Il popolo della scuola sull'acqua bollente
La Redazione - 17-01-2009
Ricordate la storiella delle rane che non si rendono conto di essere bollite? La citavamo lo scorso dicembre, poco prima dello sciopero del 12. Non sono passati neppure due mesi, ma pare che il sistema abbia funzionato. Una certa abulìa si diffonde nelle case, nelle scuole, nelle stazioni, nei supermercati ... e nelle opportune sedi politiche e sindacali.
Reazioni blande a orrori in atto, tapparelle tirate giù se sparano, non sia mai che ci disturbino il talk-show. E corsa al miglior bunker possibile, quello di cartone che ci fanno ritenere inespugnabile.
C'è di che disperarsi se non sappiamo opporre azioni concrete a un genocidio non poi così lontano e fingiamo di credere che sia la giusta punizione al terrorismo. Ma anche, ben più vicino, se non sappiamo opporre ragioni al 5 in condotta e fingiamo di credere che davvero serva a fermare il bullismo.
Qualcuno è stato furbo al Metropoli. E i villeggianti sono stati al gioco, affascinati dal miraggio dell'illusione, legati dallo stesso bisogno, ormai assunto, di utili e proficue convenienze.
"Ci hanno già ucciso e non ce ne siamo accorti?" si chiede Michele Corsi dall'antico pianeta scuola. Vale la pena di leggerlo tutto per scoprire la risposta.

Fuoriregistro


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Rane bollite

Gente forse saggia, forse crudele, racconta questa storia. Se una rana viene gettata su una pentola d'acqua bollente reagisce prontamente balzando fuori con un gran salto al solo contatto delle sue zampe col calore. Ma: se mettiamo una rana in acqua tiepida e poi scaldiamo la pentola gradatamente, l'animale non si accorgerà del variare della temperatura e, senza reagire, finirà bollito. Ascoltando questa storia, e quel che accade nella scuola, e il clamore del mondo, mi sono domandato: siamo già rane bollite?
Il che equivale a chiedersi: il Male che impera e pervade sempre più le nostre vite ci ha abituato talmente alla sua presenza e invadenza da annichilire le nostre capacità di indignazione? Ci hanno già ucciso e non ce ne siamo accorti? Me lo domando pensando a fatti piccoli e grandi.

A Milano il sindaco Moratti nel giorno più gelato degli ultimi vent'anni ha deciso che tutti sarebbero dovuti andare a scuola, senza aver approntato minimamente i mezzi perché i piccoli cittadini potessero riuscire nella gloriosa impresa. L'ha fatto con la stessa logica dei grembiulini della Gelmini: serve a dimostrare che la destra è cosa seria e non quel baraccone grottesco e tragicomico che conosciamo sin dal Ventennnio. Non si salta la scuola, che diamine! A lavorare, fannulloni! Ai pochi bambini e ragazzi che hanno dato retta alla Moratti, dopo aver rischiato di finire azzoppati sulle lastre di ghiaccio, non è stato consegnato il pranzo o sono state servite scatolette di tonno semicongelato alle quattro del pomeriggio. Il giorno dopo il sindaco invece di dichiarare: scusate, sono una pirla, ha affermato che più dell'80% degli studenti erano in classe. Dunque è pure bugiarda. Mi sono stupito? No. La Moratti è della stessa razza di quelli che in altri tempi chiudevano infastiditi le finestre delle loro dimore principesche quando fuori rimbalzavano le grida di quelli che caricavano sui treni, figuriamoci cosa gliene frega dei bimbi e della neve. Mi sono domandato invece: perché Palazzo Marino non è stato assediato da migliaia di genitori inferociti? La maggioranza dei genitori dopotutto l'ha votata come sindaco. E forse tornerà a farlo. E così mi viene il dubbio: siamo già rane bollite?

