Il neocittadino dovrà sapere l'italiano e dimostrare integrazione sociale
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Approvato il testo del ministro dell'Interno. Si prevedono 18 mila domande in un anno
Il neocittadino dovrà sapere l'italiano e dimostrare integrazione sociale

Cinque anni per la cittadinanza italiana
Sì del governo al ddl di Amato


Subito polemica dalla Lega Nord. Fini: "Ci confronteremo"
Calderoli: "Sarà guerra al Senato"


ROMA - Sì del governo alla cittadinanza più facile. Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi il Disegno di legge presentato da Giuliano Amato, ministro dell'Interno, che porta dagli attuali dieci a cinque anni i tempi per poter presentare richiesta di diventare cittadini italiani.

Amato ha spiegato che potrà ottenere la cittadinanza "chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui uno almeno sia residente legalmente in Italia senza interruzioni da cinque anni al momento della nascita e in possesso del requisito residuale previsto per il soggiorno: in tutti i casi, meno per i bambini, ci deve essere la verifica della reale integrazione linguistica e sociale dello straniero nel territorio dello stato e questo requisito lo abbiamo esteso anche a chi sposa un italiano". La cittadinanza verrà conferita con una cerimonia che preveda anche "un giuramento".

Ovviamente, il numero di richieste è destinato a salire. Negli anni passati, in media, sono state presentate circa 10mila domande, ma con il Ddl approvato oggi "prevediamo diventino 18 mila" ha detto Amato spiegando alcuni punti contenuti nella riforma: "Chi ottiene la cittadinanza grazie allo ius soli, il fatto cioè di essere nato in Italia, potrà rinunciarvi, se vuole, una volta compiuti i 18 anni perché la cittadinanza è un diritto, non è un obbligo".

Diverse le reazioni nel centrodestra. Gianfranco Fini (che in passato aveva sollevato la questione del diritto di voto e della cittadinanza agli immigrati), si è detto pronto a confrontarsi "serenamente col governo appena il provvedimento sarà noto" ma ha aggiunto, tra le altre cose, che "la cittadinanza può anche essere ottenuta riducendo gli anni necessari, ma non illudiamoci che essere cittadini italiani comporti automaticamente la certezza dell'integrazione".





Ma è polemica dura da altri settori dell'opposizione. Per il vicepresidente di palazzo Madama, il leghista Roberto Calderoli ''scoppierà la guerra in Senato quando arriverà questo disegno di legge. Perciò ad agosto mi eserciterò al tiro al piattello perché a settembre, quando si aprirà la stagione di caccia, useremo l'alzo zero contro una legge che vuol mettere il Paese e il nostro futuro nelle mani degli ultimi arrivati e garantire una maggioranza di voti ad una coalizione che oggi maggioranza, nel paese, non lo è più". La Lega ritorna sul tema caro al Carroccio di una motivazione elettoralistica del centrosinistra: più cittadini, più voti. E il leghista Cota parla addirittura di "colpo di Stato".

Duro anche il commento del senatore Maurizio Sacconi di Forza Italia che dice: "Con il disegno di legge che dimezza i tempi per la cittadinanza degli immigrati il Governo realizza un pacchetto di misure per l'immigrazione che si rivelerà presto esplosivo. E' come accendere un cerino su un pavimento di benzina".

Plaude invece la maggioranza: "E' una decisione di profonda giustizia e di civiltà, che favorisce la legalità e l'integrazione e mette la legislazione italiana in linea con quella europea" dice il capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli. Posizione condivisa anche da Pino Sgobio, capogruppo dei Comunisti Italiani alla Camera. ''Bene il governo sulla riforma della cittadinanza" ha dichiarato infatti Sgobio aggiungendo che "ogni decisione che mira all'integrazione sociale dei cittadini immigrati va salutata con favore, perché dà voce e dignità a un fatto di civiltà sociale ineludibile''.

Per Sgobio, inoltre "è arrivato il momento di superare la legge Bossi-Fini per far sì che, anche in Italia, su questo argomento ci sia una politica che guardi all'immigrazione non in termini polizieschi e repressivi''.

(4 agosto 2006)

 




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