SCUOLA MEDIA E SCUOLA SUPERIORE :

ESPERIENZA DI UN PRESIDE.

di

Anelli Adriana.

 

 

Le esperienze vissute, prima come docente, poi come preside, nei due ordini di scuola secondaria, mi hanno indotto a riflettere sull’importanza, per tutti i loro operatori, di conoscersi meglio per raggiungere i rispettivi obiettivi educativi e formativi in modo coerente. Ho iniziato la mia carriera di docente di Osservazioni Scientifiche nella Scuola media, prima della riforma del 1979 e ho vissuto l’esperienza di docente di Matematica negli Istituti Professionali e Tecnici prima dell’attuazione del Piano Nazionale d’Informatica e dei nuovi ordinamenti nei vari indirizzi di specializzazione. Vincitrice di concorso, mi sono trovata ad affrontare il ruolo di Preside dall’a.s. 1985/86 all’a.s. 1995/96 nella Scuola Media completamente rinnovata rispetto alla mia precedente esperienza. Sono stata così coinvolta nell’organizzazione di classi a tempo prolungato, progetti di Educazione alla salute, Educazione stradale, ecc..

Negli undici anni di presidenza ho affiancato insegnanti impegnati in attività integrative e curricolari che richiedevano un appoggio per realizzare idee interessanti, spesso innovatrici, cercando di valorizzare al massimo ogni iniziativa, nonostante le esigue disponibilità di Bilancio, nota dolente della scuola dell’obbligo. L’entusiasmo mi veniva dal fatto che, tornata nella Scuola Media, avevo rilevato che la riforma del 1979, al contrario dell’idea negativa che me ne ero fatta come docente degli Istituti Tecnici e Professionali, aveva portato i docenti a lavorare collegialmente molto e bene e con metodi diversi rispetto al superiore. I lavori pluridisciplinari e interdisciplinari, le attività di drammatizzazione, le mostre didattiche, la partecipazione a concorsi nazionali, ai Giochi della Gioventù, ecc. non erano una perdita di tempo, ma un mezzo per raggiungere gli obiettivi formativi. L’interpretazione limitativa, che avevo come docente di Mat ematica di scuola superiore, preoccupata soltanto di svolgere il programma ministeriale, di far apprendere "nozioni", si è evoluta piano piano attraverso l’acquisizione di concetti quali l’insegnamento individualizzato, la programmazione flessibile, la valutazione formativa in itinere ,sommativa ecc.

Nell’organizzazione della scuola ho avuto sempre come punto di riferimento "lo star bene a scuola", la motivazione dello studente, il raggiungimento degli obiettivi didattici e la formazione dell’uomo e del cittadino. Tutto quanto mi ha portato a sentire sempre di più la necessità di una reale attuazione del Progetto Continuità, con la scuola che precede e quella che segue per far conoscere le grandi potenzialità della scuola media, non come mezzo indispensabile per la trasmissione di "nozioni", ma come promotrice dello sviluppo di abilità di base, di consapevolezza delle capacità finalizzate all’autorientamento ed all’acquisizione di un metodo di studio. La Scuola Media, va vista perciò non come promotrice di programmi e contenuti, ma soprattutto come programmatrice di attività con metodi, che hanno i contenuti come mezzo per raggiungere gli obiettivi individualizzati. Dopo tutto questo è sorto in me il desiderio d i tornare nella scuola superiore per utilizzarvi l’esperienza acquisita. La nuova normativa sui trasferimenti con l’introduzione del passaggio di ruolo, mi ha permesso nell’a.s. 1996/97 di realizzare questo mio desiderio, come preside di un Istituto tecnico Industriale.

Anche questo passaggio è stato per me una sorpresa, ho trovato gli Istituti Tecnici trasformati, la riforma che ufficialmente non c’è ancora stata in realtà si è realizzata attraverso le sperimentazioni. Ad esempio la Matematica che insegnavo nella precedente carriera, è rimasta nei programmi che si sono però ampliati ed evoluti. La presenza di laboratori attrezzati, grazie alle buone disponibilità di Bilancio, di docenti giovani e motivati, ha consentito la programmazione di progetti innovativi con richieste alla Regione di fondi europei per Corsi Integrativi ed al Ministero del lavoro per Corsi di post-diploma. La scuola superiore sta cambiando, anche qui è indispensabile la programmazione, la continuità non solo con la scuola che precede ma anche con l’Università e il mondo del lavoro e soprattutto nel suo interno nel passaggio dal biennio al triennio. Sto trovando grande collaborazione nel Collegio Docent i, che è molto sensibile all’attuazione del progetto, che coinvolgono gli studenti anche oltre il normale orario scolastico.

La cosa fondamentale da far comprendere a tutti gli operatori della scuola è quanto sia importante operare per obiettivi, il raggiungimento dei quali deve essere al fine non solo degli studenti, ma soprattutto dei docenti. Il Contratto Formativo, non deve essere una carta scritta, ma una reale attuazione di quanto programmato per il singolo studente nell’ambito del Consiglio di Classe. Si sente molto nell’aria, lo spirito di cambiamento, ma credo che nell’organizzazione dell’Istituto, molto mi sia stato di aiuto l’esperienza della Scuola media. Una cosa trovo molto interessante, i docenti che hanno un precedente di carriera nella scuola media, sembrano più attenti allo studente visto come "individuo", rispetto ai colleghi che hanno la sola esperienza del superiore. Un rapporto positivo con gli studenti ed in particolare con il Comitato studentesco, porta ad una realizzazione della scuola non solo come centro di cultura, ma anche come punto di riferimento per le a ltre attività extrascolastiche. Gli studenti sentono il bisogno di credere nei "valori" ed i docenti iniziano a mettersi in discussione e ad autovalutarsi. Spesso gli insuccessi scolastici dipendono dal poco impegno a casa da parte degli studenti ma anche da un mancato coordinamento tra i docenti, perciò un’attenta programmazione dell’attività nei Consigli di Classe e quella periodica dei Corsi di recupero o dello "sportello" stanno conducendo a qualche risultato positivo. Molto c’è ancora da fare per migliorare la Scuola, di ogni ordine e grado, la prima è senz’altro quella del rinnovo dei cicli scolastici, visti però come un’ulteriore evoluzione, senza perdere quanto di positivo è stato già acquisito.