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Scenari
Antonio Limonciello
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L'esercizio sugli scenari OCSE che si propone Alessandra Cenerini, e ultimamente ripreso da Alessandro Rabbone, è plurivalente. Si può scegliere uno scenario come desiderio, oppure come quello più probabile, oppure come prospettiva per un impegno personale o di gruppo (associazioni, sindacati, movimenti, eccetera).
E ancora, si può scegliere partendo da un'analisi politica a livello globale o mondiale e da queste analisi far scaturire il tipo di scuola più coerente, o ancora si può partire dalla persona, dall'idea che ognuno di noi ha della persona, dei suoi diritti e dei suoi bisogni. O ancora partire da come si apprende, da come si può fare scuola, dalla propria visione pedagogica.
Dunque il confronto dovrebbe avvenire con la chiarezza del piano catalizzatore che si usa, altrimenti parleremo senza alcuna possibilità di incontro/confronto. Tutti i piani catalizzatori sono legittimi, però, è mia convinzione, che la scuola che si realizzerà sarà quella più coerente, più necessaria alla funzione che i poteri le assegneranno, per questo motivo sono convinto che qualsiasi impegno per la scuola si rivelerà velleitario se non dimostra di saper tenere conto dei poteri, del modo di fare cultura, del sistema produttivo.
Altra cosa che mi premeva dire è che la costruzione di uno scenario deve vedere il concorso di più scienze e più soggetti sociali. Sembrerà naturale che, essendo noi insegnanti, qui ci si preoccupi di organizzazione del lavoro scolastico, di pedagogia, quindi di processi di apprendimento, metodi didattici, figure professionali, risorse strumentali, formazione docente, eccetera. Consentitemi però di dire che rimanere nell'ambito prettamente scolastico o ancor più alla nostra professione, rischia di rendere l'esercizio inutile. È necessario riuscire a confrontarsi con le compatibilità di sistema, e, qualora la visione scelta risultasse incompatibile, si dovrebbe individuare una strategia di medio e lungo periodo per realizzare le compatibilità necessarie.
Leggendo i 3 doppi scenari mi è venuto da ribaltare la domanda di Alessandra Cenerini. La mia domanda sarebbe così formulata: Secondo voi su quale scenario punta l'OCSE, ovvero su quale soluzione investiranno risorse i paesi che dominano la scena della globalizzazione?
Il modello su cui stanno investendo i paesi OCSE è il 3b. Gli accordi GATT lo dimostrano, l'estensione degli accordi all'Italia da parte dell'attuale governo è materia già denunciata dal Didaweb con una campagna di qualche mese fa. Ne teniamo conto nelle scelte che facciamo? Oppure ci divertiamo soltanto a fare pronostici come per una partita di calcio?
Alessandro Rabbone, sceglie lo scenario 2.b, "Scuole come organizzazioni di apprendimento ", sempre che a "organizzazione, si sostituisca "organizzatrice". Piace anche a me dalla fine degli anni 70, quando mi convinsi che la debolezza della scuola sarebbe diventata cronica con conseguenti peggioramenti del caso fino alla sua morte, a meno che non si concepisse come un'organizzatrice di apprendimenti. Invece Alessandro, dal mio messaggio "visioni" del 10 maggio, trasse una conclusione opposta sulla mia ipotesi di tripartizione dei ruoli formativi [dicevo che alla base della riforma Moratti c'era la visione: alla scuola la formazione dei produttori, alla TV la formazione dei consumatori, e la formazione del cittadino ripartita tra famiglia-TV-religione (il sistema dei valori di riferimento)].
Alessandro ne ricavava uno spregio mio verso il ruolo formativo di tutte le altre agenzie non scolastiche, in particolar modo della TV. Secondo me l'equivoco nasce perché Alessandro non si vuole occupare di come gli organizzano le cose i poteri, egli si vuole occupare di come possono essere usati i media (intesi come tutti i mezzi) per la formazione. Noi però sappiano bene che i media non li controlliamo, come del resto sappiamo che, pur essendo noi insegnanti, non controlliamo neanche la scuola. La TV, e gli altri media, hanno un ruolo enorme nella formazione, ma secondo le finalità di chi li possiede e dirige. Certo che in essi si veicolano tanti contenuti importanti, ma come si apprendono? Come sono le persone davanti alla TV? E cosa oggi è la TV? La TV è un palinsesto organizzato intorno alla veicolazione pubblicitaria, quando la TV era nazionale ha uniformato il mercato italiano, oggi si preoccupa di orientare i consumi a livello globo terrestre. La TV ha finalità pedagogiche? Ma solo! E le realizza benissimo, solo che non le sceglie nessuno di noi, le finalità, determinate da un'insieme di interessi, io definisco " educazione del consumatore".
Tornando agli scenari e al Didaweb, secondo me dovremmo individuare lo scenario che ci permette di agire.
Secondo Alessandro il Didaweb proporrebbe un modello 2a (" Le scuole come centri sociali "). Intanto non credo che il Didaweb sia tanto "uno" da proporre un modello di scuola. Credo che il Didaweb, se dovesse dedurre dalla sua modalità di essere e dai suoi principi un modello di scuola, dovrebbe andare verso lo scenario 3a.
Personalmente per quella è che la mia esperienza di insegnante + una visione della scuola che rifiuta la subalternità al modello produttivo per occuparsi della persona + una visione di come si vanno strutturando i poteri nel mondo io proporrei al Didaweb una ricerca per una sintesi 2a+2b+3a.
Ci possiamo provare?
in dall'interno della "riforma": |
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