Le contraddizioni di un ingenuo
Vittorio Delmoro - 29-10-2007
L'ingenuo sono io.

Un anno fa, nel tenere alcune assemblee sindacali in occasione del rinnovo delle RSU, caldeggiavo l'annunciata manifestazione nazionale contro la Finanziaria delle lacrime e sangue e mi trovavo di fronte a un sano scetticismo (ma se abbiamo eletto noi questo governo! Vuoi far tornare Berlusconi?).

Ciononostante dalla mia scuola in un decina ci apprestavamo a venire a Roma il 17 dicembre per gridare tutta la nostra rabbia e il nostro sconforto, quando tutto fu annullato e ci tenemmo così i tagli e tutto il resto.

Dal nazionale ci spiegarono che oramai la legge era passata e che comunque qualcosa s'era portato a casa e inoltre il governo era salvo.

Sono tornato da Roma poche ore fa, dove i nostri dirigenti nazionali c'hanno convocato per un'altra manifestazione contro la Finanziaria di quest'anno; stavolta dalla mia scuola eravamo in due, da tutta la provincia in tredici ed io ero l'unico della CGIL! Nel partire eravamo tutti coscienti di stare compiendo un dovere : i miei colleghi CISL, per lo più funzionari a vari livelli, obbedivano a un ordine esplicito del loro segretario nazionale; io solo alla mia coscienza, visto che i miei funzionari tutti a casa stavano!

Roma c'ha accolto con una radiosa giornata, calda e luminosa, ma il concentramento a piazza Bocca della Verità era desolante : non più di alcune centinaia di persone a un quarto d'ora dalla partenza del corteo; erano più i palloncini che si stagliavano verso un cielo azzurrissimo, che le mani per reggerli.

La sfilata (meglio chiamarla così) appariva più coreografica, con la banda della città di Falerna in testa, seguita da un cordone sindacale a protezione dei segretari nazionali (cui più avanti s'aggiungeva Bonanni, preso di mira da televisioni e microfoni), sospinto da un nugolo di attivisti delle tre sigle sindacali, che si sforzavano di gridare qualche slogan nei punti nevralgici e da una tromba solitaria che suonava la carica.

Il resto era un rado serpentone folto di bandiere, palloncini e cappellini, assordato solo dal suono dei fischietti.

In tutto qualche migliaio di persone, più sud e centro che nord, tanto che il palco dei comizi in piazza Navona era stato saggiamente posto a metà e i partecipanti non riempivano neppure la metà del resto.

Praticamente nessuno slogan, sparuti cartelli solo targati CISL, più allegria che rabbia, più sconforto metabolizzato che entusiasmo; addirittura un sano cinismo e appropriata ironia, quando la speaker ci ha accolto calorosamente parlando di piazza piena e di sciopero riuscito al 70%; ironia trasformatasi in sguaiata risata quando il segretario UIL ha detto che eravamo in 50 mila!

Bene - ho pensato - questo salva la categoria : la coscienza del vero motivo per cui eravamo lì. Stavamo compiendo un rito!

Prima di tutto un rito politico : non si poteva dare l'impressione che questa nuova Finanziaria, che non mette a bilancio le risorse per i nuovi contratti e taglia altri 33 mila posti nella scuola, fosse accettata in nome del governo amico; anche se dal palco sono giunte parole di una contraddizione palese (Panini : noi non vogliamo far cadere il Governo, ma mandargli un telegramma alto e forte... Pirani : questa manifestazione non è contro il governo, ma... - Bonanni : questa manifestazione è contro il governo e Prodi batta un colpo...).

Poi un rito sindacale : siccome l'oratore ufficiale era Bonanni, la CISL s'è data da fare per portare davanti al palco più gente possibile (seppure poca), mentre UIL e soprattutto CGIL hanno mobilitato il minimo indispensabile per non fare una brutta figura confederale.

Infine un rito mediatico : nel momento in cui tutta la politica sta crollando, in cui la confusione regna sovrana, in cui il governo traballa più d'un tarantolato e ciascun partito, gruppo o lobby sta cercando un riposizionamento in vista delle imminenti elezioni, anche il sindacato vuole essere della partita e ti snocciola una serie di scioperi e manifestazioni impressionante, anche se noi semplici iscritti non ci raccapezziamo più (pensa tutti gli altri!).

Una signora, incrociando il corteo sul marciapiede di Corso Vittorio, borbottava a voce alta e per un lungo tratto : li avete votati voi, eh! Fotografava così la contraddizione che stavamo rappresentando agli occhi della gente comune.

Di più: ma se avete appena firmato un contratto che vi dà 140 euro in più! Più del resto del pubblico impiego, più dei miseri 30 euro regalati dai padroni nazionali ai nostrani metalmeccanici e comunque più di quello che chiedono i loro sindacati!

Una mia collega, compagna di lotte antimorattiane, ha detto che avrebbe voluto bucare le gomme del nostro pullman, un'altra spaventata alla sola possibilità d'un ritorno di Berlusconi ha provato a perorare l'errore dello sciopero, mentre mia moglie continua a ripetere che a votare non ci va più.

Perché mi sono fatto strumento di contraddizioni più grandi di me?

Perché ho prestato e presto ancora il mio corpo, la mia voce ad una causa persa?

Non sono pentito d'essere andato a Roma : ho fatto una bella passeggiata in centro, ho assistito ad una sfilata di moda da parte degli invitati alle nozze che stavano per celebrarsi nella chiesa di Piazza Navona, ho attraversato i fori imperiali nel tiepido tramonto, ho viaggiato comodo e largo (!) su un bel pullman pagato dal sindacato.

Sono pentito d'essere andato a Roma credendo si trattasse d'una forma di lotta : il solito ingenuo!

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 da Tuttoscuola    - 29-10-2007
Segnalazione che riceviamo e segnaliamo - Red

Uno sciopero nel vuoto

"Prodi, se c'e', batta un colpo". Con questo appello il segretario generale della CISL Raffaele Bonanni ha concluso il suo intervento di fronte ai 50.000 (cifra di fonte sindacale) partecipanti alla manifestazione nazionale svoltasi a Roma in occasione dello sciopero del personale della scuola, proclamato dai sindacati confederali e dalla Gilda per protestare contro la legge finanziaria 2008, che non contempla risorse per il rinnovo del contratto (biennio 2008-2009).
Ma al di la' del numero effettivo dei partecipanti alla manifestazione, e della stessa percentuale di lavoratori che hanno aderito allo sciopero, occorre capire se e in che misura questa iniziativa di protesta possa effettivamente sbloccare la situazione.
E' vero che proprio il giorno prima il governatore della Banca d'Italia Draghi aveva riconosciuto che i salari italiani sono tra i piu' bassi in Europa, ma e' anche vero che lo stesso governatore, in sintonia con il ministro Padoa-Schioppa, individua nel contenimento della spesa pubblica la ricetta piu' efficace per riequilibrare i conti dell'azienda Italia. E la spesa per gli stipendi del personale della scuola e' una componente importante della spesa pubblica (ca. 39 miliardi di euro l'anno).
D'altra parte il recente "Quaderno bianco" sulla scuola, realizzato in collaborazione tra i Ministeri dell'Economia e dell'Istruzione, con la sua insistenza sugli squilibri e le diseconomie che caratterizzano la spesa per l'istruzione, non lascia spazio alla prospettiva di aumenti salariali sganciati da sostanziose operazioni di razionalizzazione (leggasi "tagli") della spesa corrente, con particolare riferimento a quella per gli organici.
Insomma, e' probabile che di fronte ai sindacati della scuola si apra un percorso difficile, e non breve, di negoziati all'insegna dello scambio tra l'ulteriore contenimento degli organici e aumenti degli stipendi basati sul merito. Del resto se si comincia davvero a punire i (pochi) prof "fannulloni", perche' non premiare quelli piu' meritevoli (che sono molti di piu')?
Ma se poi l'incremento salariale proposto dal Governo si concretizzasse solo in alcune decine di euro pro capite (per il segretario della Cisl Scuola Scrima "8 euro di aumento contrattuale per i prossimi due anni e' soltanto provocatorio e offensivo"), che non coprono nemmeno il recupero inflazionistico, allora diventerebbe difficile parlare di merito.
Insomma, lo sforzo ci vuole da tutte e due le parti.

