DOPPIO BENESSERE CON METÀ CONSUMI

di Matteo Poli

 

 

 

"La vera politica dell’ambiente la fanno quattro ministeri: finanze, bilancio, industria, trasporti e agricoltura. Al ministro per l’ambiente resta il compito di cercare di riparare i danni." Questo concetto, espresso dall’ex ministro tedesco per l’ambiente Klaus Toepfer e ripreso da Beppe Grillo sembra ora affacciarsi anche nella politica italiana. Si prepara infatti una direttiva interministeriale per favorire l’acquisto di automobili meno dannose, pannelli solari, isolamenti per gli edifici, frigoriferi ed elettrodomestici più efficienti. In Germania, l’elaborazione di provvedimenti analoghi ha richiesto anni di preparazione, discussione e perfezionamenti. Alla fine ne sono uscite leggi o decreti molto articolati: sugli imballagi, sull’energia eolica, sull’economia circolare (Kreislaufwirtschaftsgesetz). Gli annunciati decreti tedeschi sulla rottamazione degli elettrodomestici, dei computer e delle au tomobili sono in elaborazione da anni ma non ancora pronti. In Italia, dopo decenni di inerzia, sembra ora in preparazione un fuoco d’artificio di iniziative "ecologiche" governative nelle più diverse direzioni. Se saranno ponderate e stabili finalmente il nostro paese dimostrerà di voler entrare non solo nell’Europa dei ragionieri ma anche in quella degli ecoingegneri. Se i fondamenti però non saranno solidi, c’è il rischio di alimentare una sorta di "consumismo verde" del tipo: "se questo prodotto è ecologico allora ne compro tanto senza rimpianti". Giornalisti e pubblicitari continuano ad alimentare l’illusione che possano esistere "prodotti ecologici" in assoluto: benzina verde, motore ecotec, diesel ecologico, lavanderia ecologica. Alcune di queste denominazioni sono truffaldine, altre possono essere più legittime. La ecologicità di un nuovo prodotto o s ervizio però non è mai assoluta. E’ sempre solo relativa ad un altro prodotto, all’uso che realmente si fa e alla reale necessità di una data prestazione.

Alcune delle prossime misure governative prevedono anche nuove rottamazioni. Ma è sensato rottamare qualcosa che funziona ancora - un automobile o un frigorifero - per costruire un nuovo prodotto? A volte sì, a volte no. Possiamo cercare di orientarci usando alcuni nuovi concetti, illustrati meglio nelle schede del servizio: zaino ecologico, dematerializzazione, MIPS (Material Intensity Per Service), fattore dieci. Questi strumenti, a cui si stanno orientando le politiche economiche e ambientali di alcuni governi europei e di alcune aziende, sono stati concepiti dal professor Friedrich Schmidt-Bleek, chimico ed economista, già alto funzionario dell'OCSE e vicedirettore del Wuppertal Institut tedesco, animatore ora del Factor 10 Club e del Factor 10 Insitute (vedi scheda).

