Fuoriregistro - 10-08-2002
(pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 maggio 2002, n. 105)


I sottoscritti cittadini italiani richiedono referendum popolare abrogativo - ai sensi dell'art.75 della Costituzione e in applicazione della legge 25 maggio 1970, n. 352 - sul seguente quesito:
"Volete voi l'abrogazione dell'art. 1 comma 1 della legge 10 marzo 2000 n. 62, titolata "Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione", limitatamente alle parole "e dalle scuole paritarie private"; del comma 5, limitatamente alle parole "Tali istituzioni, in misura non superiore a un quarto delle prestazioni complessive, possono avvalersi di prestazioni volontarie di personale docente purché fornito di relativi titoli scientifici e professionali ovvero ricorrere anche a contratti di prestazione d'opera di personale fornito dei necessari requisiti."; del comma 9, limitatamente alle parole "a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie";
dell'intero comma 13 (A decorrere dall'esercizio finanziario successivo all'entrata in vigore della presente legge gli stanziamenti iscritti nelle unità previsionali di base 3.1.2.1 e 10.1.2.1 dello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione sono incrementati, rispettivamente, della somma di lire 60 miliardi per contributi per il mantenimento delle scuole elementari parificate e della somma di lire 280 miliardi per spese di partecipazione alla realizzazione del sistema prescolastico integrato.); del comma 15, limitatamente alle parole "13 e") intesa a ristabilire il rispetto della disposizione contenuta nell'articolo 33, III Comma, della Costituzione"?
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La Repubblica, 10 agosto

La battaglia sull' articolo 18 si potrebbe combattere tra pochi mesi nelle urne. Sono arrivate in Cassazione le firme per i referendum di primavera su scuola, ambiente e lavoro, tra cui quello che prevede l' estensione dell' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori anche alle imprese sotto i 15 dipendenti. Il comitato promotore le ha depositate ieri, con il solito rito di furgoni, scatoloni e bandiere, che stavolta sono quelle di Rifondazione e dei Verdi, le due forze principali della nuova iniziativa referendaria. Dopo il filtro della Cassazione sarà la Corte costituzionale, entro il 20 gennaio, a stabilire se i quesiti sono tutti ammissibili. Intanto ci sono le firme, in qualche caso ben oltre le 500 mila necessarie. Per il quesito sull' articolo 18 ne sono state raccolte 705 mila. Appena 5 mila in meno per quello che chiede l' abrogazione dell' articolo 35 dello Statuto: niente più soglia dei 15 dipendenti per garantire ai lavoratori il diritto ad avere rappresentanze sindacali. Ci sono poi più di 500 mila adesioni al referendum a difesa della scuola pubblica, contro i finanziamenti dello Stato alle private. Si è conclusa con ampio margine anche la raccolta sui quesiti che riguardano la sicurezza alimentare (contro i limiti di tolleranza sui residui tossici alimentari), lo smaltimento dei rifiuti (contro l' impiego degli inceneritori) e sull' elettrosmog (contro l' obbligo per i proprietari di fondi di dare passaggio alle condutture elettriche). Per il portavoce dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio i referendum ecologisti rappresentano «600 mila firme contro Gasparri, che decreta sulla proliferazione delle antenne, e Sirchia, che sugli ogm passa sopra il principio di precauzione». Il Codacons però storce il naso: «Perché politicizzare i quesiti ambientali, su cui potremmo avere l' appoggio di alcune forze della maggioranza?». Ma i piccoli dissidi interni al comitato promotore, per giunta sui referendum «di contorno», sono niente rispetto ai problemi veri. Come si muoverà la Cgil sull' articolo 18? Cosa farà l' Ulivo? «Finora il centrosinistra non ha mosso un dito», è il lamento di Pecoraro Scanio, secondo il quale il rischio è che «mentre noi continuiamo a fare i girotondi, al governo si fanno i fatti propri». Che sui temi del lavoro la Margherita abbia già detto "no", e che i Ds (a parte la corrente di Salvi che ha partecipato alla raccolta delle firme) siano freddi o contrari, a Rifondazione poco importa. «Il dissenso dell' Ulivo era prevedibile, ma non preoccupa - dice il deputato Alfonso Gianni - perché questo referendum sottrae definitivamente la questione dell' articolo 18 alle logiche di contrasto fra le forze politiche e la rimette nelle mani della gente». Il vero cruccio di Rifondazione è invece l' ostilità di Cofferati, ma il Prc non vede e non vuole conflitti. Anzi prova a rivoltare lo scenario: «Più che un rifiuto - dice ancora Gianni - quello di Cofferati lo vediamo come un "ni". L' atteggiamento della Cgil cambierà quando risulterà chiaro che il nostro referendum rafforza la battaglia abrogativa del sindacato, che non potrà arrivare alle urne prima del 2004». E lo stesso Fausto Bertinotti rilancia la parola d' ordine dell' integrazione: «La proposta della Cgil per la tutela dei "co.co.co.", i collaboratori coordinati e continuativi, non è in conflitto con i nostri referendum, è un obiettivo ulteriore». Intanto per i referendum sul lavoro si è già costituito il comitato per il no, presentato dai radicali in contemporanea alla consegna delle firme. «No ai quesiti comunisti - è la bocciatura del segretario Daniele Capezzone - perchè vanno nella direzione opposta a quella giusta: non danno più diritti, bensì meno libertà». Ma tra i promotori dei referendum anche il comitato per il no è il benvenuto, «perché la partita del referendum si giocherà sul quorum».

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