A scuola d’italiano
Ettore Benforti - 15-06-2002
A scuola, nei banchi di sera un altro popolo di studenti si avvicenda in silenzio. Sono gli immigrati, donne e uomini che, accompagnati dai loro numerosi bambini, frequentano il corso serale di lingua italiana.
Già da alcuni anni quest’attività si realizza grazie alla collaborazione tra la Scuola Media, la Scuola Elementare ed i Servizi Sociali del Comune di Cori. Anche quest’anno una particolare esperienza umana oltre che didattica si compie, nella discrezione che queste attività sociali fatalmente hanno.

Ore 16,20. A frotte gli alunni vocianti del tempo prolungato della scuola elementare escono dalle loro classi, tornano a casa, molti genitori li aspettano in strada. Mischiati, in questa piccola folla in attesa, si notano donne ed uomini dal volto esotico: indiani, slavi ed arabi, nostri concittadini immigrati che, con i loro piccoli figli al seguito, aspettano di entrare per le lezioni di italiano.

Ore 16,30. Alla spicciolata le due classi si riempiono. Alcuni tornano dal lavoro, altri vi si recheranno alla fine delle lezioni. I bambini più piccoli, che non è possibile lasciare a casa, giocano assieme seguiti da una volenterosa assistente. Altri, quelli che non camminano ancora, sono tra le braccia delle mamme e seguiranno così la lezione, un po’ dormendo ed un po’ piagnucolando.
Nei banchi, dove la mattina studiano i nostri figli, ora stanno, le une vicine alle altre, famiglie di indiani, giovani e donne romene, polacche, una signora marocchina ed una tunisina. A fatica, nonostante i tanti problemi che la condizione d’immigrato determina, essi sono lì, pronti ad imparare la nostra lingua, a confrontarsi, in un’età non proprio scolare, con verbi e pronomi, modi di dire ed avverbi. Di giorno i loro figli frequentano le nostre scuole, con dignità ed anche con profitto nonostante i problemi della lingua.
Questa volontà, questa costanza fa loro onore e noi insegnanti siamo allo stesso tempo spettatori di una umanità diversa ed intensa, e testimoni di questo percorso di integrazione. E’ difficile restare, durante le lezioni, nel solco delle indicazioni didattiche prestabilite. Ogni spunto di conversazione, ogni lettura si trasforma in uno sfogo o in una testimonianza. La nostalgia dei loro paesi è palpabile, le idee si confrontano, si scoprono tante cose in comune anche tra culture lontane.
Ma i problemi sono identici: la casa che non si trova o che è troppo piccola ed umida, i datori di lavoro che assumono al nero o pagano poco approfittando della disponibilità di manodopera, le mille difficoltà quotidiane. E’ difficile non essere coinvolti da quest’umanità desiderosa di affermarsi, di progettare un futuro tanto lontano dai loro tramonti. Ciò che proviamo noi insegnanti è un misto di ammirazione e di rabbia. D’ammirazione per il loro coraggio, di rabbia per le cause che li hanno costretti ad emigrare.
Anche noi italiani siamo stati e siamo un popolo d’emigranti. Quei volti e quei problemi potrebbero essere quelli di tanti calabresi, veneti o siciliani in Australia o in Argentina. Cambiano i tempi, le lingue ed il colore della pelle, il resto è identico ma molti sembrano essersene dimenticati.

Ore 18,30. Siamo stanchi ma felici di esserci scambiati qualcosa d’ importante. A gruppi le famiglie si allontanano, qualcuno resta per chiedere se c’ è bisogno di una donna delle pulizie, altri un’informazione per un sussidio.
Fuori fa freddo, i bambini ben imbacuccati sembrano tanti piccoli orsacchiotti. Ci salutiamo, domani andremo a scuola, dai nostri alunni a spiegare loro che in questo mondo essere diversi è bello.


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 ELENA    - 17-06-2002
TANTE PERSONE DANNO PER SCONTATO IL FATTO CHE TRASFERIRSI IN ITALIA O COMUNQUE IN UNA PATRIA DIFFERENTE DALLA PROPRIA EQUIVALGA AL DOVERSI ADATTARE A TUTTI I COSTI PER RENDERE DECENTE LA PROPRIA CONDIZIONE DI IMMIGRATO, MA QUANTI DI COLORO CHE PENSANO CIO' SAREBBERO IN GRADO DI RIMETTERSI IN GIOCO IN QUESTO MODO AVENDO PERALTRO POCHE FRECCE NELL'ARCO MA TANTE CONTRO?L'ETA' NON SEMPRE GIOVANISSIMA, L'ARRIVO IN UNA CULTURA DIVERSA E LO SCONTRO CON LA PROPRIA PER POTERSI ADATTARE, I PROBLEMI DI LAVORO, LA PRECARIETA' DI TANTO ALTRO E IN TUTTO QUESTO....LA VOGLIA DI IMPARARE PER SE' MA ANCHE PER I FIGLI. IO HO UNA CASA, UN LAVORO, UNA FAMIGLIA CHE MI AMA, SONO GIOVANE EPPURE ...NON SO SE AREI LA LORO STESSA FORZA