 Redazione    - 29-10-2007
La medesima manifestazione vista dalla Flcgil

 Maria Grazia Fiore    - 29-10-2007
Caro Vittorio,
ogni ideale si nutre di quella ingenuità indispensabile a farcelo sentire tale.
Troppe volte quelle grida di rabbia e di sconforto ci sono rimaste in gola grazie all'accordo dell'ultimo momento con cui "qualcosa si portava a casa"...
I compagni, gli amici, i colleghi non sono comparse da utilizzare nel momento in cui i quadri dirigenti decidono che è il momento di mostrare i muscoli (ma non troppo che, altrimenti, torna Berlusconi)...
Questi quadri dirigenti sempre più lontani da una base strumentalizzata, rabbonita, raggirata, elusa a seconda delle convenienze...
Se e quando dovesse tornare Berlusconi o chi per lui, cari tutti, non sarà colpa di alcuna manifestazione di piazza (sia essa sindacale o ispirata da quell'antipolitica dietro cui è così comodo trincerarsi) ma di un governo contraddittorio e schizofrenico, nato da una coalizione impossibile.
Non c'è stato alcun mutamento sostanziale nella politica scolastica dell'attuale governo rispetto al precedente. E nessuno mi venisse a citare le dichiarazioni pubbliche di Fioroni perché sappiamo quale riscontro hanno avuto nei provvedimenti legislativi.
La Pubblica Istruzione è destinata a morire (nel senso proprio di scomparire) democristiana.
Capisco la tua amarezza ma l'amaro calice ormai è di rito.

 Sandra Coronella    - 30-10-2007
Spesso in passato mi sono trovata in sintonia con gli interventi di Vittorio Delmoro. Ed è la sensazione che ho avuto anche stavolta iniziando la lettura del suo intervento.
Poi no.
Anch'io sono andata a Roma sabato scorso alla manifestazione, ci sono andata da sola pagandomi il prezzo del treno (ho deciso di farmi un regalo). Dalla mia provincia non si è mosso nessuno.
Ho deciso che volevo esserci. E sono partita con un po' di tristezza e anche rabbia. Tristezza per quelli che non c'erano. Rabbia anche verso tutti quelli con cui tante volte mi era toccato polemizzare in occasione degli scioperi revocati o non dichiarati. Dov'erano?

Ecco. Questo è il punto. Il primo in cui mi trovo in disaccordo con Vittorio.
Se il numero dei partecipanti non era quello che poteva essere, significa che lo sciopero era sbagliato?
Non credo. Mi sto ancora chiedendo il perché di certe assenze, ma non vedo perché debba avere ragione chi non c'era, piuttosto che chi ha deciso di andare.

Ma prima di tutto vorrei dire che il "quadro" dipinto da Vittorio è forse un po' falsato dal suo stato d'animo.
Non eravamo magari 50.000 ma non eravamo pochi, e il fatto che fossero numerosi i colleghi di cisl e uil non mi dispiace affatto. Siamo ben strani, però...preferivamo che non ci fossero?
Mi stupisce anche che Vittorio, che di politica ne capisce, non faccia una riflessione un po' più attenta anche sulla posizione della cisl (dopo tutto il ministro della PI non è certo uno di Rifondazione, no?).
E non mi pare neppure che sia stato un corteo "moscio".
Piuttosto la sentivo una manifestazione allegra, disincantata, "laica", di gente che ha capito che non
si può e non si deve delegare niente a nessuno. E che quindi, sempre e comunque, con la pioggia o con il sole, c'è da star svegli e da marciare.

Ciò che scrive Vittorio, a cui mi sento vicina per "simpatia" da tempo, politicamente mi fa un po' arrabbiare (e spero che lui non me ne voglia).
Per cosa si fanno le manifestazioni?
Che significa parlare di "un rito"...politico, sindacale, o mediatico?
La manifestazione è un momento in cui ci si fa sentire, in cui si cerca di presentare la propria volontà, le proprie richieste, all'opinione pubblica e a chi governa.
Questa manifestazione è servita a qualcosa?
Ho visto servizi ben fatti in quasi tutti i telegiornali, pur essendo una giornata "difficile" perché occupata dalla "nascita" del partito democratico.
Ho fatto la rassegna stampa ed ho trovato su tutti i giornali d'Italia, di qualunque orientamento, la notizia di 50.000 manifestanti e le richieste (almeno queste, spero, condivisibili) espresse da Enrico Panini ma anche da tutta la manifestazione.
E' una cosa che non conta?
A me non pare. Perché se no davvero manifestare sarebbe inutile, basterebbe scrivere un documento e spedirlo via posta.
Ma allora perché tanti compagni, Vittorio compreso, hanno tante volte espresso il desiderio e il bisogno che si "andasse in piazza"?
Non credo e non voglio pensare che fosse solo per regalare a sé stessi una giornata gratificante.
Non contano solo i nostri stati d'animo, conta l'effetto politico delle cose.
E quindi mi chiedo anche con stupore e un po' dispiaciuta: a che cosa serve, ora che la manifestazione c'è stata, uscire con una presa di posizione come questa di Vittorio, che la sminuisce e quasi la mette in ridicolo?

Infine sui contenuti politici davvero non capisco più niente. Non capisco Vittorio e non capisco diversi altri interventi che mi capita di leggere.
Ebbene, c'è un governo di centro-sinistra.
Chi mai ha detto, chi mai ha pensato che questo debba significare per il sindacato, ma più in generale per noi tutti, star zitti e "mandar giù" qualsiasi cosa?
E d'altra parte, chi l'ha detto che portare avanti degli obiettivi, chiedere il rispetto dei programmi e delle promesse fatte...la più recente l'intesa sulla conoscenza...significhi far male al governo?
E perché mai conservare la propria indipendenza di giudizio e la propria autonomia dovrebbe essere un "rito" e dovrebbe essere dipinto come un balletto falso?

Personalmente (mi scuso per la parentesi personale, ma su queste colonne siamo ormai in tanti, spesso, ad esprimere anche cose personali) non la penso così; partendo dal mio punto di vista professionale e personale ho scritto in questi mesi cose anche dure verso il ministro e il governo, sia sui problemi finanziari delle scuole che su altre cose, e li ho pubblicati qui come in altri siti.
Se non fossi convinta delle mie idee, e se non ritenessi irrinunciabile la mia libertà di pensiero, non l'avrei fatto.
Sono contenta, molto contenta e orgogliosa che il mio sindacato la pensi allo stesso modo.

