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Il teatro dei pupi siciliani patrimonio dell'umanità tra storia e folkore
in massa dall'italia verso la Francia il Belgio la Germania l'America e
LAVORO PROPEDEUTICO ALLA REALIZZAZIONE DI UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE
Maria Antonietta Alì
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Intorno agli anni '50 e '60 braccianti agricoli, operai e artigiani emigrarono in massa dall'Italia verso la Francia, il Belgio, la Germania, l'America e l'Australia.
Per gli emigranti più intraprendenti che riuscivano a conquistare posizioni di prestigio il trapianto diveniva definitivo.
Per la maggioranza, invece, il trasferimento durava dai 5 ai 10 anni di intenso lavoro, sufficienti per acquistare una casa.
I nostri emigranti si trovarono accanto solo la cultura delle tradizioni popolari (feste paesane, folkore). Filastrocche e ninnananne non sono espressioni di un folkore minore, ma documenti rilevatori di quell'intreccio di azioni e di reazioni che uniscono adulti e bambini all'interno del gruppo in un processo di inculturazione del bambino.
La maggior parte della classe dirigente considerava dannosa l'emigrazione, perchè privava il Paese di energie umane e faceva aumentare i salari dei contadini rimasti. Il Governo, dunque, scoraggiava il movimento migratorio.
Altre personalità credevono, invece, che i contadini emigrati avrebbero potuto mandare risparmi ai propri familiari, attenuando i conflitti sociali nelle campagne.
Gli intellettuali, infatti, non si mossero e non cercarono di condividere il dramma della gente emigrata nè si curarono di aiutarla a risolvere i vari problemi tra cui, quello angustiante, della comprensione linguistica all'estero.
Il dialetto siciliano è stato sempre pronto ad accogliere termini dei popoli invasori e risulta particolarmente in sintonia con quello americano per affinità mentali (pragmatismo-materialismo)e soprattutto per il senso dell'ironia e dello "sfottò".
A volte gli americanismi soppiantono il dialetto risultando prevalenti, quasi a sottolineare la maggiore potenza economica e culturale degli emigrati e la loro affermazione sociale dopo il ritorno nel contesto originario
REPERTORIO DI TERMINI SICULI-AMERICANI
(Americanismi nel dialetto di Limina 1973 G.CAVARRA)
AIRONO' da don't know (io non lo so) forma ammiccante (non lo so ma se anche lo sapessi non te lo direi)
AZZORRAITI da that's right: è vero, va bene
BRISINISSI da business: negozio, affari
BBOI da boy: ragazzo
BBOSSU da boss: padrone capo
CAMANI da come on: avanti
CARRU da car: autovettura
CCECCA da check: assegno bancario
FARMA da farm: casa colonica, masseria
GHELLA da girl: ragazza
GIOBBA da job: lavoro
MOCCI da how much: uanto costa? soldi
(intonazione scherzosa TI FACISTI I MOCCI)
NAISSI da nice: bello
NANCUDDI da no good: impossibile
(intonazone ironica del verbo "ncuddari" -incollare, legare- è derivato "NONCUDDA" col significato di "non c'è nulla da fare")
SCIARAPPI da to schut up: chiudere ermeticamente, far tacere
UCCERI da butcher: macellaio
Il carretto ha seguito, in un certo senso, le sorti dello "spettacolo dei pupi": strumento di lavoro l'uno, spettacolo e divertimento l'altro. Sorti quasi contemporaneamente hanno assolto allo stesso compito di diffusori di idee e di nuovi fermenti tra le masse popolari.
Il ciclo delle imprese di Carlo Magno fu, in pratica, l'unica cultura storica recepita dai pescatori, dai contadini, dai rigattieri e dagli artigiani.
L'anima dei pupi fu l'espressione delle aspirazioni di GIUSTIZIA della società
tale da provocare una partecipazione attiva delle masse popolari alla vita politica e sociale del tempo.
Con l'opera dei pupi si diffondono i modelli degli EROI da imitare in difesa dell'onore offeso, con la vendetta e con l'esaltazione della potenza fisica.
Fiorita nell'Ottocento, l'opera dei pupi poteva contare su famiglie che trasmettevano di padre in figlio la difficile arte.
Il teatro dell'Opera dei Pupi (Òpra dî Pupi in siciliano), riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, è un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio.
Le marionette sono appunto dette pupi (in siciliano "pupazzi"). Il nome "Marionetta" pare derivi dal diminuitivo di Maria (Marion, Mariette, Mariole, Mariolett).
In Italia si riporta alla festa delle Marie a Venezia nel X secolo.
Dodici fanciulle, in ricchi abiti, erano condotte in processione per le vie della città.
In seguito al posto delle fanciulle si presentarono 12 grandi Marie di legno, dette MARIONE, che poi i baloccai riprodussero in proporzioni minuscole, per divertire i bambini.
La tradizione Epico Cavalleresca è di derivazione francese (CHANSON DE ROLAND) ma mentre in Francia si spense retivamente presto,in Sicilia ebbe un'ininterrotta risonanza.
Le fonti di questa tradizione vanno ricercate nella ricca produzione e nell'instancabile vena inventiva dei Cantastorie, oltre che nei poemi cavallereschi classici.
dicembre 2009
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