Compagni perduti
Vittorio Delmoro - 15-05-2007
Cara Isa, Roberto e compagni... (perduti),

nella mia scuola ormai nessuno più aderisce alle lotte proposte da chicchessia - scrivi e lo dici per evidenziare la totale sfiducia dei tuoi colleghi (ma anche di tanti di noi) nei confronti dei politici e dei sindacalisti, a cominciare da quelli più vicini.

Meglio ancora : lo dici per far capire che per costoro (politici, sindacalisti, in particolare della sinistra più o meno radicale) le parole non contano più nulla, si dicono in un contesto e si negano in un altro, si utilizzano per catturare il consenso (e il voto) e poi si chiudono in un cassetto.

Come smentirti?

Ma forse non ti accorgi che così dicendo porti ancora di più alle estreme conseguenze il problema da me posto nell'intervento precedente : siamo (siete) compagni perduti.

Se tre e più anni di mobilitazione del popolo della scuola, se le battaglie del movimento, tante incisive e piene di aspettative, non hanno prodotto altro che un risicatissimo vantaggio elettorale e una legge di iniziativa popolare, vuol dire che la forza espressa non è stata sufficiente ad ottenere quello per cui ci battevamo e che prendersela ora con quelli che giudicate voltafaccia di coloro che abbiamo contribuito ad eleggere (nei seggi e nei congressi sindacali) appare solo un alibi per quella che vogliamo pensare come sconfitta.

Mantenere dunque una vigilanza critica e scevra da compromessi come quella che mostrate è sicuramente encomiabile, avere ancora la speranza che le cose cambino, perché la speranza non muore mai, è bello e positivo; ma il problema che ho posto rimane : come fare?

Come fare affinché nella tua scuola, Isa, i tuoi colleghi, più che credere alle promesse di politici e sindacalisti, producano azioni che costringano politici e sindacalisti a mantenerle quelle promesse? Come fare perché la scuola quotidiana sia il risultato di un comune pensare educativo? Come fare perché diano a te e tutti noi le risorse di cui abbiamo bisogno?

Se il metodo finora sperimentato (movimento-rappresentanza politica-rappresentanza parlamentare) non funziona perché gli eletti tradiscono (come dite voi), si allontanano dalla scuola, non capiscono, non vogliono (più), come bisogna fare?

Una volta la risposta sembrò facile : la rivoluzione; e in molti ci provammo : non finì troppo bene.

È vero Isa, non sei una testa calda e a dimostrazione dici una cosa che a me appare incredibile : io non credo che non si possa fare di più (di così); se conta Mastella col suo due per cento, perché mai non dovrebbe contare quella percentuale di sinistra che è al governo?

Questo sì che è un discorso condivisibile!

Ma Roberto saprebbe come risponderti (e tu lo condivideresti) : perché quella che tu, noi definiamo sinistra non lo è affatto, ha tradito, è diventata liberista, capitalista, privatista; per questo conta Mastella e non conta la sinistra, neppure quella di Rifondazione, dei Comunisti Italiani, dei Verdi, del Correntone, che molto abilmente carpisce il nostro consenso e poi si accoda a Mastella.

Ecco l'errore, a mio avviso, e allo stesso tempo lo straniamento che ci conduce ad un'utopia senza speranza : non ci si può fidare più di nessuno, neppure del collega di scuola e di lotta che, appena eletto, fa il voltagabbana.

E se non lo facesse? Ecco il caso di Turigliatto e Rossi : duri e puri, quelli sì che le promesse le mantengono e restano vincolati al vincolo del mandato!

Metti, cara Isa, che tutti i nostri veri rappresentanti si comportino come Rossi e Turigliatto; quanti potrebbero essere? Dieci, venti, cinquanta? Mettiamoci anche la bersagliata Sasso; che avrebbero fatto? Fuori dalla maggioranza, cioè torniamo a votare. E poi?

Ecco dove si inserisce invece la mia, di speranza : intanto teniamoci questo risicato governo di centrosinistra e proviamo a contare, se non di più, almeno come Mastella; per avere cosa? Intanto un contratto, che non ci porterà ai famosi livelli europei, ma ci farà respirare un po'; poi il pagamento dei supplenti; poi la restituzione dei posti tagliati, poi una legge (promessa) sul tempo pieno, poi maggiori risorse, poi ...