Se un appunto mi sento di fare alla manifestazione di sabato è che è stata giocata quasi interamente sui temi economici (il contratto e la finanziaria). Sono convinta che sarebbe stata più partecipata se si fosse dato più voce ai temi professionali, o se li si fosse meglio esplicitati, anche se è ovvio che sono strettamente legati perché parlare di finanziaria e di soldi significa anche parlare di organici, così come di precariato, e di dignità professionale. E per questo il momento mi sembra quanto mai opportuno.

Poi sui contenuti ci siamo arrangiati, perché in uno dei gruppi di testa anche stavolta ho sentito scandire: "Laica pubblica e di qualità, la scuola che vogliamo è questa qua".
Mi pare che ci sia tutto, e non riesco a vedere una ragione al mondo per cui non fosse il caso di andare a Roma ancora una volta, come due anni fa e come tante altre volte, a gridarlo insieme ai compagni e ai colleghi che hanno voluto esserci.

L'unica cosa che mi dispiace è di non aver potuto conoscere personalmente Vittorio.
Ma sono certa che per entrambi ci saranno altre occasioni.

 Emanuela Cerutti    - 30-10-2007
Il dialogo è una cosa santa, la bacchettata no. Nel leggerti, Sandra, ho provato questa sensazione antipatica dell'"attenzione a non uscire dal seminato" che mi ricorda altre esperienze passate e altri tempi. Le parole di Delmoro non sono isolate e non basta sgridarlo per far rientrare malumori diffusi proprio nella stessa base sindacale. In questi ultimi mesi anche all'estero, durante le assemblee o i coordinamenti, le voci sono unanimi: pessimo contratto, e allora perchè firmarlo, pessimi accordi, e allora perchè approvarli e chiedere poi la ratifica popolare, pessime idee di scioperi dell'ultimo minuto, separati dal pubblico impiego, messi in giornate infelici, al punto che si è cercato di incentivarli con il Progetto Scuole per l'Africa, come se si potessero sovrapporre cuore e portafogli, attività sociali e istituzionali. C'è confusione e c'è sfiducia: occorrerebbe prenderne atto, anzichè ignorarle o criticarle. Ottima la compresenza sindacale, anche se a volte un pò ridotta ai soliti che contano: ho però più volte sentito rappresentanti flc dichiarare la necessità del sapersi accordare, se si vuole ottenere qualcosa, la necessità di abbassare magari il tiro delle proposte per evitare di essere messi all'angolo. L'ultima volta proprio in occasione dello sciopero del 27: scelta infelice, lo sappiamo - dicevano durante un incontro - fosse stato per noi avremmo fatto diversamente ma occorrono compromessi. Ecco: devo dire che ho apprezzato, per lo meno, l'onestà delle dichiarazioni, perchè, per lo meno, si aprono al dialogo, e accettano il rischio della domanda: ma siamo sicuri che ne valga la pena?

 Sandra Coronella    - 31-10-2007
Cara Emanuela, non vedo proprio a che titolo potrei bacchettare Vittorio, e soprattutto non capisco perché controbattere chi si lamenta debba sempre avere il sapore – per alcuni – della censura.
Mi pare un pregiudizio.
Per il resto, ciò di cui si stava discutendo era l’utilità della manifestazione di sabato, e anche il rapporto fra il fatto che c’è un governo di un certo colore e in una certa situazione e l’opportunità di manifestare. Non ho capito tu che ne pensi.
Parli di pessime idee di scioperi dell’ultimo minuto separati dal pubblico impiego.
Sull’ultimo minuto direi che è falso. La manifestazione è stata indetta il 3 ottobre, lo sciopero proclamato il 12, al termine delle procedure di legge.
Quanto al pubblico impiego, se vuoi ti cerco in rete la miriade di proteste l’ultima volta che ci siamo aggregati ad uno sciopero generale che non ci permetteva di far emergere le nostre specificità sui problemi della scuola (parlo del periodo Moratti).
Su ciò che scrivi in merito al contratto e altro, io non ho riscontrato le stesse situazioni, che tu definisci generalizzate, ma ovviamente non nego che le abbia riscontrate tu.
Può essere una discussione interessante, se l’approfondiamo.
Ma non è su questo che ho provato soltanto a rispondere nel merito a Vittorio.
Discutere sempre in termini generali, abbi pazienza ma per me è complicato e frustrante.
Con un’esperienza ormai di anni mi sento di dire che così non si arriva a niente.
Ci si sfoga, ma non si riesce a dialogare. Questo è il vero problema di tante discussioni in rete.
Non questa accusa, che tu mi rivolgi, di aver voluto “sgridare” qualcuno. Accusa che – scusami – trovo davvero ingiusta ed anche offensiva e inoltre non credo proprio che Vittorio si sia sentito sgridato da me.

 Giuseppe Aragno    - 01-11-2007
Cara Sandra, lo so, giocare a nascondino è divertente, però non ci si dovrebbe offendere se qualcuno alla fine ci scova. Tu invece lo fai. Tu sostieni che discutere sempre in termini generali è per te complicato e frustrante. Però poi è quello che fai e ci metti su un lungo commento. Siamo d'accordo: così non si arriva a niente e, per favore, lascia perdere il "colore" del governo: non c'è nulla di più spaventosamente generico. I governi, lo sai, si giudicano dai fatti.
Vittorio Delmoro – tuo compagno di lotte nella “ vostra” Cgil – non si lamenta, come lasci intendere, facendo torto - scusa la franchezza - alla tua intelligenza. Vittorio dissente e lo fa “storicizzando”. L’anno scorso, intanto. Si batte nelle assemblee perché in testa ha un’idea di sindacato: Prodi vara la “Finanziaria lacrime e sangue” e lui lavora tra i colleghi perché l'annunciata “manifestazione nazionale contro” riesca al meglio. Passa invece un’idea “politica” di sindacato: “questo governo l’abbiamo eletto noi! Vuoi far tornare Berlusconi?”. E’ questo, ti chiedo, un lamento, o non è per caso un’amara contestazione? Esiste un “governo amico” e vi tirateindietro di fronte a una legge profondamente iniqua. Sono due idee di sindacato, Sandra. E contrapposte. Tra le due, passa - anche questa è storia - quella “snaturante”, si fa una scelta politica contro i lavoratori e Vittorio ve ne chiede conto. Non si lamenta. Vi accusa: se l’anno scorso eravamo in dieci, pronti a venire a Roma per gridare la rabbia e lo sconforto e oggi siamo in due, la colpa è vostra; voi avete annullato la manifestazione, voi avete spiegato ai lavoratori “che oramai la legge era passata e che comunque qualcosa s'era portato a casa e inoltre il governo era salvo”. Questo non è un lamento, cara Sandra, ma una risposta alla tua domanda strumentale e pretestuosa: “dov’erano i lavoratori con cui tante volte mi era toccato polemizzare in occasione degli scioperi revocati o non dichiarati?". Dov'erano? Li avete delusi, stancati, mortificati e non vi credono più. E i casi sono due: o Vittorio che qui, su “Fuoriregistro” ha mille volte difeso l’indifendibile, è improvvisamente impazzito, o siete riusciti a stancare anche lui, che vi ha seguito con la passione ingenua dei “credenti”. A me non fa piacere che sia andata così – non c’è gusto ad aver avuto ragione se poi si va allo sfascio – ma questa dovrebbe essere la causa della tua rabbia e a Vittorio, tu, dovresti dar ragione. Non è tutto. C’è di più, se leggi con la dovuta attenzione e ti eviti la retorica della militante che si paga il viaggio e va a Roma e fare il suo dovere, te ne accorgi: “i miei funzionari – scrive Vittorio - tutti a casa stavano!” Tu questo lo chiami lamento? Ed è un lamento constatare che Panini, il quale non sa a che santo votarsi, in piazza cincischia e precisa: “noi non vogliamo far cadere il Governo”? Il sindacato, lo sanno tutti, e Panini dovrebbe ricordarlo, fa guerra senza quartiere a un governo che non mette a bilancio le risorse per i nuovi contratti, taglia altri 33 mila posti nella scuola e finanzia il privato a scapito del pubblico. Tu, Sandra, correttamente affermi che manifestare vuol dire lottare, altrimenti “sarebbe inutile, basterebbe scrivere un documento e spedirlo via posta”. Panini però ti smentisce - e Vittorio si indigna - perché la gente in piazza lui la chiama, e cito testualmente, per “mandargli un telegramma” a questo bel governo. Certo, “alto e forte...”, ma telegramma, Sandra! Non è Vittorio a ridicolizzarla, no: la manifestazione è irrimediabilmente ridicola. Per favore, mettetevi d’accordo una volta per tutte e, in quanto a te, non fare l’offesa. Non serve, non paga: ancora un po’ e il saggio compagno che puntava il dito contro le “teste calde” avrà modo di tirare le somme. E come lui, tanti, Sandra. Troppi per far finta che nulla sia accaduto in questo micidiale anno e mezzo, coi fischi nelle fabbriche, la rottura con la Fiom e il terremoto sul welfare. Troppo, credimi, veramente troppo per continuare a giocare a nascondino.

