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Il coraggio di mettersi alla prova
Un seguito concreto al " Divenire insegnanti efficaci "
Aldo Ettore Quagliozzi
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L'impegno auspicato dal sottotitolo redazionale ad un mio precedente intervento non è stato, evidentemente, un buon viatico; l'ampia discussione sugli aspetti importanti dell'azione didattica non c'è stata, ma ciò non toglie che questa via vada perseguita affinché la scuola possa liberarsi della “ autoreferenzialità “ che le impedisce di acquisire una prassi più corretta e sotto certi aspetti più verificabile e certificabile.
In quel contesto proponevo , sommariamente schematizzato, un questionario di " autoosservazione professionale " che, rielaborato da una indagine della società inglese Hay McBer individuava al suo interno degli indicatori di " efficacia " utili per una personale " autoosservazione professionale ".
Da questa semplice idea ne è scaturito un lavoro incoraggiato dal vivo interesse dimostrato dal Dirigente scolastico e condotto dal responsabile della figura obiettivo all'interno della mia sede di servizio, la Scuola Media " Mattia Preti " di Santa Maria di Catanzaro, che si è concretizzato nella elaborazione di un preciso questionario che ha recepito gli indicatori essenziali rintracciabili nell'indagine della società inglese e che è stato somministrato a tutti i componenti del Collegio dei docenti.
Lo scetticismo iniziale sulla risposta che ne sarebbe venuta è stato alla fine superato allorquando la restituzione dei questionari ci confortava numericamente: il 74% dei componenti del collegio rispondeva all'invito di " autoosservarsi " sia sul piano delle competenze didattiche, sia sul piano delle caratteristiche professionali..
Una scorsa veloce agli indicatori che si ritengono i più " rappresentativi " della buona didattica e che di certo non possono essere ritenuti i più esaustivi di una attività molto complessa e legata anche a molti fattori " personali " di ciascun operatore, portano a concludere che in fondo gli insegnanti avvertono la necessità di avere ben precisi punti di riferimento con cui misurarsi e con i quali qualificare il proprio modo di lavorare nel quotidiano.
E' interessante allora rilevare come , sul piano delle competenze didattiche, il 66% dei colleghi dichiari di " ... usare sempre strategie diverse per motivare ragazzi diversi " e come il 62% dichiari di " ... creare sempre occasioni per responsabilizzare gli studenti nei confronti del loro apprendimento".
Notevole appare anche la risposta data dai docenti riguardo alla programmazione didattica, nella quale risposta il 70% dichiara che " ... sempre all'inizio della lezione ne comunica con chiarezza l'impianto e gli obiettivi " ed il 78% che sempre " ... alla fine della lezione fa un riepilogo e verifica quello che gli alunni hanno imparato".
Ancora sul piano dei metodi e delle strategie adottate nella quotidiana attività didattica il 74% dichiara di " ... coinvolgere sempre tutti gli alunni " e l'86% di " ... ascoltare sempre gli alunni e rispondere alle loro domande".
Significative appaiono anche le risposte date riguardo alla gestione degli alunni ed alla disciplina, nelle quali risposte l'82% dichiara di "... elogiare sempre i buoni risultati e l'impegno " così come sempre l'82% " ... tratta sempre gli alunni in modo equanime, dando a ciascuno secondo i suoi bisogni".
Importanti sono anche le risposte che hanno riguardato la gestione del tempo e delle risorse. Il 64% dei docenti afferma di " ... strutturare sempre la lezione in modo da usare bene il tempo disponibile”.
Per quanto poi riguarda la valutazione l’88% dichiara “ … di incoraggiare sempre gli alunni a fare meglio la volta successiva “, il 70% di “ rendere sempre verificabile la correzione che fa degli elaborati scritti degli alunni “ ed il 66% di “ … saper sempre riconoscere ciò che gli alunni non hanno capito e lo chiarisce”.
Riguardo ai compiti assegnati per casa il 70% “… assegna sempre compiti per consolidare o estendere ciò che ha spiegato durante la lezione”, il 68% “ … controlla sempre i compiti nel corso della lezione successiva “, il 64% “ … spiega sempre agli alunni quali obiettivi conseguiranno facendo il compito a casa”.
Il questionario poi ha cercato risposte anche sul piano delle caratteristiche professionali. Questo aspetto ha però fatto scattare quella molla di “ autoreferenzialità” che caratterizza fortemente la categoria, molla che ha indotto una buona fetta a non rispondere o a dare risposte in modo difforme alle richieste.
Questo aspetto veniva esplorato dal questionario con un “ autoposizionamento “ del docente all’interno di una scala di livelli che da un minimo, rispetto ad un ben preciso indicatore, spaziava sino ad un valore massimo.
L’evasione nelle risposte è stata nell’occasione significativa e consistente. Per la “ capacità di proporre sfide e sostenerle “ il 20% non ha dato risposta mentre solo il 6% ha dichiarato di “ sfidare gli altri nel superiore interesse degli alunni”.
Per un altro aspetto professionale, ovvero “ … per la fiducia in sé stessi “ il 24% non ha risposto mentre solo il 16% “ … assume con ottimismo nuove sfide “.
Per la capacità di “ ispirare fiducia “, il 22% non ha dato risposta mentre il 34% ha dichiarato di “ tenere fede alle convinzioni che professa anche quando è difficile farlo”.
Per la capacità di portare rispetto verso gli altri il 18% non ha dato risposta mentre solo il 24% si è autoposizionato al livello massimo per “ creare una comunità dove c’è mutuo rispetto”.
Per la capacità di essere di guida in un rapporto educativo, ovvero di essere flessibili, il 22% non ha risposto e solo il 12% ha dichiarato di essere disponibile a “ cambiare linea di condotta”.
Un aspetto non secondario e quindi rilevante nella prassi didattica ovvero la “ capacità di gestire gli alunni” ha fatto evidenziare un massiccio ricorso alla non risposta – il 26% - mentre soltanto il 10% dei docenti si è posizionato sul livello che li individuava come detentori del “ ruolo di leader “.
Anche il lavoro di squadra, così importante nella quotidianità, ha fatto riscontrare un 20% di non risposte ed un 36% di docenti che sono convinti di riuscire a “costruire uno spirito di squadra”.
Ritengo che il questionario non abbia potuto dare quelle risposte che ciascun docente, nel difficile rapporto educativo, gradirebbe avere sempre a disposizione come un toccasana; esso può invece rappresentare un primo punto di partenza per l’acquisizione di parametri e di indicatori che rendano sempre più convincente la propria sempre “imperfetta professionalità”.
giugno 2003
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