fare i conti con edipo
(per un progetto di rilettura)

di Alfonso Cardamone

Un progetto di rilettura del mito di Edipo, attraverso i testi tragici greci, che, attento alla lezione dell'antropologia e della letteratura comparata, si liberasse finalmente dei condizionamenti dell'interpretazione freudiana, potrebbe riservare, anche nella pratica didattica, non poche ed interessanti sorprese. Un tale progetto dovrebbe avvalersi di una ricerc a ad ampio raggio ed a più livelli: dall'indagine operata sui testi dei grandi tragici (in modo particolare i sofoclei "Edipo re" ed "Edipo a Colono"), agli scandagli effettuati all'interno del patrimonio antropologico e folklorico quanto meno europeo, ai confronti fra le "storie" del mito ed i comportamenti certificati dalla storia delle mentalità e del costume, per terminare, magari e perché no, in una proposta "scenica" e spettacolare eventualmente costruita sugli esiti dell'attività didattica e di ricerca.

Edipo, l'uomo dai "piedi gonfi", secondo la più accreditata (anche se non la sola) tradizione interpretativa del nome, è la figura mitologica che ha emblematicamente attraversato come un a presenza inquietante ed enigmatica i secoli e le età più diverse della cultura occidentale, fino a giungere sino a noi, non solo perché accompagnato dall'aura patetica di una tragedia dalle più oscure e inconfessate implicazioni individuali, ma anche perché intuito come simbolo ambiguo di una condizione umana, apparentemente contraddittoria e sicuramente cifrata, capace di alludere a condizioni non solo individuali, ma anche sociali, culturali e politiche, con cui è forse venuto il momento di fare i conti.

Se Freud, legando al nome di Edipo il celebre "complesso", ha fornito una lettura del mito tuttavia parziale e a conti fatti fuorviante, perché incapace non tanto di esaurire, quanto anche soltanto di approssimarsi alla complessità del personaggio e delle implicazioni del racconto, ecco che già la contestazione critica dell'arroganza freudiana potrebbe offrirsi come prezioso punto di partenza della ricerca. Si dovrebbe, allora, ripartire, con sguardo temerario ed incontaminato, dai testi stessi della tragedia greca, sforzandosi di contestualizzare la figura di Edipo rispetto al rischioso ma ineludibile crocevia del Mito che incrocia la Storia e della Poesia che interseca sia l'uno che l'altra. Il che significherebbe certo fare i conti con l'evoluzione e i mutamenti delle mentalità culturali e politiche, delle condizioni sociali e personali della Grecia classica e preclassica, ma anche con le ipotesi antropologiche in qualche misura legate al mito. L'intreccio delle tradizioni popolari con le narrazioni mitologiche e con testimonianze letterarie diverse, dalla tragedia al poema epico, dalla novella alla fiaba alla leggenda, dal canto lirico alla narrazione popolare potrà valere a gettare lampi sul mistero delle origini. Così facendo, non sarebbe meraviglia scoprire nella figura di Edipo l'immagine di un oxymoron vivente: cieco affascinato dalla luce della sapienza, eroe e sovrano pure partecipe della natura tellurica e ctonia dei satiri, astuto solutore di enigmi e trionfatore della matriarcale Sfinge e ancora mendico e derelitto ricercatore delle sacre e materne Erinni a cui impetrare, con l'accesso alla porta di bronzo, la soluzione dell'estremo enigma.

Spartiacque e simbolo di una fase cruciale e critica dell'evoluzione del pensiero sociale e politico (nell'accezione più vasta dei termini, che coinvolge le sfere dell'antropologia e della religione) dell'uomo greco, che è poi come dire dell'uomo occidentale tout court, Edipo è l'eroe perseguitato sin dalla nascita da quel dio "solare" che formalizza, per conto degli dei e degli uomini, la teorizzazione brutale del "diritto" dei più forti alla violenza ed al sopruso, del predominio delle presunte necessità dello stato e del patriarcato, che quelle giustifica, sulle ragioni perdenti della fratellanza e dell'uguaglianza tra gli umani. Egli si qualifica alla fine come "colui che ritorna" alle divinità materne, sconfitte nella storia ma mai dome nella coscienza utopica dei rivoltosi. Ambigua allusione ad una cratìa diversa da quella violentatrice e sfruttatrice, antropocen trica e patriarcale, vorace e diseguale, che ha fondato la sostanza della cosiddetta civiltà occidentale, Edipo potrebbe alla fine della ricerca e della rivisitazione del mito appalesarsi alla nostra coscienza come l'antieroe sapienziale che nel proprio sacrificio celebra l'inappellabile condanna dei principi gerarchici ed autoritari, restrittivi e liberti cidi sul piano sociale e politico, distruttori e devastatori su quello personale e naturale.

Bibliografia di approccio

Testi drammatici:

SOFOCLE: "Edipo re"; "Edipo a Colono"; "Antigone".

ESCHILO: "Coefore"; "Eumenidi".

EURIPIDE: "Oreste"; "Le Baccanti".

 

Testi sul mito di Edipo e sulla questione del potere:

V. Ja. PROPP: "Edipo alla luce del folklore" (Einaudi, 1975).

E. FROMM: "Il linguaggio dimenticato" (Garzanti, 1973).

J.G. FRAZER: "Il ramo d'oro" (Boringhieri, 1973).

