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Cronaca di un giorno di Sapienza
Antonio Limonciello
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Domenica sono stato alla Sapienza di Roma, mi aveva invitato il mio giovane amico Michele, "mi piacerebbe che venissi, teniamo lezione di Fisica davanti la facoltà. Anche le altre facoltà realizzeranno iniziative simili, sono per i bambini delle primarie". Ci sono andato non per partecipare ad una iniziativa dell'Onda quanto perché lui ci teneva, un gesto di affetto nei suoi confronti.
Cosicché la mattina di buon ora ho preso il treno da Frosinone e intorno alle nove ho varcato i cancelli dell'Università. Pensavo di trovare qualche studente assonnato, i soliti ritardi delle iniziative volontaristiche e invece c'era grande fermento: all'ingresso consegnavano una mappa degli allestimenti e il programma di tutta la giornata; lungo il grande viale di ingresso, dove affacciano Igiene, Ortopedia, Chimica e Fisica, erano già pronti dei tavoli sui quali indaffaratissimi studenti predisponevano i set per gli esperimenti. Piccola utensileria di laboratorio, oggetti costruiti da loro stessi, materiali economici e sempre di facile reperibilità, a parte un cilindro di azoto liquido che sicuramente non potremmo trovare nelle scuole, tantomeno nei nostri condomini. Altri stendevano degli striscioni, uno lunghissimo con uno scritto di Calamandrei sulla scuola pubblica, una nave di legno veniva collocata nella fontana davanti al Rettorato.
Quelli di Fisica sono i più numerosi mentre i chimici si distinguono per i camici bianchi. Faccio un giro di ricognizione. Ci sono Scienze Naturali, set di paleontologia, di mineralogia, uno studio sui processi di modificazione subiti da un fiume; c'è Matematica con le lavagne e i tavoli piene di figure geometriche piane e solidi geometrici, modulari, componibili e scomponibili, un gigantesco tangram e tanti origami predisposti per realizzare solidi complessi; c'è lettere con un set di crete per esperienze di archeologia, e poi pedagogia, filosofia, psicologia, ecc..
Arrivano i bambini, accompagnati da mamme e papà, ma anche da insegnanti che si distinguono per le magliette verdi contro il maestro unico. Anche gli studenti universitari indossano magliette, sono rosse o gialle o arancione, ma con un'unica scritta "difendiamo la sapienza".
Studenti guide prendono in consegna i bambini e li conducono lungo il tour che comincia con Igiene per proseguire con Fisica, poi Chimica, Studi Orientali, Informatica, Matematica, Antropologia, Storia dell'arte, Archeologia, Psicologia, Filosofia, Scienze Naturali. In mezzo due grandi aree giochi con studenti animatori e set di strumenti per esperienze musicali "scuola Carl Orff per intenderci".
Non riuscirò a seguire tutto, ma di Fisica, dove operava il mio giovane amico, di Chimica e Matematica posso testimoniare il gran bel lavoro che hanno condotto, dallo studio per selezionare le esperienze, alla costruzione dei set, infine per la cura dell'aspetto didattico, dove indubbiamente le più brave erano le ragazze, per capacità di coinvolgimento attivo, per la semplificazione del linguaggio utilizzato, per la carica comunicativa che riuscivano ad esprimere. C'era qualche bambino saputello, che conosceva alcune delle esperienze proposte e che antipaticamente anticipava i risultati, però la stragrande maggioranza era lì con gli occhi sgranati sui fenomeni generati dai vari set, tipo la scatoletta-nave a propulsore a vapore, oppure l'incredibile fluido non-newtoniano composto semplicemente da acqua e fecola di patata, le lampada a gas ionizzabili accese dai campi elettromagnetici, le trottole calamita volanti, la schiuma solida del sapone con l'acqua ossigenata con ioduro di potassio, i coloranti che scappano alla goccia di sapone fatta cadere sulla superficie del latte, l'acqua che non cade dal bicchiere rovesciato trattenuta da un bucherellatissimo retino, i fiori gelati-pietrificati dall'azoto liquido, le esperienze sui moti, quelli ottici, e sulla percezione. La magia di questi comportamenti facevano impazzire i piccoli Harry Potter convenuti, quegli occhi dicevano tutto, e cioè che quel tipo di scuola era bella, non sembrava neanche una scuola, primo perché si divertivano un sacco, poi perché era all'aria aperta sotto uno splendido cielo e un tiepido sole autunnale, infine perché quei maestri erano giovani e trepidanti per la riuscita dell'esperimento.
