Otto settembre
Giuseppe Aragno - 24-02-2007
Annunciato con largo anticipo, l'otto settembre s'è presentato improvviso e la storia sembra ripetersi: di nuovo truppe sbandate, senza un ordine o uno straccio di piano che impedisca alla ritirata di farsi rotta disordinata.
"Volerò alto" aveva dichiarato, spocchioso come solo lui sa essere, Massimo D'Alema, ma ciò ch'è alto per uno può esser basso per altri e un dato infine è certo: in questo alto volare sulla plebe parlamentare nominata e non eletta, raccolta tra tende e bivacchi nell'aula sorda e grigia, ha scelto abilmente la quota, ed ha reso volutamente il governo facile bersaglio del tiro incrociato della Conferenza Episcopale, di Confindustria e del padrone nordamericano. L'unico modo per sbandare la sinistra e costringerla alla resa: armi e bagagli prigioniera dei clerico-moderati o messa alla porta con la nomea di Giuda.
Vada come vada, volando alla sua altezza, è D'Alema che ha aperto la crisi di governo.
Alto volare sarebbe stato ragionare di politica tra aprile e maggio, quando sembrò opportuno, invece, spartirsi le poltrone; alto volare sarebbe stato registrare come sconfitte le vittorie riportate in Senato col voto determinante di Andreotti, Cossiga e compagnia cantante: la Chiesa, Montezemolo e gli americani che ti dicono di sì solo se vai per la tangente. Al tirar delle somme, eccolo l'alto volare: l'aereo, costretto alla picchiata, s'è avvitato ed è precipitato.
Alto volare. A quale altezza, se la finanziaria dei ragionieri ha fatto esultare l'Europa delle banche? A quale, se, nella miseria dipinta a fosche tinte, si è trovato modo di foraggiare le scuole private, fermo restando l'impianto liberista della Moratti che non cambia certo per una faccenda di tutor e di portafoglio?. Alto volare se nelle classi aumenta il numero degli alunni, se si rafforza l'impostazione della scuola-azienda e, sogno dei sogni, l'autonomia nella miseria, in un sistema sempre più integrato pubblico-privato che subordina le ragioni della formazione a quelle del mercato della forza lavoro? Volare alto quando ancora si pensa ad una scuola che imponga ai giovani una supina accettazione del mercato, con gli insegnanti che fanno la guardia armata del capitale per "produrre" giovani che non sono in grado nemmeno di capire quali sono i loro reali interessi sociali? Volare alto con una scuola che è sempre più scuola di classe, coi dirigenti manager estranei alla didattica, attrezzati alla bell'e meglio non a fornire una guida ma ad interpretare il nuovo mito - la governance - nel senso bruto di autorità e dominio? Volare alto in una scuola costruita ad arte per corrispondere alla realtà della vita quotidiana, avvilita dalla crescente precarizzazione di ogni possibile progetto di vita? Volare alto se il meglio della scuola militante, con una legge d'iniziativa popolare, è stata messa alla porta senza un momento d'ascolto, senza un centesimo di contratto, senza null'altro che parole e parole avvitate e svitate, montate e smontate? Alto volare? Con la Costituzione di Calamandrei mortificata nello spirito e nella lettera, con l'articolo 32 stracciato dal ticket sul pronto soccorso e dal rifiuto di cogliere nel caso Welby il senso profondamente laico di poche e lapidarie parole: "la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana"?
Si è volato basso, bassissimo, la rotta l'hanno segnata inflessibili Ruini, Bush e Montezemolo. In loro nome si è sputacchiato indecorosamente sull'articolo 11 della Carta costituzionale e la guerra che si faceva si continua a farla, stando al fianco di Paesi che violano quotidianamente il diritto internazionale. Questo governo, che ha giurato fedeltà ad una Costituzione che a ragion veduta "ripudia la guerra, ha accordi militari con gli aggressori israeliani e offre basi, uomini e mezzi ai macellai di Bush; questo governo che per dettato costituzionale non accetta la pena di morte, ha avuto l'animo di non riconoscere il governo palestinese eletto democraticamente, ma offre aiuto e sostegno al governo fantoccio iracheno e, dopo il polverone levato per la miserabile esecuzione di Saddam Hussein, ha taciuto e tace sulle successive condanne capitali eseguite e su quelle da eseguire. Tre donne, tre partigiane irachene, attendono di essere impiccate a marzo e D'Alema vola alto, come alto vola Fioroni, così alto, che nessuno riesce a vederlo e tutti in viale Trastevere sono convinti che nel suo ufficio ci sia ancora la Moratti. Alto, così alto, che nessuno riesce a leggere ciò che tutti dovrebbero conoscere a memoria: "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato": articolo 33 della Costituzione della Repubblica.
Volare alto non è ricattare la sinistra minacciando: "se si va sotto, tutti a casa". Questo è volare basso, bassissimo, volare rasoterra, ingannando gli elettori, annichilendo la sinistra con lo spettro di Berlusconi per servire i suoi stessi padroni e gettare la croce su chi non accetta di giocare al massacro. Questo nuovo otto settembre rischia così di diventare davvero la "morte della patria" e non serve accusare i cosiddetti dissidenti: chi ha votato a sinistra non può dipendere da Cossiga, Andreotti e Pininfarina e nessuna sinistra degna di questo nome può governare contro chi l'ha eletta e contro la Costruzione. Volare alto significa governare in coerenza con i propri valori politici ed etici e non c'è democrazia che possa affrontare il rischio di una involuzione di destra, mettendo a tacere se stessa e stravolgendo l'ordine costituzionale.
Lo so, sono riflessioni amare e mi scuso coi lettori di "Fuoriregistro". Spero di sbagliare, ma il momento è buio e la democrazia è anzitutto legalità costituzionale, rispetto di se stessi e degli altri, diritto di dissentire in piazza, in Parlamento e sul foglio virtuale d'una rivista online. La vita, la morte per fame, i diritti umani, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, la pace e la giustizia sociale sono problemi che riguardano la coscienza individuale; espellere parlamentari che, su questi temi, votano in coscienza è, ad un tempo, segnale allarmante d'una concezione autoritaria della vita politica e sintomo d'un miserabile compromesso tra destra e sinistra, entrambe subordinate a interessi di lobby e di poteri forti. Ciò che va accadendo in queste ore scava un abisso profondo tra i sogni della gente e la realtà del Palazzo.

