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Dell’educare. 56 “La tensione imposta alla mente del ragazzo …“
Aldo Ettore Quagliozzi
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Ecco una paginetta interessante che prova a dare un contributo sensato e concreto all’eterno dibattito sulla necessarietà ed utilità dei compiti a casa. Con essa, o senza di essa, si continuerà a discutere non potendosi, nell’arte nobile dell’educare, raggiungere traguardi di certezze al pari delle scienze esatte. Come sempre la paginetta è tratta da “Ai piedi del maestro [1910] “ di J. Krishnamurti [ 1895-1986].
“( … ) La tensione imposta alla mente del ragazzo –e specialmente dei più giovani– è troppo grande e dura troppo a lungo; la durata della lezione dovrebbe essere interrotta, e l’insegnante dovrebbe vigilare con gran cura a che i ragazzi non si stanchino.
Il suo desiderio d’impedire una simile tensione di mente, gli farà escogitare nuovi metodi d’insegnamento che renderanno le lezioni molto interessanti, ed il ragazzo che s’interessa, difficilmente si stanca.
Io stesso mi ricordo come solevamo essere stanchi quando ritornavamo a casa, talmente stanchi da non poter far altro che abbandonarci al riposo.
Ma al ragazzo (…) non è concesso riposarsi, neppure quando ritorna a casa, poiché proprio allora egli ha da cominciare i suoi compiti, (…) , quando invece dovrebbe riposarsi o giocare.
Questi compiti sono ripresi l’indomani mattina, prima di andare a scuola, ed il risultato sarà che egli riconsidererà un vero supplizio anziché come un piacere.
(…) Le ore di scuola sono abbastanza lunghe, ed un insegnante intelligente può impartire in esse proprio tutto ciò che ogni ragazzo dovrebbe imparare nella giornata. Ciò che non potrà essere insegnato nel limite di quelle ore, dovrebbe essere rimandato al giorno dopo. ( … )“
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