------------------------------------------------------------------------------- From : Andrea Ferraris 2:334/201.11 26 Nov 94 16:25:04 To : All 27 Nov 94 19:12:12 Subj : Effetto Pigmalione etc. ... ------------------------------------------------------------------------------- Hi Alli, anche a te David, se ancora non disdegni la nostra lettura. Dopo numerosissime richieste in matrix (*) di spiegazione dell'effetto Pigmalione, ho deciso di postare quanto segue. Si tratta di un esperimento di psicologia sociale, condotto da 2 ricercatori americani (Robert Rosenthal e Leonora Jacobson) sulla profezia che si auto-avvera, con risultati sbalorditivi, ma sostanzialmente confermati da successive verifiche e controlli in esperimenti di altri ricercatori. Questo e` l'esperimento: scuola elementare delle California. All'accesso gli psicologi sottopongono a test di intelligenza i bambini, quindi, in modo assolutamente casuale e indipendentemente dai risultati dei test scelgono il 20% di bambini e comuni- cano agli insegnanti che possono aspettarsi da quei soggetti una rapida crescita delle capacita` intellettive [evidentemente agli insegnanti non erano stati comunicati i reali criteri di quel giudizio]. A un anno di distanza vengono intervistati gli insegnanti e ripetuti i test. Quei bambini avevano giudizi sostanzialmente migliori degli altri e aveva- no fatto maggiori progressi nella capacita` di leggere, a giudizio degli insegnanti. Fin qui si tratta gia` di un risultato interessante, ma non e` finita. Questi stessi bambini, ai test, mostrano un aumento del QI significativamente e decisamente superiore a quello dei loro compagni (una decina di punti). La profezia s'e` autoavverata. In questo caso le cose sono andate "bene", ma pensate al caso opposto in cui, a causa di pregiudizi, anche solo in parte infondati, le profezie sono negative. Meditate insegnanti sul vostro ruolo e sul vostro potere. Un' altra interessante teoria, connessa a quella della profezia che si autoavvera e` quella del "labeling" (etichettatura) o definitoria. Entrambe esaminano le conseguenze della classificazione e della valutazione degli studenti in base ai "significati" dei quali si servono gli insegnanti. La teoria del "labeling" si occupa delle definizioni negative con cui vengono indicati gli individui che sono ritenuti fuori dalla norma. "L'alunno viene considerato dall'insegnante come un individuo che infrange una regola, e pertanto come colui che ha commesso un atto deviante; in questo modo egli risulta "etichettato" e le sue azioni verranno sempre interpreta- te secondo tale "etichetta" [p.es: "problema disciplinare", "turbolento", "cretino", "pagliaccio" e grazie a queste definizioni sara` sempre un "sorvegliato speciale" per cui suoi comportamenti o atteggiamenti ignorati o inosservati negli studenti "buoni" saranno puniti]. Cio` puo` condurre l'alunno a ulteriori forme di devianza; egli puo` sentirsi discriminato ... E puo` finire che egli cerchi altri che si trovano in analoga situazione, cioe` con etichette simili alla sua; dalla loro interazione puo` anche svilupparsi una sottocultura deviante, vale a dire una sottocultura che giunge a definire come fatto positivo la devianza; coloro che sono coinvolti tenderanno a vedersi proprio nei termini dell'etichetta stessa." Quanto precede e` tratto da "Sociologia: temi e prospettive" di M. Haralambos, Armando, 1984 (ed. or. University Tutorial Press Limited, 1980, Haralambos e Heald), ma ho letto cose molto simili nel mio manuale di psicologia sociale (Gergen e Gergen, tradotto e pubblicato in Italia da Il Mulino) e probabilmente si possono reperire anche in opere di sociologia o psicologia sociale piu` recenti. Ho riportato solo dei passi significativi, il discorso sarebbe piu` articolato, ampio e complesso, ma spero siano bastati a rendervi curiosi di sociologia e/o psicologia sociale, materie che nei corsi scolastici italiani sembrano piuttosto trascurate (spero e attendo smentite). Nell'accommiatarmi da voi, gentili lettori, vorrei proporvi ancora un piccolo motivo di meditazione, tratto sempre da quei diabolici testi. Sembra che la percentuale di sopravvivenza in pronto soccorso, a parita` di lesioni (e almeno in USA, dove l'assistenza sanitaria si basa - credo - essenzialmente sulle possibilita` economiche dell'assistito [chissa` se sanno chi era Ippocrate?]) sia positivamente correlata con l'aspetto del paziente. Nel senso che se si tratta di persona curata e ben vestita ha maggiori probabilita` di sopravvivere di un altro trasandato e mal vestito. Quindi all'occhio, prima di avere un incidente vestitevi bene, come se andaste ad una festa :-) (*) Una! :-) Saluti, Andrew * Origin: Ne quesieris scire nefas ... (2:334/201.11)