E' vero, almeno la metà di quelle esperienze sono presenti nei libri di scienze delle scuole medie, alcuni anche in quelli delle scuole elementari, ma la meraviglia e la partecipazione erano segni che quelle cose nelle scuole spesso si leggono ma non si realizzano.
I gruppi si susseguivano incessantemente, le prenotazioni ricevute dal coordinamento delle facoltà facevano prevedere la presenza nell'arco della giornata di 5000 bambini. Una bella articolata plurima mega lezione di area scientifica per le elementari ma che andava benissimo anche per le medie. Almeno un centinaio di esperimenti offerti e tutti, tranne due, con materiali e strumenti reperibili ovunque!
Ho visto persone che prendevano appunti, mi piace pensare che fossero insegnanti che umilmente stavano apprendendo, non tanto su leggi e principi sconosciuti, quanto sui semplici strumenti realizzati e la possibilità di fare grande scienza con poveri strumenti. Non che le scuole non debbano essere attrezzate, ma lì si diceva che si può anche senza, che aspettare le soluzioni sempre fuori di noi è anche un alibi all'immobilismo che ci attanaglia. Insomma, vuoi realizzare una cosa? Falla! E loro lo hanno fatto. C'erto mi dicevano che ci stavano lavorando a tempo pieno da tre giorni, che i materiali e la piccola utensileria hanno dovuto sudarseli, che hanno selezionato le esperienze ponendosi il problema dei ragazzini a cui erano destinate, che avevano provato e riprovato per essere sicuri della loro riuscita, insomma le cose bisogna sudarsele.
Il tempo passava veloce, era prevista la pausa pranzo per le 12,00 ma alle 13,00 si era in piena attività. Intanto era cominciata una maratona di lettura sulle scale del rettorato. Dagli amplificatori mi giungeva la voce di Valerio Mastrandea che leggeva mi pare dei brani da Lettera a una professoressa, poi un Domenico Starnone da Fuoriregistro, una poesia di Danilo Dolci ... era davvero tardi, ho ringraziato e sono uscito dal recinto universitario.
Fuori il mondo come prima, il compassato traffico domenicale, le famiglie e i turisti ai tavoli all'aperto dei ristoranti, i clochard stesi sempre negli stessi anfratti urbani, i cartelloni di "La fidanzata di papà" che annunciano il tempo dell'avvento natalizio, Rouge Dior, Nike Termini, Pizza hut, un uomo elegante esce da un ristoro sigaro in bocca, borsa manager, l'altra mano in tasca, manifesti di Alleanza Nazionale inneggiano ai successi dei primi 200 giorni di governo, manifesti del PD denunciano all'opposto i tagli del governo, Marrazzo e Tozzi invitano a differenziare dalle fiancate degli autobus, frotte di giovani e meno giovani signore vanno ai treni cariche di buste e pacchetti tipici dello shopping, filippina anziana al braccio di filippina giovane, eritrei a coppie, cingalesi, slavi e via via tutte le comunità che si incrociano nell'area di Termini, per mangiare, trafficare, o semplicemente per passeggiare e incontrarsi.
L'Onda dovrebbe diventare uno tsunami per lavare il nichilismo in cui è precipitato questo paese.
10 novembre 2008
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