Considerazioni (amare)
Francesco Mele - 09-05-2007
Dopo lo svolgimento delle assemblee dei confederali tenute a Carpi il 4 maggio scorso


L'articolo che ho pubblicato prima era quello preparato in previsione delle assemblee che si sarebbero svolte a Carpi il 4 maggio.

Quelle che seguono sono le risposte - o le non-risposte - le considerazioni, le deduzioni ... che sono scaturite dalle assemblee di Carpi.

Innanzitutto è utile dire che c'erano 4 assemblee nella giornata, 3 al mattino (docenti superiori, docenti 1° ciclo-medie e ATA) e 1 al pomeriggio (docenti 1° ciclo del turno pomeridiano).

A differenza delle altre due del mattino (che erano dalle 11 alle 13) la nostra delle superiori, chissà perché, era dalle 11:30 alle 13:30. Questo è un fatto strano perché nessuna delle 4 scuole superiori finisce alle 13:30 - per cui molti vanno via tra le 13-13:15 - e , inoltre, le nostre 4e ore finiscono alle 11:35, per cui quasi tutte le scuole hanno chiesto ai docenti di fare lezione fino alle 11:35 e andare solo dopo in assemblea. Questo ha comportato che l'assemblea è iniziata sì e no alle 11: 50, che ¾ d'ora se li è presi la relazione iniziale, per cui possiamo dire che, realisticamente, la consultazione di base nel mio caso è durata si e no mezz'ora, con l'intervento di 4-5 persone delle poche (una 40 ina su 4 scuole) presenti.

Riguardo alle modalità della consultazione ci è stato detto che sarebbero state raccolte tutte le proposte e che entro il 10 o 11 maggio le tre segreterie provinciali congiunte avrebbero elaborato un documento della provincia da portare all'incontro dei direttivi regionali unitari previsto per il 15 maggio. L'obiettivo è varare la piattaforma nazionale definitiva entro il 20 maggio.
Una bella corsa, non c'è che dire, 15 giorni di democrazia di base. La democrazia, però, sta da un'altra parte e anche la base.

Dalle relazioni introduttive e dalle successive discussioni, non è arrivata alcuna delucidazione sul ritardo della contrattazione per il rinnovo contrattuale. Solo una rappresentante della CISL Scuola ha onestamente ammesso di aver criticato il suo sindacato per il grave ritardo, ma non si è addentrata nelle motivazioni che ci stanno dietro.
Rimaniamo quindi senza spiegazioni sperando che prima o poi qualcuno si decida a comunicarci i perché, visto che compito dei sindacati è stare lì a curare i nostri interessi di lavoratori, pagati da noi con le nostre trattenute mensili e dai finanziamenti statali, che son sempre soldi nostri. Se la vergogna è una dimensione dell'anima che ancora conoscono devono darci delle spiegazioni. O forse è proprio per la vergogna che non ce le danno?

Non ci si può lamentare poi, se sempre più spesso si parla di inciucio e di sindrome da governo amico, da parte di un numero sempre più consistente di lavoratori.

Ci hanno raccontato che la genericità della piattaforma è una cosa voluta perchè in questo è custodita la democrazia della consultazione. Proprio perché, cioè, dovranno essere le assemblee nel paese a tramutare in contenuti e proposte questa genericità.

Io sono basito.

Ma ci credono davvero o pensano che siamo rimbambiti del tutto?

In quale stato libero di Bananas mezz'ora di ascolto può essere venduta come una consultazione democratica, anzi di più, come una costruzione partecipata e condivisa di una piattaforma contrattuale?

Questo è trattare da sudditi i lavoratori e chiedere una delega in bianco per le manovre che probabilmente si vogliono concertare con il governo.

