ESOPO
LA VOLPE E IL CAPRONE
Che sete! L'acqua le sembrava lì a fior di pozzo: e la volpe saltò dentro. Ruzzolò fino in fondo. Bevve, ché proprio non ne poteva più, ma dopo si disperò a guardare la bocca del pozzo lontana e le pareti irrimediabilòente lisce. Ma dopo un po' si affacciò un caprone.
- o che è buona cotesta acqua? E' fresca?
- Leggiera! Un ghiaccio! Non me ne so staccare, tanto è buona.
Il capro spiccò un salto, giunse all'acqua, bevve avido. Poi domandò:
- E ora, come si esce?
- Tu ti appoggi coi piedi anteriori, più alto che puoi, alla parete e tieni alte anche le corna. Io risalirò così lungo il tuo dorso. Quando sarò su, tirerò su anche te.
La volpe uscì dal pozzo.
- Grazie e addio! - gridò.
- Ohi, amica! - berciò il caprone. - E il nostro patto? Ora tirami su.
- Tirarti su? - rise la volpe - Come posso farlo? Se tu
avessi idee in capo quanti hai peli di barba al mento, non saresti disceso prima di sapere come avresti fatto a risalire. Il savio, avanti di cominciar qualsiasi impresa, ne considera la fine.
E largito che ebbe all'infelice caprone questa aurea massima, si allontanò senza scrupoli.