Qualità scolastica e pari opportunità

di Antonio Limonciello

Il tema della qualità scolastica, che ha dominato il dibattito sulla scuola dal settembre del '95 alla primavera '96, sembra essersi dissolto nel nulla. Le questioni che furono poste rimangono serie e, a mio avviso, è necessario riprenderle. Ricordo alcune eventi significativi della passata stagione che hanno sollevato problemi e proposto soluzioni:
  • la proposta Allulli su un sistema di valutazione della qualità scolastica;
  • il convegno tenuto a Napoli dalla rivista RESET, titolo: "Mandiamo a scuola l'Italia";
  • la lettera dei 1079 al Presidente della Repubblica;
  • il programma dei Comitati "La scuola che vogliamo".

Ricordo infine una, delle tante, definizioni della qualità scolastica:

La qualità del sistema scolastico è l'indice di quanto il sistema è efficiente ed efficace nel rispondere ai bisogni di formazione che provengono dalla società attraverso le sue articolazioni istituzionali e non.

VALUTARE LA QUALITÀ SCOLASTICA

Il CENSIS, che da anni si occupa di monitorare la scuola, fornisce ogni anno un rapporto sullo stato del sistema formativo in Italia, questo rapporto ci da alcuni indicatori importanti per la misurazione della qualità scolastica, ecco alcuni dati estrapolati dal rapporto 1995 e dall'indagine CNEL sempre del 1995:

  • i tassi di scolarità (T.S.*) e gli indici di disagio socioeducativo (P.D.S.E.**); la tavola seguente mostra un quadro per grado di istruzione e per aree geografiche (fonte CENSIS)
    materneelementari medie
    inferiori
    medie
    superiori
    TSPDSETSPDSETSPDSETSPDSE
    Nord-Ovest96,60,19100,10,19100,70,2267,30,21
    Nord-Est99,30,1299,20,1799,30,1970,20,17
    Centro99,50,25100,70,27102,60,2973,10,22
    Sud e Isole71,70,5699,20,59104,20,6063,50,46
    ITALIA85,70,2899,70,30102,40,3267,20,27
    * I tassi di scolarità sono riferiti alla popolazione Censimento 1991; ciascun tasso esprime la percentuale di alunni sul totale della popolazione della classe di età teorica relativa a ciascun livello di istruzione.
    ** L'indice di Peso del disagio misura il grado di disagio socioeducativo ed è ricavato dall'indice utilizzato dal M.P.I. per l'assegnazione degli organici alle varie province.
  • la selezione, gli abbandoni e la dispersione; la tavola seguente da' indicazioni sui flussi nel sistema scolastico italiano. Il calcolo avviene attraverso il metodo "per contemporanei" in base ai dati dell'anno scolastico 1992/93 (stime CENSIS su dati ISTAT e Ministero del Lavoro)



    Tavola dei flussi nel sistema scolastico italiano
    Abbandoni

    I media:1000
    -22

    150 ore:
    Apprendistato:
    F.P.:
    Attivita' non formativa:

    2
    7
    1

    2

    Licenza media:978
    -65

    Apprendistato:
    F.P.:
    Attivita' non formativa:

    21
    15

    29

    Licei:348
    -151

    Apprendistato:
    F.P.:
    Attivita' non formativa:

    42
    33

    76
    Istituti tecnici:
    Istituti professionali:
    360
    205


    -118


    Apprendistato:
    F.P.:
    Attivita' non formativa:


    47
    44

    27

    Diploma:
    Licei: 216
    IT: 322
    IP: 103
    644
    -127

    F.P. II liv.:
    Attivita' non formativa:

    72

    55

    I anno univers.:
    Med. sc.: 71
    Ing. Ag.: 87
    Econom.: 84
    Gr.Uman.: 251
    Diploma: 24
    517
    -339

    Attivita' non formativa:


    339

    Laurea:
    Med. sc.: 39
    Ing. Ag.: 28
    Econom.: 28
    Gr.Uman.: 70
    Diploma: 11
    177

  • il rapporto tra spesa scolastica e PIL:
    (1989=5,8% pari a £.1.480.000 per ogni studente;
    1993=5,5% pari a £.1.512.000 per ogni studente.
    La finanziaria '97, pare voglia far salire la quota per studente a £.1.800.000);
  • numero di alunni per classe:
    Elementari=16,6; Medie=19,5; Superiori=21,2;
  • numero di alunni per insegnanti:
    Elementari=10,2; Medie=9,0; Superiori=10,0