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 Disarmiamoli.org    - 23-02-2007
Prodi bis, ovvero
“I programmi di guerra richiedono esecutivi più fedeli”



La caduta del governo Prodi, probabilmente pilotata per rafforzare un esecutivo in procinto di affrontare scelte ancora più pesanti di quelle assunte sino ad oggi ( il rifinanziamento della missione in Afghanistan, l’inizio dei lavori per la base al Dal Molin, il rilancio della TAV, i futuri scenari di guerra in Afghanistan, Libano, Kosovo, Siria, Iran), è legata ad una gestione dei rapporti nella maggioranza evidentemente insostenibili.

Come detto in un nostro recentissimo comunicato, tutti i dati ci dicevano della grande precarietà della linea “di lotta e di governo”, per cui una parte dell’esecutivo marcia per la pace e vota per la guerra, parla di giustizia sociale e aumenta del 13 per cento le spese militari a detrimento dello stato sociale, professa un altro mondo possibile e avalla politiche ferocemente neoliberiste.

Ancora di più se “la piazza” risponde e si mobilita a centinaia di migliaia, come avvenuto recentemente a Vicenza.

L’ex ministro degli esteri D’Alema ha quindi rotto gli indugi e scoperto le carte, tentando di imporre alla passata maggioranza in Senato una linea di politica estera che comprende interventismo all’estero e basi militari USA all’interno dei confini.

Che dovevano fare dei senatori pacifisti se non quello di rispettare il mandato dei propri elettori? Bene hanno fatto quindi i senatori Turigliatto e Rossi a non avallare questa linea politica. Particolarmente grave è il linciaggio fisico e mediatico da loro subito in queste ore.

