Passaggio di informazioni tra scuola elementare e media

di Valerio Moncini

Si può affrontare l'argomento continuità tra i vari ordini di scuola da molteplici punti di vista: aspetti normativi, iter formativo e modalità di reclutamento degli insegnanti, aggiornamento dei medesimi, sussidi e strumenti impiegati… Prima o poi bisognerà parlare, ad esempio, dei prodotti dell'editoria scolastica; dell' incongruenza tra testi dalla struttura, contenuti e linguaggio a volte persin banali dei libri delle elementari, e quelli in uso nelle medie dove un argomento viene propinato, in pagine e pagine, attraverso nozioni dettagliate presentate con un linguaggio dalla struttura complessa e ridondante di termini specifici.
Altro che Vocabolario di base da cui partire per costruire con gli alunni un codice comunicativo corretto più ricco!
Eppure oggi al bambino si chiede di essere in grado, in appena tre mesi, quelli delle vacanze, di passare da testi relativamente semplici ad altri assai più impegnativi.
Opportunamente quindi la Commissione Maragliano ritiene che si debba "intervenire sull'editoria scolastica, sollecitandola a maturare nuove scelte produttive, a favore di testi essenziali (per gli studenti) e più ampi e documentati (per i docenti)".
In uno dei prossimi numeri di Tracciati si potrebbe ragionare su questo aspetto, non secondario, delle difficoltà di passaggio fra i vari ordini di scuola.
Su questo numero vorrei affrontare l'argomento del passaggio da una scuola all'altra di informazioni riguardanti il percorso formativo dei singoli alunni.
Non dev'essere un argomento da poco se anche nel disegno di legge sulla riforma della scuola italiana si è voluto prevedere il libretto personale nel quale raccogliere, in modo razionale e ordinato, tutta la documentazione utile per la migliore conoscenza degli alunni.
C'è solo da sperare che tale documento non muoia ancora prima di nascere come è avvenuto per il famoso libretto personale, promesso quando si fece la Riforma Sanitaria, che avrebbe dovuto accompagnare ognuno di noi, registrandone lo stato di salute dal momento del concepimento alla fine dei nostri giorni.
Chi l'ha mai visto un prodigio del genere? Si è preferito, ogni qualvolta il cittadino ha la (s)ventura di imbattersi nel Servizio Sanitario Nazionale, ripetere analisi ed esami clinici, dilatando così a dismisura la spesa pubblica.
Per il momento il travaso di informazioni tra scuole avviene in modo discontinuo, lasciato com'è all'iniziativa dei singoli collegi dei docenti che a loro volta, quasi sempre, delegano alla fantasia e alla buona volontà di quei poveri malcapitati della commissione continuità.
Le iniziative che ne sortiscono sono le più disparate, alcune anche pregevoli, altre francamente inutili se non addirittura dannose.
A titolo di esempio ne vengono presentate due.
Che dire del questionario fatto recapitare dalla scuola media "Pietro da Cemmo" alle dieci scuole elementari del Circolo di Capodiponte con preghiera di compilarlo e rispedirlo al mittente.
Era perfin divertente vedere gli sforzi di diplomazia con i quali il direttore didattico cercava di prevenire le proteste del collegio dei docenti di fronte ad uno strumento messo a punto da altri senza il minimo confronto su contenuti, metodologie e procedure.
Alla fine il questionario verrà compilato (la richiesta di un dirigente scolastico, se pur formulata in termini gentili, è pur sempre qualcosa da non sottovalutare!), ma un tal modo di procedere non servirà certo ad appianare contrasti e sopire malumori, cosa invece di cui si avrebbe molto bisogno.
Un simile strumento di conoscenza degli alunni sembra essere un affare della sola scuola media, la quale, da sola, ne verificherà l'efficacia e se poi le informazioni raccolte non serviranno a granché pazienza; l'anno prossimo qualcuno perderà ancora tempo ad elaborarne un altro.
L'importante è che un altro armadio venga riempito di altra carta perché così vuole la burocrazia o la tradizione.
Totalmente diverso il metodo adottato congiuntamente da un Circolo Didattico della bassa Valcamonica e dalla scuola media di Artogne dove confluiscono gli alunni dopo le elementari. Qui i questionari sono addirittura sei:
  1. Questionario per la raccolta di informazioni sull'ambiente socio culturale dell'alunno (in collaborazione con la famiglia);
  2. Questionario per la raccolta di informazioni sull'esperienza scolastica pregressa (in collaborazione con gli insegnanti di scuola elementare);
  3. Questionario per la rilevazione degli apprendimenti/lingua italiana
  4. Questionario per la rilevazione degli apprendimenti/matematica
  5. Questionario per la rilevazione degli apprendimenti/scienze
  6. Questionario per la rilevazione degli apprendimenti/storia-geografia.
La diversità rispetto alla prima esperienza non sta tanto nel numero dei questionari, ma nel come si è giunti ad elaborarli.
