Il caso ANDREA
Divagazioni su educazione ambientale e nuove tecnologie

di Maria Paola Saci

Qualche parola di presentazione: l'acronimo ANDREA sta per Archivio Nazionale di Ricerca per l'Educazione Ambientale; il progetto è nato in base ad un accordo tra il Ministero della Pubblica Istruzione, il Ministero dell'Ambiente e il CNR; il gruppo di ricerca, che ha cominciato a lavorare nel 1992, è composto di sei insegnanti utilizzati presso il Reparto di Psicopedagogia dell'Istituto di Psicologia del CNR di Roma, ed è coordinato dal dott. F.Tonucci, direttore del reparto, ANDREA è una banca dati di e.a. strutturata su cinque archivi (di cui quattro sono già consultabili), cioè raccolte di dati , informazioni etc. Gli archivi sono: Archivio Enti, Materiali, Attività, Esperienze e Temi. Più avanti accenneremo a cosa ciascuno di essi contenga e come sia organizzato; ricordiamo qui che all'interno del progetto è stato elaborato un Thesaurus, cioè un vocabolario controllato, di e.a. che ne costituisce l'ossature terminologica garantendo l'omogeneità degli usi linguistici in un campo nuovo e privo, per definizione e vocazione, di una struttura disciplinare rigida che disambigui i termini se non altro attraverso l'uso che storicamente se ne è fatto. Inoltre il Thesaurus, attraverso le Parole Chiave, guida il consultatore nella sua ricerca. Per chi volesse saperne di più, trattandosi di un lavoro innovativo e alquanto complesso, rimandiamo al Quaderno di ANDREA dedicato al Thesaurus. Ci preme ora spiegare perché l'elaborazione della banca dati si è rivelata ai nostri occhi, man mano che si andava strutturando e arricchendo, anche grazie allo stimolo delle innovazioni tecnologiche, un buon caso attraverso il quale leggere, osservare e vivere, talvolta con una certa apprensione, questioni di merito e di metodo circa l'uso delle nuove tecnologie, e in particolare della rete Internet, in ambiti educativi: non solo scuola ma anche una scuola per tutta la vita (come enunciava, in modo un pò inquietant per noi che nella scuola ci stiamo dentro davvero per tutta la vita, il titolo di un convegno di qualche anno fa).

L'idea alla base del progetto era quella di costituire una risorsa on line per l'educazione ambientale che potesse essere utile sia agli insegnanti che lavorano in questo campo, sia ad operatori di formazione diversa interessati e coinvolti in lavori di educazione ambientale, in particolare agli operatori dei Laboratori territoriali, dei centri di educazione ambientale e così via, cioè a tutti coloro che con continuità e impegno crescenti si dedicano a questo campo di azione. Ma, al limite, data la via di trasmissione di questa banca dati, si doveva immaginare anche un'utenza 'aspecificà, quale è quella costituita dal più o meno casuale navigatore di Internet che, curiosando qua e là , si imbatta in ANDREA, provi il desiderio di contattare un centro di esperienze di e.a. e decida di partecipare con i suoi amici o con la sua famiglia ad un'escursione in un parco naturale.
Premesse solo apparentemente innocue, che in realtà ci scaraventavano con violenza nel bel mezzo di un groviglio di quesiti: può una risorsa essere adatta ad utenze tanto diverse ? dove va a finire lo specifico del 'libro di testò del quale taluni vorrebbero che gli strumenti educativi su Internet fossero un pendant solo tecnologicamente più avanzato ? cosa significa formare o invitare all'autoformazione in rete, a distanza, persone adulte, con punti di partenza culturali tanto diversi ? quali modalità comunicative, prima ancora che educative o specificamente didattiche, possono rendere possibile e anzi preferibile questo canale a quello tradizionale in presenza ? e, altro problema che si sta ponendo fortemente, quale 'linguà parlare ? sta nascendo, o è già nato e noi non ne sappiamo niente, un nuovo genere di composizione dei testi adeguato a questi strumenti, al di là di quel saywriting sulla cui reale esistenza nutriamo qualche dubbio e che sembra proporre il semplice annullamento di quella diversità tra scritto e parlato profondamente radicata nella nostra tradizione e oggi finalmente passibile di divenire democratica e condivisa ?

Queste e altre mille domande dello stesso tenore si sono poste, e continuano a porsi, al gruppo di lavoro: per questo ANDREA, oltre che una risorsa per l'educazione ambientale, è un laboratorio di prova del rapporto tra la scuola e nuove tecnologie, tra la scuola e tutto ciò che è fuori ma anche dentro di essa. Infatti ANDREA ha l'ambizione di essere anche una risorsa per l'educazione permanente che utilizza, anzi che è tale perché utilizza, strumenti, tecnologie multimediali: viaggia su Internet; include degli ipertesti, le cosiddette Iperschede che raccontano le Esperienze di e.a.; è interattivo.
Sotteso a tutte queste caratteristiche, talvolta nascosto da altre urgenze, riemerge continuamente, per noi che siamo insegnanti, un problema educativo che vorrei almeno sfiorare.