La conferma viene dal fatto che si è ribadita la dinamicità del contratto che si andrà a firmare per i prossimi 4 anni. Sarà cioè un quadriennio senza regole certe, in contrattazione continua col governo, per concertare la fisionomia normativa della scuola del futuro. In quest'ottica la dinamicità assume sempre più i contorni di una solenne fregatura, nei confronti della quale occorrerà vigilare con grande attenzione.

Si è riconosciuto che alla scuola mancano le risorse ma oltre che dire questo non si è andati. L'impressione è quella di una rassegnazione allo stato delle cose, ai problemi di bilancio, alle difficoltà di governo, al quadro politico confuso. Ma confusi e disinformati si sono dichiarati, candidamente, i rappresentanti confederali, dicendo, spesso e volentieri, che loro non sono a Roma e certe cose non le sanno ... così va il mondo!

Quindi non sappiamo ancora cosa saranno disposti a firmare i nostri rappresentanti sulla cosiddetta valorizzazione delle professionalità e cosa intendono fare per invertire il progressivo taglio delle risorse economiche e di organico.

Nelle relazioni iniziali si è detto che sulle carriere una proposta può essere quella di legare una progressione stipendiale (separata da quella per anzianità) all'acquisizione di crediti formativi conseguiti mediante corsi di formazione (con valutazione). Ci è stato detto che la cosa potrebbe funzionare come l'articolo 7 per il personale ATA.

Proprio come previsto, si vuole far rientrare dalla finestra una modalità di differenziazione stipendiale che già in passato aveva avuto esiti indecorosi, quando per superare il gradone si facevano corsi di formazione pur di raggiungere le ore previste.

Ribadisco che l'attuale lenta progressione di anzianità è una vergogna che non ha eguali in Europa e che va superata indipendentemente da qualunque altra contropartita. Altro discorso riguarda la necessità di rendere collegiali e condivise le attività di formazione sia nella loro scelta sia nella partecipazione (anche in ruolo di tutor di colleghi se si possiedono già le competenze da conseguire).

Occorre quindi vigilare che sulla carriera non si consumi una pastetta dal sapore amaro.

Ad onor del vero, dopo le mie rimostranze sul fatto che non si può pretendere di considerare una chiacchierata di mezz'ora come quella "ampia e capillare" consultazione promessa, ci è stato detto che sì, forse non se ne farà niente, proprio per questo motivo.

Ma chi è disposto a fidarsi della inattendibilità dimostrata dai Confederali e dalle loro periferie?

Nelle assemblee di Carpi abbiamo assistito alle molte facce del sindacato di periferia. Ogni assemblea ha avuto i suoi caratteristi, da quelli inaspettatamente dimessi , forse perché consapevoli dell'arretratezza delle posizioni confederali, agli arroganti che hanno aggredito la platea con il nulla delle loro argomentazioni e le falsità ben preparate per l'occasione.

Un cavallo di battaglia è stato che non è vero che c'è stata una intesa col governo sugli aumenti e sul rinnovo contrattuale. Che è stata tutta un'invenzione dei media.

Ma come? E perché allora sarebbe stato sospeso lo sciopero del 16?

E perché non è stato mai più riconvocato?

Come si fa a non riconoscere la paternità delle cifre di aumento medio che sono circolate, se poi sono le stesse che loro stessi ci hanno riferito nell'introduzione?

In alcune assemblee si è impedito di parlare dell'azione del governo sulla scuola dicendo che altro era l'ordine del giorno e si sono costretti i lavoratori a proporre spicciole richieste su questo o quell'aspetto parzialissimo della quotidianità docente o ATA.

L'impressione è stata quella di voler narcotizzare le coscienze e isolare i facinorosi.

Ma il tentativo non è riuscito perché l'inadeguatezza delle posizioni confederali è risultata palese e disarmante di fronte all'arrendevolezza con cui ci hanno confermato candidamente che gli aumenti per il 2006 sono purtroppo solo la vacanza contrattuale prevista nella finanziaria 2005.

E sapete a quanto ammonta? sì e no a circa un centinaio di Euro.