Applicando i metodi di analisi di Schmidt-Bleek si possono meglio comparare diverse opzioni ecologiche e si arriva spesso a qualche sorpresa. Consideriamo per esempio una piccola macchina fotografica monouso. Presa in assoluto potremo definirla un prodotto "antiecologico". Ma anche una macchina fotografica tradizionale genera un carico ambientale. Per produrla occorrono molta energia, minerali e metalli rari, materiali sofisticati e molti trasporti, spesso sparsi su diversi continenti. Molti di questi carichi ambientali servono inoltre per aggiungere all'apparecchio funzioni complicate e poco necessarie per le quali occorre un'abbondante uso di pile con metalli tossici. Benché robusta e capace di durare decenni, la nostra macchina fotografica sarà presto tecnicamente superata e fra qualche anno tenderemo a sostituirla, senza peraltro recuperarne i pregiati componenti. Data la sua complessità è inoltre piuttosto soggetta a rotture e furti, il che aumenta la probabilità di sostituirla. Il bilancio complessivo dei carichi ambientali ci dice che la macchina fotografica tradizionale, pesante, costosa e di lunga durata, è ecologicamente migliore solo al di sopra di un certo numero di scatti. Meno fotografie scattiamo e più è probabile che la soluzione ambientalmente migliore per molti fotografi da vacanza sia la piccola macchinetta di plastica monouso, specialmente se il suo produttore ne ri-assembla i com ponenti. Quello che conta insomma è ottenere un determinato servizio realmente svolto usando la minor quantità possibile di materiali complessivi. La quantità di materiali che usiamo ora nei paesi industriali è infatti al di là non solo della capacità di rigenerazione della natura ma anche della nostra immaginazione. Provate a pensare ad un treno-merci lungo un centinaio di metri e carico di 80 tonnellate. E’ questa la quantità di natura (terreno, minerali, pietre, sabbia, acque, boschi) che il tedesco medio preleva ogni anno dall’ambiente, elabora, trasforma e trasporta e poi ributta nell’ambiente sotto forma di emissioni e rifiuti. Di queste 80 tonnellate di natura, solo 2,6 tonnellate (il 3,2%) diventano prodotti, cioè rifiuti in anticamera. Le altre 77,4 tonnellate (il 96,8%) diventano rifiuti o emissioni già durante le estrazioni e le produzioni - spesso in altri continenti - e durante i trasporti. I l grado di efficienza materiale dell’attuale macchina industriale tedesca è cioè un misero 3%, un valore che nessuna macchina moderna potrebbe permettersi a lungo. Moltiplicata per 80 milioni di tedeschi, l’enorme intensità di materiali dell’attuale economia dà 6400 miloni di tonnellate all’anno, cioè 160 treni lunghi come l’equatore terrestre. Un giapponese medio preleva però solo 40 tonnellate di natura ogni anno. E’ quindi un masochista retrogrado oppure è semplicemente più furbo, cioè più ecoefficiente?

E’ qui, nella riduzione drastica dei flussi di materiali, che occorre la strategia dell'ecoefficienza. Negli ultimi 20 anni le politiche ambientali si sono concentrate sull'output cioè su ciò che esce dal sistema industriale: inquinamento ed emissioni. Quindi: filtri, depuratori, deciclaggi, discariche, inceneritori, risanamenti. Questa politica end-of-the-pipe (fine-del-tubo) ha avuto alcuni successi ma è arrivata al capolinea. Infatti è sempre meno efficace e sempre più costosa e sarebbe impossibile applicarla a dieci miliardi di persone. In altre parole, il lusso che non possiamo più permetterci è il lusso dell’inquinamento, non quello dell’ambiente. La nuova politica ambientale deve invece concentrarsi sull'input, deve cioè cercare di ridurre drasticamente il flusso di materilali che entrano nel sitema industriale. Deve quindi accresc ere la nostra capacità di spremere molto più benessere da sempre meno risorse, cioè di diventare ecoefficenti. La protezione ambientale più efficace ed economica si fa progettando tecnologie, prodotti, servizi e modi di vivere che richiedono fin dal principio un quarto, un decimo o un ventesimo dei materiali finora impiegati. E' la cosiddetta protezione ambientale integrata. Il concetto più importante per muoversi in questa direzione è quello dello zaino ecologico, sviluppato da Schmidt-Bleek al Wuppertal Institut.

