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Dell’educare. 65
“L’insegnante deve ben guardarsi …“
Aldo Ettore Quagliozzi
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Ho conosciuto insegnanti che non avevano remora alcuna a dichiarare che il loro impegno nella scuola sarebbe stato commisurato alla retribuzione percepita. E con tale poco nobile intendimento onoravano la loro professione. Con l’entusiasmo e gli slanci che si possono immaginare. Scrive diversamente nel suo lavoro “Ai piedi del maestro [1910]“ J. Krishnamurti [1895-1986]; e le sue parole sembrano prese da un trattatelo di precettistica. Precettistica non adusa nella scuola pubblica italiana, in alcuna forma, all’interno della quale è sempre valso, e penso valga tuttora, il più assoluto, imperante individualismo; un “laissez faire“ che di sicuro ha contribuito a creare lo stato di disfacimento dell’istituzione.
“( … ) L’insegnante deve ben guardarsi dal permettere che interessi estranei lo distraggano dai suoi doveri di scuola. Molti insegnanti non sembrano rendersi conto che la scuola dovrebbe occupare tutto il tempo che, soddisfatti i doveri domestici, sia loro possibile di dedicarle. Talvolta essi non compiono che la quantità di lavoro strettamente necessaria, per poi presto correre verso qualche altra occupazione che trovano più interessante. Nessun insegnante potrà realmente riuscire nella sua professione a meno che questa non sia la cosa che gli stia più a cuore, a meno che egli non desideri vivamente dedicare tutto il tempo che può ai suoi allievi, e non si sente il più felice degli uomini quando lavora con essi o per essi. Si dice sempre che l’entusiasmo e la dedizione al proprio lavoro contraddistinguono chi riesce quale uomo d’affari, quale funzionario o quale uomo di stato; ebbene, queste qualità sono ugualmente necessarie a chi voglia riuscire quale insegnante. Chiunque desideri emergere nella professione d’insegnante, non dovrebbe portare soltanto abilità nel suo lavoro, ma anche un simile entusiasmo ed una simile dedizione. Invero, si dovrebbe portare ancor più entusiasmo e dedizione nel modellare centinaia di giovani vite, piuttosto che nel guadagnar denaro e potere. Ad ogni istante in cui l’insegnante si trova coi suoi ragazzi, egli può aiutarli poiché, (…), la vicinanza di un uomo buono aiuta la propria evoluzione. Lontano dalla scuola, egli dovrebbe pensare ad essi e fare dei progetti per essi, ma egli non potrà farlo se, fuori di scuola, la sua mente sarà tutta occupata da altri interessi. ( … )“
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