La bellezza che dà senso alla vita (2)
Marino Bocchi - 20-08-2002
Caro Mereghetti, la bellezza che dava senso alla mia vita, quando avevo la stessa eta’ che hanno oggi i suoi giovani di Rimini, quelli che lei giustamente ammira (e anch’io, le assicuro) era “Bandiera gialla”, la trasmissione radiofonica condotta da Renzo Arbore che mi risulta sia in questi giorni fra i ragazzi del Meeting, nei quali si riconosce e per i quali, con una punta di malinconia, ha detto che “se potessi scegliere vorrei che anche mio figlio fosse così.” Era la bellezza di una musica che cantava l’amore, la pace e l’abbraccio che per me, piccolo borghese timido timido, cresciuto poco e male, voleva dire che forse, da qualche parte, in un qualche futuro prossimo, anch’io avrei trovato un rifugio, l’abbraccio promesso. Caro Mereghetti, ciascuno ha la terra promessa che gli tocca: la mia, quando avevo la stessa eta’ dei suoi giovani di Rimini, e’ stata Bandiera gialla. Molto piu’ immaturo di loro (si figuri che fino all’adolescenza ho continuato a giocare con le pistole, mi mettevo in testa un cappellaccio e immaginavo di essere Ringo, quello di Ombre Rosse) non avrei mai seguito la parola di Don Giussani, se anche l’avessi potuta ascoltare. O forse si’, ma non la udii. E cosi’ mi abbandonai a Bandiera gialla. Vede, caro Mereghetti, converra’ con me che siamo di fronte ad un classico caso di tradimento dei chierici. Arbore ha regalato ai giovani della mia eta’ un sogno e oggi, che siamo molto piu’ vecchi, ce lo toglie, e io mi considero defraudato. Lei come si sentirebbe al posto mio? Ma lei ha Dio e io no e quindi non credo che mi possa capire. Lei ha tutte le ragioni per sentirsi appagato da questa “bellezza” che tra Pera, Berlusconi e Baget Bozzo vi avvolge. Io, che non ho fede, non comprendo che caspita c’entrino i suddetti con Dio. E neanche che caspita c’entri a questo punto Arbore con Bandiera gialla. Per quelli come me, non resta che continuare nella lunga traversata nel deserto. Ma non ci sentiamo disertori, come ha scritto un eremita su una parete della sua casa, secondo il racconto che ne fa Vittorio Messori, in uno splendido articolo sul Corriere che sicuramente lei avra’ letto. Arbore e’ un disertore perche’ al posto del deserto che ci aveva indicato quando eravamo giovani ha scelto il Paradiso. Noi, fra le dune infinite, ci accompagnano le note e le parole di Desolation Row, le uniche che ci sono rimaste da sempre ma dalle quali non diserteremo.
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 Gianni Mereghetti    - 28-08-2002
Carissimo Marino Bocchi,
innanzitutto mi scuso, perchè sono stato via e solo oggi ho visto la sua risposta alla mia lettera. La ringrazio dell'umanità con cui mi risponde. Non è facile in questo mondo vuoto trovare uno scambio umano, di quelli che ridanno speranza di un destino positivo. Quello che mi colpisce di quanto mi scrive è la sua sincerità, segno semplice di un cuore aperto alle sfide che la vita pone. E' così bello, lei che si dichiara senza fede, io che di fede, le assicuro, ne ho molta poca e tanto fragile, trovarsi a tu per tu condividendo il desiderio della vita, quello della felicità. Vede, questa è la questione seria, il mio, il suo destino, e non che c'entrino Pera, Baget Bozzo o Renzo Arbore con Dio. E' su questa domanda di destino che la vita rifiorisce e si apre ad una speranza nuova. Sono sicuro che potremo percorrerla insieme, anche se diversi sono i nostri passi.
Grazie ancora.
Gianni Mereghetti.

