEGALITA' E DELL'UMANITA' CONTRO LA VIOLENZA RAZZISTA E SQUADRISTA

Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e': Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma;
il fax: 0646993125;
l'indirizzo di posta elettronica e': presidenza.repubblica@quirinale.it ;
nel web: https://servizi.quirinale.it/webmail/
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