LA COMMISSIONE INTERNA MI VA BENE!
Gianni Mereghetti - 17-06-2002
Sono molte e continue le critiche all’esame di stato con la commissione interna: ad ogni piè sospinto si sente ripetere che quest'anno gli esami saranno una farsa, perché sostenerli con i propri insegnanti non è serio come farli con insegnanti che non si conoscono! Spesso ad attaccare senza mezzi termini il ministro Moratti sono gli stessi insegnanti che gli anni scorsi si stracciavano le vesti perché i loro studenti non erano stati adeguatamente capiti e valorizzati da commissari esterni. Così va il mondo! Io invece, che spesso mi sono stracciato le vesti, fino a perdere le staffe, per le ingiustizie degli esami degli scorsi anni, dico al ministro Moratti: “GRAZIE”. E il motivo è molto semplice, è che ha restituito agli insegnanti il diritto di valutare i propri studenti fino all’ultimo atto. Se l’esame sarà una farsa è perché noi, insegnanti, abbiamo fatto diventare una farsa l’esercizio così delicato e importante della valutazione. In tal caso non è la commissione d’esame che deve essere cambiata, ma siamo noi insegnanti che dobbiamo riimparare che senso ha valutare uno studente!
Detto questo, bisogna anche dire che, se va bene la commissione interna, non va bene che il meccanismo d’esame rimanga lo stesso: il ministro deve provvedere, e presto, a cambiare sia i sistemi dei punteggi che le prove, così che siano funzionali ad una commissione interna. Infatti questo sistema di punteggi e di prove è stato pensato in riferimento ad una commissione con membri interni ed esterni, e non sarebbe ragionevole perpetuarlo.Del resto che senso ha una prova di italiano a livello nazionale? O ancora che al colloquio si debbano chiedere le stesse cose che sono state già verificate durante l’anno? E’ evidente che non ha senso, per cui sarebbe opportuno che il ministro non lasci l’opera a metà.


Questione di premesse

di Marino Bocchi

Caro Mereghetti, leggo sempre con molto interesse i suoi contributi per Fuoriregistro e per quanto i nostri punti di vista partendo da premesse opposte non siano quasi mai convergenti, le riconosco il rigore dell'argomentazione. Lei scrive che e' giusto che gli alunni siano valutati dai loro insegnanti per rendere piu' coerente e fondato il giudizio. Ma allora dovrebbe concludere, data questa premessa, che gli esami sono inutili, essendo gli alunni gia' stati valutati pochi giorni prima, in sede di scrutinio, dal loro consiglio di classe. E dicendo questo credo di interpretare correttamente il pensiero della signora Moratti. Togliere valore agli esami adesso per togliere valore legale al titolo di studio in un futuro molto prossimo, con il conseguente declassamento della scuola pubblica. Si passera' cosi' dall' accesso al mercato del lavoro regolato dal diploma a quello regolato esclusivamente dai crediti. E solo le scuole private piu' ricche, dotate di maggiori risorse finanziarie, professionali e tecnologiche, potranno fornire livelli piu' alti di certicazione, che consentiranno agli alunni delle classi abbienti di presentarsi sul mercato con migliori carte da giocare. Insomma, si tratta di un tipico processo di selezione della classe dirigente, nel quadro di una cultura liberista e di valori di destra. Gli stessi che ci governano legittimamente, essendo stati votati a maggioranza dal popolo sovrano.
Caro Mereghetti, non pretendo che lei sia d'accordo con me ma seppure partendo da premesse molto diverse dalle sue, ammettera' che anche il mio ragionamento fila. Con la consueta stima, cordiali saluti.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Silvio Restelli    - 17-06-2002
Marino Bocchi sostiene che c'è un disegno negativo e criminale dietro la proposta della Moratti di far valutare gli allievi dai loro insegnanti. Il valore legale del titolo di studio lo hanno vanificato (più della Moratti) i numerosi insegnanti che si rifiutano di valutare gli apprendimenti in modo adeguato, che teorizzavano ieri la profonda ingiustizia della selezione meritocratica, che appiattiscono oggi i loro giudizi su una media di pseudo sufficienza, che mettono i voti senza aver mai fatti prove di alcun tipo, ecc., ecc.. Quello che appare chiaro è la sindrome del sospetto che assilla Bocchi e molti suoi colleghi di Fuoriregistro e la loro non volontà di affrontare i problemi per quello che sono.

 Gianni Mereghetti    - 19-06-2002
Carissimo Bocchi,
il suo ragionamento è legittimo, ma non è il mio. Il valore educativo di un esame di stato è quello di verificare se in una scuola che tende all'analisi si riesce anche ad educare all'approccio sintetico. Per questo motivo l'esame di stato è più una verifica di me insegnante che non degli studenti. Certo ci vuole l'umiltà di lasciarsi mettere in discussione dagli insuccessi dei propri allievi, mentre oggi si tende a difendersi.
Quanto all'abolizione del valore legale del titolo di studio è tutta un'altra questione, che si potrebbe affrontare in modo più efficace realizzando il programma di Berlinguer, che prevedeva un sistema scolastico fatto di scuole autonome e paritarie.
La ringrazio della sua stima, che comunque non merito.
Gianni Mereghetti