SSé, al mese!!! Per tutto l'anno!!!

VERGOGNA!

Ed è una vergogna venirci a dire che purtroppo nella finanziaria 2006 c'era solo quello.

Doppia VERGOGNA!!

Perché contro quella finanziaria i confederali hanno fatto solo uno sciopero di UN'ORA (25 novembre 2005).

E perché mai non è stato possibile pretendere che la finanziaria del 2007 compensasse questa violazione di un diritto dei lavoratori?

Perché anche contro la finanziaria del 2007 che conteneva ben più gravi malefatte contro la scuola, oltre quelle antisindacali citate, si è fatta solo una misera, meschina ora di sciopero (11-13 dicembre 2006), rifiutando anche di partecipare a quello dell'università del 17 novembre?

Non si può giustificare l'impossibilità di vedere soddisfatte le nostre rivendicazioni, facendo riferimento a due finanziarie che NON SI SONO VOLUTE CONTRASTARE!

Tre volte VERGOGNA!

E ora i guitti della periferia confederale hanno avuto il coraggio di venirci a dire che in fondo scioperando si fa solo un favore agli studenti che così si risparmiano un giorno di scuola????

Non c'è più alcun ritegno evidentemente.

Beh, diamogliela questa soddisfazione al pompiere di periferia.

E' vero, uno sciopericchio di fine stagione non fa paura a nessuno.

A fine stagione si bloccano gli scrutini!!!

E' arrivato il momento di far sentire a questo governo che non può prendersi gioco di un'intera categoria senza colpo ferire.

L'anno scolastico non si conclude se non vengono riconosciuti i nostri diritti.

Rinunciare al confronto su questo terreno significa perdere il diritto a qualunque rivendicazione, perché vorrà dire che sulla nostra dignità di lavoratori si potrà compiere in futuro qualunque nefandezza.

L'anno scolastico non si conclude se questo governo continua a comportarsi da malandrino.

Inoltre,
se sentiamo che questi sindacati confederali non ci stanno rappresentando,

se sentiamo che la delusione e l'amarezza sono i sentimenti che da fin troppo tempo proviamo nei confronti di questi sindacati,

se sentiamo che la loro azione ha bisogno di stimoli e segnali forti che gli arrivino dalla base,

allora occorre che questi segnali noi glieli facciamo arrivare. Abbiamo il dovere di farlo, lo dobbiamo a noi stessi e alla nostra dignità di lavoratori.

E questi segnali non possono che essere l'auto sospensione da questi sindacati.

Sospendiamo le nostre deleghe fino a quando non si avvertiranno evidenti cambiamenti nel modo di rappresentare gli interessi di noi lavoratori.


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 Isa Cuoghi    - 09-05-2007
Caro Francesco, le cose che scrivi le condivido tutte.
Ma già nel novembre 2003, dopo insistenti richieste di cambio della linea scelta dal sindacato, senza mai aver potuto ottenere nè dibattito nè risposte, in un buon gruppo di docenti e ata ci dimettemmo, dalla provincia di Modena e non solo, dal nostro ex-grande sindacato.

Le cose non sono per nulla cambiate da allora, quello che scrivi lo dimostra chiaramente.
Non è cambiata la dirigenza, non sono cambiati i distacchi, sono già passate genrazioni da quando gli stessi dirigenti operano scelte sindacali, ma anche politiche, nella scuola.
E nella scuola si va sempre peggio, anche se sembrerebbe impossibile andare peggio.
Quella che manca, soprattutto, è la democrazia, quella vera, sia nei rapporti con il sindacato che all'interno delle scuole, dove ormai, demotivati, la maggior parte dei docenti si rinchiude nella propria aula e alza le spalle ad ogni proposta di lotta.
Infatti cosa cambia, cambiando governi e programmi politici ?
Per la scuola, nulla.
C'è demotivazione, stanchezza, disillusione.
E poi, a maggio e a giugno, cosa si vuol proporre.. cosa si vule incidere con le vacanze vicine.. ma che metodo è questo, di arrivare alla fine dell'anno senza aver concluso uno straccio di accordo, senza che le promesse delle campagne elettorali e i sostegni vari alle lotte di allora si siano attuate..
Semplicemente, e come al soito, sono fiduciosi che l'estate stenderà un velo pietoso di dimenticanza su tutto quanto non fatto fino ad ora, sopra all'inerzia di persone che ormai, di diverso dall' opposizione non hanno più nulla.. non conoscono nulla per cui combattere veramente.

