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di Francesco Mulas | |||
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Internet evolve a grande velocità. Il continuo miglioramento di processori, hardware e connessioni fisiche, l'aumento di complessità di sistemi operativi e protocolli che animano circuiti logici e cavi, non può che tradursi in una costante crescita delle tecnologie di connettività, creando nuovi bisogni e richiedendo un innalzamento dei limiti fisici delle linee di trasmissione esistenti, che spesso non permettono le larghezze di banda necessarie. La Scuola sembra subire più che far proprie queste tecnologie, per un'intrinseca bassa velocità di acquisizione operativa di nuovi mezzi didattici. Oggi, come mai forse è capitato, possiamo affermare che c'è grande differenza tra la curva di incremento tecnologico dei nuovi media e quella dell'integrazione di tali mezzi per finalità didattiche. Il rischio consiste nello studiare, sperimentare, intravvedere gli utilizzi didattici di una tecnologia di rete per vederla in breve modificarsi, inglobare o sostituire da altre. A ben vedere, questo è solo un aspetto più generale del rapporto tra evoluzione tecnologica e uso didattico dei nuovi media. Un divario evolutivo che si rende oggi particolarmente drammatico a causa della crescita esponenziale dell'efficacia di processi e prodotti multimediali. Un discorso che, ad esempio, ben conoscono gli insegnanti che da diversi anni lavorano su software per la produzione di ipertesti e che oggi impattano con il formato e le potenzialità di publishing globale di Internet. Se è vero che per la messaggistica elettronica asincrona si assiste ad un minore tasso di aggiornamento -fatti salvi bottoni, finestre e ammennicoli vari, il senso della posta elettronica è rimasto più o meno lo stesso per anni-, per quanto attiene il web e l'information hunting stiamo assistendo a continui cambiamenti. In tal senso, la nascita e definizione in quesi mesi dell'innovativa tecnologia Push è un esempio particolarmente interessante. Sembra che il web verrà a conformarsi in strutture sempre più simili ai canali televisivi. E' probabile che produttori di software per server e client si accordino per creare protocolli tali che dal netsurfing "tradizionale" (sic!) -ormai sempre più somigliante ad un affannoso rimestare in un disordinato e ridondante accumulo di informazione- si transiti gradualmente verso la selezione di canali informativi, veri e propri filoni tematici (sport, servizi commerciali, cultura, hobby, ecc.) il cui contenuto potrà essere flessibile, espandibile, aggiornato in automatico. Non è difficile immaginarsi che la grande implosione digitale comincerà da qui. Nel dare un senso all'introduzione del web nella programmazione interdisciplinare, si parla spesso dell'utilità pedagogica di creare percorsi informativi di qualità e di insegnare agli alunni come condurre a termine una sessione di ricerca di informazioni, discriminando tra ciò che è essenziale e ciò che non lo è. Puntare quindi all'obiettivo informativo transitando per il minor numero di siti, con uso razionale e logico dei motori di ricerca e tutti quegli strumenti per la consultazione del web già sperimentati a priori dal docente. In fondo, l'orientamento informativo in quell'immenso laboratorio virtuale che è Internet, potrebbe creare un modello mentale esportabile nella vita quotidiana, realtà nella quale i ragazzi sono continuamente richiamati da un enorme numero di messaggi di diversa importanza e qualità. Ma ciò sarà sempre meno possibile se, come sembra, l'informazione tenderà a raggiungerci piuttosto che ad essere raggiunta. Basterà la selezione di un canale per ottenere le informazioni volute. Volute nel senso che ciò che otterremo sarà ciò che (noi?) vogliamo. L'accesso alle informazioni sarebbe in questo caso molto diverso e, probabilmente, tanti aspetti dei ragionamenti fatti in sede di programmazione individuale e trasversale non sarebbero più validi. L'evoluzione verso il webcasting potrebbe quindi essere uno dei primi esempi di come la tecnologia dei nuovi mezzi telematici e l'uso ragionato degli stessi in ambito scolastico si evolvano su scale temporali assai diverse. Riuscirà la Scuola a ritagliarsi spazi hardware e software abbastanza stabili per l'uso didattico della Rete? O subirà sempre le mode e i trend dell'evoluzione telematica? Sarà possibile creare dei protocolli che soddifino i ritmi di acquisizione di nuovi modelli operativi e di apprendimento tipici dell'istituzione scolastica? Questo rimane un discorso estremamente aperto. Di sicuro, il primo problema che si intravede è che molte scuole non possono fare a meno di servirsi di programmi end user delle case produttrici di software. Questo vuol dire, per iniziativa della scuola o sull'onda di campagne promozionali, di conformare le attività a determinati strumenti. Solo dove le scuole potranno godere di risorse umane proprie, magari afferenti le conoscenze di base dei sistemi operativi -è impossibile non correre con il pensiero a sistemi di rete "storici" quali gli unix-like-, la telematica nella didattica o la più impegnativa teledidattica potranno realmente adattarsi ai tempi e alle necessità della scuola. Lavorare su piattaforme software di base, potrebbe significare la costruzione di programmi e processi ad hoc che, innestandosi sulla Rete, sfruttino il procollo TCP/IP secondo le reali esigenze di intra e interconnessione scolastica, evitando inutili orpelli avidi di risorse. Il secondo aspetto consiste nella necessità di riservare parti della Rete esclusivamente per la scuola, similmente a come l'Università sembra si stia apprestando a potenziare le sue risorse di connettività interna in termini di larghezza di banda e di specificità di strumenti. Riuscire quindi a capovolgere realmente la situazione che va creandosi, usando la tecnologia Internet per interconnettere le scuole e non collegare semplicemente le scuole a Internet. A costo di sembrare banali, ecco riaffiorare il pericolo di disperdere tempo e intelligenze in un mero sfoggio di tecnologie, inutile nella misura in cui incapace di portare una ricaduta didattico-sperimentale sul lungo periodo. Possiamo tranquillamente creare degli osservatori sul mondo dell' informazione digitale del terzo millennio. Ma è assolutamente necessario costruire, nell'oceano di Internet, un porto quiete, un ambito rispettoso dei processi didattici. Solo allora, anche nel turbolento mondo della telematica di massa, potremo garantire una sperimentazione svincolata da qualsiasi sistema di crescita selvaggia fine a se stessa, integrando il processo di insegnamento/apprendimento tradizionale con mezzi creati ad hoc, sufficientemente stabili per poter realizzare programmazioni pluriennali e ricerche educative significative. |