|
Il bosco incantato dentro un diseducativo territorio
Considerazioni sulle contraddizioni di un sistema formativo sempre più “decontestualizzato”
Roberto Copparoni
|
Da circa 20 anni vivo nel mondo della scuola e in qualità di docente sento il dovere di dare un contributo per cercare di superare il percepibile distacco che si consolida sempre più fra il sistema scolastico e il territorio di riferimento.
Per quanto si possa cercare di dire e fare la scuola non è, e non deve essere una sorta di “giardino incantato” nel quale far passare bucolicamente i giovani per formarli e per poi proiettarli nel mondo del lavoro e nella società civile.
Peraltro, sempre più spesso accade che in molti territori si tende a diseducare e a distruggere quanto di buono la scuola riesce a creare e per illustrare il mio pensiero porto un semplice esempio.
Nell’Istituto Professionale di Stato “Pertini” nel quale insegno, l’approfondimento, ossia le attività rivolte per ampliare le conoscenze degli studenti, anche attraverso delle attività esterne alla scuola, è un momento curriculare didattico- formativo assai importante.
Attraverso questa misura si cerca di contestualizzare il messaggio formativo della scuola, portandolo nel territorio e attualizzarlo.
In altri termini un sorta di “osmosi” professionale ed educativa di strategica rilevanza.
Nell’ambito di queste attività con il Progetto del nostro Istituto “Conoscere per essere” si è cercato mostrare, agli alunni di un nostro corso turistico, quelle che sono le specifità e le bellezze del territorio urbano, spesso ignorate dai più, allo scopo di contribuire a determinare negli alunni quel giusto senso di appartenenza e di identità, presupposto indispensabile per essere dei “futuri e consapevoli cittadini” del mondo.
E’ accaduto che nel corso di una recente visita guidata nella Laguna di Santa Gilla si affrontasse il tema della storia dell’antica città giudicale di Santa Igia e del compendio lagunare
Per quanto cercassi di “suggestionare gli alunni”, tentando di far loro immaginare questi luoghi in tempi passati, proprio dove sorgeva la cinta muraria dell’antico borgo, evocando personaggi e vicende e dove, poco distante, un tempo leggendari vascelli scaricavano merci dall’oriente, gli stessi alunni, da attenti e critici osservatori quali sanno essere, quando lo vogliono, mi fecero notare due semplici cose:
La prima, che a Cagliari nessuno conosce la storia e l’ubicazione dell’antica città giudicale, visto che nell’area di Campo Scipione non esiste neppure un cartello informativo, semmai cumuli di macerie.
La seconda, che ai cagliaritani la laguna di Santa Gilla e i suoi misteri non interessano molto, visto che, come riscontrato di persona, lungo il camminamento della riva di Campo Scipione vi sono decine di cumuli di rifiuti fra cui eternit, servizi igienici dismessi, plastica, macerie e rifiuti d’ogni genere.
Allora mi domando. La scuola che ci sta a fare, recita il ruolo del bosco incantato?
Com’è possibile migliorare le conoscenze, sviluppare capacità e far accrescere le competenze degli alunni se poi, il territorio e l’ambiente umano presenta e propone, suo malgrado, negativi modelli comportamentali e educativi, che in certi casi sembrano proprio essere la regola?
Pertanto se desideriamo veramente vivere in una società migliore non limitiamoci a portare i nostri figli a scuola, pensiamo seriamente ai contesti territoriali e all’ambiente umano in cui viviamo e dove la scuola opera, cercando di far dialogare meglio e di più tutte le amministrazioni locali e gli attori territoriali con il sistema scolastico e con le famiglie.
Infatti, tutti questi protagonisti sono funzionalmente legati fra loro da una “comunità di destino”, che poi risulta essere il successo umano, sociale e professionale della società nella quale viviamo.
marzo 2007
in attualità/discussione: |
|
|