 Emanuela Cerutti    - 01-11-2007
Le impressioni non sono giudizi personali: sono semmai angolature da cui leggere quanto accade e che va oltre noi: oltre la singola espressione, oltre la singola discussione, le impressioni nascono da un contesto generale, dove un particolare si affianca a un altro e disegna un quadro.
Dalla mia angolatura vedo cose che mi preoccupano: dal sorpreso “ma tu remi contro?” a chi, durante l’assemblea sindacale di presentazione del referendum porta, in sede di discussione, le ragioni del “no”, al silenzio su dati significativi nel loro piccolo (ad Atene, per fare un esempio, sui 40 aventi diritto al voto della scuola statale italiana ci sono stati 22 votanti e di questi 18 hanno espresso voto contrario, 3 favorevole, 1 nullo); all’intervento di chi sostiene che questo è un orribile contratto, senza contraddittorio alcuno. Questi particolari non entrano in un processo di autocritica, restano lì, ma senza possibilità di presa in carico, anzi normalmente considerati le eccezioni che confermano la regola di una bella e santa unità di intenti, e poi lasciati cadere.
Eppure, condivido, solo con un’attenta disamina dei mille particolari il discorso “generale” smetterebbe di essere teorico e diventerebbe reale, cioè utile, interessante, capace di capire e cambiare le cose.
Il rischio che la mia esperienza particolare mi porta a vedere e che la mia impressione generale mi porta a estendere non è tanto la delusione, quanto la perdita di fiducia in quella che dovrebbe essere un’autentica logica politica e sindacale, Condita da vere e proprie offese, come capita quando qualcuno ci avvisa che “ il risparmio mancato (1.402 milioni euro a regime) e' stato - - abbonato per la rata di quest'anno, ma - ahimè - spalmato sul prossimo triennio con un percorso di razionalizzazione nella misura di 11 mila unita' in ragione d'anno scolastico, per il triennio 2008-2010, per realizzare la riduzione complessiva di 47 mila unita' a regime nell'a.s. 2010-11"
Così le cose non cambiano, semplicemente ci si accontenta di farle apparire in un altro modo, che non è esattamente quello della scuola, pubblica e ricchissima, che vorrei.
Il sindacato è d'accordo?

