Lettera aperta
P. Campanale, E. Fait, G. Gramolini, C. Ricci - 10-07-2002
Siamo quattro insegnanti a cui la sorte ha destinato l'esame di maturità dei candidati esterni a conclusione di quest'ultimo anno scolastico.

Alcune riflessioni ci sono sembrate doverose, espletato ormai anche il rito della ceralacca ed archiviato un diffuso senso di umiliazione sia da parte
nostra che dei i candidati.

La riforma morattiana ha determinato la realizzazione di un esame spesso surreale con un presidente unico magicamente dotato di costante ubiquità,
commissari schizofrenicamente divisi tra due commissioni e docenti sottratti alla commissione della loro classe e destinati ad altre, sottomessi tutti
alla logica del "buco da risanare".

Non è necessario essere dei moralisti per giudicare il nostro operato in tali condizioni.

L'aver mantenuto la possibilità di sostenere l'esame presso istituti pubblici per i privatisti alias esterni ha costretto i docenti della commissione creatasi apposta a causa dell'elevato numero di ipotetici maturandi a verificare una dimensione degli studi superiori sicuramente originale e ignota a chi ancora pensa che insegnare sia un mestiere serio,
difficile ed impegnativo.

I candidati ci hanno spiegato di aver speso (in qualche caso) più di dieci milioni di vecchie lire per una preparazione, nella stragrande maggioranza
dei casi, quasi inesistente, inesperti perfino nei debiti calcoli dei punteggi necessari e sufficienti, con dei programmi monchi e filiformi.

Siamo anche stati oggetti di grossolani tentativi di raccomandazione a cui fortunatamente è stato semplice sottrarsi.

Amareggiati dall'esperienza denunciamo.


Paola Campanale Elena Fait Giorgio Gramolini Cristina Ricci

  discussione chiusa  condividi pdf