Se ci sarà occasione di intervenire di nuovo su questi argomenti si potrebbe dedicare un articolo a questi aspetti e intitolarlo:"L'intelligenza distribuita: rimescolare le carte", partendo da una frase tratta dall'ultimo libro di Bruner (Bruner J., "La cultura dell'educazione: nuovi orizzonti per la scuola", Milano, Feltrinelli, 1997.) che sottolinea come l'intelligenza di ciascuno di noi risieda anche fuori di noi: negli strumenti che usiamo, nel sapere delle persone che conosciamo, nell'ambiente che ci circonda. In questo modo si integrano due idee fondamentali che convergono nel costruttivismo contestualizzato: il concetto di conoscenza come costruzione e il concetto di costruzione della conoscenza come atto sociale. Mi conforta nella convizione che queste posizioni siano fortemente implicate con il problema di un buon utilizzo didattico delle nuove risorse tecnologiche, la consonanza che mi pare di aver colto negli interventi di Limonciello, Albanese ed altri tra i partecipanti allo stimolante pre meeting, al convegno "La cultura dell'interattività e lo sviluppo creativo..." già citato, sempre che non abbia frainteso i loro interventi.
"Rimescolare le carte" è un'espressione che ho preso (ancora il pre meeting !) dall'intervento di Roberto Maragliano che invitava ad accettare quella confusione, quella sporcizia che oggi percepiamo nell'uso delle nuove tecnologie, con finalità didattiche o meno, ma che potrebbe smuovere le acque morte di certe modalità educative che lui definisce 'testualì e io preferirei definire 'chiusè non solo per un puntiglio terminologico ma perché mi pare che il destino semantico di questa parola sia stato deciso dalla sua etimologia: solo sottolineando le potenzialità di scambio che un testo scritto possiede nel continuo intrecciarsi con altri testi e nel suo proficuo andirivieni con il contesto o i contesti nei quali è inserito, o meglio di volta in volta viene inserito da chi ne fruisce, rivela la sua più autentica natura che è quella di un tessuto, trama ed ordito, non sequenza lineare di fili di lino o di seta.

Comunque sia mi pare da accogliere con sollievo questo invito a scendere nelle parti sporche, che significa anche voltare le spalle ad una didattica asettica tra puri spiriti e anime candide.
Curiosamente l'invito si fa più attuale proprio ora che viene calato in un contesto talmente pulito da essere addirittura virtuale, ma il paradosso è solo apparente: se pensiamo a testi interattivi, ad ipertesti, o addirittura ad ipertesti il cui contesto immediato è costituito dalla 'retè, trama di trame, di Internet, non possiamo negare che si profila una situazione in cui a questo processo di confusione si imprime un'accelerazione notevole. Possiamo allora dire che grande è il disordine sotto il cielo quindi tutto va benissimo ? Non proprio. Si nota infatti qualche giustificata preoccupazione per l'uso che si va facendo di Internet; se, infatti, concordiamo nell'ammettere che questa grande rete, accessibile non a tutti ma da tutti i luoghi, accresca fortemente l'intelligenza distribuita di tutti coloro che vi accedono e, per l'assunto, anche di quelli che ancora non possono accedervi, come non pensare che sia desiderabile e necessaria un'attenta analisi dell'uso che se ne fa?
Quali caratteristiche dovrebbe avere una risorsa che usi queste tecnologie per funzionare davvero da moltiplicatore ? e che ruolo può avere in questi processi il 'patrimonio di ordinato sapere che la scuola può fornire alla società (cito ancora Maragliano)?