Lo zaino ecologico è il carico di natura che ogni prodotto o servizio si porta sulle spalle in un invisibile zaino. E' cioè il peso dei materiali che abbiamo prelevato dalla natura per realizzare un prodotto o un servizio, meno il peso del prodotto stesso. Per esempio, l’economia tedesca nel suo insieme ha ora uno zaino ecologico di 97 kg/kg. Lo zaino ecologico viene espresso sia in kg di natura per kg di prodotto sia in kg di natura per unità di prodotto. Per esempio: la produzione di un'automobile media (peso 1 tonnellata) utilizza 25 tonnellate di natura, una motocicletta (190 kg) 3 tonnellate, una marmitta catalitica 3 tonnellate, un computer da tavolo (15 kg) 15 tonnellate, un anello d'oro (ad esempio una fede da 5 grammi) 3 tonnellate; carta 15 kg/kg, plastiche da 2 a 9 kg/kg (es. PE 4,6 kg/kg, PVC 8,8 kg/kg), succo d'arancia confezionato 25 kg/kg. In generale più un prodotto industriale è prezioso, elabor ato o trasportato e maggiore è il suo zaino ecologico.

E' importante sottolineare che, per essere davvero utile, lo zaino ecologico e l'intensità di materiali dovrebbero riferirsi più ai servizi che non agli oggetti. Per esempio, un'automobile da una tonnellata ha oggi uno zaino ecologico di 25 tonnellate. Ma potremmo anche dire che la produzione di un'automobile media (1000 kg) che percorre nella sua vita 200.000 km ha uno zaino ecologico (25 tonnellate) di 125 grammi per ogni km. Se però riusciamo a farle percorrere 400.000 km, allora lo zaino per km si dimezza a 63 grammi. Allo zaino ecologico della produzione va inoltre aggiunto lo zaino dell'uso durante tutta la sua vita, dovuto in parte al carburante (16.000 litri per 200.000 km) e in parte alla manutenzione e ai ricambi. Le automobili medie di oggi creano circa metà del loro carico ambientale durante la loro produzione e metà durante il loro uso. Quindi la convenienza ecologica di rottamare un'aut omobile per sostituirla con una nuova è tanto minore quanti più chilometri la vecchia automobile avrebbe ancora potuto percorrere. Se la vecchia automobile viene rottamata a metà della sua vita potenziale, l'automobile che la sostituisce dovrebbe quindi consumare meno della metà e durare più del doppio per essere vantaggiosa ecologicamente.

Lo stesso vale per qualunque prodotto industriale. Le lampadine compatte a fluorescenza per esempio hanno un peso, un costo e uno zaino ecologico maggiori delle lampadine a incandescenza. Siccome però consumano 4 volte meno elettricità e durano molto di più, la loro sostituzione conviene anche ecologicamente. Per un automobile o un frigorifero è però difficile che il nuovo modello più efficiente consumi la metà o un quarto del modello da rottamare. Così, tranne in casi di grande inefficienza, può essere ecologicamente più sensato cercare di prolungare l'uso e la vita di un'automobile o di un frigorifero già esistenti piuttosto che sostituirli con dei nuovi. Un apparecchio telefax medio risparmia lo zaino ecologico dovuto ai trasporti materiali di corrispondenza. Con il metodo MAIA (vedi scheda) è stato però calcolato che nel corso della sua vita un telefax dovrebbe sostitutire almeno 7 to nnellate di corrispondenza per posta prima di bilanciare il suo zaino ecologico di 300 kg/kg. Un'automobile con carrozzeria d'alluminio è più leggera e consuma meno carburante di una tradizionale. Ma lo zaino ecologico dell'alluminio è molto superiore allo zaino del ferro delle attuali carrozzerie. La carrozzeria d'alluminio sarebbe quindi ecologicamente più conveniente solo dai 150.000 km in su. Anche noi dobbiamo abituarci ad abbandonare l’antinomia assoluta "ecologico / non-ecologico", sostituendola con i concetti di ecoefficienza, intensità di materiali, zaino ecologico. In un servizio televisivo sul futuro, la rete tedesca WDR mostrava un ipotetico supermercato dove sugli scaffali accanto ai prezzi dei prodotti c’erano anche i cartellini con i loro MIPS che indicavano l’intensità di materiali e di trasporti. Se queste informazioni cominceranno ad essere disponibili e a guidare sia i consumatori sia le politiche governative e aziendali ci sarà più facile fare il salto dall’ecodeficienza all’ecoefficienza.