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di Francesco Raffa | |||
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Le numerose e variegate iniziative presentate nei mesi conclusivi dell'appena trascorso anno scolastico consentono di tracciare un bilancio, sia pure approssimativo, su come e quanto l'Educazione Ambientale nel sistema formativo abbia realmente evoluto la sua natura di espressione pionieristica, volontaristica e, per certi versi, rivoluzionaria degli anni '70 e '80 per entrare a far parte in modo corretto e razionale del bagaglio di apprendimenti trasmessi ai giovani delle nostre scuole. In questo senso una prima osservazione vede una notevole differenziazione dei vari ordini di scuola, in quanto non vi è alcun dubbio che nelle scuole elementari e medie generalmente si portano avanti delle positive esperienze di Educazione Ambientale, mentre risultano francamente deludenti i risultati ottenuti nelle scuole superiori e professionali, almeno per quanto concerne quelle con piano di studi d'ordinamento. Si conferma con questo dato il fatto che ancora oggi esiste una relazione preferenziale tra Educazione Ambientale e innovazione/sperimentazione. D'altro canto sono proprio l'innovazione e la sperimentazione che possono aiutare e stimolare i docenti a mettere in discussione il proprio insegnamento nei modi e nei contenuti e a capire che l'Educazione Ambientale non può essere considerata un contenitore in cui infilare di tutto: dalla raccolta della carta all'inquinamento, dalla passeggiata ecologica alla coltivazione dei giardini, che sono pure delle positive esperienze, ma hanno evidentemente obiettivi troppo contingenti e limitati se inseriti in dei progetti educativi complessi ed articolati come sono quelli che riguardano l'ambiente nelle sue diverse sfaccettature. Allora l'obiettivo, ancora una volta, deve essere quello di evitare tratti disciplinari di rigida impostazione e separata autonomia nel tentativo di realizzare un determinato processo di apprendimento, di conoscenza e di assimilazione di concetti , per poi manifestarsi in comportamenti, processi mentali capaci di giungere ad una migliore conoscenza dei rapporti esistenti tra uomo e natura e funzioni culturali di pungolo all'intera nuova società per una migliore qualità della vita. Insomma occorre tentare concretamente una nuova operazione, propria di tutti gli educatori, con una posizione realmente aperturistica che trovi spazio all'interno di tutte le discipline riguardanti i diversi piani di studio. In questa ottica bisogna che il progetto di ricerca generale e le sue esperienze di percorso non siano e non sembrino episodi isolati, ma interventi chiari e visibili che dovranno interessare l'intero anno scolastico, affinché assumano una valenza formativa significante. In altre parole bisognerà puntare su strategie e metodologie che colgano due aspetti molto precisi:
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