ECOEFFICIENZA: FRIA E GREENFREEZE: DUE FRIGORIFERI MIGLIORI

di Matteo Poli

 

 

Due concetti di frigorifero presentati negli ultimi anni danno un'idea di come si possa migliorare ecologicamente questo elettrodomestico.

Il sistema Fria, realizzato nel 1994 dalla progettista del Wuppertal Institut Ursula Tischner, è una vera rivoluzione del freddo. Concepito secondo la MAIA (Material Intenstity Analysis) e i MIPS (Material Intensity Per Service) considera molti aspetti ambientali secondo cui si può ottimizzare un frigorifero e riduce di un fattore 7 l'intensità di materiali per unità di servizio. Si tratta di una vera camera fredda, incorporata nei muri dell'edificio e destinata a vivere tanto a lungo come quest'ultimo, in media 100 anni. Il dorso permette un'esposizione all'esterno, possibilmente sul lato nord, per utilizzare le basse temperature dei mesi freddi. Le pareti isolanti sono molto più spesse ed efficienti dei frigoriferi convenzionali. L'apparecchiatura frigorifera è modulare, facilmente accessibile e sostituibile con nuovi sistemi nel corso del tempo. Lo spazio è ripartito in diversi casse tti con temperature e aperture separate. I materiali sono scelti evitando sostanze indesiderabili come gli alocarburi (CFC, HCFC, HFC). Il concetto è radicalmente diverso da quelli convenzionali; per questo ha destato molto interesse ma non è stato ancora realizzato. Secondo Ursula Tischner il suo costo potrebbe aggirarsi sui 5-7 milioni; conveniente se si considera la lunga durata e il basso consumo ma impraticabile sui mercati dei frigoriferi convenzionali.

Per informazioni: Ursula Tischner, Econcept, Colonia,

Tel. (00-221) 94157-98, Fax: -36, ISDN: -37.

E-mail: 101233.3324@compuserve.com

 

La strategia ecofrigorifera di Greenpeace è molto diversa da quella del progetto Fria. L'obiettivo di Greenpeace era solo parziale: la completa eliminazione degli alocarburi dannosi per l'ozono o per il clima (CFC, HCFC, HFC) dalla produzione dei frigoriferi di tutto il mondo. Nel 1992, con un piccolo finanziamento a una vecchia azienda della ex Germania dell'est, Greenpeace ha fatto sviluppare, produrre e vendere un frigorifero convenzionale che usava solo idrocarburi naturali (propano, butano, pentano) sia per le schiume isolanti sia per il fluido refrigerante. La tecnica, già nota ma abbandonata dall'industria, è stata ribattezzata Greenfreeze. Con un'azione di guerriglia di marketing meno spettacolare ma forse più efficace di molti suoi arrembaggi in mare aperto, Greenpeace ha sfruttato i meccanismi della concorrenza commerciale ed è riuscita a creare un effetto a valanga che in 2-3 anni ha conve rtito decine di grandi aziende alla nuova vecchia tecnica degli idrocarburi che poco prima rifiutavano o denigravano. Oggi quasi tutte le aziende tedesche e molte di quelle europee, cinesi, indiane e australiane producono frigoriferi privi sia di CFC (danni all'ozono e effetto serra) sia di HFC (effetto serra). Solo in America e in Giappone, le industrie del freddo continuano a preferire agli idrocarburi naturali l'R134a, un HFC sintetico che contiene fluoro ma non cloro ed è pertanto dannoso per il clima ma non per l'ozono stratosferico.