Quando va in scena il fantasma della democrazia
Maria Antonia Stefanino - 18-10-2007
Sono stata molta incerta se votare alla consultazione sulla proposta di welfare o meno. Come lavoratrice in netto dissenso su tale bozza, non ho condiviso l'invito di R. D. B. a disertare la consultazione, pur consapevole che aveva fondamento la motivazione da essi adottata che a votare per lo più sarebbero stati gli apparati e lavoratori ormai obbligati a turarsi naso e orecchie, tant'è che mi è capitato in più occasioni di risentire come esaustiva motivazione delle ragioni del sì l'ormai trito e ritrito "se no torna Berlusconi".
Alla fine ho deciso per il voto e recatami nell'androne di Palazzo S. Giacomo a Napoli, mio seggio elettorale, mentre a stento mi si forniva la scheda, ho visto con stupore i componenti il seggio, lavoratori/sindacalisti, sollecitare al voto gli assessori e i consiglieri comunali. Questo, nel mentre in altri luoghi, come a Caloria, ove ho riferimenti circostanziati o altrove, si tentava d'impedire il voto di alcuni operai di aziende ritenendo la sede vincolante.
Nel caso del Comune di Napoli, così come ampiamente pubblicizzato, l'invito al voto dai componenti il seggio ad amministratori come l'Assessore Valente, l'Assessore Mola o ex Consiglieri come Rosalba Cerqua che ha votato in coevità con me, non voglio nemmeno chiedermi a quale titolo, se lavoratori, se lavoratori in quanto politici, abbiano votato, il tutto ha un che di borbonico.
Certo ero ben consapevole che il pubblico impiego è da sempre il certificatore dello status quo, mi amareggia che "i figli di quelli operai che son diventati Dottori", come cantava Pietrangeli abbiano dimenticato quanto, per alcuni come i loro genitori, il lavoro sia anche fatica. Saranno pure solo il 30 per cento di donne e uomini, una volta erano lo zoccolo duro di un partito di massa, oggi sono solo una icona nostalgica a cui attingere per qualche carriera individuale.
Ciò a cui ho assistito nell'androne del Palazzo, enfatizzato dai componenti il seggio, mi ha dato l'amaro gusto dell'ennesima sconfitta, di una postdemocrazia buona sola a calcare la scena perchè ormai incapace di argomentare, comprendere e rappresentare. Mi chiedo solo: a quando i plebisciti?

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