breve di cronaca
In scuole e ospedali il crocefisso è sacro
CASTELGANDOLFO (Roma) — È il simbolo «per eccellenza» del cristianesimo: così papa Wojtyla ha ribadito l'importanza della presenza del crocefisso nelle scuole, nelle case, negli ospedali, oltre che nelle chiese e nei cimiteri.
Nell'Italia sempre più multirazziale e multiculturale, quella croce di legno appesa ai muri delle aule scolastiche o nelle corsie ospedaliere è stata negli ultimi tempi oggetto di contestazioni da parte di esponenti di altre religioni, musulmani ed ebrei in prima battuta, o di associazioni laiche convinte che le norme sull'obbligo di affissione dei crocefissi nei luoghi pubblici fossero ormai superate.

«Un messaggio di pace»

Ieri, prima della tradizionale preghiera domenicale dell'Angelus nella sua residenza estiva di Castelgandolfo, Giovanni Paolo II ha affrontato l'argomento senza toni polemici, semplicemente prendendo spunto dalla festa dell'Esaltazione della Santa Croce, che è stata celebrata nelle chiese cattoliche.
«Il cristianesimo — ha spiegato il Papa — ha nella Croce il suo simbolo principale. Dovunque il Vangelo ha posto radici, la Croce sta ad indicare la presenza dei cristiani. Nelle chiese e nelle case, negli ospedali, nelle scuole, nei cimiteri la Croce è divenuta il segno per eccellenza di una cultura che attinge dal messaggio di Cristo verità e libertà, fiducia e speranza».
«Nel processo di secolarizzazione, che contraddistingue gran parte del mondo contemporaneo, è quanto mai importante che i credenti fissino lo sguardo su questo segno centrale della Rivelazione e ne colgano il significato originario e autentico», ha sottolineato.
Con un riferimento indiretto ai 'venti di guerra' di questi giorni, che vedono nuovamente l'Iraq al centro di una crisi internazionale, il Papa ha anzi espresso la speranza che «la Croce gloriosa di Cristo sia per tutti segno di speranza, di riscatto e di pace».
Ma pareri molto diversi sull'opportunità di esporre il crocefisso in taluni luoghi pubblici erano stati espressi non molto tempo fa dall'ambasciatore Mario Scialoja, rappresentante della Lega mondiale musulmana e dall'esponente della cultura ebraica in Italia, David Meghnagi, entrambi intervistati dall' emittente cattolica Sat 2000. Tutti e due si erano dichiarati contrari al crocefisso nella scuola pubblica. «I bambini, di qualsiasi confessione essi siano, devono crescere in una casa comune, dove non venga imposto un simbolo sugli altri», aveva spiegato Meghnagi. «La scuola pubblica, essendo laica, non dovrebbe esporre simboli religiosi», gli aveva fatto eco Scialoja.
Materia controversa
Negli ultimi anni diversi episodi di contestazione diretta al crocefisso si sono registrati in Italia. Fece scalpore, nell'ottobre del 2001, l'insegnante di una scuola media di La Spezia, che decise di staccare la croce dall'aula, per non creare «disagio» in un bambino musulmano. Nel dicembre dello stesso anno, un'infermiera italiana, convertita all'Islam, lasciò polemicamente il posto di lavoro in un ospedale milanese per la presenza dei crocefissi. E, all'inizio del 2002, è addirittura intervenuto il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, per far riattaccare il simbolo del cristianesimo nella sala mensa della sede Rai di Milano.
Dal punto di vista giuridico, la materia è controversa: la Corte di cassazione ha sostenuto che, sulla base del principio di laicità dello Stato, non esiste più l'obbligo di esporre il crocefisso nei luoghi pubblici; il Consiglio di Stato ritiene invece ancora vigenti tali norme.


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