L'unica cosa che sanno fare bene, questi difensori dei lavoratori, è lasciare passare tempo.. così che hanno guadagnato ancora un altro anno lontani da aule che , ormai, non sanno nemmeno più di che colore hanno le pareti.. ma glielo diciamo noi : sono scrostate e fatiscenti, come le loro lotte..

Ti incollo qua sotto la copia della lettera con cui nel novembre 2003 ci dimettemmo dal nostro sindacato.. e dimmi se non è ancora attuale.

Ciao, con grande stima,
Isa


ritiro della nostra delega alla CGIL Scuola.

Cari compagni dirigenti,

siamo iscritti alla CGIL Scuola e sono ormai vari anni che tentiamo con tutte le nostre forze, ed in ogni occasione concessaci, di fare sentire la nostra voce di iscritti, insegnanti e personale ATA.
Dobbiamo però prendere atto, con immenso dispiacere, che ogni istanza di comunicazione, con quello che, da questa lettera, era il nostro sindacato, è stata chiusa.
La grande CGIL, nel suo settore scuola è diventato un sindacato che non ascolta più i propri iscritti.
Osserviamo che, al contrario, il sindacato è vivo e vegeto nella difesa corporativa di una parte della scuola, quella che si pone come antagonista degli insegnanti stessi e di tutto il personale ATA.
Vi è stata anche una fattiva collaborazione dei dirigenti CGIL Scuola, nel promuovere l’insieme delle leggi del governo di centrosinistra, al fine di minare la scuola alla base, con la sua piramidalizzazione e la perdita di ogni istanza democratica.
L’invenzione della figura del Dirigente è in forte contrapposizione con tutto il personale della scuola. Tale figura nasce nel disprezzo completo di ogni seppur minima forma di trasparenza. Dirigenti innalzati a ruolo di cinghie di trasmissione del potere, e tutti gli altri lavoratori a tentare di garantire la funzionalità della scuola nonostante i dirigenti medesimi, generalmente impreparati, ed in ogni caso imposti al di fuori di ogni ragionevole selezione.
Vi è, a questo proposito, un’altra osservazione che va fatta con forza, vista la completa insensibilità di tutti voi dirigenti sindacali alla gravità del fatto: un devastante conflitto di interessi pone ai vertici della CGIL Scuola dei Dirigenti Scolastici.
Al di là della buona fede del singolo, nessuno ha sentito il dovere, in quanto controparte attiva dei lavoratori della scuola, di dimettersi da cariche di dirigente sindacale, cariche che in questi ultimi anni hanno visto lievitare salari e privilegi dei dirigenti a scapito di tutto il resto del personale della scuola.
Ed i Dirigenti Sindacali CGIL si sono distinti particolarmente nella difesa e promozione dei Dirigenti Scolastici.