Anche da queste domande siamo partiti per pensare la banca dati di ANDREA come uno strumento di formazione e di autoformazione, disponibile in rete, quindi privo dei vincoli tipici di una biblioteca, di un archivio, di un corso di formazione residenziale ma, anche, senza la pretesa di annullare artificiosamente quei vincoli che sono ricchezze culturali. Per questo abbiamo cercato di fare di ANDREA un crocevia (ma ci piacerebbe anche se somigliasse ad una bottega del caffè), dove ci si incontra, si raccolgono, notizie, dati, informazioni, e a partire dal quale si sceglie la direzione da prendere per iniziare un viaggio reale, verso i luoghi in cui si fanno esperienze di e.a. sul campo, in mezzo ad una natura non solo virtualmente 'sporcà, non solo virtualmente ancora godibile, per non continuare a perdere, come pare che stia avvenendo alla nostra specie, quattro dei nostri sei sensi.
Qualche parola su come è organizzato il sistema informativo ANDREA. Abbiamo già detto che è costituito di cinque archivi: l'archivio Enti è di natura strettamente informativa: presenta gli enti attivi nel campo dell'e.a. fornendone indirizzi, nomi dei referenti e una breve descrizione del tipo di attività che l'ente svolge. Le schede dell'archivio dei Materiali sono un pò come schede di biblioteca: descrivono i materiali prodotti dagli enti stessi: libri, video, CD rom, o altro seguendo i criteri normalmente in uso per la catalogazione; si tratta insomma di documentazione secondaria. In più c'è la possibilità per l'utente, nel caso altamente probabile trattandosi per lo più di letteratura grigia, che il materiale fosse difficilmente reperibile, di richiederlo direttamente all'Ente che lo ha prodotto, il cui indirizzo etc. è senz'altro in ANDREA. L'archivio Attività costituisce l'invito a fare educazione ambientale: descrive i lavori in corso, le iniziative che gli enti stanno ancora svolgendo o propongono proprio nel periodo corrente in cui si consulta la banca dati. Le schede di questo archivio offrono tutte le informazioni necessarie a mettersi in contatto ma anche a capire rapidamente se si tratti o meno di un'attività possibile per una classe elementare, per un una classe con disabili etc, evitando perdite di tempo.Di qui, è chiaro, deriva l'assoluta necessità di un aggiornamento continuo: per non far decadere proprio questa funzione di 'pontè tra chi fa e chi vuol fare che ci è sempre parsa uno degli aspetti innovativi del nostro lavoro. Infatti la nostra banca dati non è finalizzata al censimento di un bene, l'educazione ambientale, come operazione fine a se stessa o mirante a costituire uno strumento di controllo di quel che si fa, ad esempio nella scuola, in questa direzione, nè vuole essere un distaccato strumento per incrementare le conoscenze dell'utenza; si propone nvece di avvicinare i due estremi della comunicazione, chi manda il messaggio e chi lo riceve, puntando, al limite, a rovesciare la situazione di partenza: il lettore diventa attore di un'esperienza. Per ottenere questo risultato abbiamo pensato ad un tipo di interrogazione, quella detta "per interesse", che parte dai bisogni dell'utenza e non dalle caratteristiche della banca dati; per sapere se ci siamo riusciti vi invitiamo a consultarla e a dirci le vostre impressioni in merito. Velocemente si potrebbe qui riprendere il discorso sulle modalità comunicative e sui rischi, ma forse sarebbe meglio dire gli sprechi, causati dai miraggi comunicativi in cui frequentemente ci si imbatte su Internet e ai quali stiamo divenendo tutti molto sensibili, qualcuno decisamente allergico, essendovi, del resto, molto implicati. Se giriamo un pò sulla rete ci accorgiamo che i siti sempre aggiornati e dotati di modalità di interrogazione pensate dalla parte dell' utenza, cioè dei suoi presumibili bisogni, sono in genere quelli commerciali. In particolare segnalerei, per motivi puramente personali e 'stagionalì, i siti che propongono sistemazioni alberghiere in Italia o in Europa. Dobbiamo dire che solo chi vende, fa pubblicità a qualcosa che si paga, sa comunicare? Già alcune voci si sono levate per sostenere questo e tacciare di moralismo bacchettone o, peggio, di scarsa comprensione della modernità chi esprimesse qualche dubbio di merito. È vero che tutti i grandi scambi tra l'umanità hanno seguito le vie del commercio (l'alternativa essendo, troppo spesso, la guerra) e che le grandi scoperte geografiche sono nate più dalla ricerca di merci rare che di nuovi mondi ma, senza nulla togliere al valore dei commerci, forse oggi il commercio di idee potrebbe cercare un proprio mercato no profit immaginando, ad esempio, di investire sulla formazione permanente. Mi rifaccio alle interessanti osservazioni di Simonetta Cavaciocchi, ancora premeeting Eg crea, sulla "democratizzazione della conoscenza...intesa come attivazione personale". Da qui torno rapidissima ad ANDREA e al suo tentativo di essere un ponte e di spingere le persone a fare, ad attivarsi in prima persona, uscendo dallo schermo per immergersi nel fare reale.

