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Il giornalino scolastico
Il laboratorio: luogo e tempo della conoscenza
Nadia Citarella
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Il giornalino scolastico: valori educativi e prospettive pedagogiche
Raccontiamoci le storie, le nostre storie, le storie degli altri, le storie allegre e quelle tristi, le storie che nascono dalle nostre penne, che attraversano i corridoi della scuola, escono dal cancello dell’edificio e si intrecciano con le storie raccontate a Pompei per le strade, nei bar, agli scavi, nel Santuario, in piazza.
Bambini e maestri sono seduti intorno ai tavoli, con fogli e taccuini sotto gli occhi, le penne in mano pronte all’uso, lo sguardo assorto, emozionati. E come dei veri aspiranti giornalisti, ricchi di entusiasmo e di buona volontà, hanno voglia di sapere e conoscere. Attenti, interessati e soprattutto curiosi, come ogni giornalista dovrebbe essere, cercano informazioni, fatti ed eventi da cui partire per scrivere le bozze degli articoli.
Ma il giornalino della scuola cos’è e a cosa serve?
Promosso spesso dagli insegnanti più disponibili, coraggiosi, appassionati al proprio lavoro, affezionati alle proprie classi, aperti alle innovazioni e alla sperimentazione dei modelli formativi, il giornalino della scuola elementare si presenta certamente come una nuova opportunità, una delle tante sfide della comunicazione da cogliere al volo. Un mezzo di libera espressione per gli alunni, che li introduca al mondo della comunicazione, che insegni loro a manifestare liberamente il proprio pensiero, a rendere noto ai grandi il proprio punto di vista e ad accettare democraticamente quello altrui, uno strumento che li abitui al confronto e al rispetto di opinioni diverse. Un giornalino che dia voce ai piccoli e che li faccia esprimere su ciò che pensano e su ciò che fanno, ma che sia anche veicolo di conoscenza. La cultura, la storia locale e non solo, l’attualità, le rubriche, i progetti, i disegni, i giochi, il tutto visto con gli occhi innocenti e curiosi dei bambini, occhi che possono svelare ai grandi un nuovo modo di vedere le cose, più genuino e spontaneo. Un giornalino dà sempre buoni frutti. Esso è un vero e proprio strumento educativo, in grado di avviare i piccoli studenti alla scrittura e alla lettura, in un Paese dove i lettori non sono poi così tanti, specie ora che i new media detengono il primato dell’informazione. Il giornalino scolastico racchiude in sé le potenzialità per la formazione di una futura opinione pubblica, in grado di gettare nelle menti dei piccoli i semi di una consapevole e attiva società civile
Freinet fin dal 1927 comincia ad adottare le tecniche audiovisive e il testo libero, che sostituisce la tradizionale composizione in cui il bambino è costretto a svolgere un enunciato dettato dall'insegnante. Il giornale scolastico elaborato con il criterio del testo libero è il prodotto della tipografia scolastica, di una tecnica che salda apprendimento, creatività e lavoro, attività manuale e attività intellettuale, lettura naturale, lavoro autocorrettivo. Egli vuole una scuola al servizio dei bambini, della loro libertà, che insegni loro ad autogestirsi. Stampare e comunicare con la società circostante erano i pilastri di una scuola attiva e "popolare", dove vivere, comunicare e creare diventavano una sola cosa. Don Milani fu artefice di questa scuola attiva che portava i ragazzi a farsi giornalisti.
Ed è proprio con l’utilizzo delle tecniche Freinet, sull’esempio di Don Dilani, che si può creare una pedagogia cooperativa caratterizzata da un crescente dinamismo creativo; dove il bambino lavora in cooperazione sia con gli insegnanti sia con gli altri compagni, per diventare membro cosciente di un collettivo dove la sua individualità è protesa verso la conquista di un valore supremo che è la coscienza sociale; frutto del senso di responsabilità, dello spirito critico, dello spirito di iniziativa e dello sviluppo della solidarietà
5 marzo 2008
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