|
Dell’educare. 75
“Ho in testa tutte le elementari …“
Aldo Ettore Quagliozzi
|
Sempre da “Fuori registro“ di Domenico Starnone trascrivo una straordinaria paginetta di memorie al tempo della scuola. Ho sempre detto e ripetuto che rappresenta, il tempo della scuola, come un momento sospeso, un incantamento, capace di rapire in un istante qualsiasi della vita, capace di far rifiorire ricordi lieti, di far riaprire pure ferite lenite dallo scorrere lento del tempo. Si ha un bel dire che gli anni che trascorrono riescano a scolorire i giorni, gli attimi vissuti nella scuola. Per quelli della mia generazione è stato proprio così; ed una simile esperienza, ovvero il riaffiorare improvviso di squarci, di brandelli di vita scolastica, la si rintraccia negli scritti e nelle memorie di tantissimi altri che la scuola hanno vissuto ed amato nel profondo. Mi piace in questa occasione far precedere alla memoria di Domenico Starnone un mio particolarissimo ricordo, non gradevole in verità, ma che ha segnato, come tanti altri episodi, il tempo della mia vita scolastica.
E’ un ricordo che ho inserito nella pagina di presentazione del mio lavoro “I professori“ edito nel dicembre dell’anno 2006 da AndreaOppureEditore -pagg. 194, ISBN 88-89149-79-5 ISBN 978-88-89149-79-9 € 8,00 (i.i.)-. Un ricordo, ovvero un trasalimento, come ho voluto definirlo nel lavoro citato; lo trascrivo per l’occasione. “E’ tornare con i ricordi ad un fanciullo goloso, al riparo del ripiano di un nero banco scolastico di legno, come lo erano ai tempi della mia fanciullezza. Una leccornia amorevolmente infilata nella cartelletta dalla mamma premurosa, il suo gustarne l’infinita prelibatezza, al riparo dagli occhi vigili di un canuto maestro. Un ricevere, inattesa, una pesante campana di ottone, strumento di richiamo solenne ed imperioso al silenzio per noi scolaretti, sulla parte del capo non protetta dal ribaltabile ripiano nero del banco. Un improvviso riemergere del fanciullo di allora con le gote rigonfie, un palpitare del cuore come non mai, un sentirsi colpevole ed inerme per un atto compiuto con l’infinità semplicità di tutti i fanciulli di questo pianeta chiamato Terra. Un ricordo che ritorna ancora chiaro dopo tanti e tanti lustri, a fissare in una perenne e folgorante immagine una oramai lontana giornata di scuola, che il trascorrere veloce del tempo non cancellerà mai più”.
Forse, per tanti ragazzi e giovani di oggi, quelli del telefonino e di internet e di YouTube, le esperienze vissute nella scuola avranno un giorno lontano della loro vita un ben altro sapore, rappresenteranno forse un pesante o persecutorio ricordo.
“( … ) Ho in testa tutte le elementari come un’ora sola, mescolo i tempi e i luoghi, confondo i suoni con gli odori e i colori, conservo versi che non so quando ho imparato per la prima volta. Ma allora mi aggrappavo a ogni verbo, a tutte le persone sia singolari sia plurali, al modo, al tempo, al nome astratto, a quello concreto, al nome comune di cosa, a quello di persona maschile o femminile, ( … ) E lo facevo con una diligenza tanto più cocciuta, quanto più essa non era mai premiata. Sicché è sufficiente dire : ‘allora’ ; anche se l’allora è infido, indietreggia mentre avanzo, è il tempo dell’approssimazione che, oscuramente, si manifesta come complemento di luogo: la meta d’una marcia forzata della memoria, verso cui mi incammino. E per strada mi imbatto in un profilo della maestra che declama: - Odio l’allor, che quando alla foresta le novissime fronde invola il verno …- ( … )“
dicembre 2009
in dell'educare: |
|
dello stesso autore: |
|