Schiaffi e carezze
Emanuela Cerutti - 23-02-2007
Qualcuno, da sinistra, ritiene di essere stato schiaffeggiato dai recenti comportamenti dei cosiddetti compagni che hanno provocato la crisi.
Leggo, non posso fare altro, leggo e ascolto, certamente non entro in meccanismi più intimi e sottili, mi limito, come tutti, a partire da dati di fatto o per lo meno di cronaca.
Franco Turigliatto, oggi "imputato" e forse escluso dal partito (anzi, dalla "comunità del Prc", come la diretta di Repubblica riporta) , qualche giorno fa, annunciava che non avrebbe partecipato al voto sulle comunicazioni di D'Alema. Sulle cronache giravano notizie relative alla sua dimissione dal Senato. "Sono contrario alla guerra in Afghanistan e al raddoppio della base di Vicenza'" , sono parole sue, a detta dell'agenzia Ansa di due giorni fa.
In accordo con Fini, già a gennaio D'Alema chiedeva l'accordo della maggioranza, che in politica estera deve essere autosufficiente, cioè senza sbavature.
Ai primi di febbraio gli ambasciatori di Usa, Regno Unito, Canada, Australia, Paesi Bassi e Romania constatavano, e di nuovo su Repubblica " che, con l'aiuto dell'Italia, la comunità internazionale ha potuto avviare un processo di stabilizzazione e di ricostruzione che ha migliorato le condizioni di vita di milioni di Afghani. I passi in avanti sono innegabili. Per la prima volta da decenni, gli Afghani possono realisticamente aspettarsi un governo rappresentativo, un futuro economico migliore, servizi sanitari più efficenti e un sistema di istruzione aperto sia agli uomini che alle donne.".
Poco tempo prima, su Peacereporter, qualcuno si domandava "quanti ospedali, scuole e orfanotrofi si potrebbero aprire in Afghanistan con le decine di milioni di euro spesi per pagare gli stipendi dei nostri soldati e i pieni di benzina dei nostri blindati? " e ricordava le parole della parlamentare afghana Malalai Joya, poco tempo fa a Montecitorio: "Gli Stati Uniti hanno abbattuto un regime criminale solo per sostituirlo con un altro regime criminale. La comunità internazionale deve smetterla di sostenere quei signori della guerra che per vent'anni hanno bombardato le nostre case, ucciso la nostra gente, calpestato i nostri diritti e rovinato le nostre vite, e che ora siedono al Governo e in Parlamento".

Mi chiedo che cosa avrei fatto al posto di Turigliatto.
Onestamente. Nel marasma dei si dice, conviene, sarebbe ora che.
Che cosa avrei fatto se già la partita fosse stata decisa prima (quasicchè in Parlamento non si affrontassero i problemi, non si discutesse, non si potesse pensare di cambiare idea, ma si "facessero" solo voti come goal in porta); o se la mia coscienza mi avesse posto dubbi, legittimi, come ho imparato a scuola; o ancora se avessi salde e irrinunciabili convinzioni, che la Repubblica protegge oggi con l'istituto dell'obiezione di coscienza. Oggi, perchè ieri in tanti sono stati ridotti al silenzio per eccesso di parola e di opinione.

Qualcuno ritiene di essere stato schiaffeggiato.

A Nairobi è da poco terminato il Social Forum mondiale, quella riunione in cui si discute dei problemi dell'Africa e dei poveri del mondo. Poveri come a Korogocho o Kibera, le famose baraccopoli.
Delegazioni di alternativi, dopo un breakfast all'Hilton Hotel, hanno assistito alla Messa che Zanotelli, lì presente per l'occasione, celebrava all'interno della Missione . Alla fine della Messa una domanda:"Quanti di voi, amici del Nord del mondo, hanno voglia di andare con gli amici del Sud a visitare le loro case?". Meno di dieci le mani alzate: tutta gente che sarebbe fin troppo facile etichettare come indipendente o radicale. Giovani alla ricerca di un senso e di un'armonia sarebbe la miglior definizione. Nel silenzio una seconda domanda, in quella lingua della costa che ha saputo mantenere il profumo del mare anche in una discarica: "E quanti di voi, amici del Sud, hanno voglia di accogliere gli amici del Nord nelle loro case?". Tutte le mani alzate: un intero villaggio.

