Proposte |
Il
concorsone, la carriera dei docenti, la valutazione della scuola
Facciamo qui
seguito al nostro intervento sul nuovo contratto degli insegnanti, pubblicato
su Ed&scuola nel marzo 1999. Dopo la firma del contratto integrativo
dell'agosto scorso e con la pubblicazione da parte del Ministero delle norme
che regolano l'applicazione dell'art. 29, il dibattito è entrato tra gli
insegnanti e sulla stampa si è vivacizzato al punto che oggi nella scuola si
parla quasi solo di questo concorso, o concorsone o concorsaccio, a seconda
della disposizione d'animo di chi ne parla.
I
principali elementi emersi dal dibattito -
Ci sembra
necessario a questo punto fare un po' d'ordine, riprendendo i contributi più
interessanti del dibattito, sottolineare i punti più condivisi per iniziare a
costruire proposte alternative e
praticabili.
1.
Se non si dà troppo peso allo sciocchezzaio del tipo "si divide la categoria", "abbiamo già dimostrato
di saper insegnare", ecc, sembra, che quasi nessuno, tra i tantissimi che
protestano, rifiuti il principio della valutazione della professionalità e di
una carriera all'interno della funzione docente. È forse l'unico elemento
positivo che scaturisce dall'art.29, e non va lasciato cadere. L'auspicabile
blocco dell'assurdo concorsone non deve tradursi nel rinvio di ogni prospettiva
di introduzione di una carriera professionale per i docenti nè affossare il
sacrosanto
principio della
valutazione non solo del sistema scuola ma anche del personale (dal bidello al
dirigente).
2.
Un altro punto abbastanza condiviso è che non si possono attribuire
significativi aumenti retributivo a
parità di funzioni. Il riconoscimento di competenze acquisite sul campo deve
portare anche a assunzioni di responsabilità diverse, in modo da garantire una
ricaduta e un beneficio alla scuola nel suo insieme. La carriera non deve
essere una semplice gara per dimostrare che si è bravi o per guadagnare di più,
ma uno strumento per stimolare un
miglioramento complessivo della
categoria e della scuola.
3.
D'altra parte non sembra neppure insensato che dopo alcuni anni di carriera
scolastica si controlli quanto il docente ha appreso sul campo, che è cosa
diversa dal superamento del concorso o dell'abilitazione. In pratica ci sembra
stimolante l'idea suggerita da Cerini di una carriera in tre livelli: il
docente junior, che apprende il mestiere per alcuni anni, il docente esperto,
il master. che segue i più giovani e trasmette le competenze acquisite. Una
"carriera" di questo tipo è indispensabile soprattutto ora che i
docenti dovranno restare a scuola fino a 60 anni; ma anche per garantire una sana
"competizione" e per valorizzare le risorse migliori, ma in modo che
tutto il sistema ne abbia un beneficio.
4.
La forte critica al concorsone prende di mira ora il quizzone ora la
simulazione, la quota stabilita del 20% di beneficiari o la composizione delle
commissioni, ma finora non ha messo in luce l'elemento fondamentale di
debolezza: nessun metodo è buono o cattivo in sé, ma deve essere coerente e
funzionale a ciò che si vuole valutare e agli effetti che si intendono
promuovere. Ci sembra importante allora discutere prima su quali parametri
ancorare la carriera docente, perché la definizione dei metodi di valutazione,
della composizione delle commissioni, etc. è conseguente a ciò che si vuole
valutare e perché. Invece uno dei tanti pasticci del concorsone è stabilire una
percentuale del 20% di docenti che possono avere accesso all'aumento
stipendiale per merito; il che ha una logica se si tratta di accedere a una
funzione professionale superiore (come per le funzioni obiettivo), o come
accade per i diversi livelli di una qualunque azienda (a parte il fatto
-fondamentale - che in questo caso il contingente
è legato all'unità
lavorativa, non al territorio provinciale!); ma
stabilire in
partenza che il 20% dei docenti deve
avere accesso
all'aumento
stipendiale è assurdo, se la selezione è sul merito. In una prova di questo
tipo occorre stabilire piuttosto gli standard da superare, non le percentuali.
Non ci soffermiamo sulle distorsioni di questo meccanismo perché molti
interventi le hanno ben evidenziate.
Una
possibile progressione professionale -
Proviamo allora
a immaginare come potrebbe essere strutturato il percorso professionale di un
docente.
1.