Il programma, come si vede, è minimo e anche compatibile, visti i tesoretti che vanno accumulandosi.

Perché un altro grosso problema è proprio quello costituito dalle risorse necessarie.

Ogni settore ragiona a compartimenti stagni e noi della scuola abbiamo tutte le nostre ragioni per far valere le nostre necessità; ma con la complicità della benemerita Gabanelli (che Dio e Rai ce la conservino) dovrebbe essere oramai a tutti chiaro che servirebbero dei tesoroni per coprirle tutte, queste esigenze : la giustizia, le forze di polizia rimaste senza benzina, la sanità, le pensioni, gli ammortizzatori sociali, la famiglia (i figli), la diminuzione delle tasse...

Ora, il governo del centrodestra ha perseguito una politica che prima di tutto premiasse i suoi (ceti sociali), a cominciare dai ricchi, con la speranza che restasse qualcosa anche per gli altri; il governo di centrosinistra ha un'ambizione del tutto diversa : non già fare la politica a specchio del premiare i suoi, quanto quella di pensare allo stato in generale, risanando il quale dovrebbero poi esserci risorse un po' per tutti, anche per i propri ceti, ovviamente.

Il fatto poi che la politica scolastica sia vista da Mastella e Rutelli in un certo modo, del tutto differente da quello in cui la vediamo noi (e Alba Sasso e Bastico e ...) non può che dar luogo a scelte di compromesso ed è proprio all'interno di tali scelte che va esercitato un peso.

Dov'è finito il cacciavite? Nel clima che si respira oggi nelle scuole, che è sì di sostanziale delusione rispetto alle aspettative, ma è anche di un grande sollievo perché all'orizzonte non vi è più la conflittualità esasperata e la divisione che aveva caratterizzato gli ultimi anni, tra colleghi, all'interno dei collegi docenti, tra collegi e dirigenti.

Sto facendo l'elogio dell'immobilismo?

Può darsi, ma il fatto è che il silenzio da cui è afflitta Isa non è solo il prodotto della delusione, non è solo la sfiducia nella parola, non è solo il complotto dei sindacalisti a difesa della propria casta; è il riflusso dopo il movimento, è la stanchezza, la pausa, il rilassamento; perché, non scordiamolo mai, alla nostra amata categoria non si addicono poi tanto le manifestazioni di piazza e gli scioperi duri : siamo mica metalmeccanici!

A questo proposito, quanti hanno scioperato con i Cobas l'11 maggio? Se anche avessero scioperato il 10 per cento (enorme successo per un sindacato che arriva si e no al 3%), a cosa sarà servito? Forse che il governo (qualunque governo) si fa condizionare da uno sciopero del 10%?

E quanti sciopereranno il 4 giugno? Sempre ammesso che lo sciopero ci sia (e io non credo).

Il 30, 40%? E questa volta basterà a convincere il governo? Forse sì, proprio perché è un governo di centrosinistra e il tutto potrebbe rientrare in un abile gioco delle parti.

Sicuramente non è bastato a convincere il precedente governo di centrodestra neppure il più grande sciopero mai fatto dalla scuola; mentre uno sciopero di poco più del trenta per cento ammazzò Berlinguer e il suo concorsone; e questo mi appare già con un buon motivo per avere un governo di centrosinistra, per quanto voltagabbana e di usurpata nomea.

Per ultima l'Autonomia di cui Roberto mi attribuisce l'innamoramento.

Di nuovo, non contesto le sue analisi e anzi le do per condivise; però l'autonomia (la sua cancellazione) non è mai stata un obiettivo del movimento, che anzi proprio ad essa si è rifatto per fondarvi la propria resistenza alle leggi Moratti; gli insegnanti, si sa, sono intrinsecamente legalitari; ogni educatore non può che essere legalitario e caso mai aspira ed opera per il cambiamento di leggi non condivise, ma non diventa un disubbidiente per ideologia o per obiezione di coscienza, se non in casi particolari ed esemplari.