Quanti qualcuno avrebbero potuto o dovuto sentirsi schiaffeggiati?

Mentre la ragazza piange, per la vergogna, la rabbia, la devastazione che vede e che le entra dentro, mentre non sa dove siano finite le sue parole preziose, un piccolo Pedro, o Peter - il suo nome cambia a seconda degli interlocutori e lui non sa, a quattro anni già non sa chi glielo ha dato - le si avvicina. Con le sue manine sporche insegue le lacrime che rigano quel viso così pallido, le afferra, le accarezza e le cancella. Poi gioca con i capelli che scendono sullo stesso viso - ora attonito - come fossero pupazzetti da far rivivere. Sorridono, poi ridono. Non cambierà nulla, ma l'attimo è indimenticabile.

"Ora capite perchè le cose non cambieranno mai?" commentano i giovani, la sera, attorno a un fuoco.
Ma la ragazza sa che per un attimo così vale la pena di continuare a lottare per la libertà, al di là e al di qua del mare.

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 ilaria ricciotti    - 23-02-2007
Al posto di Turigliatto, cara Emanuela, anzichè continuare a fare il senatore e prendere una barca di euro, avrei chiesto le dimissioni, così come ha fatto Rossi!
E comunque, letto il programmo dell'Unione, non avrei accettato la candidatura.
Ritornando al fattaccio (la crisi di governo), io non mi incavolo soltanto e tanto con chi non ha deciso di dare il suo voto, ma soprattutto con tutti i partiti dell'Unione che sanno troppo litigare ed anche con quegli italiani che, durante il governo berlusconi, hanno protestato, contestato e poi quando hanno avuto la possibilità di esprimere il proprio dissenso, o non sono andati a votare o addirittura hanno votato per lui e per i suoi alleati.
Questa tipologia di persone, oltre a non sopportarla, non la capisco.
Gli inciuci? Anch'io non li sopporto, ma se sono necessari per cambiare la legge elettorale, affrontare il conflitto di interessi ed altri importanti tematiche, prima di ritornare a votare, sono disposta ad ingoiare anche questi eventuali rospi.

 Stefano Collatina    - 23-02-2007
Il problema vero che questo governo ha fatto emergere con evidenza agli occhi di chiunque in questo paese abbia ancora ideali politici e dignità è uno solo, e tu lo dici chiaramente: non abbiamo più una classe dirigente. Chi prova e porre problemi politici ai segretari dei propri partiti è invitato a stare zitto. La sola ragione per cui il governo giustifica la propria esistenza è uno spauracchio: non possiamo dare il paese in mano al nemico. Un parlamentare che non se ne sta zitto è perduto. Subito, ci sono quelli come Ilaria Ricciotti che lo mettono alla gogna. Rossi e Turigliatto sono stati preceduti sa Ferrando e Cacciari, e tutti erano “traditori della patria”. Per non “dare il governo alle destre” accettiamo di tutto e Ilaria Ricciotti lo dice apertamente che è pronta ad ingoiare altri rospi. La verità è che la legge elettorale e quella sul conflitto d’interessi andavano fatte immediatamente. Se ne parla ora perché quel grand’uomo di D’Alema ha voluto far cadere il governo per farne un altro più spostato a centro. Tu scrivi giustamente di Nairobi, ma questo governo non sa e non vuole sapere se Nairobi è in Asia, in America o in Africa. E così è per quelli che ora piangono il governo caduto. Dei problemi veri ormai si interessano in pochi. Ilaria Ricotti usa per Turigliatto toni sprezzanti e scrive che il senatore, letto il programma, non avrebbe dovuto accettare la candidatura. La verità è che la tua lettrice fa riferimento al programma, però non l’ha letto. Se lo avesse fatto, saprebbe che c’è scritto: “Noi pensiamo […] che non sia possibile un impegno delle Forze Armate italiane fuori dai confini nazionali senza un mandato diretto e preciso delle Nazioni Unite e della UE, e quindi nel rispetto dell’articolo XI della Costituzione italiana.. L'Unione si impegna […] a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti. […] In questo quadro reputiamo necessario arrivare ad una ridefinizione delle servitù militari che gravano sui nostri territori…” (Programma dell’UNIONE (http://www.ulivo.it/ ) (pag.111). Tutto questo non si è fatto: gli Usa fanno una guerra privata contro l'Afghanistan e noi siamo con loro, invece di ridefinire le “servitù militari” abbiamo combinato quel bene di Dio a Vicenza e le spese militari sono aumentate. Turigliatto il programma l’ha letto. E’ il governo che se ne frega delle promesse fatte.