Più in generale l’acritica difesa dell’”autonomia”, pur di fronte al suo completo fallimento nella pratica operativa, mostra quanto si tenti di puntellare l’Istituto della dirigenza che è padre (o figlio) dell’autonomia medesima.
Nessuna autocritica naturalmente.
Né ora né in passato.
La scuola è a pezzi, i precari sono stati abbandonati per la voglia di volere stare sempre con il piede in più staffe, il disamore dei lavoratori (insegnanti ed ATA) è palpabile, i salari sono ridicoli, le ore accessorie sono pagate meno della prestazione di servizio domestico, …. Ma, in compenso, la discrezionalità del Dirigente può bloccare tutto, promuovere qualcuno a qualche euro in più, al fine di garantirsi la maggioranza nel Collegio Docenti.
Vi è poi un’altra banalità: la (contro) riforma Moratti.
Voi lo sapete che è il disastro e la regressione per la scuola pubblica!
Voi sapete tutto questo e, nonostante ciò, non avete fatto alcuna manifestazione di piazza, niente di clamoroso, niente che almeno suonasse come dura ed intransigente opposizione.
I lavoratori della scuola si sono fatti sentire e voi siete a rimorchio, non siete propositivi.
Vi pare degno della storia della CGIL Scuola affermare a più riprese che avreste deciso cosa fare quando i decreti delegati (ora attuativi) sarebbero stati fatti conoscere?
E’ finita la capacità di previsione?
O è finita la voglia di lottare per indecenti ed incoffessabili scambi?
E’ possibile che altre sigle sindacali (di base) si facessero carico del nostro profondo malessere e che voi foste regolarmente assenti?
Eppure, sappiamo, che da più parti veniva una forte spinta per le mobilitazioni.
Che accade?
Non credete al malessere dei lavoratori e neppure ai vostri iscritti?
Insomma la vostra assenza è corresponsabilità e noi MAI vogliamo essere corresponsabili di tali scempi. Voi siete mancati là dove dovevate essere, avete rinunciato (tradito?) al vostro compito.
Non avete incanalato le proteste, non siete stati leader.
Siete e restate codisti ma, per questo, dovete iniziare a pagare un prezzo.
Voi compagni è troppo tempo che siete fuori dalla scuola.
Non la conoscete più, nell’ipotesi che l’abbiate mai conosciuta.
Voi siete vissuti indirizzando le vostre energie al potere all’interno dell’organizzazione, voi non siete tesi ai problemi di chi soffre e suda ogni giorno in una istituzione repubblicana che muore.
Poiché sarebbe peregrino dirvi: andatevene! Allora diciamo che ci allontaniamo noi dal sindacato nel quale abbiamo militato per moltissimi anni.
Speriamo che la nostra sia un’uscita provvisoria. Siamo pronti a rientrare quando la democrazia ritornerà in quello che era il nostro sindacato….ma, in verità, ci speriamo molto poco.
Nel frattempo non ci ritiriamo a vita privata.

