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Dell’educare. 59 “L’abitudine di studiare le discipline dall’a alla zeta …“
Aldo Ettore Quagliozzi
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I pochi passaggi di seguito riportati sono stati tratti da un’intervista concessa da Howard Gardner, psicologo ed eminente studioso delle scienze educative, a John Brockman. Difficile, sulla questione affrontata dallo studioso, destreggiarsi senza remora alcuna; nell’arte nobile dell’educare le certezze si sciolgono come neve al sole, ché tanto spesso le acquisizioni nel campo della formazione, nel tempo storico nel quale si è chiamati ad operare, appariranno in seguito erronee se non addirittura nefaste nella prassi educativa. Programmi, curricoli, indicazioni ministeriali: un ginepraio, che sembrano fatti a bella posta per disorientare anche i più volenterosi. Ed allora, le semplici parole del Gardner sono offerte come stimolo ad una riflessione e, semmai avvenisse, ad una improbabile rivisitazione dei contenuti che la scuola offre ai suoi ragazzi all’inizio del terzo millennio.
“( … ) L’abitudine di studiare le discipline dall’a alla zeta, e imparare tutti i fatti e tutti i concetti, è propria delle scuole di tutto il mondo. Ma non è mai stata una buona idea, ed ora è diventata assolutamente inconsistente. Personalmente butterei via il 95% del curricolo; cercherei di capire quali sono le domande e gli argomenti davvero importanti, darei tantissimo tempo per imparare come ragionano su quegli argomenti le menti che hanno acquisito quello specifico abito disciplinare e poi concederei molto tempo per praticarle per proprio conto.
( … ) Quando parlo di verità, parlo di scienza, ma anche di conoscenze popolari; quando parlo di bellezza, parlo di arte, ma potrebbe essere anche la natura, quando parlo del bene e del male parlo dell’etica. Il mio argomento tipo per trattare della verità è la teoria dell’evoluzione; quello per trattare della bellezza è la musica di Mozart, quello per trattare della moralità è l’ Olocausto.
( … ) Si dovrebbero studiare alcuni argomenti, naturalmente, ma la scelta è assolutamente aperta, mi interessa la profondità non l’estensione.
( … ) Quello che voglio per i ragazzini che hanno frequentato la scuola dalle elementari alle superiori è che abbiano acquisito il senso di quello che la loro società pensa sia vero, bello e bene; falso, brutto e male; che sappiano riflettere su tutto questo e poi agire secondo le loro convinzioni. ( … )”
maggio 2007
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