Debiti formativi e Corsi di recupero
Francesco Mele - 04-09-2007
... vecchi fantasmi e nuovi esorcismi


Nella lettera del Ministro, contenente "Criteri e parametri organizzativi" relativi al Programma nazionale "Scuole aperte" per l'A.S. 2007/08, viene sollevata la questione dei corsi di recupero dei debiti formativi maturati negli anni precedenti, con particolare riferimento alla nuova normativa sugli esami di stato.

In verità già nel mese di luglio e agosto si è parlato dei debiti formativi, anche in conseguenza delle nuove norme per gli esami di stato che prevedono la non ammissione se non sono stati recuperati i debiti formativi degli anni precedenti.

Quella dei debiti formativi è una questione molto dibattuta nelle scuole superiori, sin da quando furono aboliti, nel 1995, gli esami di riparazione.

In dodici anni si può certo dire che si è accumulata una notevole mole di esperienze e informazioni per poter fare un bilancio e delle riflessioni.

Occorre premettere che, si tratti di rimandature a settembre o debiti formativi, ci troviamo comunque di fronte a insuccessi dell'azione formativa della scuola, insuccessi parziali, certo, ma si tratta comunque di aver mancato il raggiungimento della meta che si era prefissata.

Le responsabilità sono, a mio avviso, non sempre univocamente individuabili, e in molti casi sono di natura complessa e articolata. Intervenire sulle possibili molteplici variabili che determinano gli insuccessi non è sempre nei poteri della scuola, ma certo essa non deve lasciare nulla di intentato per quanto le compete.

Come si intuisce, questo richiede capacità di autoanalisi e azioni mirate, spesso sperimentali, che migliorino l'azione formativa della scuola. In sintesi ricerca e innovazione.

Nella scuola italiana questo clima virtuoso non si è mai voluto né stimolare né incentivare né supportare, perché nella scuola non si è mai voluto investire.

Resta il fatto però che gli insuccessi per i ragazzi vogliono dire lacune, in qualche caso penalizzanti per il proseguimento del percorso, in qualche caso vuoti culturali che si trascineranno per il resto della vita a meno di un'autonoma iniziativa dei singoli.

Con gli esami di riparazione a settembre, prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, i rimandati dovevano dimostrare di aver colmato autonomamente tali lacune, sostenendo un esame predisposto dal loro docente.

In quell' "autonomamente" è racchiuso il fiorente mercato delle lezioni private che costringeva più o meno tutti i rimandati a farvi ricorso. Un costo notevole per le famiglie, indubbiamente. Si dice sia stata proprio la ricerca di una soluzione a questo problema a far decidere l'allora ministro D'Onofrio per l'abolizione degli esami di riparazione.

Ma proviamo a pensare a quelle lezioni private.

Si trattava di interventi corposi che per una materia impegnativa (matematica, latino, greco ...) potevano arrivare fino a 40-50 ore nel periodo estivo, necessarie per lo svolgimento di tutto il programma, in un rapporto docente/alunni molto spesso di 1 a 1. A queste ore occorreva comunque aggiungere il tempo che il rimandato doveva dedicare allo studio e ai compiti che il docente delle lezioni private gli assegnava. Un impegno economico notevole quindi, ma anche un parametro di riferimento importante che dà la misura di quante ore siano necessarie per colmare le lacune di una disciplina nella quale non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati.

E veniamo ora alla stagione dei debiti formativi.

Ovviamente furono accolti con grande favore da studenti e famiglie e con grande perplessità dal corpo docente.

A 12 anni di distanza possiamo dire che quelle perplessità erano ben poca cosa rispetto a quanto la realtà ci ha poi riservato.

Intanto occorre dire che è ormai consolidato nell'animo dei nostri alunni che si può essere promossi anche se si risulta carenti in alcune discipline (mi risultano promozioni con 6 - sei!!!- debiti formativi), carenze che possono anche non essere mai recuperate, tanto si va avanti lo stesso.

Certo non si può generalizzare, ma sono sempre più frequenti i casi di studenti che deliberatamente abbandonano lo studio di alcune discipline, perché tanto fa lo stesso. Da parte dei consigli di classe si sono cercati espedienti vari ma tutti al limite della legalità e scarsamente efficaci.

La decisione del Ministero di non consentire l'ammissione agli esami di stato in presenza di debiti non colmati, ha creato quella sponda legale che ai consigli di classe mancava. Anche se dobbiamo dire che questo pare valere solo per il triennio, per cui i debiti del biennio paiono rimanere fuori da questa normativa.

Ma la normativa suddetta ha posto il problema delle modalità per il superamento del debito formativo.

La prima reazione del ministro è stata quella di prendersela con i docenti che non vogliono fare i corsi di recupero lasciando così le famiglie e i ragazzi alla "guazza", come si dice da queste parti.

Risulterebbe al ministro che i fondi assegnati alle scuole per i cosiddetti IDEI (Interventi Didattici Educativi e Integrativi) non vengano spesi e costituiscano in molti casi una buona fetta degli avanzi di amministrazione.