Nel primo caso non sono state messe in circolo esperienze e competenze, nel secondo invece gli strumenti di rilevazione sono stati predisposti e calibrati in tre anni di lavoro comune da insegnanti dei due ordini di scuola.
Metodi diversi hanno, ovviamente, portato a risultati diversi.
Il questionario calato dall'alto rimane molto sul generico nell'indagare l'atteggiamento dell'alunno nei confronti della scuola o nel rilevare situazioni di disagio; l'impressione nel leggerlo è che chi l'ha elaborato abbia riservato un' attenzione particolare all'individuazione delle capacità raggiunte, esigenza questa abbastanza tipica della scuola media, e molto meno alla rilevazione delle difficoltà più profonde dell'alunno, aspetto questo più sentito nella scuola elementare.
Ancora: il contributo della famiglia nel fornire notizie, a volte essenziali, è ignorato completamente.
Ma non è proprio la scuola a riconoscerne implicitamente l'importanza quando si imputa al disinteresse o alle condizioni oggettive della famiglia larga parte degli insuccessi scolastici?
Totalmente diversa è l'impostazione dei questionari condivisi: in essi appare evidente la preoccupazione di rilevare, in modo assai analitico, tutti i risvolti della personalità dell'alunno in modo da tracciarne un profilo che vada oltre la sua condizione di puro alunno per considerarlo nella sua globalità.
Ecco allora items su:
  1. Curriculum scolastico
  2. Socializzazione
  3. Percezione di sé
  4. Modalità di lavoro
  5. Composizione del nucleo famigliare
  6. Lingua parlata in famiglia
  7. Interessamento dei genitori per la scuola
  8. Modalità con le quali i genitori seguono il figlio nel lavoro scolastico da svolgere a casa
  9. Stampa acquistata e letta in casa
  10. Sussidi didattici in casa a disposizione dell'alunno.
Solo in un secondo tempo verranno indagate le abilità strettamente finalizzate all'attività didattica nelle singole discipline.
Anche le finalità che si vogliono perseguire sono diverse a seconda del tipo di strumento impiegato: nel primo caso l'obiettivo principale sembra essere il possesso di dati per la formazione delle classi prime, mentre nel secondo caso si ricercano elementi oltre che per la formazione delle classi anche per impostare un'attività più rispondente alle caratteristiche e ai bisogni dei ragazzi.
Non per niente nella scuola di Artogne il modello organizzativo, adottato fin dal 1984, è quello del tempo prolungato, con numerose attività di laboratorio oltre che di recupero, potenziamento e sviluppo, mentre nella "Pietro da Cemmo" non si va oltre una timida sperimentazione di introduzione della seconda lingua straniera.
Come si vede anche nella raccolta e nello scambio delle informazioni le modalità possono essere varie: alcune dettate soprattutto da esigenze burocratiche e altre che cercano di coniugare tali esigenze con altre più di carattere educativo.
Se devono essere privilegiate queste ultime, occorrono cambiamenti di mentalità prima e di modalità di lavoro poi.
Infatti se l'alunno verrà considerato solo un soggetto a cui trasmettere sapere allora è chiaro che agli insegnanti interesserà soprattutto conoscerne le abilità possedute; se invece l'alunno sarà inteso come un soggetto da orientare e aiutare a costruire sé stesso, si vorranno conoscere anche gli aspetti che non sono strettamente connessi con i processi del mero apprendimento.
Finché non ci sarà un sentire comune su questa impostazione di fondo sarà difficile trovare momenti e modalità condivisi di lavoro fra gli insegnanti dei due ordini di scuola.
Tuttavia l'idea comune di che quale debba essere la funzione della scuola non basta per superare le difficoltà di raccordo tra elementari e medie.
Occorre anche un lavoro specifico che abbia alla base una programmazione congiunta per raggiungere il "coordinamento dei curricoli".
Da qui si deve partire per giungere a "momenti di collaborazione incrociata, in classe, degli insegnanti delle due scuole".
Se si diffondesse un tale metodo di lavoro verrebbe risolto in modo naturale anche il problema del passaggio delle informazioni; gli insegnanti avrebbero infatti conoscenza diretta della situazione del singolo alunno al momento della transizione alla scuola media.