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Il vuoto chiasso del presente
Mario Amato
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Tra il dispiacere ed il dolore intercorre una infinita distanza. È una constatazione banale, eppure utile nel nostro tempo.
Il dolore si può provare per la malattia o la morte di un proprio familiare o di un proprio amico o del vicino di casa. Nel nostro tempo, invece, anche il dolore, che è un sentimento privato, o almeno dovrebbe esserlo, come l’amore, è veicolato dai mezzi di comunicazioni di massa. Non viviamo più in un mondo reale, bensì in una realtà virtuale, la quale ha poco a che fare con la nostra vita quotidiana. Proviamo dolore per la morte di un Papa o di una rock-star o di un campione sportivo, ma se l’infermità riguarda il nostro vicino di casa, è accadimento che sembra non riguardarci. Il dolore veicolato dai mass-media è di natura particolare: dà rilievo ai personaggi pubblici, ma non, ad esempio, ai bambini che ogni secondo muoiono per malattie causate dalla denutrizione, non alla maggioranza della popolazione della terra che vive in povertà. Se la vittima di un attentato è una celebrità, ci sentiamo in dovere di essere solidali, ma non lo siamo con lo straniero che è fuggito dalla povertà.
Abbiamo assistito nei giorni scorsi allo sgomento di molti politici e di molti italiani dinanzi all’atto di violenza subito dal Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi. L’atto è da condannare come ogni atto di violenza, ma è anche da condannare l’uso strumentale che se ne sta facendo. Si grida, da destra e da sinistra, alla colpevolezza del clima di aspro scontro politico che si è creato nel paese ed ognuno accusa l’altro. L’atto non ha alcun sottofondo politico: l’on. Silvio Berlusconi è stato colpito in quanto personaggio pubblico e non in rapporto alla sua carica politica.
Non è il primo personaggio celebre ad essere vittima di un atto di violenza compiuto da uno psico-labile. Ad esempio, la tennista Monica Seles, all’apice della sua carriera sportiva, fu accoltellata e si salvò soltanto per una circostanza fortuita, ma dopo il suo rientro, non tornò mai ai livelli precedenti; ad esempio, la salma di uno stretto parente di un noto calciatore fu rubata dal cimitero e mai restituita, neanche dopo il pagamento del riscatto.
L’episodio di Milano rientra nell’ottica di tali accadimenti, tuttavia si è preferito parlare, da una parte, di mandanti morali e, dall’altra, di colpevolezza negli atteggiamenti del Presidente del Consiglio.
Il nodo della questione risiede in questo assurdo dibattito ed è segno chiaro del degrado raggiunto dal dibattito politico in Italia. La politica è stata ridotta ad un referendum sul consenso o il dissenso per l’on. Silvio Berlusconi! In ogni democrazia i deputati vengono eletti dai cittadini affinché si occupino delle questioni reali del paese: di pubblica istruzione, di sanità, di trasporti, di strade, di stipendi, e non di un solo uomo. I leader dell’opposizione dovrebbero cambiare argomento ogni volta che un loro avversario pronuncia il nome ed i problemi del Presidente del Consiglio, perché, alimentando questo infinito ed inutile dibattito, non fanno altro che ampliare quello che il grande scrittore Joseph Roth chiamava “il vuoto chiasso del presente”.
18 dicembre 2009
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