J.J. BACHOFEN: "Il potere femminile" (Il Saggiatore, 1977).

C. LEVI-STRAUSS: "Antropologia strutturale" (Il Saggiatore, 1966).

D. KERENYI: "Gli Dei e gli Eroi della Grecia" (Garzanti, 1983).

E. GRAVES: "I miti greci" (Longanesi, 1983).

C. MOLINARI: "Storia di Antigone" (De Donato, 1977).

Y. BONNEFOY: "Dizionario delle mitologie e delle religioni" (Rizzoli, 1989).

VERNANT e VIDAL-NAQUET: "Mito e tragedia nell'antica Grecia" (Einaudi, 1976).

VERNANT e VIDAL-NAQUET : "Mito e tragedia due" (Einaudi, 1991).

 

sul metodo

Northrop Frye, il critico canadese scomparso non molto tempo fa, ha lasciato alcune indicazioni generali di metodo, a proposito delle relazioni letteratura/antropologia, di cui sarà giovevole tenere debito conto. Al centro di tali considerazioni è la ricerca degli archetipi, metodologia di indagine antropologico/letteraria "interessata al modo in cui la letteratura viene informata da categorie preletterarie quali il rituale, il mito, il folk tale". Relativamente all'opera di poesia, il concetto di archetipo discende direttamente da quello di causa formale. Accanto alla mitologia privata che, di ogni poeta, costituisce una peculiare ed irripetibile banda spettroscopica, una formazione specifica di immagini e di simboli "di molti dei quali egli è del tutto inconsapevole", occorre considerare una mitologia prebiografica, che costituisce come un fondo comune di forme globali a cui ciascun poeta, più o meno consapevolmente, attinge. Sono questi gli archetipi, appunto, che costituiscono il centro, il punto dell'opera invisibile, ma essenziale, da cui il messaggio della letteratura sempre ri-parte per espandersi nello spazio concettuale. Frye li distingue in archetipi di genere e in archetipi di immagine. La nostra rilettura della figura poetico/antropologica di Edipo si avvarrà di ambedue i concetti. Intanto, la figura di Edipo, sembra fare indirettamente allusione proprio all'archetipo di genere più generale, da cui hanno origine il dramma ed il teatro (il teatro, in quanto archetipo di genere, sempre emerge dalla religione: così fu nell'età greca classica, così ancora nell'età medioevale, per l'occidente europeo). Partecipe, come a noi sembra, di una natura tellurica e ctonia simile a quella dei satiri, egli si dimostra disvelatore, ancor prima che attraversatore, della fatidica "porta di bronzo," la soglia d'accesso al mondo dei morti (in Sofocle, il bosco di Colono), di cui la stessa skené del teatro greco altro non è che il doppio rituale e scenografico. Ma, soprattutto importante ci appare il rinvio della figura di Edipo ad un archetipo di "immagine", il rinvio cioè a quella sorgente, antropologica e letteraria insieme, di una forma archetipica di cui l'Edipo sofocleo è una originale ri-creazione poetica.

Come, per parafrasare Frye, studiando l'archetipo letterario di Amleto, l'antropologo letterario può inseguire la leggenda di Amleto muovendo da Shakespeare al dramma preshakespeariano a Saxo, e da Saxo ai miti della natura, senza per questo allontanarsi da Shakespeare, ma anzi avvicinandosi "alla forma archetipica che Shakespeare ricreò", altrettanto sarà possibile fare per Sofocle e la figura di Edipo. Il movimento induttivo verso l'archetipo è un movimento, per così dire di indietreggiamento dell'analisi strutturale, comunque premessa e fondamento di ogni analisi critica complessiva dell'opera e della figura che si voglia prendere in esame. Un archetipo, infatti, fa parte di una forma globale e la letteratura, così come la drammaturgia, può essere considerata, in una visione globale che tenga conto del punto di vista antropologico, come la "complicazione di un gruppo di formule relativamente limitato e semplice che può essere studiato nella cultura primitiva". Così, in sintesi, il critico canadese. Ma non sarà neanche necessario arrivare a certi eccessi di semplificazione e di astrazione, quando si tratti di studiare un personaggio come Edipo, la cui figura è agevolmente circoscrivibile nell'ambito della costellazione mitologica e della produzione epica preesistenti alla stessa configurazione drammaturgica. Giusta l'avvertenza di J. P. Vernant, secondo cui "è necessario fare una precisazione circa le due tendenze del lavoro d'interpretazione. La prima riguarda la lettura dei tragici, vale a dire di opere di cui si conosce la data, il contesto e l'autore, che cerca di mettere in luce i diversi piani di significato e di mostrare come questi si articolino in funzione delle esigenze e delle intenzioni proprie del genere drammatico. La seconda, che opera nel campo dell'analisi mitologica, presuppone due condizioni preliminari: innanzitutto occorre prendere in considerazione tutte le versioni, anche le meno significative, per cercare di trovare, in base a divergenze e concordanze, la struttura comune su cui si innestano le varianti. In seguito, occorre ricollocare l'episodio edipico nell'insieme più vasto di cui fa parte". Il che equivale a dire - a noi pare -, attenzione sia alla causa efficiente (Sofocle) ed alla sua "mitologia privata", che a quella formale e archetipica, nonché, all'interno di questa, attenzione tanto agli archetipi di genere che agli archetipi di immagine.