 Vittorio Delmoro    - 02-11-2007
Forse, cara Sandra, le mie riflessioni erano dettate da uno stato d’animo che, come dice Emanuela, appare molto diffuso nella categoria; ma quello che volevo sostenere nasce esattamente da una frase che pure tu hai detto : Dalla mia provincia non si è mosso nessuno.
Perché dunque da una provincia italiana (e chissà da quante altre) e neppure dalla meno sindacalizzata nessun lavoratore della scuola sente la voglia, direi addirittura il bisogno, di andare a Roma a manifestare per una finanziaria migliore?
Sono forse diventati tutti così estremisti da snobbare i confederali?
O sono, al contrario, diventati tutti così indifferenti, sfiduciati, qualunquisti da ritenerla una manifestazione inutile?
O addirittura si sono iscritti tutti al Partito Democratico per cui non si può manifestare contro il nostro governo?
Sarei curioso di sapere come interpreti i comportamenti dei tuoi colleghi provinciali.
Personalmente ritengo che i motivi sussistano tutti, con l’aggiunta di altri ancora; in altre parole sono più i motivi per non andare a Roma, che quelli per andarci!
Diciamo dunque che la situazione non è delle più favorevoli.
Ma qui entrano in gioco le scelte sindacali.
Non concordo con Emanuela sulla povertà del contratto appena sottoscritto: qualunque contratto non può essere giudicato asetticamente, partendo dai desideri; bisogna contestualizzarlo, considerare la situazione generale, i rapporti di forza espressi, la tenuta della categoria ed altro.
Personalmente credo si tratti invece di un buon contratto e parte dunque da qui l’analisi dello strano comportamento sindacale.
Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre si sono svolte in tutte le scuole migliaia di assemblee sindacali sul cosiddetto pacchetto welfare, nelle quali il sindacato ha chiesto (ed ottenuto – da noi non ci sono metalmeccanici) un voto favorevole, considerando appunto che di più non si era riusciti a strappare al tavolo della concertazione (tralascio ovviamente la questione se quel tavolo si dovesse attivare o meno).
Una settimana dopo si firma un contratto scaduto da quasi due anni, che il sindacato rivendica come una mezza vittoria.
Passano pochi giorni ed ecco la mobilitazione sulla Finanziaria.
Mobilitazione?
Finché si tratta di scrivere comunicati, magari infuocarti, produrre documenti e fare interviste i nostri dirigenti non sono secondi a nessuno (è questo, Sandra, il valore dei pronunciamenti?); ma quando si tratta di muovere il culo (mi scuso per la volgarità che qualcuno ravviserà) la faccenda cambia.
Come si fa ad indire uno sciopero e ad organizzare una manifestazione nazionale senza la debita preparazione?
Per prima cosa bisognava fare (rifare) le assemblee in tutte le scuole; anzi, bisognava farne di più di quelle fatte sul welfare (visto che a volte sono state zonali); spiegare bene le motivazioni, chiarire l’apparente contraddizione, confutare i media, anche per le esagerazioni che avevano scritto sul contratto.
Spiegare il contratto e mobilitare sulla Finanziaria rappresentavano due motivi più che validi per tornare nelle scuole di tutta Italia. E invece?
Invece assemblee zero (erano pure finite le ore a disposizione); quadri sindacali stanchi per il tour de force appena sostenuto, colleghi tranquillizzati dalle notizie giornalistiche sui fasti del contratto. Tutte cose arcinote ai dirigenti nazionali. Però?
Però la cosiddetta mobilitazione parte comunque a tamburo battente, con una fretta e una determinazione che, siccome appena lo scorso anno di fronte ad una Finanziaria ancora peggiore non si era vista, appare oggi molto sospetta.
Per cui mi arrischio in certe interpretazioni che i vertici avrebbero tutto l’agio a smentire.
Chi soffia sul fuoco? La CISL.
Perché lo fa? Per questioni prettamente politiche.
Quali sono? La contrarietà alla nascita del Partito Democratico? L’avversione a ministri DS come Nicolais? La volontà di recuperare consenso rispetto alla CGIL?
Ed ecco che dalla segreteria parte l’ingiunzione a tutto il territorio di venire a Roma, senza badare a spese; ecco che viene addirittura mobilitato Bonanni, il quale infischiandosi (forse) degli accordi confederali spara a zero contro il governo, se la prende con qualche ministro (ma non con Fioroni, che nei cartelli targati CISL appare come un poveraccio senza soldi a disposizione), fa la parte dell’estremista di turno, salvando solo Prodi, cui chiede espressamente di farsi sentire.
Come vogliamo chiamarlo, cara Sandra, tutto questo? A me sembra un chiaro gioco delle parti, nel quale i manifestanti romani officiano un rito.
Non voglio essere frainteso.
Chi è partito dalla Sardegna, dalla lontana Sicilia, dal Friuli, chi come me e te ha sentito il richiamo del dovere e magari dell’ideale era mosso da ben altre motivazioni e io mi domando fino a quando varrà la pena di fare tutti questi sacrifici, le notti insonni, i viaggi estenuanti, le marce rituali, magari rabbiose, magari gioiose, se le ragioni dei dirigenti sono così divaricate.
In quel corteo, in quella piazza di una Roma primaverile mi sono sentito burattino (ingenuo) nelle mani di pupari con ben altre mire.
Ma perché questo mio sproloquio non porti ulteriore acqua all’onda dell’antipolitica (dov’era durante il quinquennio berlusconiano?), affronto di petto la questione del merito : la Finanziaria che non stanzia le risorse per il rinnovo contrattuale e che taglia (ancora!) gli organici.
Gli esiti (attesi) della manifestazione e dello sciopero di sabato (dei 50 mila in piazza strombazzati dai media per ossequio sindacale e del 60/70 per cento di scioperanti) stanno nella modifica della Finanziaria?
Pensiamo che basti aver officiato quel rito?
Se basterà, allora significa che il rito era inutile, che sarebbero state sufficienti le minacce, i proclami, i documenti; se non basterà, com’io ritengo, significa che si tratta solo di un primo appuntamento, di un inizio di percorso che, cominciato in sordina (quanto a numeri e impegno) si ingrosserà man mano fino a giungere (udite, udite) ad uno sciopero generale nazionale.
È pensabile nel mese e mezzo in cui la Finanziaria sarà discussa?
È pensabile nelle due settimane al termine delle quali (a detta di Berlusconi) il governo cadrà?
È pensabile in questa precaria situazione in cui si sta appesi al voto di un dipietrista, di un diniano, di un mastelliano?
Certo che no, suvvia!
Perché se solo si arrivasse davvero a quello sciopero generale, il governo cadrebbe all’istante, visto che il sindacato confederale (CGIL in particolare) ne rappresenta una solida gamba.
Eccolo, allora, il gioco delle parti : se la Finanziaria cambierà qualcosa (magari non 33 mila posti tagliati, ma 20 mila; magari non tutte le risorse per i rinnovi, ma un pochino o la loro promessa), il merito sarà tutto del sindacato e della pseudomobilitazione; altrimenti si incasserà (come lo scorso anno) la sconfitta, in attesa di tempi migliori (il ritorno all’opposizione), tra lo sbraitare della CISL e il sopire della CGIL.
Eccola qua la contraddizione principale : se il sindacato mette in campo tutta la forza di cui davvero dispone, invece che ottenere ciò che chiede fa cadere il governo (amico); se propone solo le mobilitazioni per il rito mediatico ottiene le elemosine o niente del tutto.
Una contraddizione derivante dalla natura di questo governo, sbilanciato a sinistra, ma messo davvero a rischio dal centro, e dai numeri risicati consegnatici dal voto.
Perché noi lavoratori della scuola pensiamo di avere tutte le ragioni dalla nostra a rivendicare quello che ci appare più che giusto; ma anche i colleghi del pubblico impiego hanno le loro valide ragioni, e i pompieri, i poliziotti, gli infermieri; i pazienti che non vogliono pagare il tiket, i sindaci che vorrebbero assumere più vigili, i magistrati che abbisognano di cancelleria e cancellieri, le famiglie bisognose, gli incapienti, i pensionati, le famiglie numerose, quelle col mutuo che lievita, quelle che non arrivano a fine mese; e l’elenco sarebbe ancora lungo.
Per soddisfare tutti questi impellenti bisogni e le giuste rivendicazioni di tutti non dovremmo avere neppure un euro di debito; e allora?
Chi prima e chi dopo? Quanto ad uno e quanto all’altro? In questo si gioca la politica e la differenza fra i governi.
Purtroppo in questo che abbiamo contribuito ad eleggere, per un Rossi che fa aumentare il bonus per gli incapienti, troviamo un diniano che minaccia di votare contro; figuriamoci di fronte all’eliminazione del taglio di 33 mila insegnanti!
Anche ieri sera da Lerner il Boeri ridens non faceva che dir male della scuola italiana e degli insegnanti, colpevoli della bassa qualità e produttività, che sarebbe responsabile dei bassi salari degli operai delle nostre aziende, e proponeva di mandare a casa gli incapaci e aumentare il salario a quelli bravi, previa valutazione esterna.
Discorsi arcinoti, combattuti negli anni berlusconiani, ma che fanno presa (eccome!) sull’opinione pubblica e che trovano solerti adepti in molti parlamentari della maggioranza (oltre che in tutta l’opposizione).
E noi pensiamo di vincere contro questo vasto ed enorme sentire, volere e potere?
Con una manifestazioncina di rito?
Certo che valeva la pena andare a Roma, cara Sandra, che vale la pena andarci anche in meno di sabato scorso, che nessuno potrà mai tapparci la bocca e che la democrazia si esprime anche coi governi amici.
Ma con la consapevolezza di essere pochi, deboli, divisi e per di più anche anziani che mantengono ideali nati da giovani (cioè obsoleti).

