IL TESTING DI LINGUA STRANIERA NELLA SCUOLA SUPERIORE

Italia e Finlandia a confronto

Maria Raffaella Benvenuto,

Jyväskylä, 7.12.1998.

 

Come tutti i nostri lettori sanno bene, nella scuola italiana si dà una grande importanza ai test scritti (o, come vengono di solito definiti, i compiti in classe. Questo chiaramente è valido anche per l'insegnamento delle lingue straniere, così che buona parte del lavoro di un insegnante di inglese o di francese (altre lingue sono estremamente rare) consiste nella preparazione e quindi correzione di tali elaborati.

Fin qui niente di strano, se si pensa che in molti paesi, compresa la Finlandia dove ormai vivo e lavoro da quasi tre anni, nelle scuole praticamente non esiste una forma di test orale, e questo vale anche per la maggior parte degli esami universitari in tutte le discipline. Il problema è che gli insegnanti in questione sono tenuti anche a verificare la preparazione orale degli studenti, e che lo svolgimento di tali prove è soggetto ad una serie di regole piuttosto rigide: almeno tre prove scritte e due orali a quadrimestre per studente, se no possono sorgere contestazioni. Inoltre, il valore legale che viene dato ai risultati di tali prove impedisce di fatto all'insegnante di scegliere modi alternativi di valutazione, quali il 'continuous assessment' (controllo continuo), che invece viene praticato spesso e volentieri qui in Finlandia, sia nelle scuole che nelle università. Ogni insegnante italiano sa benissimo che i compiti in classe sono documenti ufficiali, che non possono uscire dall'edificio scolastico, e soprattutto che il loro voto diventa poi oggetto di media ed é quindi fondamentale per la valutazione finale di ogni studente. Tutti questi fattori, a mio parere, falsano la validità del test,che da formativo come dovrebbe essere diventa solamente sommativo (Hughes, 1989), cioè utilizzato unicamente ai fini della valutazione e quasi mai invece perchè l'insegnante possa rendersi effettivamente conto dei progressi degli studenti e quindi organizzare il lavoro sullla base di tali dati.

Nelle scuole e università italiane i test di lingua straniere, siano essi compiti in classe o esami, si presentano in una grande varietà di formati. La grande divisione che si può operare all'interno di tali formati è sicuramente fra test basati puramente sulla lingua e quelli basati invece principalmente sul contenuto, come i test di letteratura, le lettere commerciali e simili. Vorrei per ora tralasciare questi ultimi per dedicarmi invece ai test linguistici propriamente detti, che sono quelli utilizzati nella maggior parte degli altri Paesi europei, e quindi anche in Finlandia.

Il formato di gran lunga più utilizzato dagli insegnanti di lingue italiani è sicuramente quello degli esercizi di grammatica, che si presentano sotto una enorme varietà di aspetti. Molti di questi esercizi consistono nel riempire spazi vuoti all'interno di una frase o di un testo più lungo con la parola esatta, sia esso articolo, forma verbale o altro (blank-filling). Altri formati molto popolari sono la cosiddetta' reading comprehension', cioè un testo seguito da domande che dovrebbero accertarne la comprensione da parte del candidato, e ovviamente il tema, su una varietà di soggetti che dipende spesso in buona parte dal livello degli studenti, oltre che dagli argomenti svolti in classe.

Gli stessi formati (eccettuato il tema) si possono riscontrare anche per i test orali, o interrogazioni. Qui la differenza fra biennio e triennio si mostra molto chiaramente, dato che al triennio il contenuto (sia esso letterario o tecnico) prevale nettamente sulla forma, cioè sulla lingua vera e propria. Non staró qui ad insistere sulle conseguenze negative di queste prove per l'apprendimento linguistico, con studenti spesso a bassi livelli di competenza costretti a parlare di letteratura in una lingua straniera, e di conseguenza spesso obbligati ad imparare tutto a memoria.
E' comunque un dato di fatto che nelle scuole ed universitá italiane, che pure insistono tanto sull'oralità, i test scritti hanno sicuramente molto più valore di quelli orali, e certamente molta più influenza sulla valutazione finale di ogni studente.

Secondo il mio modestissimo parere, le lingue straniere non sono materie di studio come le altre, visto anche che i processi di apprendimento sono significativamente diversi. Purtroppo, nel mondo dell'istruzione italiana la lingua, come ho già avuto modo di dire in un mio precedente articolo (Tracciati, 2.3.98), é considerata solo un mezzo e non un fine. Anche se gli insegnanti di lingue italiani sono stati ovviamente influenzati dal metodo comunicativo di matrice anglosassone, l'accuratezza grammaticale rimane il metro più utilizzato per giudicare la competenza linguistica di uno studente, e la precisione nell'esposizione dei contenuti ha ancora un'importanza eccessiva.

Ora, negli orientamenti più recenti della glottodidattica (e quindi anche del testing) si insiste particolarmente sul concetto di 'mondo reale', cioè di attività che siano il più possibile legate ad un contesto di vita reale, come per esempio tutti i tipi di 'problem-solving' (Weir, 1993).

Questo chiaramente rivaluta l'importanza del contenuto rispetto alla mera espressione linguistica, ma si tratta di un contenuto differente dalla vita di Shakespeare o dai romanzi di Dickens, o anche se vogliamo dalle stereotipate lettere commerciali che costituiscono la base dell'insegnamento e quindi anche del testing negli istituti tecnici.

E' chiaro che una situazione di testing è sempre in un certo qual modo artificiale e che quindi non è sempre possibile imporvi un 'realismo'; ma é anche vero che la lingua è principalmente un mezzo di espressione che viene utilizzato in tutte le circostanze della nostra esistenza, e che questo dovrebbe essere ricordato anche quando la necessità della valutazione diventa inevitabile. Il test non dovrebbe mai essere separato dall'insegnamento vero e proprio, e invece troppo spesso questi due momenti si trovano ad essere quasi inconciliabili, o, ancora peggio, il secondo ad essere in funzione del primo.

Comunque, finchè la scuola superiore italiana non sarà radicalmente riformata e si farà maggiore attenzione anche alla formazione degli insegnanti di lingue, molti dei quali non sono all'altezza della situazione, sarà molto difficile riuscire a cambiare veramente le cose e a trasformare il momento della verifica in qualcosa di diverso da un mero 'documento ufficiale'.

 

Bibliografia

Hughes, A. Testing for Language Teachers. Cambridge, CUP, 1989.

Weir, C. Understanding and Developing Language Tests. London, Prentice Hall, 1993.