A Gaza c'è un milione e mezzo di persone che sono prese a cannonate.
Stanno distruggendo sistematicamente tutte le scuole, pure quelle con la bandiera ONU. Un terzo dei morti sono bambini. Il resto vive nel terrore perché da due settimane sta sentendo solo il rumore delle bombe. Tutti i mezzi di informazione stanno ripetendo incessantemente che la colpa è di Hamas e dei suoi razzi e con buonsenso grondante sangue ci dicono: come avremmo reagito noi italiani se ci avessero sparato dei razzi? E non c'è nessuno dei nostri ineffabili progressisti che risponda: sì, ma nessuno ci ha tenuto sotto assedio per due anni, nessuno ci ha cacciato dalla nostra patria, nessuno ci tiene in un lager a cielo aperto. Ci sono state diverse manifestazioni di solidarietà, ma la gran parte dei partecipanti erano arabi. Mi domando: dove sono quelle centinaia di migliaia di italiani che fino all'altro giorno generosamente scendevano in piazza ad ogni accenno di guerra dei potenti del mondo? Ma non si vergognano quelli che non fanno nulla per Gaza se non criticare gli ingenui che bruciano bandiere in piazza? E non mi riferisco solo a "quelli di sinistra". Tettamanzi ogni tanto dice anche cose giuste, tenendo conto che ha per capo uno che si occupa degli umani solo se non sono ancora nati o sono già morti, ma pure lui s'è dichiarato "turbato" per la preghiera islamica in Piazza Duomo in occasione della manifestazione di solidarietà con Gaza. Al posto suo sarei "turbato" per il fatto che quella piazza non è piena dei suoi assopiti fedeli, intenti invece a far compere nei negozi lì intorno. Ci sono anche palestinesi cristiani, là sotto le bombe, lo sapete? Magari qualche dimostrazione pubblica di solidarietà da parte dei satolli correligionari locali farebbe loro piacere, chissà. Ma quelle di Gaza sono rane in trappola, non rane bollite.

Qualsiasi rappresentante della destra può vomitare in qualsiasi momento insulti e nefandezze e dalla cosiddetta opposizione, comunque, si leveranno penose richieste di "dialogo". Mi sono domandato spesso come fosse potuto accadere che una masnada di violenti nemmeno troppo intelligenti ottant'anni fa fossero riusciti a mettere nell'angolo forze politiche esperte, colte, radicate. Ora comincio a comprendere come l'arroganza e la stupidità degli uni si alimentino quotidianamente della codardia e della miopia degli altri. In questi mesi di intense lotte del popolo della scuola il ministro ombra dell'istruzione del governo ombra del partito ombra PD, tal Garavaglia Mariapia, ha elargito due fondamentali dichiarazioni finite sui giornali: in una si lamentava che la destra non avesse voluto accordi sulla scuola con l'opposizione, perché fino a 6 miliardi di tagli su 8 ci si poteva mettere d'accordo. La seconda è stata rilasciata per protestare contro i tagli governativi alle scuole private. A tal proposito Mariapia è insorta pubblicamente e... ha vinto. L'unico passo indietro del governo è proprio sul finanziamento alle private, che non verrà ridotto. Grande vittoria del centrosinistra, si direbbe. Rane bollite.

In questi mesi in cui la Gelmini pontificava sul valore pedagogico dei voti in condotta, magari qualcuno di quei 200 e passa baroni universitari che insegnano all'università come fare scuola, senza mai averci messo piede, avrebbe potuto anche sprecarsi in qualche raccolta di firme, articoli, prese di posizione in difesa della scuola pubblica.
Ma, ahimé, anche quelli che di tanto in tanto si qualificano "di sinistra", se ne sono stati in prudente silenzio. Come stupirsi: la gran parte di loro ha lasciato che fossero i sottoposti precari a difendere nelle strade l'università pubblica dove essi stessi lavorano, dunque nulla di strano che non si espongano per difendere la scuola dei bambini. Speriamo che prima o poi qualcuno scriva che il miglior modello pedagogico che l'Italia abbia conosciuto, la scuola a tempo pieno, è stato inventato fuori dai corsi universitari, dalle maestre diplomate, da loro è stato sviluppato e arricchito, e da loro è stato eroicamente difeso con le unghie e coi denti. Chissà con che faccia tosta, razza di baroni bolliti, insegnerete alle nuove generazioni di insegnanti come si fa scuola ai bambini.
I grandi sindacati maggioritari sono molto indignati riguardo all'attuazione della Gelmini. Due di questi però, Cisl e Uil, hanno firmato, in un momento in cui erano meno indignati, il rinnovo contrattuale più basso della storia. 13 euro. Essi sperano così di allontanare il pericolo che il governo la faccia finita con leggi e istituti che assicurano un peso burocratico enorme alle confederazioni.
30.000 funzionari e distaccati. Eppure, se solo questo governo ha un minimo di istinto, non dovrebbe pensarci due volte a fare il passo che permetterebbe anche all'Italia di allinearsi alla realtà degli altri Paesi "avanzati", dove i sindacati non contano nulla. Lega e PdL non hanno i legami organici con queste organizzazioni come un tempo la DC poteva vantare con la Cisl. Dunque: che gli frega? Accadrà non appena saranno certi che non pagheranno alcun prezzo. E non pagheranno alcun prezzo quando la gente si accorgerà che con sindacati del genere son più i soldi delle trattenute sindacali che gli aumenti contrattuali. Non manca molto, credo. Rane stracotte.