Nei Collegi in questi anni non si sono applicati i decreti morattiani solo perché si attribuiva maggior valore di legge all'Autonomia; lo si è fatto strumentalmente? Può darsi, ma allora anche noi cominciamo ad assomigliare ai politici voltagabbana e diamo alle parole un senso diverso a seconda dei contesti in cui le usiamo.

In ogni caso alle manifestazioni anti-moratti sfilavano assieme sia i denigratori dell'Autonomia, come Roberto e Isa, sia i suoi propugnatori, proprio perché la sua abolizione non è mai stato un obiettivo condiviso.

Se oggi dunque l'abolizione dell'Autonomia e il ritorno agli anni 90 non fa parte di alcun programma politico non è imputabile né al sindacato né ai partiti; può solo essere imputabile alla debolezza ed esiguità numerica di chi la chiede.

Chiederla va bene, ovviamente, ma ci si dovrebbe anche porre il problema di come ottenerla, vale a dire di come raggruppare attorno all'obiettivo una maggioranza numerica o una grande forza politica di movimento.

E allora, che fare?

Dibattere dibattere e ancora dibattere in questi pochi siti che ci ospitano può essere un modo, ma non credo si vada molto lontani; anzi credo che se non proprio fermi, si torni addirittura indietro; vedi la LIP (Legge di Iniziativa Popolare) frutto di Retescuole : sul web il movimento si è diviso e i sostenitori sembravano scemare man mano; per fortuna che nella realtà delle scuole e dei quartieri si è raggiunto un consenso notevole.

Ma anche di quelle 100mila firme, che ne facciamo? Il terminal continua ad essere il governo, e prima ancora il parlamento, dove siedono quei nostri rappresentanti di cui abbiamo ampiamente detto.

E allora?

Allora io penso che, pur ringraziando Roberto per le puntuali ed approfondite analisi che forniscono argomenti ricchi di spunti di confronto e di riflessione, pur dando atto ad Isa della sua passione etica, tutto questo non basta e rischia anzi di diventare sterile (i compagni perduti).

Francesco (Mele) propone addirittura il ritiro (o sospensione) delle deleghe sindacali come forma di protesta-pressione, sapendo già che non vi sarà alcun seguito se non così minoritario da risultare nullo oltre che perdente.

Io invece vorrei seguire la strada opposta : più che frazionarmi, dividermi, allontanarmi da chi dice di essere di sinistra e non lo è nelle scelte, più che aggregarmi con i pochi che la pensano allo stesso modo (Cobas), più che costruirmi il partito che mi piace di più, sapendo che non andrà mai oltre l'uno per cento, vorrei sciogliermi nel mare della maggioranza, vorrei confrontarmi col Mastella e il Rutelli standoci insieme, con Bastico e Sasso stando nello stesso partito; perché ancora una volta le scelte sono frutto dei rapporti di forza e se le nostre idee sono buone ma non hanno le gambe per camminare, resteranno idee e continueremo a fare la scuola nelle condizioni decise da altri.

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 ilaria ricciotti    - 14-05-2007
Condivido pienamente l'analisi di Vittorio. Anche se i nostri politici a volte ci deludono, bisogna stringere i denti ed andare avanti, risanando il paese e prendendo delle decisioni nn popolari, ma in questo momento giuste. Il centro destra sta vincendo in Sicilia. Vedremo quali politiche esso porterà avanti in questa terra e per quali classsi sociali!

 Grazia Perrone    - 15-05-2007
Non ho idea di quanti colleghi sciopereranno il 4 giugno ... di sicuro i burodispensati (di tutte le parrocchie) non lo faranno perché - ammesso che lo comunicassero alle rispettive scuole di appartenenza - non sarebbero conteggiati tra gli scioperanti perché non rientranti tra il personale in servizio.

Né posso dire - come sembra adombrare, l'informatissimo, Delmoro - che quello confederale sia, l'ennesimo, sciopero fasullo.

Se così fosse la delibera assunta alcuni giorni fa dall'Assemblea nazionale Gilda (alla quale ho partecipato in qualità di delegata di base) è sostanzialmente corretta:

adesione allo sciopero confederale per non incrinare e dividere il fronte di lotta;

Conferma dello sciopero degli scrutini.

E se poi Demoro - obbedendo agli ordini di scuderia - si accontenterà del nulla e non aderirà pazienza.

Non si può avere tutto nella vita.


