Fabrizio Dacrema, Gianni Gandola - 30-04-2009
La scuola italiana, la primaria in particolare, è oggi paragonabile ad una persona che, precipitando dal cinquantesimo piano, arrivata al venticinquesimo può ancora affermare "fin qui tutto bene. O quasi".
Lo schianto, infatti, non è ancora avvenuto.
Fin qui è andata bene la mobilitazione realizzata conto la manovra Tremonti-Gelmini, ma l'urto è ormai preannunciato dai Regolamenti approvati e dal decreto organici. Se lo schianto avverrà poi sarà molto difficile rimettere assieme i cocci. Se a settembre l'organizzazione didattica della scuola primaria sarà smantellata per mancanza di risorse, la forza della mobilitazione fin qui espressa potrebbe ripiegarsi, quando non ritorcersi su se stessa. Non è difficile prevedere i rischi di divisioni, reazione adattive, tentativi di arrangiarsi: una sorta di disarticolato "si salvi chi può" dal quale sarebbe decisamente difficile ripartire con una mobilitazione che ricostituisca l'ampio fronte di insegnanti, genitori, studenti, enti locali e forze sociali che fini ad oggi è stata la chiave del successo delle azioni per la difesa e lo sviluppo di una buona scuola pubblica.
Quest'ultima ha raccolto il risultato più eclatante al momento delle iscrizioni bocciando clamorosamente la controriforma Gelmini. Risulta infatti che soltanto l'1% delle famiglie ha scelto il modello a 24 ore/maestro unico, asse portante della filosofia Tremonti-Gelmini.
Da lì si deve quindi ripartire per ricostruire alleanze attorno ad una piattaforma credibile e ottenere risultati concreti prima dell'inizio dell'anno scolastico.
Lo schianto, infatti, non è ancora avvenuto.
Fin qui è andata bene la mobilitazione realizzata conto la manovra Tremonti-Gelmini, ma l'urto è ormai preannunciato dai Regolamenti approvati e dal decreto organici. Se lo schianto avverrà poi sarà molto difficile rimettere assieme i cocci. Se a settembre l'organizzazione didattica della scuola primaria sarà smantellata per mancanza di risorse, la forza della mobilitazione fin qui espressa potrebbe ripiegarsi, quando non ritorcersi su se stessa. Non è difficile prevedere i rischi di divisioni, reazione adattive, tentativi di arrangiarsi: una sorta di disarticolato "si salvi chi può" dal quale sarebbe decisamente difficile ripartire con una mobilitazione che ricostituisca l'ampio fronte di insegnanti, genitori, studenti, enti locali e forze sociali che fini ad oggi è stata la chiave del successo delle azioni per la difesa e lo sviluppo di una buona scuola pubblica.
Quest'ultima ha raccolto il risultato più eclatante al momento delle iscrizioni bocciando clamorosamente la controriforma Gelmini. Risulta infatti che soltanto l'1% delle famiglie ha scelto il modello a 24 ore/maestro unico, asse portante della filosofia Tremonti-Gelmini.
Da lì si deve quindi ripartire per ricostruire alleanze attorno ad una piattaforma credibile e ottenere risultati concreti prima dell'inizio dell'anno scolastico.
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