breve di cronaca
La riforma su youtube
Porta di mare - 19-12-2008
Uno dei più grandi matematici del nostro secolo, il leccese Ennio De Giorgi al quale è intitolato il Dipartimento di Matematica dell'Università del Salento, ripeteva spesso che le vere riforme sono "nei commi e nelle virgole", piuttosto che negli enunciati generali delle leggi.
Cerchiamo di ispirarci a questo principio per capire qualcosa della "riforma Gelmini", districandoci tra dichiarazioni, proclami e smentite.

L'articolo 4 della legge di conversione del DL 137 dice

Articolo 4.
(Insegnante unico nella scuola primaria).

1. Nell'ambito degli obiettivi di razionalizzazione di cui all'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nei regolamenti previsti dal comma 4 del medesimo articolo 64 è ulteriormente previsto che le istituzioni scolastiche della scuola primaria costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali. Nei regolamenti si tiene comunque conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola.


Teniamo conto che questa è legge dello stato e non può essere modificata da un regolamento o da un decreto ministeriale. Una sua revisione sostanziale comporta necessariamente un nuovo passaggio in Parlamento.

A seguito dell'incontro dell'11 Dicembre tra i ministri Gelmini, Sacconi, Brunetta e le OO.SS. è stato redatto un verbale che al punto b) dice

il tempo scuola della primaria sarà svolto, in relazione anche alla esigenza di riorganizzazione didattica, secondo le differenti articolazioni dell'orario scolastico a 24 (prime classi per l'a.s. 2009-2010), 27, 30 e 40 ore. In particolare, per l'orario a 24 (solo prime classi per l'a.s. 2009-2010) e 27 ore, si terrà conto delle specifiche richieste delle famiglie;

La prima cosa che viene in mente è che si stia per provocare un grande pasticcio: 24, 27 e 30 ore e il tempo pieno sono sicuramente troppe alternative.

La seconda è l'ambiguità di un semplicissimo verbale che invece di essere letto deve essere "interpretato" o "spiegato" su youtube. Se vogliamo scartare l'ipotesi dell'inesperienza del redattore (e sembrerebbe incredibile che tra tanti ministri e sindacalisti non si trovi chi sappia scrivere due righe in modo chiaro) non resta che concludere che si sta usando il vecchio trucco delle espressioni ambigue per permettere sia al governo che ai sindacati di poter leggere l'accordo nel modo che ognuno preferisce.
Questa sensazione è confermata dalla lettura di molti altri punti del verbale che invece sono chiari.
Ad esempio il punto a) riguarda la scuola dell'infanzia e dice chiaramente che "l'orario obbligatorio... garantirà prioritariamente il tempo di 40 ore" e il punto g) afferma senza ambiguità che "sarà tutelato il rapporto di un docente per 2 alunni disabili".
Cerchiamo allora di capire cosa dice il punto b) partendo dall'assunto che si abbia in mente un obiettivo preciso da perseguire senza scoprire le carte.
L'ultimo periodo limita la scelta del tempo scuola (se non si "opta" per il tempo pieno che potrebbe essere bloccato al numero di classi già funzionanti con 40 ore dal punto c) del verbale) tra 24 e 27 ore. Questo vuol dire che l'attuale regime di 30 ore va considerato "ad esaurimento", ossia per le classi dalla seconda in poi, e che in futuro non sarà più possibile sceglierlo. Il primo periodo allora include le 30 ore come necessità di garantire agli studenti già iscritti di continuare il loro percorso formativo e non come possibilità per i nuovi alunni. Il riferimento alla esigenza di riorganizzazione didattica afferma, ancora una volta, la necessità del modello a 24 ore basato sul maestro unico, perché questo dice la legge.

Chi decide sul tempo scuola? Cosa vuol dire si terrà conto? Una cosa è dire che la scuola è tenuta ad erogare il servizio su richiesta delle famiglie, un'altra è dire che può farlo, magari compatibilmente con le risorse finanziarie (proprie o del ministero) e con l'organico.

Purtroppo la seconda lettura è quella corretta.(e darà luogo anche a pasticciate trattative con i dirigenti all'atto dell'iscrizione). Le 27 ore potranno essere erogate compatibilmente col numero di docenti che resteranno in servizio ma in "soprannumero", a seguito dell'introduzione del maestro unico con 24 ore nelle prime classi elementari.
Le richieste delle famiglie non saranno vincolanti per l'amministrazione che potrà esaudirle solo se disporrà di sufficiente personale in esubero ed è facile prevedere che il numero delle richieste accolte sarà alto il prossimo anno per poi calare drasticamente negli anni successivi, quando a fronte dei pensionamenti non si procederà a nuove assunzioni.

D'altra parte ciò viene ben chiarito in un precedente documento.
A pag. 12-13 del Piano Programmatico del Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca del settembre scorso è detto

quand'anche in via temporanea si determinassero situazioni di soprannumero ... si determinerebbe un'economia a seguito dell'utilizzo di tale personale... nella scuola primaria, per fronteggiare le richieste delle famiglie di un ampliamento del tempo scuola.

Non solo il verbale non aggiunge nessuna novità a questo proposito, ma il passo appena riportato smaschera l'operazione tentata da più parti di far passare l'accordo con i sindacati come un passo indietro del Ministro e un successo della trattativa.
L'operazione ben riuscita è solo quella mediatica che per il momento salva la faccia anche ai sindacati: i genitori possono coltivare l'illusione che sarà loro data la possibilità di scegliere il numero di ore dell'orario scolastico, salvo poi a trovarsi a maggio, con l'organico di fatto, dinnanzi ad una situazione differente per mancanza di personale, visto che non si può procedere a nuove assunzioni perchè non ci possono essere "in ogni caso nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica" (Legge 137, art. 2 bis).
Ovviamente le classi diverse dalla prima continueranno con il numero di ore loro assegnato fin dal primo anno per cui lo stravolgimento dell'attuale assetto si concretizzerà del tutto e sarà ben visibile tra tre, quattro anni.

L'accordo tra governo è sindacati c'è ma non lo si può mettere a verbale in modo trasparente. Non c'e' nessuna marcia indietro ma la consapevolezza che il ridotto numero di pensionamenti del prossimo anno farà partire la riforma in modo graduale, permettendo ai genitori di abituarsi al peggioramento del servizio. Questa è chiaramente la strategia mediatica del governo. Quale è quella dei sindacati?


Rina Calignano
Giorgio Metafune
Docenti


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