La qualità varia a secondo:

  • del sesso
    giovani oltre i 15 anni senza licenza media: Maschi=9,2; Femmine=7.8
    (quando è nata la scuola media unica: Maschi=29,3; Femmine=42,6)
  • della geografia
    giovani oltre i 15 anni senza licenza media: Nord-Ovest=4,6; Nord-Est=3,5; Centro=5,9; Sud-e-Isole=14,7
  • del censo
    titolo di studio di giovani (età tra i 24 e 26 anni) per status socioeconomico dei genitori
    (tabella CENSIS su fonte ISTAT, censimento 1991):
    laureadiploma l. medial. elementaretotale
    liberi professionisti16,4 69,512,91,2 100%
    dirigenti e direttivi15,7 72,411,00,9 100%
    classe media impiegatizia6,4 61,929,02,7 100%
    imprenditori6,057,4 33,92,7100%
    piccola borghesia urbana3,1 45,846,74,4 100%
    piccola borghesia agricola1,8 31,359,67,3 100%
    classe operaia urbana1,433,158,37,2100%
    classe operaia agricola0,9 22,562,014,,6 100%

Un indicatore importante per tastare il polso del grado di istruzione in Italia, potrebbe essere fornito dal confronto tra la percentuale di laureati in Italia e quella degli altri paesi più sviluppati
(fonte CENSIS su dati OSDE 1992):
25-26 anni35-44 anni 45-54 anni
Stati Uniti30,234,9 29,7
Belgio27,223,3 17,5
Svezia25,229,2 23,9
Olanda23,624,2 18,4
Spagna22,513,6 8,8
Francia21,517,6 14,1
Finlandia20,621,6 18,0
Regno Unito20,620,9 22,4
Germania20,526,0 22,4
Irlanda21,217,8 15,0
Danimarca19,524,1 18,4
Portogallo8,58,5 5,4
Austria7,99,4 5,9
Italia6,89,2 5,6

Interessante vedere dentro la crisi dei singoli livelli scolastici. Qui in genere si salta la scuola elementare perchè si ritiene, a torto o a ragione, il modello che meno desta preoccupazioni. La tabella seguente mostra le caratteristiche dell'uscita dalla media di primo grado sulla base delle indicazioni fornite da un'indagine su 670 scuole secondarie superiori (fonte CNEL 1995).
Indicatori %
Percentuale di studenti iscritti in prima classe con giudizio sufficiente 40,0%
Percentuale di studenti licenziati con sufficiente che sono in pari nella seconda classe 55,6%
Percentuali di diplomati nell'a.s. 93/94 iscritti nell'89/90 con giudizio sufficiente sul totale di diplomati in pari, nel 93/94 41,1%
Percentuale di studenti iscritti alla prima classe dei Licei classici licenziati con giudizio sufficiente dalla scuola media dell'obbligo 9,4%
Percentuale di studenti iscritti alla prima classe degli Istituti Professionali con giudizio sufficiente dalla scuola media dell'obbligo 67,7%
Questi dati, è bene ricordare che già sono stati esclusi coloro che non si iscrivono alla secondaria, mettono in evidenza lo scollamento tra media di primo grado e media di secondo grado. Dicono anche di un disagio dei giovani che escono dall'ultimo segmento dell'obbligo, disagio di mancanza di continuità, disagio come distorsione delle opportunità sociali di accesso. Infine, solo il 41,1% di coloro che escono dalla scuola dell'obbligo col giudizio sufficiente riescono a completare gli studi superiori in pari (la media generale è di oltre il 70%).

Che succede quando si arriva alla media di secondo grado?

Ecco alcuni indicatori calcolati dal CNEL (1995) attraverso un indagine su 670 istituti secondari superiori.