Il docente immesso in ruolo rimane per alcuni anni (da 3 a 6?) nel livello
iniziale (docente junior). L'accertamento delle competenze disciplinari e
didattico-pedagogiche non è in questi anni oggetto di particolare valutazione,
perché tale verifica si effettua al
momento dell'assunzione: dunque è il sistema di reclutamento dei docenti che
deve garantire in entrata un livello accettabile nella preparazione
disciplinare e nelle competenze didattiche. Le scuole di specializzazione post
laurea già istituite dovrebbero (finalmente!) affrontare questo problema alla
sua radice. In questo periodo il docente è affidato a un docente master, che
gli fa da tutor, e lo aiuta ad acquisire le competenze didattiche e le tecniche
di insegnamento, che tutti i docenti affinano nei primi anni di insegnamento.
Al termine di questo primo periodo il docente ha un primo significativo
passaggio di livello, sulla base di prove, documentazione di esperienze
didattiche e di aggiornamento, relazione del tutor. La selezione
è interna
all'istituto, affidata al comitato di valutazione, che è
presieduto dal
dirigente scolastico e a cui hanno accesso solo i docenti master, e che opera
sulla base di criteri e procedure più scientifiche e oggettive - e quindi anche
meno automatiche- di quelle relative all'attuale valutazione del periodo di
prova. Contro le decisioni del comitato di valutazione il docente può ricorrere
presso il pretore.
2.
Il docente esperto, cioè di secondo livello. Deve essere prevista nel corso dei primi 15/20 anni di carriera
una significativa progressione economica ogni due/tre anni. Questa progressione
non deve però essere automatica, ma deve essere legata a una valutazione
biennale del dirigente scolastico, sulla base di una griglia di elementi il più
possibile oggettivi, concordata per contratto, basata anche su elementi di
valutazione espressi dagli utenti del servizio. Questo consente di dare rilievo
a elementi connessi alla professionalità quotidiana, al lavoro scolastico di tutti
i giorni, all'impegno, alla collaborazione, all'attenzione per gli studenti;
elementi che non possono essere valutati in alcun tipo di concorso. Naturalmente, contro le decisioni del
dirigente scolastico è ammesso ricorso al pretore del lavoro e nella
valutazione del dirigente scolastico hanno peso i ricorsi perduti: In questo
sta l'elemento di garanzia per i docenti.
Il docente esperto ha due diverse prospettive di carriera, tra loro non
incompatibili, anzi con una maturazione di
crediti
spendibili in uno dei due possibili percorsi professionali.
3.
Le figure di sistema. Un percorso di carriera è di tipo
organizzativo-funzionale
sul versante delle figure di sistema
(impropriamente
chiamate dal contratto attuale "funzioni obiettivo") con assunzione
di compiti, sempre più necessari, di organizzazione, gestione, progetto. Questi
docenti, incluso il vicepreside, costituiscono lo staff del dirigente
scolastico, che li sceglie personalmente tra i docenti esperti della scuola.
Non dimentichiamo che il dirigente scolastico è valutato dall'Ufficio
scolastico regionale, cui deve rispondere delle sue scelte gestionali. Nella
serietà e nel rigore della valutazione è l'elemento di controllo anche sulla
bontà delle sue scelte nella selezione dello staff di gestione dell'istituto.
In ogni scuola, sulla base delle sue dimensioni è stabilito per statuto il
numero massimo di docenti che entrano nello staff del dirigente. Questi docenti
lavorano per contratto 35/36 ore settimanali ed hanno una retribuzione contrattuale
maggiore degli altri docenti esperti, comprensiva di ogni emolumento. I docenti
esperti che abbiano maturato esperienze gestionali per cinque anni nello staff
del dirigente scolastico possono poi accedere al concorso per diventare essi
stessi dirigenti scolastici.
4.
Il docente master. L'altro possibile percorso di carriera è invece tutto
interno alla funzione docente ed ha lo scopo di selezionare per concorso
(esterno alla scuola) i docenti master.
I compiti affidati a questi insegnanti solo parzialmente coincidono con
l'insegnamento. A loro sono infatti affidate funzioni didattiche specializzate:
il comitato di valutazione dell'istituto cui appartengono, il coordinamento
disciplinare, il coordinamento del lavoro nelle classi, l'assistenza ai docenti
junior, la ricerca, la documentazione didattica, la formazione di commissioni
per il concorsi dei nuovi docenti e dei concorsi di livello master, la
presidenza delle commissioni d'esame, etc.. Sui contenuti del concorso per
diventare master ci sembra piuttosto convincente la proposta dell'ADI: un esame
che includa anche la discussione di un portfolio di esperienze documentate, di
titoli professionali e culturali. In questo caso la prova preliminare a test
non sarebbe affatto scandalosa, se pensata come prova di selezione per ridurre
la platea degli aspiranti e procedere poi a una selezione seria, meglio ancora
se con un corso di formazione. È senza senso invece la somma delle prove delle
varie fasi; è un po' come se all'esame per
patente si sommasse il risultato della prova teorica (i quiz) con
l'esito della prova pratica, con la conseguenza che è possibile anche non saper
guidare e si conoscono tutte le risposte sul codice della strada e sul
funzionamento del motore.