 Daniela Albertazzi    - 04-11-2007
Cara Sandra e caro Vittorio, perdonate anzitutto un piccolo rilievo. Su questa rivista poco tempo fa è comparsa una esplicita richiesta di intervento rivolta a rappresentanti della Cgil. Si trattava della vicenda di un vostro compagno che ha colpito molto i lavoratori e sulla quale sono intervenuti la stampa e numerosi parlamentari di sinistra. “Foriregistro” se n’è naturalmente occupata. In quella occasione ho scritto in un commento: “Mi domando come fanno gli iscritti a stare zitti, a non difendere il loro sindacato se le cose che leggo non corrispondono alla verità e, se invece sono vere, come possono non prendere le distanze almeno dai protagonisti di così gravi comportamenti. E' questa la situazione in cui si trova la Cgil? E Panini, segretario nazionale della scuola, Patroncini, Delmoro, Dacrema, Sandra Coronella e altri, che mi pare siano dirigenti dell'organizzazione in questione nella categoria della scuola e che qualche volta scrivono su questa rivista, non sentono il bisogno di intervenire?”.
Voi, Sandra e Vittorio che siete stati esplicitamente sollecitati, avete ritenuto giusto invece starvene zitti, come tutti i vostri compagni. Sono andata a fare una ricerca sul sito. Vittorio non compare su "Foriregistro" dal maggio scorso, quando se la prese con le critiche mosse in alcuni interventi alla Cgil, definì gli autori “teste calde” e poi sparì. Come interpretare il vostro silenzio e il vostro rapporto con la rivista?
Detto questo, mi inserisco nella vostra discussione con una osservazione e due domande che vi sembreranno “fuori tema”, per dirlo da insegnate, e che io trovo invece necessarie e pertinenti. Lo faccio, dopo aver letto attentamente i vari interventi, e conto sulla vostra onestà intellettuale, scusandomi se non entro nel merito di una discussione che è molto “interna” alla Cgil e qualche volta si svolge un po’ in “sindacalese”. L’osservazione è questa: prima dello sciopero di cui parlate, c’è stata la manifestazione del 20 ottobre contro la quale si è schierata, tra gli altri anche la Cgil; Epifani ha chiesto di annullarla, ha “sconsigliato” agli iscritti la partecipazione e ha vietato che al corteo fossero presenti le bandiere della vostra organizzazione. Insomma la Cgil si è schierata contro un milione di lavoratori scesi in piazza per chiedere al governo di rispettare gli impegni presi al momento in cui ha chiesto il voto agli elettori! A mia memoria, una cosa del genere non era mai accaduta. Ora le domande. Come avete vissuto voi le scelte del vostro sindacato, come pensate che le abbiano vissute i lavoratori e quanto pesano secondo voi sulla questione scuola queste scelte del vostro sindacato? Non vi chiedo una risposta lunga e complicata ma poche parole chiare e comprensibili.

 Isa    - 08-11-2007
Caro Vittorio, le frustrazioni che stiamo vivendo in questo periodo lungo ormai alcuni anni, sono molto al di lè da essere cancellate. Anzi.
Aumenta sempre più la voglia , come si dice dalle mie parti, di far su bottega e dedicarsi ad attività e meditazioni su questioni che ti diano un poco di serenità e tranquillità.
Non so voi, ma le faccende politiche , sindacali e anche finanziarie di questi ultimi anni, a me hanno portato a precipitare sempre più in una china di pessimismo e depressione da cui difficilmente potrò uscire, perchè i fatti di ogni giorno rendono sempre più scivolosa quella china, spingendomi sempre più in fondo.
Non è esagerazione, non è lamentarsi senza senza motivo, è semplicemente rendersi conto che la classe politica e sindacale che dovrebbe reggere le sorti dello stato sociale e del Paese in cui viviamo, beh queste categorie tutte hanno perso la conoscenza delle esigenze di una categoria che a loro, orami è sconosciuta.
E sto parlando, senza retorica, della categoria dei lavoratori, quelli di ogni settore, dal ceto medio in giù.
Ditemi se non è vero che questo governo e i precedenti hanno sempre e solo guardato alle esigenze delle imprese e del privato , degli imprenditori, dei Dirigenti, della finanza e delle banche..
E ditemi se non sentite, a metà mese, l'affanno del vivere, se non capite , ogni volta che ne avete bisogno, che le strutture pubbliche , nel loro insieme, quelle che dovrebbero darvi aiuto e servizi, sono piene di persone che anzichè agevolarvi nelle cose che chiedete vi pongono ostacoli a non finire..
E ditemi se non vi coglie una profonda rassegnazione verso tutto ciò che è immutabile ed è come un muro di gomma che non riuscite a sfondare in nessun modo.. anzi vi respinge.
Quale sarebbe il buon contratto di cui parla Vittorio.. quale ? a parte l'aumento indecoroso che ogni ad ora che passa viene eroso dal costo della vita senza che abbiamo ancora potuto vederlo in busta paga.. e a parte il fatto che a tuttoggi nessuno ancora sa dare risposte certe su calcoli esatti e ammontare di aumenti e arretrati e quando saranno elargiti.. dove sarebbero le novità buone ? nel fatto che sono aumentati i compensi del F.I.S ? ah... ma l'ammontare del F.I.S. per ogni istituto però è identico a quello dell'anno scorso, pare.. quindi quali sarebbero gli aumenti.. io vedo solo coperte che si tirano da un parte e dall'altra ma che non cambiano didimensioni, anzi.. a forza di tirarle si spezzano e si sfilacciano pure..
Quali sarebbero i punti del contratto che dovrebbeo portare un beneficio nel mondo docente e ata.. non solo di vil denaro, ma di parte normativa.. quali, che ne discutiamo subito.
Ti sei accorto, Vittorio che sei un burattino nelle mani di qualche burattinaio .. io direi di tanti burattinai.. quelli che si accorgono delle emergenze solo quando accadono, quelli che sono solidali solo quando ci sono dei lutti, quelli che ti chiedono i sacrifici ma non riunciano a un centesimo dei loro benefici e privilegi.. Quali sono i problemi a dare il via alle promesse fatte ???
Quali sono i problemi a progettare al di là dell'esistente, quali a un progetto di lungo respiro, perchè i ricchi diventano sempre più ricchi , i poveri sempre più poveri ed il ceto medio sta pericolosamente scendendo verso la china della povertà..
Perchè la scuola ha sempre meno e contemporaneamente le si chiede sempre di più..perchè tante parole vuote a cui non seguono mai atti o scelte che vadano verso posizioni che nelle campagne elettorali sono state invocate, con programmi di quasi 300 pagine..
perchè stiamo diventando razzisti, perchè siamo sempre più aggressivi, perchè siamo sempre più incazzati, perchè tutti vogliono sopraffare tutti, perchè non crediamo più a nessuno della politica nè del sindacato, perchè diciamo che tutti sono uguali, perchè siamo già così sfiduciati che ci poniano, a priori, in modo negativo verso tutto ciò che ci dicono.. Perchè ?

sai perchè ?
perchè ormai tutti abbiamo raggiunto la consapevolezza che saremo per sempre inascoltati e quindi la voglia di esserci e di lottare sta scemando.. è una ritirata di massa.. ma le colpe sono solo verso una classe dirigente politica e sindacale che, TUTTA, ci ha portato a questo sfacelo.
E questo per incompetenza , clientelismo, qualunquismo, affarismo, nepotismo, individualismo.. una delinquenza poltica e sindacale..
Sono parole dure ma ritengo che siano delinquenti le persone che portano una società a non creder più a se stessa e a chi le rappresenta.

In effetti raramente ormai intervengo, non ne colgo più il senso, mi sembra che stiamo parlandoci addosso, che siamo chiusi in una stanza senza porte nè finestre.
E io che vorrei vivere di aria e di colori e di luce.
Ci hanno tolto anche il respiro.