Dalla Tecnica della scuola

Anche la Gilda decide di scioperare il 4 giugno.


A questo punto la protesta si preannuncia pressochè generalizzata (non si conoscono ancora le decisioni di CUB e Unicobas, i Cobas hanno scioperato già nella giornata dell'11 maggio). Il Governo vuole fare in fretta, ma Nicolais non ha ancorare certezze sulla copertura finanziaria degli aumenti "promessi".

Anche la Gilda aderisce allo sciopero generale del 4 giugno: lo ha deciso l’Assemblea Nazionale dei delegati dopo una giornata di intenso lavoro e dopo che anche la Direzione nazionale ne aveva discusso in una riunione fiume del 10 maggio.

Inizialmente pareva che la Gilda volesse mantenere una posizione autonoma, ma alla fine ha prevalso la considerazione che in questa circostanza lo sciopero della scuola sarà specifico e non correrà il rischio di "annegare" nel mare indifferenziato della protesta del pubblico impiego.

"La nostra organizzazione - sottolinea però il coordinatore nazionale Rino Di Meglio - si riserva tuttavia di mantenere la possibilità di promuovere ulteriori azioni laddove lo sciopero del 4 giugno non dovesse risultare risolutivo".

In altre parole il rischio di un blocco degli scrutini permane e non è da escludere che l’anno scolastico si concluda in modo piuttosto convulso.

Intanto nella giornata dell’11 maggio il Consiglio dei Ministri ha autorizzato il ministro della Funzione pubblica Luigi Nicolais ad esprimere il parere favorevole del Governo sull’ipotesi di contratto collettivo nazionale quadro per la definizione dei comparti di contrattazione per il quadriennio 2006-2009.

L’accordo - già sottoscritto presso l’Aran - è l’atto preliminare senza il quale non si possono neppure aprire le trattative dei singoli comparti.

Nel settore scuola-università i comparti restano quelli attuali, anche se ci sono stati tentativi - di Cgil in particolare - di accorpare l’Afam all’Università.

Se l’accorpamento fosse andato in porto la CGU, confederazione alla quale aderisce la Gilda, non avrebbe più avuto ragione di esistere in quanto per prendere parte alle trattative come confederazione è necessario essere presenti in almeno due comparti (la CGU è presente ora proprio nell’Afam e nella scuola).

Per tornare alle vicende contrattuali va detto che l’adesione della Gilda allo sciopero del 4 giugno potrebbe accelerare l’apertura della trattativa che in ogni caso, per essere avviata, necessità di un atto di indirizzo all’Aran.

La situazione è piuttosto complessa: da un lato il Governo ha bisogno di chiudere al più presto la vicenda dei contratti del pubblico impiego, ma resta il fatto che solo poche ore fa il Ministro Nicolais ha fatto sapere che l’effettiva copertura finanziaria degli aumenti "promessi" con l’accordo del 6 aprile (circa 100 euro mensili a testa per la generalità dei pubblici dipendenti, qualche cosa in più per docenti e ATA) è tutta da verificare.

R.P

 Isa Cuoghi    - 20-05-2007
... forse non ti accorgi che così dicendo porti ancora di più alle estreme conseguenze il problema da me posto nell'intervento precedente : siamo (siete) compagni perduti.

Se tre e più anni di mobilitazione del popolo della scuola, se le battaglie del movimento, tante incisive e piene di aspettative, non hanno prodotto altro che un risicatissimo vantaggio elettorale e una legge di iniziativa popolare, vuol dire che la forza espressa non è stata sufficiente ad ottenere quello per cui ci battevamo e che prendersela ora con quelli che giudicate voltafaccia di coloro che abbiamo contribuito ad eleggere (nei seggi e nei congressi sindacali) appare solo un alibi per quella che vogliamo pensare come sconfitta.