 Michele    - 23-02-2007
Cara Emanuela, approvo il tuo commento a quanto sta accadendo.
Però voglio dirti cosa avrei fatto al posto di Turigliatto.
Al posto di Turigliatto avrei turato il naso, e approvato la politica estera dalemiana, come hanno fatto la maggior parte dei suoi elettori quando si sono trovati a dover decidere il "loro" premier Romano Prodi. E andatevi a leggere la storia del signor Prodi che i più ricordano solo per quanto fatto nell'ultimo decennio dimenticando le sedute spiritiche del ’78, le svendite dell'IRI, il suo culo e camicia con Andreotti e DeMita a metà degli anni ’80 e potrei continuare per un bel po'. Come fa un socialista-comunista, o new democratico che dir si voglia, ad approvare un personaggio come Prodi se non con la convinzione (speranza) che è un primo passo per poter costruire qualcosa di più vicino alla nostra politica.
Al posto di Turigliatto avrei turato il naso in nome di quella che è una delega del popolo, per tenere banco ad una destra che si allontana troppo dall'ideale di democrazia che da tanti anni lo stesso Turigliatto crede (spera) di poter costruire [nel tempo] in Italia.
Al posto di Turigliatto avrei turato il naso in nome di una ragion di stato, che alcune volte va oltre i propri ideali, sentimenti ed etica politica.
Con questo voglio anche esprimere un po' di solidarietà ad una persona che, a mio avviso sbagliando nella tempistica e nei modi, ha espresso però un malcontento comune in tutta la sinistra. Qualcuno la chiama sinistra radicale; in realtà è la sinistra di sempre e molto più semplicemente non sono di sinistra coloro che hanno la pretesa di averci liberato di Berlusconi.

 ilaria ricciotti    - 23-02-2007
Stefano Collatina anzichè criticare me, farebbe bene a farci sapere apertamente che tipo di governo vorrebbe lui e che cosa si dovrebbe fare in questo preciso momento, dato che non abbiamo, a suo dire, una classe dirigente in grado di rappresentarci. Chi dovrebbe farlo in sua vece?
Il problema poi di coloro che vengono messi alla "gogna" da una semplice cittadina come me o dai loro segretari di partito, a mio avviso se lo meritano. Quando un politico sceglie di candidarsi, lo sa benissimo che dovrà per primo rendere conto ai capi del partito che lo hanno scelto. Nello specifico i due senatori perchè hanno aspettato tutti questi mesi prima di votare contro questo governo? Forse non avevano avuto sentore che, come sostiene Stefano Collatina, il programma dell'Unione era andato in pallone?
Termino riaffermando per l'ennesima volta che quando una persona non la pensa come noi non ci si dovrebbe comportare come sono abituati ad agire diversi politici delle destre, facendo apprezzamenti poco educati, per niente pacifici e non certo democratici.
Quando qualche volta ho sbagliato, ho chiesto scusa, ma non mi è mai capitato di ricevere le scuse da altri.


