Per la scuola della Costituzione - Comitato di Firenze
Per la scuola della Costituzione - Comitato di Firenze - 12-07-2007
1.IMPEGNI CONCRETI, CHIARI E CONDIVISI PER LA SCUOLA STATALE

Le scelte sbagliate della Finanziaria 2007 che hanno pesantemente penalizzato la scuola statale (e nel contempo hanno regalato 100 milioni di Euro alle scuole non statali!) ed i debiti pregressi, ereditati dal precedente Governo, hanno messo in grande difficoltà il regolare svolgimento dell'anno scolastico.
Alle costanti e retoriche dichiarazioni sull'impegno prioritario per la scuola non hanno finora corrisposto fatti concreti e coerenti; anzi sono state tagliate le risorse ed avviati provvedimenti confusi ed approssimativi; il mondo della scuola è pertanto profondamente deluso dalla politica scolastica della maggioranza di centro-sinistra ed in quest'ultimo periodo si è mobilitato, promovendo numerosi comitati genitori-docenti e si è dato appuntamento a Firenze il 29 settembre per un'assemblea nazionale che dovrà valutare tutte le più opportune iniziative.


2. LA POLITICA SCOLASTICA NON PUO' ESSERE DECISA IN MODO VERTICISTICO SENZA ALCUN MOMENTO DI CONFRONTO E DI VERIFICA.

In primo luogo non è accettabile il metodo con cui il Ministro Fioroni e la stessa maggioranza di centro-sinistra portano avanti la politica scolastica.
L'UNIONE si era data un programma che era il risultato di una mediazione tra le diverse forze politiche e che richiedeva però ulteriori momenti di confronto e di verifica con il mondo della scuola ed in particolare con i promotori della legge di iniziativa popolare per la scuola e con i diversi contatti genitori-insegnanti costituiti in molte realtà.
Purtroppo finora non solo il Ministro Fioroni e la stessa maggioranza di centro-sinistra ha preceduto in modo verticistico senza alcun confronto né alcun momento di verifica; molto spesso i comitati hanno tentato di promuovere momenti di confronto, ma tali ripetuti tentativi non hanno avuto esito soddisfacente anche perché molto spesso evitati dagli esponenti delle forze politiche maggioritarie del centro-sinistra.
Il Comitato di Firenze "Per la Scuola della Costituzione" ritiene invece che, al di là delle eventuali diverse sensibilità, sia possibile e doveroso sui principi di fondo, sanciti nella Costituzione, realizzare un'ampia convergenza; a tal fine si propone quindi di sollecitare un impegno concreto di tutte le istituzioni democratiche (Regioni, Province e Comune) e propone sin da ora alle forze politiche, ai parlamentari ed ai rappresentanti dell'UNIONE nelle istituzioni democratiche un appuntamento per un confronto pubblico per il 28 settembre prossimo, in modo che l'assemblea nazionale dei Comitati del 29 settembre possa valutare, oltre all'attività svolta, gli impegni concreti assunti.


3. UN PROVVEDIMENTO URGENTE PER SANARE LA POSIZIONE FINANZIARIA PREGRESSA E GARANTIRE PER IL FUTURO UN REGOLARE SVOLGIMENTO DELL'ANNO SCOLASTICO.

Il Governo si è finalmente reso conto dell'insostenibilità della situazione finanziaria delle scuole che molto spesso per sopperire alle essenziali esigenze hanno dovuto far ricorso ai contributi delle famiglie.
In via preliminare si deve però ribadire che la scuola statale è un'istituzione fondamentale per lo sviluppo democratico ed economico del Paese e quindi, a parte le tasse previste per legge, le risorse necessarie alla scuola devono essere reperite dal bilancio dello Stato; la scuola statale non può essere sostenuta nemmeno parzialmente dai contributi delle famiglie.
Se cittadini, imprese, associazioni ecc. ritengono di sostenere la scuola statale, ben venga tale sostegno, ma evitando ogni forma di contributo diretto che, oltre a creare sperequazioni, può determinare anche indebite ingerenze.
In tal senso anche la stessa recente normativa che prevede le agevolazioni fiscali per gli atti di liberalità per le scuole deve essere rivista anche perché, comportando un onere per lo Stato (derivante dalle deduzioni fiscali), favorisce anche le scuole private in palese violazione dell'art. 33 della Costituzione.
Si ritiene quindi necessario un provvedimento urgente che prima dell'inizio del prossimo anno scolastico disponga:
1. l'assunzione a carico dello Stato di tutti gli oneri pregressi e futuri per la TIA;
2. l'assunzione a carico dello Stato di tutti gli oneri per le supplenze di qualsiasi titolo e di qualsiasi durata.
Le supplenze difatti che sono atti dovuti e che prescindono di qualsiasi scelta nell'ambito dell'autonomia e non possono gravare sulle risorse assegnate alle scuole per l'attività didattica;
3. il ripristino della normativa del tempo-pieno nella scuola primaria e del tempo prolungato nella media di I grado, già in vigore anteriormente alle leggi Moratti nella prospettiva di un riordino dell'intera materia;
4. il ripristino dei curricoli dei programmi anteriori alle leggi Moratti, con le conseguenti abrogazioni di tali leggi e nella prospettiva di una riforma condivisa.
A tale fine proponiamo che il ddl n. 2272/ter, attualmente all'esame della Camera dei Deputati, per la parte relativa ai punti prima indicati sia trasformato con le modifiche proposte in un provvedimento urgente, attuabile sin dal 1 settembre; tutta la restante parte sia rielaborata in modo più organico ed eventualmente anche articolata in specifici testi, e dopo un ampio dibattito, portata all'esame del Parlamento.