Per ogni scuola
occorre però definire la quota necessaria di docenti master e su quei posti,
qualora nel singolo istituto ve ne siano di scoperti, vanno nominati i docenti
master che sono inseriti in una graduatoria permanente regionale. In questo
modo, come avviene anche in tutte le altre organizzazioni lavorative, eviteremmo anche il rischio, connesso alle
attuali modalità di selezione previste dall'art. 29 del contratto, di avere
scuole con molti docenti master e altre senza.
L'organizzazione
della professione del docente in una carriera elimina anche ogni equivoco sui
docenti bocciati o meno. I concorsi per docente master non implicano
infatti un giudizio di merito circa le
competenze disciplinari, didattiche e pedagogiche, ma piuttosto hanno lo scopo
di individuare il personale che possa svolgere, su un numero limitato di posti,
funzioni superiori.
Così come
nessuno è costretto a fare il concorso per dirigente scolastico, nessuno è
costretto a sostenere le prove concorsuali se non intende svolgere le mansioni
del docente master.
Si potrebbe
infine pensare a un ulteriore livello di concorso per
selezionare tra
i docenti master (con un nuovo aumento stipendiale) i docenti per le scuole di
specializzazione universitarie appena costituite, sia per la costituzione del
sistema nazionale di valutazione, di cui tanto si parla.
Secondo il
quadro ora delineato nella scuola avremo dunque tre categorie di docenti: i
docenti junior (primi anni di carriera), i docenti esperti nel cui ambito il
dirigente sceglie il proprio staff, i
docenti master (dopo almeno dieci anni di carriera, previo concorso).
I
vantaggi della proposta
Ci sembra che la
proposta che abbiamo cercato di delineare presenti numerosi vantaggi:
1.
Introduce elementi di carriera professionale per i docenti e non solo una progressione
economica, promuovendo non la concorrenza tra i docenti o una divisione in
"buoni" e "cattivi",
ma individuando il "cursus" articolato che ogni docente può
intraprendere con lo scopo duplice e strettamente correlato di gratificare
ciascuno e produrre nel contempo una ricaduta positiva sul sistema scolastico
nel suo insieme.
2.
Prevede diversi passaggi corrispondenti ai diversi elementi che
costituiscono la
ricchezza di una professione articolata
e con molte sfaccettature, sul versante della preparazione culturale, sul
versante organizzativo, su quello relazionale, su quello valutativo.
3.
Propone una forte correlazione tra il tipo di progressione
economico/professionale e lo strumento di selezione ed il soggetto che valuta:
il comitato di valutazione, il dirigente scolastico, il concorso a seconda di
ciò che si vuole selezionare.
4.
Riduce fortemente rischi e arbitrarietà
perché non prevede un unico strumento e un unico soggetto di valutazione, ma
un'articolazione legata alle diverse sfaccettature della professione docente.
5.
È attuabile anche in tappe successive,
a condizione di avere ben presente l'obiettivo finale che si intende
raggiungere. Va sottolineato comunque che è indispensabile prevedere una fase
transitoria: a regime i docenti master sono gli unici ad aver titolo per essere
membri di commissione d'esame per nuovi docenti e per i docenti master. In sede
di prima applicazione degli esami per docente master sembrerebbe logico l'affidamento ad agenzie di selezione del
personale. Un eventuale test, sul modello dell'attuale "concorsone"
potrebbe avere il solo scopo di fare una
prima
preselezione per rendere possibile e seria la valutazione dei concorrenti
rimasti.
Per concludere,
occorre essere pienamente consapevoli del fatto che questa discussione sulla
carriera degli insegnanti è oggi finalmente possibile dopo decenni di
appiattimento e di sostanziali ingiustizie. Non possiamo dimenticare infatti
che questa discussione avviene contestualmente all'attribuzione alle scuole del
potere di compiere scelte organizzative e didattiche autonome, in un quadro
generale delineato dai poteri del Ministero dell'Istruzione. Le scuole che
ritengono di doversi regolare secondo il costume consolidato, possono
continuare secondo l'abbrivio che nel tempo hanno ricevuto, ma quelle che
intendono profittare dei nuovi strumenti, lo possono fare. In una tale
situazione è essenziale, determinante, non più rinviabile l'istituzione di un
sistema di valutazione nazionale del servizio scolastico, capace di valutare la
scuola nel suo complesso e dotato di strumenti per la valutazione del personale
che in essa lavora, del personale tutto: dallo staff amministrativo al
dirigente.
Claudio
Cremaschi & Ferdinanda Cremascoli