Semplicemente seguiremo con le nostre lotte che ci hanno sempre visto impegnati nella scuola.

La differenza sarà solo quella che ora le lotte le faremo con chi vuole farle non con chi le promette ….

Saremo testimoni del lavoro contro ogni privilegio che passa, oggi soprattutto, anche attraverso incarichi dirigenziali di sindacato.
Noi sottoscritti ritiriamo la delega che, con passione ed impegno, vi avevamo data. Voi dirigenti non rappresentate più né la difesa bassamente corporativa né quella ideale di tutti noi.

Una volta, molti di noi credevano di potersi riconoscere in una qualche alternativa interna alla CGIL Scuola, ma anche qui dobbiamo prendere atto che, per un piatto di distacchi, si è rinunciato ad ogni battaglia interna al sindacato e si continua con stupide unanimità.

Finito anche questo nostro alibi, ci dichiariamo colpevoli di non condividere più la politica del sindacato CGIL Scuola.


Seguono firme


 giordanobruno    - 13-05-2007
..."Rimaniamo quindi senza spiegazioni sperando che prima o poi qualcuno si decida a comunicarci i perché, visto che compito dei sindacati è stare lì a curare i nostri interessi di lavoratori, pagati da noi con le nostre trattenute mensili e dai finanziamenti statali.."
...scusa ma per amore di verità....i sindacati non ricevono finanziamenti statali

 Francesco Mele    - 13-05-2007
In verità, tu come consideri i distacchi?
Intendo i dipendenti dello stato che non svolgono attività lavorativa ma fanno lavoro sindacale, pur pagati dallo stato (con esclusione dei compensi e delle indennita' per il lavoro straordinario e di quelli collegati all'effettivo svolgimento delle prestazioni)?
Visto che per la scuola si tratta, se non sbaglio, di oltre 2000 lavoratori, direi che si possa parlare di finanziamenti statali, o no?
E se sono finanziamenti statali sono pagati dalle nostre tasse e quindi dalla collettività.

francesco

 giordanobruno    - 13-05-2007
E secondo te come si fa a fare attività sindacale?nei ritagli di tempo?Io credo si tratti di democrazia e di diritti.

 Francesco Mele    - 13-05-2007
Giordanobruno ha scritto:
"E secondo te come si fa a fare attività sindacale?nei ritagli di tempo?Io credo si tratti di democrazia e di diritti. "

Parole sacrosante, e vorrei vedere che così non fosse.

Ma voglio sottolineare che io rispondevo ad un tuo commento che contestatava il fatto che i sindacati fossero finanziati dallo Stato come da me asserito.

Con quella affermazione io volevo sostenere che il ruolo dei sindacati è proprio quello di difendere i diritti dei lavoratori e che per questo ricevono finanziamenti dagli iscritti e dallo Stato (sotto forma di distacchi).

Certo che si tratta di democrazia e di diritti, ma è proprio al rispetto di questa democrazia e alla difesa di questi diritti che io richiamavo i nostri sindacati.

Ciao
Francesco

 Grazia Perrone    - 14-05-2007
Democrazia e diritti sindacali ... che - "in una Repubblica fondata sul lavoro" - dovrebbero essere (i diritti) uguali per tutti e, a stabilirlo - dopo anni di lotta condotta dalla base e non certo per "gentile concessione del potere" -, è lo Statuto dei Lavoratori (1970). Sarebbe bello rievocarne se non la lettera perlomeno lo spirito: pari dignità giuridica per tutte le Organizzazioni Sindacali che - in virtù di questo principio Costituzionale (vale la pena rammentarlo?) - non possono essere discriminate.

Gran belle parole (ri)lette oggi ... peccato però che siano disattese nei fatti.

E non da oggi

 Maria Grazia Fiore    - 14-05-2007
I migliori "sindacalisti" che conosco continuano a fare il loro lavoro e questo permette loro di essere una risorsa ben più preziosa (anche per il sindacato stesso) di chi perde spesso progressivamente il contatto con la realtà lavorativa da cui proviene.

Gente in gamba sul serio, che sacrifica ben più dei ritagli del tempo libero.

Solo qualche ingenuo neotesserato, può credere poi che la scelta di chi distaccare avvenga oggi in base alla preparazione o alla "militanza": i distacchi sono merce di scambio.

Con grave danno per il sindacato stesso, inteso come istituzione che dovrebbe difendere i diritti dei lavoratori.

Un po' più di onestà intellettuale in merito non guasterebbe.

 stefano ds    - 16-05-2007
Quindi secondo qualcuno nella scuola i distacchi sindacali servono per esercitare la democrazia. Mi domando: ma Agnelli ha mai pagato qualche sindacalista della CGIL per non andare a lavorare e organizzare i lavoratori contro di lui? Come mai nello Stato avviene questo fatto qui? Non solo: ma se i distacchi servono per esercitare la democrazia, com'è che questo esercizio è completamente in appannaggio ad alcune società private - quali di fatto sono tutti i sindacati - ed è negato del tutto ad altre? Ancora: in alcuni casi si nega addirittura ai singoli lavoratori di poter esercitare il semplicissimo diritto di partecipare - in orario di servizio - ad assemblee, cosa segnalata da Grazia Perrone. C'è qualcosa che non quadra in questo meccanismo: ho bisogno di qualche anima pia che mi chiarisca le idee.