...perchè questo speciale
Ariel & Amélie - 19-09-2002

All’inizio volevamo chiamarlo: "Speciale professionali” e volevamo concentrarci solo sul destino che la riforma Moratti riserva all’Istruzione professionale.

Man mano che il lavoro di preparazione procedeva, ci siamo rese conto che non era possibile separare questo pezzo di riforma dal disegno di insieme, e che, se il futuro dell’Istruzione professionale sembra essere ormai alle nostre spalle – almeno nelle intenzioni del ministro – alle nostre spalle è comunque anche gran parte di tutto ciò che per la scuola è stato prodotto, elaborato, conquistato negli ultimi decenni. Tutto sbagliato, tutto da rifare, o meglio, da distruggere.

Che sarà della scuola di tutti e di ciascuno? quale legame resta tra la tensione educativa e le pratiche rese possibili da scelte politiche ed economiche che muovono i fili del cambiamento? quale rapporto tra efficienza ed utilità, tra unità e molteplicità del sapere, tra spinte ideali e spintoni concreti? quale modello umano e sociale ha ispirato legislatori e consiglieri quando - e se - hanno fatto i conti con una pubblica istruzione fatta di volti, pensieri, progetti? ....

Sono le domande che in molti e molte ci siamo posti durante questi mesi, man mano che la riforma veniva elaborata, quasi in segreto. Di esse ci siamo serviti, per andare oltre la retorica banale e ridondante di documenti, raccomandazioni, dichiarazioni o per cercare di comprendere le intenzioni degli articoli della legge delega che in sette scarni punti scardina un intero sistema.

Fuoriregistro le ha raccolte ed ha già dato il suo contributo di analisi, aprendo la discussione sulla scuola-azienda e sulla conseguente necessità di nuovi orizzonti culturali.

Abbiamo ripercorso l'archivio, estraendo, tra i molti, alcuni interventi significativi ed accostandoli a parole e riflessioni più recenti; abbiamo intrecciato documenti e storie per riformulare domande e tentare nuove risposte; abbiamo ritrovato frammenti di un pensiero complesso capace di critica e di azione.
. Ci siamo trovati così a mettere insieme i pezzi di un puzzle, costruito il quale sarà possibile,crediamo, misurare la distanza tra la scuola che era nelle intenzioni dei costituenti, tra la scuola di Don Milani, tra la scuola del diritto allo studio per tutti, e la scuola che verrà: tra una scuola veramente per e una scuola che, secondo noi è invece diviso.

Tullio de Mauro, nell’intervista che riportiamo, sogna una piazza piena, Piazza San Giovanni, per il diritto al sapere. Noi vorremmo che questo speciale, che coincide con la riapertura della discussione parlamentare sulla riforma Moratti, ridesse forza e voce a chi studia e a chi insegna. Forza e voce che Fuoriregistro raccoglierà.


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 Renata Colombo    - 22-09-2002
Non ho ancora letto tutto il resto ma , come direbbero gli indiani d'America, "il mio cuore vola alto" leggendo che c'è ancora qualcuno che ricorda e cita don Milani. Non sono cattolica, sono tra gli epurati della Bolognina, ma ho sempre pensato che il diritto al sapere fosse garantito dalle idee di fondo, non dalle etichette. Evvai, come direbbero certi miei alunni, continuate su questa linea. Io sono al punto che la mia unica soddisfazione, a volte, è arrivare a scuola dicendo: li avete votati? Cazzi Vostri.
Renata