Isa

 sandra    - 10-11-2007
La redazione di Fuoriregistro mi segnala l’intervento di Daniela Albertazzi, “per il mio diretto coinvolgimento”.
L’avevo letto, e non ritenevo di rispondere. Trovo sgradevole che per aver espresso un’opinione o essere entrata in un dialogo si debba essere incalzati a render conto delle proprie valutazioni sull’universo mondo. Ma tant’è.
Daniela mi chiama impropriamente in causa quale dirigente sindacale, che non sono, poiché faccio di mestiere il dsga e l’unico incarico che ho per quanto concerne il sindacato è una collaborazione al sito per redigere la rassegna stampa della flc. Non credo che questo mi conferisca, per quanto riguarda il dibattito politico, maggiori responsabilità che a qualsiasi altro iscritto.
Ma questo sono certa di averlo già scritto altre volte, anche su fuoriregistro.
Soprattutto non ho la pretesa – a differenza di alcuni – di poter rappresentare ciò che pensano “i lavoratori”. Su questo aspetto so per certo però che “i lavoratori” della scuola alle recenti elezioni rsu hanno confermato la loro fiducia al sindacato, e in particolare alla flc-cgil.

Sulla vicenda del sindacalista edile napoletano non vedo cosa avrei dovuto dire. Non sono solita sentenziare su cose che non conosco. Scrivo partendo dalle mie esperienze. Negli ultimi anni ho scritto spesso parlando di problemi finanziari delle scuole o di difficoltà che nella vita quotidiana della scuola affronto direttamente.
Non che su questi ritenga di aver niente da insegnare a qualcuno, ma a volte richiamare l’attenzione mi è sembrato utile.
Che altro devo dire? Sull’accordo sul welfare ho votato a favore. Alla manifestazione del 20 non ho partecipato, e l’ho disapprovata per il modo e le premesse con cui è nata ed è stata promossa, perché portava più a dividere che a unire sia il mondo del lavoro sia quella che io chiamo la sinistra, e perché poteva diventare una manifestazione contro il sindacato. Non lo è stata, credo, e le persone che vi hanno partecipato, le loro richieste, meritano certo tutta l’attenzione possibile.
Ma ci sono anche alcuni milioni di persone che non hanno partecipato, che hanno votato a favore dell’accordo sul welfare. Tutti selvaggi con l’anello al naso? Tutti costretti, imbrogliati dal sindacato, o peggio profittatori?

La cosa che fra le altre ho trovato molto fastidiosa nell’intervento di Daniela è che mi si interpelli in merito al mio rapporto con la rivista. A parte che potrei agevolmente girarle la domanda, il mio rapporto con la rivista è semplicemente quello di un lettore, da molti anni.
Lettore più attento e appassionato in certi periodi, ora meno, forse per mancanza di tempo, forse perché vi trovo meno stimoli. Ma pur sempre lettore, e come tale a volte approfitto di quello che si chiama “spazio aperto”. Finchè rimane tale e non diventa luogo di processi.

Con l’occasione, comunque, approfitto di nuovo e ringrazio Vittorio per la sua risposta, che mi ha permesso in qualche modo di “ritrovarlo” e di ritrovarmi in un modo di vedere le cose, forse di sentirle, che rimane comune pur a volte nelle differenti valutazioni.

Questo mi conforta e mi basta, anche perché – scusate – diventerebbe faticoso rispondere a tutto, per esempio ad Emanuela, che ho sempre letto volentieri come persona attenta e sensibile, ma a cui vorrei dire con molta franchezza che forse non è facile valutare le cose italiane dalla Grecia, e non è detto che i 18 votanti contro su 40 siano poi un dato da leggere così com’è come rappresentativo di un clima più generale.
E sinceramente non ho il tempo e non posso mettermi ad analizzare e contestare ogni singola cosa che avete scritto, come per esempio un’affermazione falsa, ma proprio falsa, di Aragno, perché Panini in Piazza Navona non ha affatto detto “Noi non vogliamo far cadere il governo”.
Io ero sotto il palco, con “la retorica della militante che si paga il viaggio e va a in piazza a fare il suo dovere” (perché retorica, poi?) e ti garantisco che Panini questo questo non l’ha detto, ed aggrapparsi ad un’espressione figurata di un comizio, quella del “telegramma alto e forte” mi sembra davvero un po’ penoso.


 Emanuela Cerutti    - 11-11-2007
Tre brevi puntualizzazioni sull'intervento di Sandra:

1) è' prassi redazionale segnalare commenti particolarmente mirati ai lettori, che potrebbero non tornare sugli articoli; ciò naturalmente non implica in nessun modo l'obbligatorietà della risposta, ma a volte ha permesso lo sviluppo di un dialogo franco e approfondito ed è stato apprezzato, se non altro nell'intenzione

2) credo ci sia una svista rispetto alla citazione: "noi non vogliamo far cadere il governo": l'affermazione che Aragno riprende e virgoletta è attribuita da Delmoro, presente a Roma, a Panini; l'accusa di bugiardo rivolta ad Aragno mi pare quanto meno inopportuna

3) lo spazio aperto, proprio perchè tale, genera discussioni, tanto più calde quanto più ne va delle cose in cui si crede, ovviamente: per quanto ci riguarda cerchiamo il rispetto di alcune minime regole di correttezza, il resto sta alla libertà e alla passione dei singoli