4. DPEF e PROSSIMA FINANZIARIA

La prossima finanziaria deve dare un chiaro e concreto segnale del cambiamento della politica scolastica di questa maggioranza.
Si deve modificare il comma 620 della finanziaria dell'anno precedente nella parte in cui prevede per il 2008 una riduzione della spesa per la scuola pari ad €. 1.324,50 milioni e per il 2009 di €. 1.402,20 milioni ed in primo luogo si deve garantire che gli organici delle scuole siano adeguati a mantenere il già alto rapporto studenti-docenti, e quindi il tempo pieno ed il sostegno.
Le indicazioni contenute nel DPEF ripropongono però sotto un apparente efficientismo, politiche di ulteriore contenimento della spesa sulla base di parametri astratti che ignorano la realtà della scuola italiana e ripropongono logiche meritocratiche ed aziendalistiche incompatibili con un'idea di scuola che invece deve essere fondata sulla cooperazione di tutte le componenti e non sulla competitività aziendalistica.
5. SEZIONI PRIMAVERA E GENERALIZZAZIONE DELLA SCUOLA STATALE PER L'INFANZIA
Nella finanziaria per il 2007 era stata prevista una non ben definita istituzione delle cd "sezioni primavera"; l'intervento in tale fascia di età implica però decisioni molto complesse e delicate che, anche se in via sperimentale, non possono essere adottate in modo improvvisato, ambiguo e senza il necessario coinvolgimento del mondo della scuola.
In particolare non si può camuffare l'anticipo già previsto dalla Moratti e da ogni parte contestato e soprattutto non si può veicolare verso strutture private la domanda sociale di interventi per gli asili nido e scuola per l'infanzia. Che lo Stato deve garantire a tutti con proprie scuole.
A fronte dell'esigenza di una riflessione di tutti gli aspetti dell'intervento, il Ministero, con il consueto metodo verticistico, ha invece diramato la nota n. 235 - 21/06/07, che riferisce di un accordo preso in sede di Conferenza Unificata il 14/ 06/ 07- avente come oggetto " Presentazione richieste di contributi finanziari per progetti sperimentali di offerta formativa per bambini dai 2 ai 3 anni" e che appare inaccettabile per molti motivi:
1. Individua - anche e sostanzialmente - soggetti privati ( scuole dell'infanzia private, soggetti gestori di nidi convenzionati) come gestori di una iniziativa statale e destinatari del finanziamento statale
2. ( 29.783.656 euro). In sintesi, appare come un sistema di finanziamento ( "travestito" ed estremamente ingente!) delle scuole e delle strutture private.
3. A questa conclusione conduce con chiarezza anche la gravissima modalità di emissione del provvedimento che viene reso pubblico negli ultimi giorni di giugno, con scadenza delle richieste di finanziamento al 10 luglio e decisione finale sulle assegnazioni al 5 di agosto: in questo modo né gli organi decisionali della scuola - gli organi collegiali - né gli insegnanti, i genitori, i cittadini potranno avere alcuna voce in capitolo!
4. Nega i diritti dei bambini dai due ai tre anni, cancellando 50 anni di elaborazione pedagogica, che individuano nei Nidi e nella loro tipologia di strutturazione la risposta formativa ai bisogni dei bambini al di sotto dei 3 anni.
Procede alla destrutturazione della Scuola dell'Infanzia, istituzionalmente deputata alla formazione dei bambini dai 3 ai 6 anni, Scuola con precisi obiettivi e percorsi educativi e didattici e non parcheggio abborracciato per i "bambini piccoli".
6. L'OBBLIGO SCOLASTICO FINO A 16 ANNI
Senza dubbio è importante che in una legge sia affermato l'obbligo scolastico fino a sedici anni; ma proprio perchè è importante è necessario che l'affermazione del principio sia realizzato in termini chiari e coerenti.
L'obbligo scolastico si fonda difatti sull'esigenza di uno Stato democratico di realizzare per i propri cittadini un livello di istruzione minima uguale per tutti che possa garantire un'effettiva partecipazione alla vita democratica del Paese; " il problema della democrazia " scriveva Calamandrei nel lontano 1946, " si pone prima di tutto come un problema di istruzione" ed agiungeva: " E' perciò evidente che non si ha vera democrazia là dove l'accesso non è garantito in misura pari a tutti i cittadini'"; l'obbligo scolastico è quindi volto a creare una condizione minima di uguaglianza, almeno nell'acquisizione del sapere; è quindi funzionale al pieno esercizio del diritto di cittadinanza.
L'obbligo scolastico non può quindi convivere con il sistema delle leggi Moratti; per essere effettivamente tale presuppone un sistema scolastico fortemente unitario ed egualitario.
Un effettivo obbligo scolastico fino a 16 anni presuppone quindi anzitutto l'abrogazione delle leggi Moratti che aveva sostituito all'obbligo previsto dalla Costituzione un generico diritto-dovere con percorsi già nelle scuole primarie e medie di I grado differenziate; ma soprattutto presuppone che fino a 16 anni sia previsto un percorso scolastico obbligatorio ed unitario per tutti.
L'attuale maggioranza propone invece un sistema che nel biennio 14-16 anni può essere duale a seconda delle scelte delle singole regioni, stravolgendo la stessa essenza e funzione dell'obbligo scolastico; un obbligo camuffato.
7. DAL "CACCIAVITE" ALLE "PICCONATE"
