|
Roma, sabato 15 ottobre
Antonio Limonciello
|
La manifestazione stentava a partire da Piazza dei Cinquecento, troppi gli intervenuti, eppure fin da subito, risalendo il corteo, si poteva intuire quello che sarebbe poi successo, troppi gruppetti di giovani con maschere antigas e caschi alle cintole. Polizia agli incroci inesistente, unica percezione della loro presenza i due elicotteri che volteggiavano nel cielo. La polizia si dice fosse impegnata a difendere i centri istituzionali e i luoghi del potere politico ed economico. Stavano lì perché avevano saputo che era intenzione dei violenti attaccare quei centri, cosicché tutto il percorso era poco protetto. Ma con tutti gli infiltrati dei servizi segreti degli interni che hanno nelle formazioni politiche e movimentiste, nei centri sociali, nei black block, ecc..., possibile che loro non sapessero cosa stavano realmente organizzando, dove stavano ammassando le armi improprie, le bottiglie incendiarie, le bombe carta, i sampietrini,i razzi, i candelotti? Possibile che la polizia non avesse presidiato il percorso già dal giorno prima, visto che l’accaduto era fin troppo annunciato?
Tutto ciò non è credibile.
Ma se delle strategie della polizia, dei servizi segreti e dei ministeri degli interni si sa già dai tempi di Scelba, quello che mi fa molta più rabbia è l’irresponsabilità degli organizzatori. Non vi fate ingannare da nuove sigle o da volti nuovi, molti di loro hanno conosciuto Genova 2001 e Roma 2010, dunque sanno cosa accade, sanno anche come si fa ad evitarlo ma non lo fanno.
Riporto qui alcuni nomi di persone, con a fianco le organizzazioni, che sono stati diramati come riferimenti organizzativi anche in questa lista:
Andreina Albano (albano@arci.it), Anna D'Ascenzio (dascenzio.anna@gmail.com), Enrico Bernocchi (cobas@cobas.it), Marica Di Pierri (maricadipierri@asud.net), Monica Di Sisto (monicadisisto@gmail.com), Rossella Lamina (ufficiostampa@usb.it), Alex Miozzi (mailto:ufficiostampa@cub.it). Naturalmente sono solo la minima parte dei soggetti che hanno dato vita alla giornata di sabato.
Non è stata la mancanza di esperienza dunque, né la mancanza di capacità, c’è stata negligenza ideologica, molti degli organizzatori non pensano affatto che quei soggetti sono dei criminali, che agiscono contro i manifestanti, essi non pensano che siano dei nemici da combattere ma dei compagni di cui non si condividono le tattiche e le strategie.
Per questo non c’erano servizi d’ordine, salvo quelli di quei residui storici leninisti e/o stalinisti che si inquadrano ancora come falangi chiuse da quadrilateri di aste di bandiera e mani intrecciate. Tolte queste frange minoritarie, tutte il grosso della manifestazione, e si parla di centinaia di migliaia di persone, è stato lasciato in balia di questi micro gruppi, micro gruppi che, in tempi dati e in zone precise della città, si sono riuniti e hanno menato le danze indisturbati, o quasi. Cosa potevano fare le persone inermi davanti a gente arrivata con spranghe, caschi, giubbotti, maschere e zaini pieni di fionde, biglie, sanpietrini, candelotti, fuochi d’artificio, ... e bottiglie da scolarsi? Questi pseudo rivoluzionari sono solo branchi di vigliacchi mascherati che usano le persone dei cortei per proteggersi dalla polizia. E la polizia alla fine interviene, loro sono allenati e protetti e gli altri pagano. Ciò nonostante tanti ci hanno provato, a discutere con loro, poi cercando di isolarli, infine urlando contro di loro, cos’altro potevano fare?
Intere famiglie, giovani adolescenti, dagli studenti universitari a quelli delle medie, fino ai ragazzini delle medie inferiori, anche tanti adulti e perfino qualche anziano, un mondo che prova a riprendersi i diritti e il futuro che gli sono negati, ebbene, tutto questo lasciato distruggere da un manipolo di individui che o allo stadio, o nelle notte dei fine settimana, o nelle manifestazioni, fa la stessa cosa: beve e si sfoga. Masse di manovra, rari i consapevoli tanti gli ignari, ma massa di manovra soprattutto perché non ha strumenti culturali, non è capace di analisi critica, che si critica il mondo ma anche se stessi.
A me in questo momento non interessa parlare del potere e della natura di chi sta dalla sua parte, a me interessa parlare di chi mi sta a cuore, di quella parte che per cambiare le cose deve conquistarsi con abnegazione, rigore e tanta fatica la credibilità di portatrice di un mondo migliore. Le manifestazioni da una decina d’anni a questa parte sono diventate una teoria di mucchi di bottiglie vuote, perché per emozionarsi, essere felici di stare insieme, non basta un’idea, una passione, no, la passione è sostituita dall’alcol, da musica mandata ad alto volume e anche da altre sostanze eccitanti.
Non sono contro il cambiar dei costumi, non si tratta di questo, si tratta della debolezza di questo manifestare. Chi agisce così è fragile, troppo fragile per assumersi le responsabilità storiche che gli competono.
Negli USA il movimento in poche settimana ha conquistato il 54% del consenso nazionale. In Italia quanto? E perché ancora una volta, come nel 68, nel 77, nel 2001, il movimento non è capace di conquistare democraticamente il cuore e la maggioranza del paese?
E’ il problema di fondo della proto democrazia italiana, che a parte i momenti epici, rimane una democrazia allo stato intenzionale.
Sarà che sono troppo arrabbiato per la violenza subita sabato pomeriggio, sarà la vena qualunquista e populista che è propria dei movimenti nascenti, sarà il ripetersi di cliscé che fermano il tempo, saranno i riti che mi commuovono come riesumazioni da un mondo di morti, sarà tutto questo che non mi fa apprezzare il miracolo di un pensiero antagonista che va gridando quel 99% e quell’1%, quel rise up!, o che invita a occupy wall street.
O forse è solo ansia di proteggere l’innocenza di tante presenze non ancora distrutte dalla violenza dei tempi che mi fa temere tanto, perché io vorrei che quella innocenza e quella freschezza arrivassero al potere; dentro di me in fondo questo sogno rimane, e spero sempre che quella che ho davanti sia la volta buona.
17 ottobre 2011
|