 Dal Corsera    - 23-02-2007
Pugno sul treno al dissidente Rossi

E Diliberto: comprendo la rabbia. Un ex compagno del Pdci: l’ho preso col dorso dell’indice. Il ribelle: non lo denuncio



ROMA — Uno parla di «cazzottone in faccia», l’altro di «manata sul naso, l’ho colpito con il dorso dell’indice». Fatto sta che ieri sera sull'Eurostar Roma—Milano è andato in scena il secondo round del match visto mercoledì nell’Aula del Senato. Da una parte Fernando Rossi, il senatore uscito dai Comunisti italiani ora indipendente dei Consumatori che non partecipando al voto ha contribuito ad affondare il governo, attirandosi le ire di Diliberto e del centrosinistra tutto. Dall’altra Nino Frosini, segretario regionale del Pdci in Toscana. L’Eurostar delle 18 e 30 è appena partito dalla stazione Termini. Il senatore Rossi è seduto da solo in prima classe. Entrano altri passeggeri in cerca del loro posto. Dalla porta sbuca il segretario del Pdci toscano, Frosini, accompagnato da un collaboratore e da una donna. È il destino a volere l’incontro. Mentre Frosini cerca il numero della sua poltrona si vede davanti i baffoni del senatore Rossi. I due, ex compagni di partito, si riconoscono. Pochi secondi di silenzio. Poi Frosini rimette il biglietto in tasca e dice ai suoi: «Andiamo via, che io con questo qui non ci voglio stare». Rossi risponde: «Ma dai, vieni qui non fare il coglione. Che ti sei bevuto il cervello anche tu?».
I due si avvicinano, a portata di sberla. «Non mi rivolgere la parola pezzo di merda, ti dovresti vergognare, vuoi rimandare su Berlusconi?», urla il segretario del Pdci. «Ma cosa cazzo dici, imbecille» risponde il senatore. È a questo punto che arriva il pezzo forte. Ma qui le due versioni sono un po’ diverse. Racconta Rossi: «Prima mi ha puntato il dito contro l’occhio, io mi sono girato e lui me l’ha infilato nell’orecchio. Alla fine mi ha tirato un bel cazzottone sulla testa. E si è allontanato dicendo che ero fortunato perchéme l’aveva dato piano». Racconta Frosini, invece: «Macché cazzottone in faccia. Sì, è vero: l’ho colpito. Ma gli ho dato una manata e l’ho colpito al naso con il dorso dell’indice. Tutto qua».

Intanto corre voce che Frosini sia un ex pugile dilettante. L’episodio rimbalza a Palazzo Chigi. All’uscita del vertice di maggioranza davanti a Prodi, D’Alema e Fassino, ne parlano il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, e Bruno De Vita, della Lista consumatori, il nuovo partito di Rossi. Racconta Rossi: «Commentando l’episodio Diliberto ha detto a De Vita che già avevano cominciato a farmi capire la lezione. È un fatto gravissimo. Prodi deve pretendere dal segretario del Pdci una presa di posizione». Diliberto smentisce: «Ho detto purtroppo è vero ma non ho giustificato in alcun modo».
E poi aggiunge: «Deploro ogni forma di violenza ma l’esasperazione alimentata dal comportamento di Rossi e dal tradimento del mandato elettorale se non giustifica aiuta a comprendere l'arrabbiatura dei nostri compagni». Dopo lo scontro sul treno i due contendenti si separano. Il segretario del Pdci toscano cambia carrozza e poi scende come previsto a Firenze. Rossi prosegue fino a Ferrara e resta seduto al suo posto. Parla di aggressione anche se non vuole sporgere denuncia e dice di «non aver paura perché posso camminare a testa alta». Frosini non chiede scusa: «Non sono pentito di avergli detto che non voglio il suo saluto e non sono pentito di averlo colpito perché non gli ho tirato un cazzotto. Non c’era violenza ».
Crede di aver interpretato la delusione di milioni di elettori del centrosinistra? «Credo che molti italiani siano incavolati con lui e prendo atto con soddisfazione che il loro sentimento è in linea con il mio. Ma spero che questo sentimento popolare non si trasformi in gesti violenti. Insomma non voglio che Rossi sia colpito da milioni di ditate al naso. Ma forse, visto quello che ha combinato, una se la può tenere senza brontolare».