Il Ministro Fioroni considerata l'esigua maggioranza del centro-sinistra al Senato, aveva ipotizzato di smontare l'impianto della riforma Moratti con la teoria del "cacciavite", ovviamente impraticabile.
Resosi conto della impraticabilità di tale percorso ora interviene con "picconate" a caso ed in modo approssimativo, anche quando talune scelte possono essere in linea di principio condivisibili (vedi l'istruzione professionale ricondotta nel sistema scolastico statale).
Si può certamente condividere la scelta del Ministro Fioroni di evitare riforme complessive e di prevedere invece interventi mirati sugli aspetti più significativi e qualificanti dell'ordinamento scolastico; ma i singoli interventi devono collocarsi in un'idea di scuola che deve essere chiara e devono essere con essa coerenti; gli interventi dell'attuale maggioranza di centro-sinistra non solo non danno un'idea di scuola coerente con le esigenze di una società democratica e sempre più pluralista e multietnica, ma sono molto spesso frammentarie, contraddittorie, approssimative ed in taluni aspetti prefigurano una scuola ancora troppo ministeriale e nel contempo condizionabile dai centri di potere diffusi nel Paese.
Noi riteniamo che l'UNIONE debba perseguire l'idea della scuola delineata nella Costituzione.
Scuola statale, ma non governativa (in questo senso autonoma dagli esecutivi centrali e periferici), aperta effettivamente a tutti (e quindi in primo luogo con una generalizzazione della scuola statale per l'infanzia), laica, democratica e pluralista, una scuola cioè che deve garantire a tutti la piena cittadinanza.
Le scelte finora operate dalla maggioranza di Governo non vanno però in tale direzione; lo stesso d.d.l. attualmente all'esame della Camera per molti aspetti non solo non va in tale direzione, ma propone scelte, allo stato, inaccettabili; talune disposizioni in materia di stato giuridico del personale della scuola, condizionate evidentemente da recenti episodi di cronaca, appaiono demagogiche, autoritarie e lesive della necessaria garanzia a tutela della libertà di insegnamento; senza dubbio l'attività didattica deve essere sempre improntata a principi di professionalità e di responsabilità; la legalità nella scuola deve essere non solo insegnata, ma deve essere rigorosamente applicata; non possono però essere tollerati interventi repressivi adottati senza le necessarie cautele e sull'onda di notizie giornalistiche.
Senza dubbio può essere necessario adottare provvedimenti urgenti per garantire l'incolumità degli alunni, ma tali provvedimenti devono essere adeguatamente motivati con riferimento a circostanze concrete e verificate e valutate da organi collegiali e democratici.
Si ritiene pure inaccettabile il modello di governo ministeriale della scuola; la Costituzione afferma che la Repubblica detta le norme generali dell'istruzione ed istituisce scuole statali di ogni ordine e grado"; la Repubblica non è però il Ministro; la Repubblica esprime la sua volontà attraverso il Parlamento cui deve spettare il compito di "dettare le norme generali sull'istruzione" e di garantire il principio della libertà di insegnamento e del pluralismo culturale; nel ddl, proseguendo peraltro un indirizzo avviato già con la politica di Berlinguer e dopo con la Moratti, si ribadisce non solo un forte ridimensionamento del ruolo degli OOCC. di istituto e territoriali e si concentrano nelle mani del Ministro P.I. poteri di indirizzo dell'attività didattica e della valutazione e poteri di nomina degli organi preposti all'autonomia della scuola che dovrebbero per la loro stessa funzione essere autonomi dagli esecutivi ed espressione del mondo della scuola e più in generale della cultura.
Si tratta di scelte molto importanti e caratterizzanti del sistema scolastico che non possono essere adottate in modo verticistico, approssimativo e senza alcun coinvolgimento del mondo della scuola.
8- PROPOSTE E PROSSIME SCADENZE
Senza dubbio è necessario abrogare subito, almeno, alcune scelte discriminatorie ed autoritarie imposte dalla Moratti; si può provvedere nell'immediato, ripristinando la normativa previgente (come è stato previsto per il tempo pieno) e contemporaneamente avviando un ampio dibattito sull'autonomia scolastica e gli organi di governo della scuola, sul sistema di valutazione, sui curriculi, ecc.
Per questa ragione si chiede l'approvazione immediata con un decreto legge delle disposizioni relative al tempo pieno, alla TIA ed al pagamento delle supplenze ed, in via transitoria, del ripristino dei curricula e dei programmi previgenti alla riforma Moratti ed uno stralcio di tutte le altre disposizioni con l'avvio di un ampio confronto a tutti i livelli.
Al fine di potere consentire alle forze politiche ed ai parlamentari ed amministratori dell'UNIONE di potere garantire la loro presenza, fermo restando il nostro impegno costante, proponiamo sin da ora, in vista dell'assemblea nazionale promossa dai comitati scuola per il 29 settembre, un incontro pubblico a Firenze per il giorno 28 settembre per un confronto sulla politica scolastica sugli impegni assunti e gli obiettivi realizzati e programmati; restiamo per intanto in attesa di un riscontro a queste nostre osservazioni e disponibili anche ad un confronto immediato.

