breve di cronaca
Il bambino non legge? Allora e' un genio
Il Manifesto - 26-05-2001
di Cinzia Gubbini
Non riescono a imparare a leggere, confondono le polarità come destra/sinistra, sopra/sotto, si impappinano quando devono pronunciare parole lunghe, addirittura hanno difficoltà nell'allacciarsi le scarpe. E molto spesso vengono etichettate come "persone poco intelligenti". Invece, probabilmente, sono soltanto dislessici.
Non una malattia, né un handicap, la dislessia è piuttosto un "diverso stile di apprendimento"; una cosa abbastanza difficile da capire in un sistema culturale strutturato come quello occidentale. Per questo, spesso, la scuola ha difficoltà ad avere un contatto con un dislessico: come si fa a lavorare in classe con un bambino che non impara a leggere? Eppure i bambini dislessici hanno di solito un quoziente intellettivo superiore alla media, sono vivaci, attenti e molto creativi. Basti pensare che Albert Einstein o Leonardo Da Vinci erano dislessici. Se Einstein avesse seguito i consigli "minimalisti" dei suoi insegnanti e terapeuti, chissà quando ne avremmo saputo qualcosa di più sulla forza di gravità.
Di questo, e di altro, si parla nel convegno organizzato a Roma dall'Aid, l'associazione italiana dislessia, presso il Pontificio ateneo Antonianum. Il convegno è inziato ieri e si conclude oggi; una due giorni incentrata quest'anno sul rapporto cruciale tra dislessia e scuola. I dislessici in Italia sono almeno 1.500.000. In genere ci si accorge che "qualcosa non va" intorno ai 6 anni, ed è molto probabile che se ne accorga un insegnante.
L'Aid punta infatti a stabilire un contatto organico con le scuole dove, spesso, la dislessia non viene riconosciuta. Si pensa che il bambino sia poco intelligente o non si applichi, relegandolo tra gli ultimi. In questo modo i bambini rischiano di incorrere in gravi problemi di depressione e disistima. Basti pensare che il 35% abbandona gli studi al primo anno delle superiori. D'altra parte, come ha ricordato Raffaele Iosa, ispettore del ministero della pubblica istruzione e dislessico, "esistono in alcune scuole italiane esperienze straordinarie. Ma muoiono con gli insegnanti e non vengono diffuse". Iosa ha anche sottolineato che il progressivo mescolarsi nella scuola italiana di bambini provenienti da paesi diversi aiuterà a porsi il problema di quali strategie adottare per rispondere a diverse culture e universi cognitivi di riferimento.


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