Lorenzo Salvia


 da Information Guerrilla    - 24-02-2007
Pacifisti e pacifinti

"Ringraziamo il senatore Franco Turigliatto per aver dimostrato che un'altra politica può esistere, che alle idee e alle parole possono seguire comportamenti coerenti, anche le dimissioni, contro una maggioranza di governo sorda alle ragioni della pace e alle richieste del popolo di Vicenza. E' invece indecente il comportamento di quei parlamentari che prima hanno sfilato a Vicenza e poi non hanno avuto il coraggio di fare il solo, vero, non opportunista gesto cui erano tenuti a fare: votare no contro la politica militarista ribadita da Massimo D'Alema. Altro che sinistra "radicale", "radicata" nelle proprie poltrone!" -

 Maria Grazia Fiore    - 24-02-2007
Onestamente io non mi sento di ringraziare nessuno.
Se Turigliatto lo ha fatto perché "è più compagno" di altri (mi sembra di averla già sentita questa storia) avrebbe fatto bene anche a rifiutare un posto in parlamento regalatogli da una segreteria e non certo guadagnato in base ai voti ricevuti.
Con questo non voglio dire che cosa avrebbe dovuto fare ma che la coerenza agli ideali (quelli che, quando ci pensi, ti danno il sapore metallico in bocca, oggi) non può essere estemporanea.
Chi ha dovuto votare l'armata Brancaleone che abbiamo in Parlamento, lo ha fatto come un male necessario (e spesso dopo tormentate riflessioni), esausto/a da anni di dittatura berlusconiana. Ma non so se la medicina presa stia facendo più danni del male che doveva curare.
Se l'Unione ha mentito rispetto al suo programma è giusto che torni a casa.
Se, come era evidente fin dall'inizio, baciapile e "comunisti" nella stessa coalizione non ci possono stare, si dividessero ed ognuno potrà votare secondo coscienza e secondo i propri ideali. E parlo, ovviamente, per noi come per loro.
Questo bipolarismo all'italiana non regge perché non esiste. Non è nel nostro DNA e nella nostra storia.

Una cosa è certa: nessuno è meglio di nessuno in questa storia e tutti siamo nella melma.

 Rubrica lettere al Manifesto    - 25-02-2007
La sinistra non esiste
Il maggiore responsabile della caduta del governo Prodi è il governo stesso. L'hanno capito molto bene a Vicenza dove hanno coniato lo slogan «governo luamaro», che vuol dire letamaio. Un segnale autentico della frattura creatasi tra il popolo di Vicenza (e l'intero popolo della pace) e il governo Prodi. L'editto di Bucarest sulla base a Vicenza si è ripetuto nella replica di D'Alema al Senato e la tanto sospirata exit strategy dall'Afghanistan è annegata nel letamaio suddetto. I senatori Rossi e Turigliatto hanno semplicemente scelto di non votare una politica estera che ripropone la guerra. Siamo il sesto esercito nel mondo impegnato sui fronti di guerra: che gloria! La debolezza del governo è stata soprattutto questa, ed era fatale che si insinuasse prima o poi nelle aule parlamentari e che fosse strumentalizzata ai propri fini dai poteri occulti del grande capitale e dei signori della guerra filoatlantici. Ma questo non mi stupisce. Mi addolora l'atteggiamento di tutta la sinistra radicale che sta operando un vergognoso linciaggio di Rossi e Turigliatto. Dovrebbero essere loro a vergognarsi: sono venuti a Vicenza, e poi si contraddicono con la prassi parlamentare, con assurde discipline burocratiche. Avrebbero dovuto essere loro a bocciare senza pentimenti la relazione prima di Parisi e ieri di D'alema, invece di scagliarsi contro gli unici senatori coerenti. Che cosa c'è di peggio di un governo di destra ? Un governo di centrosinistra che fa una politica di destra. La sinistra che ha perso la bussola e la ragione e, quel che è peggio, il consenso del proprio elettorato. Luigi Pintor ha scritto, pochi mesi prima di andarsene, che la sinistra è morta. Forse non lo abbiamo preso abbastanza sul serio. Grazie Pintor per la tua lucidità e grazie a Rossi e Turigliatto per il vostro coraggio.
Nella Ginatempo, Roma