Mi permetta inviarle il saluto di don Giussani al Meeting. Sono certo che può esserle di aiuto in questo cammino

"Quello che voglio dirvi è come una rivincita più chiara e più profonda di quanto si possa pensare sull’apparente inutilità della vita, sull’apparente negatività dei progetti. Chi non l’ha provato, chi non l’ha mai sentito e quindi chi non l’ha mai fatto, dà adito di continuo nella vita a cose proprio brutte. La poesia più bella che c’è al mondo è quella di Dante Alighieri nel Paradiso, l’Inno alla Vergine, che non è interessata a nessuno per secoli e adesso è ricordata forse da qualche devoto discepolo di Benigni:
«Vergine Madre figlia del tuo figlio,/ umile e alta più che creatura,/ termine fisso d’etterno consiglio», indicazione ineluttabile di Chi ha fatto il disegno di tutto, del disegno di tutto l’universo, che ne è l’espressione. Infatti «tu se’ colei che l’umana natura/ nobilitasti sì, che ’l suo fattore/ non disdegnò di farsi sua fattura./ Nel ventre tuo», questi sono gli aspetti più affascinanti dell’espressione dantesca, «nel ventre tuo si raccese l’amore,/ per lo cui caldo nell’etterna pace/ così è germinato questo fiore», per lo cui caldo nell’eterna pace, senza pusillanimità, senza vergogna di bugia, senza inganno di nessun tipo. «Per lo cui caldo», caldo è la parola con cui è indicato tutto il fascino profondo e ineffabile di questa vita dell’universo a cui lo spirito dell’eterno ha dato inizio. «Qui» continua la poesia di Dante, «qui se’ a noi meridiana face/ di caritate», sei il punto sicuro di amore, «e giuso intra ‘mortali,/ se’ di speranza fontana vivace».
Ho voluto leggere queste righe o rileggerle - chissà quanti di voi le avranno già lette in questi giorni -, ho voluto leggerle proprio per questa idea, il mio augurio è tutto in questa idea: «Qui se’ a noi meridiana face/ di caritate e giuso intra ‘mortali sei di speranza fontana vivace».
Fra tutte le genti dell’universo sei fontana vivace di speranza, sei una sorgente continua della speranza, riproponi di continuo la speranza come significato del tutto, come luce della luce, come colore del colore, come l’altro dell’altro.
Sei di speranza fontana vivace: la speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante. Sei di speranza fontana vivace. Senza speranza, infatti, non esiste possibilità di vita. La vita dell’uomo è la speranza, perché è alla speranza che io invito i vostri occhi a guardare. I vostri occhi che sono stati drizzati in questi giorni da tante voci sentite. Tra i mortali Tu sei di speranza fontana vivace. La figura della Madonna è proprio la figura della speranza, la certezza che dentro i padiglioni - direbbero i medioevali - dell’universo sei la sorgente di acqua che si sente, che va giorno e notte, notte e giorno.
Che questa fontana vivace di speranza abbia ad essere ogni mattina, ogni mattina il senso della vita immediato più mordace e più tenace che ci possa essere. Siamo amici per questo. Restiamo amici; come restiamo amici? Non possiamo essere che amici per questo. Anche nella decrepitezza dei miei anni volevo dirvi che la speranza è una – una! -, quella che ha come contenuto totale nella sua oggettività l’imposizione che dà di sé al mondo la Madonna: Tu sei di speranza fontana vivace. Che questa fontana sia vivace tutte le mattine, la mattina. Da un po’ di anni mi sono diventati abituali questi pensieri: spontaneamente uno è come assalito dalla gioia che se anche dura qualche istante, dura qualche istante, ma come emergenza della verità di tutta la vita.
Sei di speranza fontana vivace. Vi auguro che abbiamo ad essere compagni, sentirci amici fino nel fondo del cuore anche se non ci conosciamo direttamente. Ci conosciamo indirettamente, ma ancora di più che se fosse direttamente. Fontana vivace, Vergine Madre, termine fisso d’etterno consiglio. Che roba! Dirlo dopo settant’anni è veramente impressionante. E’ evidente che non esiste niente di sicuro al mondo se non in questo. Ciao e scusate l’impertinenza. "