Caro Vittorio, comincio da qui a commentare la tua attesa , e giunta, risposta (almeno tu rispondi, ci sei.. )
Quando iniziarono le contestazioni al governo precedente, alla Riforma imposta dalla ministra che , giustmente, fu chiamata Morattila, (ricordi la copertina del Manifesto che portammo, in tanti alla manifestazione a Roma, ) la base sconsolata e disillusa si era divisa, si autoconvocava, si formavano gruppi con genitori e associazioni, siorganizzavano manifestazioni, azioni eclatanti, si cercava visibilità, e ci si frantumava in diversi rivoli.
Era ed è' chiaro il perchè di questa frantumazione : è mancata la politica, è mancato il sindacato.
Hanno fallito là dove dovevano intervenire.
Anche ora balbettano,, e sorridono fra loro come ufo che vengono da altri lidi..
In altri Paesi dell'Europa, quando il voto o la partecipazione calano, quando si percepisce chiaramente la sconfitta, i generali se ne vanno.
C'è un ricambio perchè, a parte le sconfitte, anche le generazioni cambiano.. e noi che viviamo nella scuola lo sappiamo quanto solo veloci questi cambiamenti, bastano 5 anni e ti ritrovi con generazioni che fai fatica a riconoscere in base alla tua esperienza.. e devi fare azioni di riadattamento, non fosse altro che per capire e farti capire dai ragazzi, riadattamento che però non perde mai di vista i valori e le cose essenziali da passare alle nuove generazioni.

Invece nella politica e mel sindacato, qua in Italia, le cose non cambiano mai.
Ognuno lì a rivendicare quasi in eterno il posto.. i nostri voti, dicono, ci hanno portato lì..
Sbagliato invece, i partiti e tutto il sistema organizzato da essi stessi, li hanno portati lì.. dico io.

Il punto critico e ineludibile , io credo sia questo, chiaro e semplice, 4 parole :
se ne devono andare.
E' finita la loro era.
O se ne vanno o in qualche modo saranno fatti allontanare, perchè non se ne può più di questi immobilismo.

Non parlo di rivoluzioni, a meno che di rivoluzionario non sia la scelta del non voto.

Boicottare le elezioni, a partire da quelle delle rsu nelle scuole fino ad arrivare a quelle politiche.

Conosci altra via per mandare a casa chi ormai da decenni occupa abusivamente un posto dirigenziale di comando, in qualsiasi ramo della politica o del sindacato, e che quando si sposta da una poltrona è solo per passare ad un'altra ?

Io ci ho pensato molto, ma no, non ne conosco altre, di vie.

E dire che che non ho saltato una elezione, mai, e nemmeno un referendum, mai.

Vuol dire che siamo arrivati alla saturazione..




Come fare affinché nella tua scuola, Isa, i tuoi colleghi, più che credere alle promesse di politici e sindacalisti, producano azioni che costringano politici e sindacalisti a mantenerle quelle promesse? Come fare perché la scuola quotidiana sia il risultato di un comune pensare educativo? Come fare perché diano a te e tutti noi le risorse di cui abbiamo bisogno?

Se il metodo finora sperimentato (movimento-rappresentanza politica-rappresentanza parlamentare) non funziona perché gli eletti tradiscono (come dite voi), si allontanano dalla scuola, non capiscono, non vogliono (più), come bisogna fare?


Non funziona ? ma se non parte neanche, il sistema parlamentare sulla scuola.. hai letto qui ?
http://www.retescuole.net/contenuto?id=20070519180018
Scuolaoggi.
Si dice di una incredibile sottovalutazione della crisi in cui sono le scuola.. il sistema politico ha mancato proprio là dove doveva agire.
Persone come E. Barbieri non si sono accorti dei mancati finanziamenti a una scuola che sta collassando, e non solo in modo figurato.
E' vero : per le scuole non c'è un euro..

Ora.
Ragioniamo.
Succede questo in Parlamento e io, Isa. e gli altri compagni che tu chiami perduti dovremmo stare zitti, non denunciare nulla e lasciare che si continuino a massacrare le istituzioni scolatiche se no peggioriamo la situazione ?
Questo non è solo elogio all'immobilismo, io lo chiamerei suicidio di massa, Vittorio..