Fedeli a se stessi o annullarsi?
Vi prego di tenere presente che, a parte Turigliatto e Rossi, che non hanno votato, e quindi hanno abbassato il quorum, (se avessero votato il quorum si sarebbe alzato e Prodi sarebbe andato sotto comunque) dobbiamo rigraziare Di Gregorio (che, ex Forza Italia, si è fatto candidare dall'Italia dei Valori e poi è subito tornato a votare con la Cdl). Ma nessuno incolpa chi lo ha candidato. Nulla dico dei 3 senatori a vita: perciò, o qualcuno non sa fare quei conti che la Finocchiaro aveva invece fatto, o si fa i suoi giochini e poi li scarica sugli altri. Rispetto chi ha ancora delle convinzioni e per esse rinuncia a un comodissimo posto - personalmente avrei forse ceduto a sostegno del meno peggio - ma è vero che il governo non ha tenuto fede al suo programma, a cominciare dalla Finanziaria, dove si trovano fondi per l'aumento delle spese militari, ma non per la sanità, la ricerca, la scuola pubblica, ecc..Ma chiedo: un parlamentare deve annullarsi e limitarsi a premere un bottone su ordinazione dei partiti?
Paola Ferroni, Sala Bolognese

Rifondazione in fuga
Da anni affiggo ogni mattina Liberazione sulla bacheca del Circolo di san Lorenzo a Roma. Ieri, dopo aver svolto il mio consueto compito, sono tornato a casa e ho letto la mia copia, arrivato alla quarta pagina e letti gli insulti al compagno Turigliatto nell'articolo di Angela Mauro, sono stato tentato di tornare al circolo e sostituire la pagina. Non lo ho fatto, se siamo arrivati a tanto è indispensabile che ne prendiamo atto. Non mi sento schifato per ragioni etiche o di bon-ton, penso invece che far da megafono a sfoghi di soggetti che non sono nemmeno compagni faccia solo emergere l'incapacità del nostro partito di affrontare con onestà un dibattito difficile ma ineludibile. Anche i consiglieri municipali sanno che governare significa rileggersi il programma elettorale ed imporre se necessario verifiche di maggioranza per il rispetto di quanto promesso. Da mesi i fischi a Mirafiori, le manifestazioni dei precari, quella di Vicenza e i sondaggi ci dicono che almeno il 60% del popolo la pensa diversamente dal parlamento, vogliamo rappresentarlo in parlamento o pensiamo sia più facile che venga sostituito da un altro più mansueto? Se nel mio partito, cominciando dalla Direzione, avessero fatto il proprio dovere (incalzando il governo) non saremmo a discutere del «tradimento» di Turigliatto, l'unico a poter inveire, essendo lasciato solo da un partito in fuga (strategica ?).
Maurizio Gamba