Indicatori di regolarità di ciclo (indagine CNEL su 670 istituti 1994/95)
INDIRIZZO
Artistico Classico Scientif. Magistr. Profess. Tecnico Totale
% di respinti sul totale degli iscritti 11,6 4,3 5,6 9,1 14,3 12,3 10,8
Variazione % del numero di respinti rispetto all'anno precedente 12,7 -11,9 -0,7 6,1 -1,2 -3,9 -2,5
% di ripetenti sul totale degli iscritti 7,2 2,7 3,6 5,5 8,6 8,5 7,0
% di ripetenti in I classe 8,0 4,0 4,6 8,9 11,5 11,0 9,4
% di ripetenti in III classe in pari 67,9 90,6 88,1 75,9 644,8 70,1 73,7
% di ripetenti in IV classe in pari 70,7 91,8 88,1 77,0 61,8 71,5 73,5


Indicatori di dispersione (indagine CNEL su 670 istituti 1994/95)
INDIRIZZO
Artistico Classico Scientif. Magistr. Profess. Tecnico Totale
% di studenti ritirati in I classe 7,2 2,5 2,8 4,6 8,0 4,7 5,2
% di studenti ritirati in II classe 3,3 1,5 1,6 2,9 3,1 2,3 2,4
% di studenti ritirati in III classe 1,9 1,6 1,9 1,8 2,4 3,4 2,6
% di studenti ritirati in IV classe 2,8 1,1 1,3 1,2 5,8 1,8 2,6
% di studenti ritirati in V classe 2,2 0,3 1,2 2,6 1,2 1,7 1,4
% di studenti iscritti in I classe e che non si sono riscritti l'anno successivo 12,7 5,1 5,9 8,9 14,1 11,0 10,3
% di studenti iscritti in II classe e che non si sono riscritti l'anno successivo 7,8 2,5 3,1 4,4 10,4 7,1 6,8
% di studenti iscritti in III classe e che non si sono riscritti l'anno successivo 7,2 3,0 3,8 2,5 - 6,6 5,8
% di studenti iscritti in IV classe e che non si sono riscritti l'anno successivo 2,1 0,3 1,2 - 1,2 1,5 1,4


Indicatori sintetici di prodotto (indagine CNEL su 670 istituti 1994/95)
INDIRIZZO
Artistico Classico Scientif. Magistr. Profess. Tecnico Totale
% diplomati sul totale degli iscritti in V cl. 99,0 99,4 98,7 99,1 95,6 97,4 97,7
% di diplomati in pari sul totale dei diplom. 77,3 88,4 87,2 67,8 67,44 70,3 73,8
% di diplomati con 60/60 sul totale diplom. 44,6 6,5 5,5 2,6 2,4 3,8 3,7
% di diplomati con 36/60 sul totale diplom. 10,4 8,4 9,1 13,4 10,5 12,4 11,0
% di diplomati con 39/60 sul totale diplom. 4,0 3,1 3,4 3,7 4,5 4,2 3,9
Voto medio diploma 44,7 45,9 45,6 43,9 43,9 44,2 44,3


Indicatori di accessibilità e dotazione tecnologica (indagine CNEL su 670 istituti 1994/95)
INDIRIZZO
Artistico Classico Scientif. Magistr. Profess. Tecnico Totale
% di studenti che impiega più di 45' per raggiungere la scuola 37,6 16,2 8,4 23,2 27,8 22,4 21,4
Metri quadrati di spazio per studenti 11,2 5,7 6,2 6,2 7,4 8,3 7,5
Metri quadrati di palestra per studente 0,4 0,6 0,6 0,5 0,6 0,7 0,6
N. di studenti per servizio igienico funzion. 32 27 33 31 28 31 30
N. studenti per fotocopiatrice 195 217 258 227 198 246 231
Numero studenti per fax 362 431 549 468 411 566 499
N. studenti per PC per la didattica 55 35 39 38 15 17 24

I dati forniti dall'indagine CNEL si commentano da soli, si potrebbe tentare questa sintesi:

Da una parte c'è il fenomeno in crescita dell'abbandono dei più deboli, i quali ben presto tolgono il disturbo, favorendo così una regolarità successiva del ciclo di studi degli altri che rimangono. È come se il sistema scolastico li scoraggiasse a insistere, cioè, non fornendo loro un valido sostegno, li spingesse ad abbandonare al più presto gli studi.

Dall'altra c'è un tangibile miglioramento della performance della scuola, miglioramento che mostra forti limiti organizzativi e di continuità. Il miglioramento di performance, in un regime costante di riduzione dei finanziamenti all'istruzione, avviene col sacrificio delle fasce più disagiate costrette appunto ad abbandonare in modo da concentrare la spesa su coloro che hanno le condizioni economico-socio-culturali migliori.