Ricorda che se nella società non ci fosse chi , in modo onesto ma con la voce alta, non dicesse mai che il re è nudo, non lo facesse in ogni occasione in cui il re uscisse, non avesse paura ad argomentare le cose come stanno.. credi che non saremmo già tutti un gregge ?
Facile a questo punto chiamare lupi quelli che lo fanno, evocando negli altri paure e timori e cercando, in questo modo, di allontanare con parole poco piacevoli quali disfattista, terrorista dell'informazione, teste calde,incapaci, i soliti che abbaiano , quelli che ambivano a posizioni che non hanno avuto e quindi avrebbero un sentimento di rivalsa e di vendetta.. beh Vittorio, questo modo di fare, l'accusare chi a voce alta continua a contestare, a ragionare sui fatti e sulle mancate risposte, , emarginare e fare tacere, allontanare, favorisce solo una cosa : l’inerzia delle istituzioni .
Isituzioni che continuno a rotolarsi dentro a programmi, convocazioni, comunicati rituali, si incartano e non ne escono.

Dilettanti allo sbaraglio può essere la prima volta che entri in un Ministero.. magari qualche errore di vautazione si può ammettere.. ma poi lo devi riconoscere e correggere il tiro..perseverare però, come si dice, è diabolico.

Riguardo la tua analisi politica la condivido abbastanza, Rossi e Turigliatto li ho criticati anche io, ma loro erano stati eletti con un mandato chiaro : mantenere il governo in piedi per non rischiare di nuovo con un governo che di democratico non aveva niente.. e ancora oggi il pericolo dell'avvento dell'opposizioni ad inquinare in modo dittatoriale e a senso unico per certe "caste sociali" mi spaventa molto.. ma cosa c'è di diverso, oggi, rispetto a un anno fa ?
Manca solo l'illusione che qualcosa cambiasse, quella se n'è andata in un anno.. e ora ci ritroviamo ad ascoltare discorsi che potrebbero tranquillamente arrivare dall'altra parte.. siamo alla fine di uno stato laico, siamo quasi ai tempi dei Papa re..
E la scuola diventerà, ancora una volta. solo per chi ha i soldi di permettersi istituti privati in cui , pagando rette favolose, i soliti noti potranno ottenere quelle conoscenze e competenze che permettareanno loro non solo di imparare, ma di mantenere il potere in mano a chi lo ha già.. e perpetuarselo all'infinito.. o quasi.


... Ecco dove si inserisce invece la mia, di speranza : intanto teniamoci questo risicato governo di centrosinistra e proviamo a contare, se non di più, almeno come Mastella; per avere cosa? Intanto un contratto, che non ci porterà ai famosi livelli europei, ma ci farà respirare un po'; poi il pagamento dei supplenti; poi la restituzione dei posti tagliati, poi una legge (promessa) sul tempo pieno, poi maggiori risorse, poi ...

Guarda, guarda che con dei "poi" si fanno passi troppo piccoli, che vengono cancellati ad ogni intervento successivo.. non bastano piccoli interventi, nella scuola ci vorrebbe una pioggia , anzi un diluvio , di finanziamenti e di risorse, di formazione degli insegnanti e di un deciso cambiamento di rotta : si ricominci da capo e si cancellino tutti quei rattoppi che hanno fatto della scuola un enorme monumento all'inerzia, all'ignavia e all'immobilismo politico e SINDACALE.

E lo scrivo maiuscolo SINDACALE.. perchè se dalla politica ti puoi aspettare che ogni governo faccia i suoi conti.,. un sindacato invece deve, dovrebbe, lavorare per migliorare le condizioni di lavoro.
Dove sono state migliorate ? quando ? in che modo?
Ritorno al discorso iniziale : i movimenti sono tutti lì a dimostrare la sconfitta dei sindacati.
E le parole di Moretti valgono ancora di più, anzi hanno ancora più spessore in questo settore.. figurati che anche i sindacalisti non sono più eletti dalla base, ma sono scelti dai direttivi vari..



...Il fatto poi che la politica scolastica sia vista da Mastella e Rutelli in un certo modo, del tutto differente da quello in cui la vediamo noi (e Alba Sasso e Bastico e ...) non può che dar luogo a scelte di compromesso ed è proprio all'interno di tali scelte che va esercitato un peso.

Dov'è finito il cacciavite? Nel clima che si respira oggi nelle scuole, che è sì di sostanziale delusione rispetto alle aspettative, ma è anche di un grande sollievo perché all'orizzonte non vi è più la conflittualità esasperata e la divisione che aveva caratterizzato gli ultimi anni, tra colleghi, all'interno dei collegi docenti, tra collegi e dirigenti.