 renzo stefanel    - 25-02-2007
Concordo con la Ricciotti: o non mi sarei neppure candidato o mi sarei turato il naso e avrei votato sì.
Quei due geni di Rossi e Turigliatto, per essere in pace con la loro coscienza:
- hanno fatto cadere un governo il cui valore è resistenziale rispetto alle tentazioni dittatoriali del centrodestra (già dimenticati i brogli? già dimenticato il clima di quei 5 anni? già dimenticata l'impossibilità di accedere ai media di chi dissentiva? già dimentica la svendita del Paese agli interessi di UNO?)
- hanno votato contro la permanenza delle truppe in Afghanistan favorendo il pericolo del ritorno di un governo che rimanderebbe forse le truppe anche in Iraq
- evidentemente preferiscono i talebani e il loro atteggiamento verso donne, democrazia, cultura rispetto a quel poco di buono che c'è ora in Afghanistan
- hanno fatto cadere il governo che aveva avviato comunque una ridefinizione, dopo Vicenza, della scandalosa base Nato, favorendo il ritorno di un governo che venderebbe tutta Vicenza, comprese le ville palladiane, alla Nato.
Bravi, bravi. Dei veri furbi. Astuti. Sagaci.
Gli è andata pure bene. Altro che cazzottone, li incontrassi io...

 Carlo Altobelli    - 25-02-2007
Caro Stefanel, ho letto sempre con un stupore i tuoi commenti. Stavolta ti sei superato. In tutta Italia tu solo non te ne sei accorto, ma il governo non è caduto. Puoi stare tranquillo. E' caduta invece la democrazia. Ma questo, a quanto pare, è un problema che non ti riguarda.

 dal Corsera    - 25-02-2007
Fassino però lo conta ancora tra i 158 senatori della maggioranza Fiducia al Senato, resta l'incognita Turigliatto Il dissidente del Prc: «Sto riflettendo. Non voglio governi di destra ma non voto a scatola chiusa, ascolterò prima il discorso di Prodi»


MILANO - Fassino dà il suo voto per scontato («noi disponiamo della maggioranza, sia sui senatori eletti, 158 su 315, sia sull’intero Senato, compreso i senatori a vita, di 162 almeno su 322» assicura). Ma lui, Franco Turigliatto, il dissidente di Rifondazione deferito dal Prc, di certezze non si sente ancora di darne. Tra le incertezze sul voto di fiducia a Prodi prevista per giovedì al Senato resta l'incognita Turigliatto. «Sto riflettendo. Certo non voglio governi di destra o spostati via via sempre più a destra. Ascolterò quindi con attenzione la relazione di Prodi in Aula» ha detto ad Affaritaliani.it il senatore rifondarolo: «Considerando i numeri risicati mi stanno chiamando in molti dal centrosinistra per capire le mie intenzioni, con un approccio da parte di questi colleghi assolutamente positivo - ha aggiunto -.Ma fin d'ora posso dire che su una serie di temi la mia posizione sarà netta: sul rifinanziamento della missione in Afghanistan il mio voto sarà negativo, così come sulla Tav. E poi non ci sarà mai il mio assenso a un'eventuale controriforma delle pensioni». Alle insistenze di chiarire il suo atteggiamento sulla prossima fiducia, Turigliatto replica: «Ho una disponibilità, da verificare, però in base al quadro politico che si delinea e a quello che dirà il presidente del Consiglio in Parlamento. Quale governo si presenta in aula? Lo stesso di prima? Devo capire quali cambiamenti ci sono stati. Uno non vota a scatola chiusa» ha chiosato.