Il Comitato di Firenze
"Per la Scuola della Costituzione"

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Maria Teresa De Nardis    - 13-07-2007
Fra le tante cose nefaste fatte dalla gestione Moratti e confermate dalla gestione Fioroni, c'è la questione dei docenti inidonei permanentemente all'insegnamento per gravi motivi di salute e utilizzati in altri compiti, per es. nelle biblioteche, negli uffici, nei laboratori, nei progetti dei POF.
Nel 2003 erano 6200, ora non si sa, visto che sono stati falcidiati da una via crucis durata quasi 5 anni e che non vede ancora conclusione.
Il nocciolo del problema è l'art 35 della Finanziaria 2003 che li voleva fuori dalla scuola entro 5 anni. I docenti utilizzati ex art.113 si sono battuti contro il governo Berlusconi e avevavo riposto la loro fiducia nel governo Prodi, forti di rassicurazioni fatti da autorevoli esponenti dell'allora opposizione.
Invece il novello governo di centro-sinistra non ha affatto abolito l'articolo in questione, ma lo ha ribadito stabilendo un piano di mobilità da attuarsi in 2 anni e già disatteso.
Noi docenti utilizzati ex art.113 non vogliamo nè il licenziamento del governo Berlusconi, nè la mobilità del governo Prodi. Noi vogliamo restare dove siamo e dove svolgiamo lavori utili alla didattica e al buon funzionamento della scuola. Senza di noi la scuola risulterà ulteriormente impoverita.

Una cosa ci sentiamo di ribadire ai nostri colleghi curriculari: la malattia, lo stress o l'invalidità possono arrivare in qualsiasi momento, in servizio o in privato. L'art.113 tutela chi ha lavorato nella scuola ma non è più in grado di insegnare. LA BATTAGLIA CONTRO L'ART.35 E IL COMMA 608 DOVREBBE ESSERE UNA BATTAGLIA DI TUTTI GLI INSEGNANTI.

 C66    - 14-07-2007
Commento al commento

Credo che anche la possibilità di riqualificazione professionale e di mobilità intercompartimentale volontaria dovrebbero essere offerte a quei docenti permanentemente inidonei all'insegnamento che vorrebbero lasciare la scuola e passare ad un altro settore della Pubblica Amministrazione.