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Evocazioni
Mario Amato
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Ladislao Mittner nella sua monumentale “Storia della letteratura tedesca” afferma che la parola cifra dell’anima romantica è “Sehnsucht”, termine intraducibile, che designa l’inquietudine propria dell’animo romantico, la nostalgia non verso una terra o un tempo o una persona, bensì verso qualcosa di indefinito e vago. “Sehnsucht”, dice ancora il Mittner, può essere tradotto con la perifrasi “desiderio del desiderio”.
Il vago è quindi una delle caratteristiche della poesia romantica. Il vago è anche evocazione. Non a caso Giacomo Leopardi definiva i termini “vago”, “remoto”, “di per sé poeticissimi”. È vero, Leopardi è ideologicamente un antiromantico, ma non vi è dubbio che in molti dei suoi Canti troviamo lo stato d’animo indicato dal Mittner, soprattutto quand’egli parla di Recanati e delle rimembranze. Nel canto “Le Ricordanze” abbiamo un esempio luminoso di animo romantico. L’inizio del canto già suggerisce il tema principale, che è il ricordo attivato attraverso evocazioni sensoriali: la vista delle stelle, il suono lontano della rana in campagna e del lavoro, l’odore dei viali di Recanati e dei cipressi. Questo motivo del ricordo durerà per tutto il canto ed è funzionale alla sua costruzione, all’alternarsi del piacere della rimembranza con la scoperta della disillusione. In questo gioco nessuno dei due motivi prevale, ma è da notare come la fine di ogni strofa annunci il motivo della successiva, come accade nelle sinfonie.
Su questa notazione possiamo fare un paragone con la sinfonia n. quattro di Anton Bruckner, detta “La Romantica”. Anche Brückner non si reputava un romantico, ma solo a questa sinfonia egli diede un titolo. Essa inizia con un movimento lento, sommesso, che ricorda un mormorio di fronde e che fa da sottofondo ai legni che pian piano sovrastano il mormorio e che si impongono come tema principale.
È quindi possibile porre a confronto le vaghe stelle dell’Orsa del canto leopardiano con il fremito iniziale della sinfonia di Brückner. Il primo movimento si definisce poi più festosamente, ma senza mai rinunciare alla citazione, per così dire, del mormorio iniziale, così come la dolcezza della rimembranza nel Canto di Leopardi è sempre sottesa dalla coscienza della disillusione.
Il secondo e il terzo movimento della Sinfonia n. quattro di Bruckner iniziano con il suono evocatore dei legni, con la significativa partecipazione della “voce” lontana dei corni, ma se non è possibile fare il confronto con l’incipit della seconda strofa, è pur vero che alla terza dà l’avvio il suono del vento che reca il suon dell’ora dalla torre del borgo.
Ancora più evidente appare la similitudine tra il quarto movimento e l’ultima strofa de “Le rimembranze”: laddove il movimento musicale richiama l’incipit della sinfonia, la lirica di Leopardi ritorna sulla gradevolezza dell’atto intimo del ricordare e laddove la musica diventa sempre più agitata e tumultuosa, la poesia inserisce la figura della trapassata Nerina e la meditazione sulla caducità della vita umana, ma anche ora questa riflessione non prevale sulla piacevolezza del ricordo, come suggerisce l’espressione mio vago immaginar.
Se e vero che Leopardi e Brückner non furono ideologicamente romantici, se è vero che il primo fu ateo e polemico verso la religione cristiana e verso la Chiesa cattolica ed il secondo fervidamente religioso, se è vero che Leopardi visse durante il periodo romantico e Bruckner quando esso mostra già segni di crisi (nasce ad Ansfelden il 4 settembre 1824 e muore nel gennaio 1896), è anche vero che i grandi spiriti accolgono in sé quanto di più spirituale e poetico esiste nel loro tempo e sanno tradurlo in opere imperiture, anche contro le loro stesse convinzioni, perché come ha scritto Hölderlin “Was aber bleibt, stiften die Dichter” (Ma ciò che resta, lo fondano i poeti).
18 marzo 2008
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