Ma quali sono le conoscenze e le capacità acquisite che mettono il giovane in grado di affrontare "il mondo che lo circonda"? Il CENSIS, ma neanche altri studi in Italia, non da' indicatori del genere. Esistono solo parzialissime indagini di ingresso di qualche facoltà universitaria, ma i dati non possono essere assunti come riferimento generale. Per conoscere indicatori di conoscenze e capacità acquisite, si deve far ricorso agli istituti di docimologia i quali però non si preoccupano di comparare i dati con i fattori strutturali del sistema scolastico e con le condizioni economico-socioculturali dei soggetti.. Si sa per certo che oggi ci sono più diplomati e più laureati del passato, ma si sa anche che, nonostante l'aumento degli anni di studi e dei titoli posseduti, non c'è capacità di essere soggetti a pieno titolo del tempo e della società che si vive.

TESI A CONFRONTO

La lettera dei 1079 inviata al Presidente della Repubblica diceva che il diritto allo studio è diventato il diritto al diploma, l'abolizione degli esami di riparazione sta facendo peggiorare la qualità della scuola, gli studenti italiani sono sempre più asini.

La sostanza di questa tesi ( TESI 1) era che:
La scuola di massa in Italia è diventata sinonimo di dequalificazione, mero parcheggio in attesa del lavoro, negazione del principio costituzionale di luogo di rimozione degli ostacoli per la promozione culturale e sociale. Per realizzare un miglioramento della qualita' scolastica, si deve introdurre un vero sistema meritocratico. Purtroppo l'abolizione degli esami di riparazione costituisce un ulteriore peggioramento della situazione. La scuola diventa diseducativa se con i suoi comportamenti non crea differenza tra coloro che studiano e coloro che non studiano, tra coloro che raggiungono i risultati stabiliti e quelli che non li raggiungono.

La meritocrazia è una necessità didattica e una necessità sociale.

Didattica perché funziona da incentivo allo studio e all'impegno, sociale perché si consegnano alla società e al mondo del lavoro dei giovani con titoli di studio che sono un reale parametro di riferimento. La scuola deve dare gli strumenti perché coloro che hanno un ritmo di apprendimento più lento possano recuperare, ma deve pure predisporre attività perché le eccellenze possano emergere ed essere coltivate. Anche questa è una necessità sociale, si tratta di sottrarre al mercato del lavoro la scelta selvaggia del personale e alla raccomandazione il potere di scambio che ha sempre avuto in Italia.

La meritocrazia non deve essere, com'è stata fino ad oggi, la fotocopia delle condizioni sociali di provenienza degli studenti, perciò la scuola deve disporre delle strutture e delle risorse perché tutti possano avere pari opportunita'. Per realizzare questo c'è bisogno di investire molto di più nell'istruzione, realizzare le strutture adeguate, pagare bene gli insegnati, aggiornarli di più e chiedere loro di realizzare una vera meritocrazia.

C'è però chi dice che (TESI 2):
introdurre nel dibattito sulla qualità scolastica il problema della meritocrazia è fuorviante, anzi dannoso e ideologicamente viziato. Se non si rimuovono le cause strutturali la meritocrazia non farà altro che fotografare le condizioni sociali di provenienza degli studenti.

La capacità di una società di progredire è direttamente proporzionata al livello di cultura minima che tutti i cittadini posseggono, se questo livello è basso diventa una zavorra per tutta la societa', anche per gli eccellenti. Promuovere la cultura per tutti non è solo giusto, è anche necessario.

La crisi di qualità c'è ed è dovuta a:

  • mancanza di una nuova pedagogia capace di dare risposte convincenti;
  • scelte politiche miopi e irresponsabili che invece di vedere nell'istruzione la risorsa principale per lo sviluppo, la penalizzano con mancanza di investimenti, anzi riducendo negli ultimi anni la spesa di ben 8000 miliardi;
  • il personale scolastico è demotivato perché mortificato da bassi salari, eccessivi carichi di lavoro burocratico, assenza di riconoscimenti professionali;
  • assenza di un sistema di valutazione della qualità e dell'efficacia dei processi formativi;
  • assenza di un sistema di formazione permanente del personale.

E ancora (TESI 3):
la crisi di qualità della scuola italiana è da inquadrare nella crisi generale di tutti i sistemi formativi dei paesi maggiormente sviluppati.