 Giovanni Urracci, PdCI Svizzera    - 26-02-2007
"Le politiche belliciste messe in crisi dal movimento no-war"

BIRR, Svizzera - Il governo Prodi si è schiantato contro quello che, da tempo, è lo scoglio più pericoloso per un governo: la guerra, l'ostacolo provocato alla rottura e nelle internazionali, nei partiti e nei sindacati legati al movimento operaio, al movimento contro la guerra - che tanto aveva contribuito alla vittoria del centrosinistra - e alla maggioranza degli italiani: esaltazione del ruolo militare italiano come impegno all'estero, difesa del valore unificante della parata del 2 giugno, ritiro dall`Iraq - già concordato tra Bush e Berlusconi - ma solo in cambio di un maggior impegno in Afghanistan, rilancio del protagonismo italico con l'intervento in Libano (promosso per potenziare gli interessi del capitalismo italiano nell'intero medio oriente), estensione delle basi Nato, Vicenza la prima, aumento vistoso delle spese militari.
Neanche la straordinaria manifestazione di Vicenza è servita da insegnamento. Ancora ieri l'ultimo sondaggio confermava che oltre il 55% di italiani vuole il ritiro immediato (solo il 32% per restare): e invece D`Alema ha ignorato tale volontà, ribadendo il suo tutti a Kabul.
Nei confronti di due dei senatori che coerentemente si sono rifiutati di votare una politica di guerra, è cioè Rossi e Turigliatto, vengono esercitate delle pressioni. I due senatori, ai quali va tutta la nostra solidarietà, hanno rappresentato fedelmente la novità popolare dei Vicentini ostili alla nuova base Usa e quella della maggioranza degli italiani, contrari ad ogni guerra. E' il governo ad aver tradito il mandato ricevuto nelle urne.
Non abbiamo mai avuto governi amici, e dunque non festeggiamo per un'eventuale caduta di Prodi o per un avvicendamento di ministri o sottosegretari, divisi solo dalla competizione per il potere. Ma ci sembra positivo che le politiche belliciste siano state messe in crisi dal poderoso movimento no-war vicentino e italiano. Che valga di lezione per chiunque debba prendere decisioni di governo nelle prossime settimane: via dall`Afghanistan e da tutti i fronti di guerra, chiusura di tutte le basi Usa e Nato, no alle spese militari.

 dal Corsera    - 27-02-2007
«Turigliatto resisti», firmato Ken Loach

Migliaia di mail di solidarietà. Anche Noam Chomsky e i comitati No-Tav tifano per il senatore ribelle: «No all'espulsione»


L'elenco è lungo: c'è il regista militante e il linguista anti-establishment. Mentre a Palazzo Madama e dintorni la sua popolarità segna sotto zero Franco Turigliatto può contare su tanti amici (meglio, compagni), anche famosi. È imponente la macchina della solidarietà che si è messa in moto a favore del senatore ribelle di Rifondazione comunista, con un piede ormai fuori dal partito dopo il dissenso manifestato sulla politica estera dell'Unione.

Altro che traditore. Sono già oltre 2000 le mail di solidarietà giunte al sito sinistra critica, la componente trotzkista del Prc a cui fa riferimento Turigliatto e tra queste spiccano firme prestigiose: da Ken Loach a Noam Chomsky. E ancora lo scrittore Tariq Alì, padre Zanotelli, il filosofo Gianni Vattimo, Giorgio Cremaschi, Luca Casarini, Piero Bernocchi e i comitati No-Tav. Ci sono anche colleghi del Prc (a partire da Salvatore Cannavò, Gigi Malabarba e Flavia D'Angeli). Tutti in coro per gridare no all'espulsione da Rifondazione e sostenere l'alfiere del «pacifismo senza se e senza ma». «Onorevole e galantumo» lo definisce il sito dei valsusini estendendo la solidarietà anche all'altro irriducibile Fernando Rossi, del Pdci.

«Le solidarietà provengono - sottolinea una nota di Sinistra critica - ovviamente dall'interno di Rifondazione comunista ma anche da comitati di lotta, da esponenti sindacali, intellettuali, da autorevoli esponenti internazionali e da tantissimi cittadini e cittadine orgogliosi e orgogliose per un atto di coerenza politica e morale». Martedì sul Manifesto apparirà un'inserzione a pagamento con la lista completa delle adesioni.