 Daniela Albertazzi    - 11-11-2007
Mi scuso con Sandra Coronella per l’errore sul ruolo che ricopre nella Cgil. Letta la sua “spontanea” risposta, non posso fare a meno di dirle, però, che sarebbe stato molto meglio se avesse continuato a stare zitta. E’ un peccato che una donna come lei, che altre volte ho apprezzato per la passione e l’equilibrio, dimostri in questa circostanza un così scarso rispetto per la sensibilità e l’intelligenza dei suoi interlocutori e per una rivista che, per quanto talvolta “scomoda”, ha saputo guadagnarsi con il suo rigore e la sua serietà il rispetto e la stima del mondo della scuola. Ok, Sandra, d’accordo, sei una semplice iscritta, forse l’hai già detto, ma io non lo sapevo. Non penso però che tutti gli iscritti della Cgil Scuola abbiano il compito di redigere la rassegna stampa, e non credo nemmeno che sia un ruolo neutro e trascurabile. Ti faccio un esempio. Ho fatto una rapida ricerca sul web: da tempo hai smesso di includere “Fuoriregistro” nella tua rassegna. Ritieni che da anni una rivista come questa non merita che tu la segnali? Se è così, dissento con forza e mi pare evidente che non puoi paragonarti a una semplice iscritta.
Trovi sgradevole quello che scrivo e mi spiace, non era mia intenzione esserlo e mi scuso. Tengo però a farti notare che mi attribuisci un’intenzione che non ho e che non si legge nelle mie parole. Non mi sarei mai permessa di incalzarti a render conto delle tue valutazioni sull’universo mondo: mi sono solo meravigliata che tu e altri della Cgil, che qui su “Fuoriregistro”, siete di casa, non abbiate sentito il bisogno di intervenire sul “caso Crescentini” che – basta cercare per verificare - ha scosso il tuo mondo, quello della Cgil tanto è vero che la senatrice Franca Rame ha scritto una lettera ai vertici nazionali della Cgil. E non è stata la sola. Il licenziamento del Crescentini ha provocato appelli firmati da numerosissimi sindacalisti di livello regionale e nazionale della Cgil, da personalità del valore di Sergio Piro - grandissimo psichiatra e padre con Basaglia della legge sui manicomi – di Gerardo Marotta che presiede il prestigioso Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, di Dario Fo, premio Nobel per la letteratura; sulla vicenda ci sono stati interventi di venti tra deputati e senatori del centrosinistra, tra i quali i capigruppo di Sinistra democratica Cesare Salvi, di Rifondazione comunista Giovanni Russo Spena e del Pdci-Verdi Manuela Palermi e, ancora, i senatori Mauro Bulgarelli e Dino Ribaldi; si sono avute interrogazioni parlamentari di Franco Turigliatto e Alberto Bugio e, per finire, c’è stato un appello di 35 consiglieri del Comune di Napoli inviato ai vertici nazionali Cgil e Fillea Cgil. Tutta gente che ha chiesto il reintegro del sindacalista. Questo significa chiedere giudizi sull’universo mondo a una che come te cura la rassegna stampa nazionale di una categoria della Cgil?
E’ stato il tuo silenzio che mi ha indotto a chiederti quale sia il tuo rapporto con “Fuoriregistro”. Tu ti infastidisci, e mi spiace, però ti limiti a dire che sei una lettrice come tante, quindi non rispondi, e il dubbio rimane: cerchi uno spazio aperto per raccontarci con Vittorio Delmoro la vicende interne al sindacato o intendi aprire una discussione. Insomma partecipi o “usi”? Offendi la mia e la tua intelligenza quando mi rispondi nel modo che hai scelto e non dire, per favore, che ti sto processando, perché sai perfettamente che non è così. Sto rispondendo con correttezza e serenità ad un tuo intervento. Tu non sei la bibbia e non devo crederti per fede.
Un’ultima cosa, sulla quale spero che intervenga Aragno: penoso non è chi ripete tra virgolette le parole di un altro. Penosa è la tua accusa. Giuseppe cita Delmoro e ne mette le parole tra virgolette. Non è lui che dice il falso, come tu scrivi in maniera pesantissima e offensiva. Quello che contesti a lui avresti dovuto contestarlo al tuo compagno. Siete tu e Vittorio che raccontate in maniera opposta ciò che avrebbe detto Panini a Roma. Se c’è un bugiardo dovete cercarlo tra voi: o tu o Vittorio. Per concludere, ti confermo la mia stima – un intervento sbagliato può capitare a chiunque – ma te lo dico francamente e pubblicamente: dovresti trovare il coraggio civile di chiedere scusa ad Aragno, alla rivista e a chi la legge.

 Bruno Marzano    - 11-11-2007
Mi piace leggere e in genere non intervengo. Sono un simpatizzante della Cgil e desidero dire a Sandra Coronella che la redazione di Fuoriregistro si è comportata in modo ineccepibile. Una che ha la tua esperienza, Sandra, non dovrebbe rispondere come hai fatto tu. Il caso del sindacalista è spinoso e non c’è nulla di strano che qualcuno chieda opinioni e notizie non solo a te, ma agli altri della Cgil che scrivono sulla rivista. Chi ti ha processato, scusa? Dai, da te uno si aspetta altro. Un contributo alla discussione, non accuse e lamentele. Non puoi liquidare tutto in questo modo puntiglioso e quasi dispettoso. La manifestazione del 20, ad esempio, Epifani l’ha osteggiata in tutti i modi possibili, e non è una cosa su cui uno sorvola. E’ stato un gesto arrogante ed è stato smentito da un milione di lavoratori. E l’accordo sul welfare non è un successo per nessuno con la Fiom che lo rifiuta. E poi, scusa, quell’accusa così pesante e ingiustificata ad uno della redazione è veramente inaccettabile. Ma come fai a non vedere che riprende le parole di Vittorio Delmoro, come fai a scrivere “ringrazio Vittorio per la sua risposta, che mi ha permesso in qualche modo di “ritrovarlo” e di ritrovarmi in un modo di vedere le cose”, senza dirgli che sta dicendo sciocchezze su Panini?
Sulla rivista scrivono in tanti.. Un cattolico come Mereghetti e uno come Renzetti e ci sono tante voci diverse tra loro. Non puoi insinuare che è “luogo di processi”. Allora che devo pensare, che pure questo mio commento è un processo?

 sandra    - 11-11-2007
Vorrei solo far presente - rispondendo ad Emanuela - che non ho mai inteso dar del bugiardo a Giuseppe Aragno.

Non lo conosco, se non per ciò che scrive, e posso dissentire di molto con ciò che scrive ma prima di dare del bugiardo a una persona...vedrei di averne motivi più fondati.

Ho solo detto che quella affermazione era falsa. Testualmente questo e solo questo.
Che poi è stato dimostrato.
L'intervento di Enrico Panini è infatti pubblicato nel sito all'interno della web cronaca della manifestazione.

Colpa mia non aver visto che l'affermazione falsa era stata fatta prima di tutto da Vittorio che - immagino - così l'ha riportata perchè convinto di averla sentita, o perchè così l'ha "sentita" politicamente.

Mi spiace se Aragno si è ritenuto offeso, e me ne scuso davvero sinceramente.

D'altra parte...le ragioni del dissenso se mai sono politiche - non certo personali.

Una mia amica cui oggi facevo leggere il tutto mi ha risposto semplicemente: Non capisco perchè la fate tanto lunga...se anche Panini l'avesse detto, che non vuol far cadere il governo, che ci sarebbe di così terribile? Siamo in tanti a non voler che cada, pensando a ciò che verrebbe dopo...
La mia amica non fa politica nè sindacato direttamente, e forse non coglie le sfumature, ma la sua è comunque un'opinione .
Mi ha fatto pensare che a volte forse scriviamo convinti di essere pienamente compresi, e così non è.

Capirsi e dialogare è sempre più difficile. Anche su fuoriregistro.

 Giuseppe Aragno    - 11-11-2007
Poche parole per evitare il protrarsi di sterili polemiche. “Fuoriregistro” non è nata con la vocazione di cercare colpevoli e colpe e la sua storia sta a dimostrarlo. Io ho citato Delmoro e si vede. Sandra Coronella non se n’è accorta e pazienza: non ci siamo capiti. Tutto qui, Può capitare, e non è il caso di trasformare la cosa in una questione personale che non ha motivo di essere. E non c’è bisogno di chiedere scusa.
Ciò che Daniela Albertazzi scrive scrive sul sindacalista cacciato via dalla Cgil non nasce certo da spirito polemico o ragioni di parte. Sul governo, come sulla politica della Cgil ho le mie idee e le difendo a viso aperto. Sono mie, però. ”Fuoriregistro” è una rivista fatta da lettori delle più diverse tendenze politiche. A Sandra, che non conosco, chiederei solo di tenerne conto e di non coinvolgere la rivista. Questo sì, questo non mi pare giusto.

 marco polo    - 13-11-2007
Il tuo atteggiamento è quello di chi non ha idea di come funziona il mondo, purtroppo per te devi ancora crescere ed imparare che anche questa passeggiata può servire, ti auguro la prossima volta di poterla fare con la consapevolezza che le cose vanno meglio. No sempre un giorno di lotta deve essere urla e strepitii, in fondo la scuola e la società tutta ti offrono giornalmente la possibilità di vivere da insegnante a 1600.00 euro al mese basta saper cogliere!!!!!