Di fronte ad una doppiezza trasformata in prassi politica, la scelta di Rossi e Turigliatto è da salutare come legittima e chiarificatrice. Qualcuno doveva avere il coraggio politico di smascherare l’inverecondo balletto al quale abbiamo assistito in questi mesi.

Esprimiamo ai due senatori pacifisti la nostra incondizionata solidarietà.

Le future maggioranze che scaturiranno dai rimpasti in corso nei palazzi del potere si dovranno rassegnare al confronto con la volontà popolare, espressasi in questi mesi a Vicenza e nel paese. I segnali ci dicono che nei prossimi mesi queste manifestazioni si moltiplicheranno, mettendo legittimamente in discussione alla radice scelte belliciste ed antipopolari

Il sale della democrazia risiede lì.

Chi crede di poter bypassare questa realtà si pone fuori dalla dialettica democratica, riportandoci indietro nel tempo, a quel “sovversivismo delle classi dirigenti” divenuto evidentemente bipartizan.

Il Comitato promotore per la Rete nazionale Disarmiamoli

www.disarmiamoli.org - info@disarmiamoli.org - 3381028120


 Carmelo Albanese    - 24-02-2007
Caro mio, non avevi torto: ora fanno un governo che è sempre più di centro destra, sempre più torbido e lontano da quello che ci hanno promesso e da quello che siamo andati a votare. Ora a Mastella, Rutelli e Dini aggiungono anche quel campione di Follini che si è fatto cinque anni con Berlusconi! Lo sai chi ci manca, ora, visto che scrivi sempre di storia? Agostino Depretis, il re del trasformismo! Non lo potranno resuscitare, ma se fosse possibile, sai che applausi farebbero quelli che si dichiarano "realisti" e strillano perché dicono che con la nostra incoscienza consegneremmo il paese in mano alla destra! La verità mi pare proprio evidente, solo che non abbiamo il coraggio di dirla. In Parlamento stanno seduti troppi uomini mediocri nominati dai segretari dei partiti politici. E quelli, per non farci tornare a votare, sarebbero disposti a farne di tutti i colori. Prima viene la pensione poi, se si accorgono che ci siamo, viene la gente. Dopo Vicenza, dobbiamo sperare che cresce la protesta della gente. E mica potranno farci passare tutti per terroristi. I futuri politici devono nascere dalle lotte per la pace, per l'ambiente, per la sicurezza del lavoro. Questi che ci stanno ora, governano contro la gente e hanno fatto il loro tempo.

 Maria Ciotta    - 25-02-2007
Parlare a D'Alema dei problemi della scuola è ridicolo. Di scuola il comunista pentito non sa nulla, l'ha dimostrato da presidente del Consiglio.Ora poi ha altro per la testa. Non è ancora contento. Lui vuole mettere fuori dalla maggioranza Il Pdci e Rifondazione per aprire la porta ai centristi. Non teme le elezioni, anzi le sta cercando. Aggiunti a Follini, Casini e i tanti "centristi" che aspettano solo l'estromissione dei "comunisti" per cambiare posto in Parlamento, pensa di vincere. Il piano per ora non gli riesce perché Giordano e Diliberto, terrorizzati da elezioni che oggi sarebbero la fine per i loro partiti, subiscono senza reagire ogni oltraggio. D'Alema però ci prova; mentre il governo deve ancora superare lo scoglio della fiducia, ieri ha dichiarato provocatoriamente che la sinistra radicale è in "fuga dalla politica". Poi ha tirato il colpo: "Fatemi dire una cosa da vecchio: non serve il Partito democratico per dimostrare che certa sinistra non va bene, non serve al Paese. Ce l’avevano insegnato già nel Pci". Nessuno naturalmente gli ha chiesto perché è andato alle elezioni assieme ai comunisti, nessuno gli ha detto nulla. I comunisti si lasciano ingiuriare, tacciono e si preparano a tornare a governare. Con chi? Con D'Alema.