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La politica, la festa e lo sport
Mario Amato
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C’era una volta …la politica, quella branca della vita che coinvolgeva ideali, impegno, interesse per il mondo e per tutto ciò che accadeva. Il mondo era diviso in due blocchi e molti pensavano che era una divisione tra buoni e cattivi. Poi è accaduto che uno di questi due blocchi si è sgretolato e ci siamo accorti che buoni e cattivi erano da ambo le parti. In quel tempo si protestava per le Olimpiadi in Russia o negli Stati Uniti. Si, certo, era propaganda da una parte e dall’altra, ma pure noi quindicenni, sedicenni, crescevamo parlando ingenuamente ( ed è stato un merito essere ingenui) dei diritti civili, delle libertà non rispettate nell’Unione Sovietica, della pena di morte negli USA, della guerra nel Vietnam contro cui cantavano canzoni Bob Dylan e Joan Baez. Erano discussioni quotidiane, non marginali; erano discussioni che ci facevano maturare, crescere intellettualmente, prendere coscienza del senso della nostra presenza su questa terra.
Poi è venuto il crollo del muro di Berlino, lo sgretolamento dell’URSS e molti hanno pensato che stava iniziando una nuova era…di libertà, ma sbagliando. Certo non si può rimpiangere nessuna dittatura, eppure bisogna riconoscere che è iniziata una nuova terribile era, un’era dominata dal mercato globale, che pone ai margini ogni questione politica che riguardi i diritti umani. Cosa importa se la Cina non rispetta i diritti umani, cosa importa se negli USA esiste la pena di morte? Bisogna aprire un mercato. Nella inaugurazione dei Giochi Olimpici a Pechino si raffigurava la simbiosi tra uomo e natura, ma si dimenticava che Cina, USA e Russia non hanno firmato il trattato di Kioto per la salvezza del pianeta e che la muraglia cinese è avvolta da una nube di inquinamento! Gli indiani del Canada avevano chiesto le Olimpiadi come risarcimento per il genocidio subíto da tutti i pellerossa d’America, ma essi non rappresentano un mercato. Essi appartengono a uno dei tanti popoli dimenticati della terra e pian piano non resterà neanche ricordo della loro presenza su questa terra.
La guerra continua in Iraq, la Russia bombarda la Georgia, qualcuno protesta ancora per il Tibet, ma le televisioni di tutto il mondo trasmettono la festa. Che importa dei morti nelle esecuzioni capitali o dei bambini deceduti in Iraq! C’è la festa che annulla ogni dolore.
Il Presidente del Comitato Olimpico Italiano ha risposto al Ministro Meloni che non si può chiedere allo sport di fare ciò che la politica non fa e che nessun ministro ha chiesto agli industriali di non investire in Cina. Sembra una risposta sensata, ma in realtà rivela lo stato di ignavia che attanaglia questa nuova era.
Lo sport non è al di sopra di ogni cosa, come non lo è la politica. L’ignavia è il peccato più grave che ci sia. Ma che importa, c’è la festa…
9 agosto 2008
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