La digressione è stata alquanto lunga; me ne scuso con i lettori confessando, però, che è stata una scelta deliberata, fatta confidando nella loro elasticità mentale di abituees degli ipertesti. Ritorniamo ora alla descrizione di ANDREA, in particolare dell'Archivio delle Esperienze. L'archivio Esperienze è di natura alquanto diversa dai precedenti: propone infatti uno spazio per raccontare. A partire da una breve scheda descrittiva raccoglie degli ipertesti narrativi, chiamati Iperschede, composti dalle persone stesse, insegnanti o operatori dei laboratori territoriali, che hanno svolto l'esperienza. Tra le pubblicazioni di ANDREA c'è ora un manuale, completo di dischetto 'vuotò, con le indicazioni di come fare questa Iperscheda, proponendone una paragrafazione, un indice, il tipo di link etc. L'indice è costituito da queste voci: i Dati; la Storia, a sua volta suddivisa in Origini, Narrazione, Riflessione; l'Ambiente; i Metodi; i Documenti. All'interno di questa struttura che, essendo fissa, facilita il fruitore nella comprensione, gli consente di confrontare tra loro le attività svolte, e offre all'estensore una traccia speriamo utile, ciascun 'narratorè dovrebbe trovare il proprio spazio narrativo e la libertà di raccontare a modo proprio, usando immagini, documenti, etc utilizzando il linguaggio che ritiene più adatto. Anche in questo caso l'ottica in cui siamo posti è quella della presa di responsabilità diretta e i problemi da risolvere riguardavano il senso di questo genere di comunicazione, diretta non solo a documentare ciò che è stato fatto per lasciarne memoria, ma a stimolare riflessioni, a mettere in contatto esperienze diverse e quindi a privilegiare la dimensione comunicativa e narrativa su quella documentaria. L'iperscheda è stata pensata all'interno del Progetto, quindi per l'educazione ambientale, ma l'ipotesi di lavoro è che potrebbe funzionare anche per altri t pi di esperienze. In altra occasione sarebbe interessante descriverla più diffusamente e, soprattutto aprire una discussione su questo tipo di testi, sul valore della documentazione e su come tradizionalmente essa venga utilizzata nelle nostre scuole, aspettando dai colleghi-lettori commenti e riflessioni.
Siamo ora giunti all'ultimo dei nostri archivi, lavoro in corso e non ancora in rete, l'archivio Temi. Si tratta di una sorta di enciclopedia di e.a. in linea, che utilizza i termini del Thesaurus dandone le definizioni e si propone come utensile di pronto intervento per l'utente che mentre sta consultando la banca dati e si propone di aderire ad un'iniziativa o di ricercare un materiale, abbia bisogno di specificare meglio un concetto, l'accezione di un termine nel contesto dell'e.a., di trovare una bibliografia di riferimento su un argomento e così via. Ancora una volta la questione della lingua, con tutto ciò che si porta dietro, non è apparsa secondaria nel lavoro di progettazione e realizzazione di questo archivio; divulgare non dovrebbe coincidere con banalizzare, lo sappiamo tutti, ma dare informazioni formative, se mi si passa il gioco di parole, resta un obiettivo di non facile raggiungimento.

La nostra risposta, o i nostri tentativi di trovare delle risposte, costretti ( per fortuna !) dall'esigenza di risolvere i problemi per mandare avanti la banca dati, è resa più articolata dalle circostanze in cui ANDREA è nato e cresciuto, ci troviamo, infatti, in una situazione particolarmente ricca: lavoriamo a partire dalla nostra esperienza di insegnanti ma la nostra banca dati vive all'interno di un sistema nazionale, che è quello che sta mettendo in piedi il Ministero dell'Ambiente, decentrando le risorse disponibili e valorizzando le realtà locali, mirando a creare una certa omogeneità finale, sul territorio nazionale, che assicuri, alla fine, ad ogni regione dei Laboratori provinciali di riferimento. Questo è il nostro contesto, o meglio uno dei nostri contesti possibili; all'interno di di questo sistema, ad esempio, stiamo organizzando dei corsi in rete volti alla formazione e all'assistenza degli operatori dei laboratori Territoriali. Qual è il rischio dal quale speriamo ci garantisca questa contestualizzazione ? prima di tutti quello che sembra minacciare le banche dati in cui ci imbattiamo su Internet: l'obsolescenza dei dati che spesso chi gestisce le banche dati non ha i mezzi, le forze, per aggiornare con assiduità e sappiamo bene come non ci sia nulla di più malinconico di un vecchio giornale, o di un insieme di dati invecchiati, che viaggiano con grande rapidità portando vecchie notizie. Grazie al sistema integrato con i Laboratori ANDREA dovrebbe essere facilitato in questo senso; tuttavia, quando diventerà un servizio a tutti gli effetti, se vogliamo che mantenga le sue potenzialità e le sue promesse, sarà necessario non solo che offra dati materiali sempre aggiornati, ma anche che tenga in vita l'aspetto di ricerca educativa in senso lato, la riflessione sui temi che abbiamo proposto fin qui e che sono materia in continua evoluzione, affinchè continui ad essere un momento di autoformaz one per i suoi fruitori, insegnanti e non, e una reale risorsa per l'affermarsi di una cultura dello sviluppo sostenibile.