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La Calabria dei Predatori
lettera aperta da Cleto (cs)
Franco Roppo Valente e Mario Runco
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Da qualche tempo stiamo valutando la possibilità di impegnarci nell'ambito del “turistico” sostenibile, puntando alla creazione del cosiddetto “albergo diffuso”.
Per “albergo diffuso” intendiamo il recupero di vecchi edifici rurali abbandonati a se stessi, ubicati nel nostro centro storico, da trasformare in alberghi "alternativi", ridando così vita ad un paese dal destino di degrado che parrebbe ormai segnato. Creare attività nel nostro piccolo centro significherebbe ridare dignità ad un paese dalle grandi potenzialità mai sino ad ora sfruttate.
Nelle varie leggi di finanziamento consultate abbiamo trovato enormi difficoltà nel garantire il capitale non finanziabile e non mutuabile, in quanto sembra (a nostro avviso) che gli aiuti comunitari, nazionali o regionali siano fatti più che altro per persone che hanno già dei capitali da investire e non per ragazzi della nostra età che hanno buone idee e che guardano le cose con gli occhi dell'intelligenza.
Con questo non vogliamo insinuare nulla, però un dubbio ci tormenta: chi fa le leggi conosce veramente la realtà italiana e soprattutto la realtà delle regioni del sud Italia? Anni di politiche errate hanno dato spazio a centri siderurgici, zone industriali, insediamenti presunti produttivi (il più delle volte mal gestiti o mai aperti, che solo col passare del tempo si è realmente capito a cosa siano realmente serviti..) e hanno costretto molti giovani a lasciare la Calabria per trovare lavoro al nord Italia.
Basta leggere un qualsiasi quotidiano locale per trovare sempre la stessa notizia: "truffa alla legge 488", e questo va ormai avanti da anni.
In Calabria con i contributi della 488 in molti fanno tutt’altro...
Allora è un cane che si morde la coda, chi non ha soldi ha solo la possibilità di sognare e leggere il giornale?
Quale soluzione ci si suggerisce? Di associarci con gli usurai o la malavita organizzata?
Le leggi per lo sviluppo del meridione devono essere finalizzate "allo sviluppo del meridione" e non alla speculazione di gente che usufruisce della legge e dei finanziamenti a fondo perduto per approfittarne a proprio esclusivo vantaggio e non certo per creare occupazione e sviluppo.
La nostra idea è innovativa: pensiamo di far conciliare il territorio con uno sviluppo ecocompatibile, dando occupazione a ragazzi e, perché no, a extracomunitari, anziani, categorie protette, senza il fatidico scambio di voti o di favoritismi. Pensiamo di poter favorire il formarsi di un modo di pensare migliore e, perchè no, di un mondo migliore dove i nostri figli potranno avere la possibilità di studiare e istruirsi certo, ma anche di lavorare. Cosa hanno in più i ragazzi del nord, per i quali l’opzione studio-lavoro e, soprattutto, la saldatura studio-lavoro hanno potuto farla a priori? Non è un caso se le regioni del sud hanno un alto tasso di laureati e diplomati, non perché i giovani siano più intelligenti o maggiormente portati allo studio, ma solo perché questo resta l'unica alternativa alla disoccupazione.
Le leggi per lo sviluppo del meridione devono essere finalizzate "allo sviluppo del meridione" e non alla tasche di alcuni “prenditori” che usufruiscono delle leggi e dei finanziamenti per poi non creare occupazione e sviluppo.
Ci scusiamo per il tempo che Vi abbiamo rubato, ma siamo convinti che questa lamentela sia la lamentela di una parte di italiani che non vogliono essere considerati "parassiti" che aspettano la manna dal cielo che possa dar loro una mano.
Ci auguriamo veramente che la situazione migliori, noi chiediamo solo un'opportunità.
P.S.: il quotidiano locale calabriaora recentemente dava notizia dell'ennesima truffa all'Ue con un articolo titolato La vita non si svolge solo nelle tangenziali delle grandi città... Per noi apprendere notizie di questo genere non è certo molto entusiasmante, come si potrà ben capire.......
Speriamo che questa nostra lettera possa in qualche modo far sentire la voce di chi viene spesso implicitamente escluso dalla possibilità di accedere alla certezza di un lavoro stabile solo perché è figlio di operai e condannato alla precarietà di un contratto a termine.
28 settembre 2007
in attualità/discussione:           |
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