Non ho avuto modo di leggere la fonte di tale affermazione (e mi piacerebbe farlo se qualcuno ne ha notizia ...) e, se pure la cosa mi lasci molto perplesso, la prendo per buona. Se così fosse bene fa il ministro a prendersela con quelle scuole che questi soldi non li spendono e queste attività non le avviano.

Io però voglio parlare di quelle scuole che invece questi soldi li spendono, eccome.

In queste scuole vengono attivati durante tutto l'anno scolastico interventi di recupero delle lacune che via via si evidenziano nel percorso scolastico. Tali interventi possono essere corsi di recupero veri e propri organizzati dal docente sugli argomenti che di volta in volta si rivelano ostici per un determinato numero di studenti, individuato in base ai diversi strumenti di valutazione.

Ma ultimamente ha preso piede un'altra modalità, a mio avviso più efficace: lo sportello. In questo caso è l'allievo che sceglie di andare ad esporre i propri dubbi al docente, non necessariamente il suo. In questo caso la scuola propone un calendario settimanale di disponibilità da parte dei docenti delle varie discipline e a tali sportelli gli studenti si iscrivono per tempo, in modo che il docente prescelto possa sapere di essere impegnato e organizzare il suo intervento con gli studenti che si sono prenotati.

Le due modalità non si escludono a vicenda e possono essere adottate entrambe nella stessa scuola.

Nella mia scuola, che è di dimensione media avendo tra 700 e 800 studenti, le ore che dedichiamo annualmente a recupero e sportello ammontano mediamente a circa 810 (media dal 2001/2002 al 2005/2006), con una crescita che ci ha portato a raddoppiare le ore di intervento nei 5 anni monitorati. Con questo noi utilizziamo quasi tutto il fondo dedicato agli IDEI e il resto lo riserviamo ad interventi per gli studenti che sostengono gli esami di idoneità, alle certificazioni linguistiche, all'alfabetizzazione per gli studenti stranieri. Nella mia scuola le discipline che utilizzano di più queste ore sono matematica ed economia aziendale, che da sole impiegano circa la metà delle ore a disposizione. I docenti di tali discipline mediamente impegnano 33 ore a testa all'anno.

Una fetta di queste ore è dedicata al recupero dei debiti formativi.

E qui sta il punto: se pensiamo alle lezioni private di cui sopra, non basterebbe l'impegno annuo di un docente di matematica ad aiutare uno studente a recuperare il suo debito formativo, e se anche ciò fosse possibile, non ci sarebbe modo di effettuare tutti gli interventi che normalmente si fanno e che consentono di ridurre notevolmente il numero degli insuccessi.

Non solo, ma garantire un corso di recupero riparatore settembrino si risolve spesso nel fatto che l'allievo non tocca libro per tutto il periodo estivo, col risultato che a settembre è in condizioni peggiori di quando è stato giudicato carente in sede di scrutinio.

Il messaggio che invece diamo ai nostri allievi è che il lavoro di recupero, basato su uno studio autonomo degli argomenti che gli vengono segnalati come lacune, deve iniziare subito dopo la fine della scuola e che il corso di recupero di 6/7 ore settembrino, servirà per sciogliere i dubbi rimasti e per dare indicazioni su cosa verterà la prova di recupero. Questo è il massimo che la scuola può fare.

I soldi stanziati dal ministero in base alla finanziaria per interventi di recupero dei debiti, di sostegno alle lacune riscontrate in corso d'anno e per la promozione delle eccellenze, ammontano a 30 milioni di euro, che fa mediamente 6000 euro per scuola, che vogliono dire circa 200 ore in più rispetto al fondo attualmente a disposizione. Per noi rappresenta circa il 20% in più di quanto avevamo a disposizione lo scorso anno, e quindi comunque ben vengano. Ma non si pensi con questo di risolvere il problema del recupero dei debiti formativi, come si pretende, perché il massimo che potrà succedere è che quei corsi di 6/7 ore, potranno diventare di 8/10 e non essere comunque sufficienti senza una presa in carico del problema da parte degli allievi.

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 C66    - 04-09-2007
Penso sia il caso di affermarlo con chiarezza: è ora di tornare al binomio lezioni private estive (con rilascio di fattura e spesa deducibile dalle tasse) - esami di riparazione a settembre, con bocciatura per chi vi si presenta non adeguatamente preparato.
Il "debito formativo" è una solenne presa in giro per tutti: studenti, docenti, contribuenti.

 giugio    - 04-09-2007
Analisi puntuale, precisa, condivisa in toto che necessita, forse, di una puntualizzazione in merito all'utilizzo dei fondi previsti per gli IDEI. E' noto che l'orario settimanale di un docente è stabilito dal CCNL, pertanto, tutte le attività di recupero sono aggiuntive e non obbligatorie per i docenti. Se il dirigente scolastico, poi, "invita" propri docenti a recuperare la riuzione oraria ( tra l'altro attuata per significativi problemi di trasporto degli studenti) mettendosi a disposizione per gli IDEI , è molto probabile che di adesioni volontarie ce ne siano veramente poche. Chi vorrebbe lavorare gratis?
Scatta, allora, la "precettazione" degli insegnanti che, a dir poco, essendo poco motivati sono di scarso aiuto agli studenti.
E' vero che la nostra è una missione ma la baby sitter per i ns. figli chi la paga?