Sto facendo l'elogio dell'immobilismo?

Può darsi, ma il fatto è che il silenzio da cui è afflitta Isa non è solo il prodotto della delusione, non è solo la sfiducia nella parola, non è solo il complotto dei sindacalisti a difesa della propria casta; è il riflusso dopo il movimento, è la stanchezza, la pausa, il rilassamento; perché, non scordiamolo mai, alla nostra amata categoria non si addicono poi tanto le manifestazioni di piazza e gli scioperi duri : siamo mica metalmeccanici!


Ti sbagli Vittorio, la delusione che si respira nelle scuole non è per la stanchezza di stare sulle barricate.. è proprio delusione allo stato puro , disillusione sulle aspettative mancate, ci hanno riempito di speranze e poi hanno cancellato ogni parola che hanno detto.. non dovevano creare tante aspettative se poi sapevano che non sarebbero stati in grado di dare quello che promettevano.
Meglio un discorso duro da digerire ma realistico, pittosto che creare illusioni che poi quando cadono fanno un male che mai..

.. E quanti sciopereranno il 4 giugno? Sempre ammesso che lo sciopero ci sia (e io non credo).

Ma tu ci credi ancora che qualcuno sciopererà, Vittorio ? mavalà.. hai sentito nelle scuole cosa dicono ? che non cambia mai niente.. che si sono stufati.. che lo stipendio mica lo tolgono ai sindacalisti o ai ministri che sbagliano.. ma solo a chi sciopera , e che in questo modo sarebbe come una masochista e sadica auto-riduzione di stipendio.


..mentre uno sciopero di poco più del trenta per cento ammazzò Berlinguer e il suo concorsone; e questo mi appare già con un buon motivo per avere un governo di centrosinistra, per quanto voltagabbana e di usurpata nomea.

I motivi per cui ci fu lo sciopero contro Berlinguer (unico ministro che poi di dimise, a suo merito.. anche se per occupare altri posti..) non erano per il contratto.
Io vorrei uno sciopero per cancellare le norme inique e scandalose che bloccano la scuola, che ne fanno un elefante lento e pieno di burocrazie inutili, per norme che ti facciano ancora voglia di alzarti la mattina per correre nel tuo edificio scolastico perchè ci stai bene, non solo ad insegnare ai bambini, ma nel lavoro con gli altri, nel progettare, nell'organizzare..


..Io invece vorrei seguire la strada opposta : più che frazionarmi, dividermi, allontanarmi da chi dice di essere di sinistra e non lo è nelle scelte, più che aggregarmi con i pochi che la pensano allo stesso modo (Cobas), più che costruirmi il partito che mi piace di più, sapendo che non andrà mai oltre l'uno per cento, vorrei sciogliermi nel mare della maggioranza, vorrei confrontarmi col Mastella e il Rutelli standoci insieme, con Bastico e Sasso stando nello stesso partito; perché ancora una volta le scelte sono frutto dei rapporti di forza e se le nostre idee sono buone ma non hanno le gambe per camminare, resteranno idee e continueremo a fare la scuola nelle condizioni decise da altri

Vittorio.
Ma quali rapporti di forza se i parlamentari se li sono scelti i partiti, persone che siconoscono e che si scambiano mediazioni da decenni..

Questa è l'ultima risposta che dò alla tua gradita lettera.
La speranza è l'ultima a morire, certo.. ma almeno un barlume di luce servirebbe, per capire dove siamo..
ma la luce mi sa che piano piano si stia affievolendo.. basta un soffio per spegnerla.. chi lo darà per ultimo ?

Caro collega, ancora un cosa vorrei dirti : in ogni occasione, per smuovere le persone, per aggregarle attorno a obiettivi e valori, attorno a utopie e traguardi concreti, servono persone che sappiano parlare forte, chiaro, in modo comprensibile e indipendenti da ogni partito o sindacato, perchè questi alla fine ti presentano un conto, se giochi con loro.. stai al tuo posto e non allargarti che non mi devi fare ombra..

Ma questa frase, questa che ti incollo, è ancora più forte, e porta molta verità in sè. :

Tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos'è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in se stessi, c'è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. E' questo l'incubo dei potenti."

Ernst Jünger