Questa crisi è irreversibile, e forse anche salutare, perché coinvolge una scuola ancora sostanzialmente di concezione ottocentesca. Tutto questo avviene perché:

  • l'adeguamento della qualità scolastica richiede sempre più investimenti e questo contrasta con il fatto che si riduce sempre più, con l'invecchiamento della popolazione, l'area delle persone in qualche modo interessate alla scuola (studenti, famiglie, operatori). Quest'area è destinata a diventare minoranza e pertanto ancor più si riduce il consenso a finanziare un sistema formativo che si rivela anche incapace ad assolvere i compiti a cui è destinato;
  • il sistema scolastico attuale è impossibilitato a seguire il ritmo degli altri mezzi che forniscono formazione, pertanto è destinato a rimanere in perenne ritardo rispetto alle innovazioni tecnologiche e ai bisogni sociali;
  • fare formazione con altri mezzi è più economico, perciò non è più conveniente investire nella scuola così com'è.

TESI 4
La crisi di qualità della scuola va ricercata nella sua separatezza, nella sua incapacità di attrarre, di far star bene coloro che devono apprendere.

Da tempo altri soggetti forniscono formazione in modo molto più efficace e attraente, il fare scuola è ancora presentato come un dovere, un sacrificio da compiere. Tutto ciò poteva funzionare quando la scuola erano l'unico soggetto demandato alla formazione, oggi che i comportamenti sociali e quindi degli studenti sono cambiati; sempre più si crea separazione, difficoltà di comunicazione di partecipazione, assenza di condivisione; la scuola è brutta, penalizzante, nemica.

Sempre più le famiglie investono in mezzi di formazione non istituzionalizzata, anche se ancora pensano di fornirsi di mezzi di comunicazione e non di erogatori di formazione.

La novità di questo dibattito sta nel fatto che permea tutte le aree culturali e tutto lo schieramento politico italiano. La sinistra, da aprile '96 al governo, dopo essersi interrogata a lungo sul nuovo significato da dare all'eguaglianza, oggi la riformula così: garantire uguali opportunita' ma non uguali risultati.
Non si parla più di uguaglianza ad ogni costo ma di un sistema solidale che garantisca pari opportunità a tutti davanti alla vita, e quindi anche davanti alla scuola.

Credo che la sintesi tra qualità scolastica e pari opportunita' possa realizzarsi con interventi strutturali organici, quali:

  • approvare leggi di riordino di tutti i livelli scolastici dalla scuola per l'infanzia alla secondaria di II°;
  • rendere attuali obiettivi e contenuti rivisitanto e riorganizzando in continuazione i paradigmi culturali di riferimento;
  • creare un sistema nazionale di valutazione dei risultati;
  • realizzare un sistema di valutazione e valorizzazione della professionalita';
  • realizzare un sistema di formazione permanente per il personale scolastico;
  • realizzare l'autonomia scolastica per un reale decentramento delle scelte didattiche e della gestione. L'autonomia scolastica deve viaggiare insieme a un forte decentramento di tutto lo stato e alla rivisitazione dei ruoli e delle figure professionali oggi esistenti nella scuola;
  • realizzare un'organizzazione del lavoro scolastico molto flessibile in modo da permettere, accanto alla parte obbligatoria, un forte e strutturata area di attività integrative, di sostegno e di recupero;
  • realizzare la riorganizzazione degli organi collegiali scolastici, riconoscendo loro maggiori poteri e facendo paretecipare alle elezioni degli organismi territoriali (distretto e provincia) tutta la popolazione e non solo i genitori e gli studenti;
  • innalzare l'obbligo scolastico immediatamente a 16 anni e nel medio termine a 18 anni;
  • investire risorse economiche nella formazione per realizzare strutture adeguate, fornire strumenti moderni, assicurare stipendi dignitosi al personale;
  • riorganizzare la partecipazione alla spesa scolastica dando potere di intervento agli Enti Locali che, con un riconosciuto e realizzato potere impositivo, intervengono con cospicue risorse economiche alla realizzazione della scuola.

Infine:
La scuola non può e non deve fare la guerra alle nuove tecnologie e ai nuovi linguaggi, deve accettare che una parte consistente dell'informazione e quindi della formazione avviene attraverso altri canali, deve quindi:

  • alleggerirsi;
  • puntare anche ad altre specificita';
  • deve diventare un luogo di benessere;
  • realizzare consenso, condivisione e partecipazione.