Del resto mi pare che nella Cgil regni una sorta di panico strategico.
Si muovono come se non puntassero a vincere, almeno una partita su dieci. Lo sciopero del 12 dicembre cui abbiamo ovviamente partecipato era una di quelle iniziative per far vedere che "ci siamo". Ora però possiamo dircelo: che piattaforma lo muoveva? Si combatte per quale obiettivo? Non vorrei che i grandi capi della Cgil avessero messo in conto una serie di parate per assicurare alla propria base che la Cgil è "contro", ma senza una vera strategia per mettere la destra in difficoltà, e dunque senza dare troppo fastidio. Nei precedenti governi Berlusconi qualcosa era stato fatto: con le pensioni prima, con l'art.
18 poi, vere campagne di massa che puntavano a portare risultati a casa. Oggi non si intravvede nessuna chiarezza di questo tipo. Come popolo della scuola abbiamo detto: fate della difesa della scuola pubblica un nuovo art.18, ma ci sono voluti due mesi prima di arrivare allo sciopero del 30 ottobre, quando dirigenti non dico rivoluzionari, ma semplicemente con un po' di sale in zucca, avrebbero bloccato tutto sin dal primo giorno, per mandare un segnale chiaro. Hanno detto: e l'unità sindacale? poco prima che gli altri firmassero il contratto separato. Non è stato molto carino, poi, che vi siate fatti abbindolare dalla Gelmini a dicembre seminando confusione e illudendo la gente che un po' di cose erano state ottenute. Mica vi paghiamo le tessere perchè vi facciate prendere per i fondelli. La destra fa il suo mestiere, che è mentire, voi dovreste fare il vostro, che è, come minimo, non addormentarsi durante le riunioni.
Della sinistra oggi extraparlamentare, per sua fortuna, non si occupa più nessuno. Ogni suo pezzetto grida che si deve stare nei movimenti, in mezzo al fiume, ma si vede lontano un miglio che l'unico interesse che molti di loro nutrono è tener fuori le altre rane dal proprio stagno sempre più piccolo e sempre più nascosto tra i rami. L'unico movimento vero in questi mesi è stato quello della scuola, e noi mica ne abbiamo visti tanti di questi pezzetti gracidare insieme a noi.
Forse erano impegnati a organizzare scissioni per costruire l'unità. I sindacati di base ci mettono buona volontà, dopodiché non credo occorra essere dei geni per capire che per fare manifestazioni separate da quelle della cgil sarebbe meglio scegliere una fase in cui la cgil è corresponsabile di qualcosa, e non il momento il cui, con ogni evidenza, la vogliono far secca. Gracidii sprecati.

Cari partiti e sindacati e, come si diceva una volta, sinceri democratici. Non pensate che se il movimento della scuola sarà sconfitto, anche voi, e i vostri progetti, faranno una brutta fine? Noi ce la stiamo mettendo tutta. Siamo ripartiti ora, e in molte città si sta organizzando una campagna di preiscrizioni che dimostri in maniera chiara che i genitori vogliono la scuola del tempo pieno e del modulo, vogliono le compresenze e una scuola di qualità. Siamo una rana che è stata gettata sull'acqua bollente, e che è balzata fuori mentre stivali ferrati vogliono schiacciarci. Siamo molto contenti dei complimenti che ci fate, sì, siamo stati bravi, ora però vorremmo che muoveste rapidamente il culo e che ci deste una mano. Magari aiutando a estendere questa campagna anche nelle città dove il movimento non c'è.
Così forse quel qualcuno con gli stivali scivola e si rompe qualcosa, o si tira addosso l'acqua bollente. Non che sia facile nemmeno per noi: inutile negare che ci sia un momento di stanchezza. Però meglio cercare di non farsi acchiappare e continuare a saltare di qua e di là, che starsene calmi e rassegnati dentro a un pentolone facendo finta di non sentire la temperatura che sale. Meglio una rana che salta, che cento bollite.

Michele Corsi


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